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Autore: invisibile_90    17/06/2018    0 recensioni
Isabella.
20 anni, passata la vita in una mega villa adottata da un facoltoso uomo d'affari. Amata da una sola persona, Morgan, la madre adottiva, solamente per cosi poco da non rendersene nemmeno conto. Una madre morta appena dopo un anno che lei aveva trovato una nuova famiglia, da allora il calore, l'affetto, l'amore, la forza e la tenacia nell'affrontare i suoi sogni e inseguire con tutte le sue forze e lottare per essi finiscono nel buio del suo dolore.. il prima e il dopo.
" Le varie perdite ci possono rendere più forti cosi possono distruggerci.. io credo nella tua forza e nel tuo cuore bambina mia.. la tua mamma "
questo aveva trovato scritto nel suo primo diario appena Morgan mori, in questo modo seppe cosa scegliere o almeno cosi doveva essere ma la paura di avere il cuore spezzato alle volte e di non sopportare altro dolore ci fa cambiare rotta cosi fece Isabell crescendo.
Suo padre l'aveva spedita in diversi collegi pur di non ricordarsi di sua moglie e di averla persa, non vedere quella figlia era un modo per far finta che nulla fosse successo, ormai era un uomo glaciale, freddo e
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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Fra non molto dovevo tornare in quella che era stata per poco, troppo poco casa. Il solo affetto rimasto era mio fratello. Cosi affacciata con la mia tazza di caffè con un po’ di cacao sopra in polvere osservo New York.
C’era la mia scala antincendio, la solita confusione, il caos, i migliaia di taxi che sfregiavano, modelle che si notavano da lontano e uomini d’affari con la loro 24ore e Rolex firmato.. tra la nebbia che usciva dai tombini e l’inverno che stava per finire per far posto all’estate.
Io ero pronta per tornare a casa, volevo un nuovo inizio, una nuova vita, una mia vita. Quella che avevo fatto fino ad ora era offerta dalla ditta “ Dalton “ ovvero mio padre, solo su una cosa ero riuscita a vincere, decidere io dove abitare e appena aveva sentito il prezzo stracciato aveva subito stato d’accordo, dopo neanche un mese avevo trovato la mia coinquilina, nonché diventata migliore amica, quell’amica che nelle varie scuole con classe sociale alte non avevano fatto mai per me. Lei era capitata nella mia vita un pomeriggio mentre cercavo lavoro nel mezzo della strada, qualcuno mi era sbattuto addosso e aveva fatto cadere la mia borsa, il mio taccuino con le diverse tappe dei locali a cui chiedere lavoro e io senza mezze parole mentre raccoglievo tutto agitata dicevo :
  1. E che cavolo, fai più attenzione !
  2. Scusa.. scusa.. scusa.. hai ragione. Non ci sto con la test-
  3. Ok, ok . . Basta cosi. Caffè?
  4. Ah ah .. certo.
Da quel giorno con il suo dolce sorriso sapevo che saremmo diventate amiche, lei capelli neri e occhi blu. Modella o almeno alla ricerca di un tale lavoro e appena trasferita nella grande mela, appena avevo saputo che io abitavo li da un paio d’anni per studi mi diede subito il numero. Mi faceva ridere tanto con quel suo saltellare dalla gioia di non essere più sconosciuta in quella enorme città… perché New Work era.. magica. Sapeva catturarti con la musica, le sue luci, le persone famose che incontravi per strada come persone qualsiasi, con alcuni che se la tiravano altre molto gentili e disponibili.
Era passata una settimana e mentre io sistemavo gli scatoloni ecco che squilla il telefono :
“ Trii ! Triii !”
  1. Pronto ?
  2. Sono io, Alma.
  3. Alma ! Pensavo ti eri persa in città.. ah ah.
  4. Sei spiritosa.. ah ah. Possiamo vederci ?
  5. Certo. Sai dove si trova via Sprint’s ?
  6. Si.. si !
  7. Ti aspetto allora
Era cosi felice, mi sembrava me quando ero arrivata in città. Elettrica, eccitata, pronta a fare amicizie.. mentre continuo a impacchettare scatoloni suonano alla porta, non poteva essere lei. N on erano neanche passate dieci minuti dalla chiamata.. “ Arrivo ! “ dico e vado verso la porta. Apro ed eccola.. mi viene da ridere, era un po’ buffa, molto carina, jeans, cardigan grigio e maglia nera a maniche lunghe, un’enorme borsa grigia a borchie nere.. quel sorriso dolce stampato in viso mi dice :
  1. Ecccomi.
  2. Lo vedo..
Non riesco a non sorridere quando mi rendo conto che non le ho ancora detto di entrare, cosi senza perdere altro tempo apro ancora di più la porta e facendo cenno con la mano le dico :
  1. Prego, entra pure.
  2. Grazie..Isabell.
  3. Isa. Preferisco.. Caffè caldo ?
  4. Oh si.. ne ho bisogno.
  5. Ah ah.. grazie.
Cosi io vado verso la cucina, la casa rientrava nei miei gusti, avevo deciso di prenderla spoglia e l’avevo arredata io negli anni.. un divano bianco lungo con una stoffa colorata per coprirlo e la Tv di fronte alla finestra che dava nella scala antincendio. Amavo le piante cosi avevo riempito la stanza da vasi grigi e bianchi pieni di sassi con piante di yucca , spatifillo con quel bianco nei fiori, delle mensole bianche nei muri neri dove lo avevo riempito con i libri di scuola e hobby. E alla parte opposta un tavolo di legno con sedie a poltroncine, lo illuminava un’enorme finestra che dava sulla strada, la cucina era al centro, piccola ma con tutto il necessario.
La mia parte preferita erano i quadri, li avevo scelti colorati e uno per ogni città del mondo in cui non ero andata, insomma li c’ero io.
Mentre il caffè bolle e io pensavo a cosa lasciavo arriva Alma. Era come una bambina che con le mani giunte al mento mi guarda neanche fossi un giocattolo da comprare e mi dice :
  1. Adoro questa casa ! Il tuo gusto, l’aria che si respira, la zona ! Per caso l’affitti ?
  2. Mmm.. tu e.. io?
Vedendo che ero stupita, meravigliata da quella richiesta si rabbuia, le do la tazza di caffè e le dico :
  1. Seguimi.
  2. Si.
La porto davanti alla porta di legno che dava il corridoio appena si entrava nella porta d’ingresso e si entrava nei bagni e nella zona notte. Bevo il mio caffè e le dico :
  1. Se ti piace… è tua.
Apre come se non mi credesse e dopo neanche un secondo si mette ad urlare, a saltellare e mi dice :
  1. Oh Dio ! Oh mio dioooooo ! E’ perfetta… è bellissima.. è su-
Si butta addosso abbracciandomi e per fortuna avevo finito il caffè.. mi sento strana con quell’abbraccio. Insomma, non erano molte le persone che esprimevano affetto per me tranne mio fratello. Sorrido anche se sono un po’ rigida e le dico :
  1. E’ tua. C’è poco ma io credo che sia questo il bello.. la farai come sei tu.
   
 
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