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Autore: lucifermorningstar    18/06/2018    1 recensioni
Seattle. Il Corvo, un Conduit o come preferiscono chiamarlo alcuni: "Bioterrorista" compierà quello che si potrebbe definire un Butterfly Effect. Un piccolo gesto cambierà totalmente il suo destino, legandolo in maniera indissolubile a quello di un altra persona.
{Crossover. Personaggi di LIS nel mondo di Infamous Second Son} {Coppia: Pricefield}
Genere: Azione, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Chloe Price, Max Caulfield, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Seattle 5 Ottobre 2018 Ore 20:30

-Una domanda- Iniziò la ragazza al volante dopo qualche istante che il passeggero entrò in macchina, allacciandosi la cintura e sistemandosi sul sedile.
-Cosa del "fatti bella" non hai capito?- Il tono di voce era alquanto divertito mentre lo diceva. Max si imbarazzò, guardandosi per un istante i vestiti prima di protestare dicendo di non star tanto male. Il suo abbigliamento non era cambiato chissà quanto. Si era semplicemente tolta la maglietta con la cerva e messa una nera con una farfalla bianca, sostituendo la giacca con una felpa grigia con cappuccio. Di certo non era un abbigliamento da serata elegante ma per uscire andava bene. Almeno secondo lei. Non ci andava molto spesso nei locali, per non dire che non ci andava mai. Non era il tipo di luoghi che frequentava, tutto qui. Restarono in silenzio, o almeno lei restò in silenzio.

Steph continuava a parlare delle sue tattiche da rimorchio con le ragazze che avrebbero incontrato al locale e di come avrebbe aiutato Max a trovarsi uno spasimante per la serata. Risultato? Talmente tanto imbarazzo che aveva pensato di aprire lo sportello e buttarsi dall'auto in corsa. Fortunatamente il suo buonsenso la fermò dal compiere tale gesto, anche se per tutto il tragitto l'idea le balenò in testa una decina di volte. Arrivarono infine al posto, un locale grande con un insegna al neon verde fluorescente che diceva a chiare lettere "Vortex Club"

-Siamo arrivate a destinazione. Si va a far conquiste- Esclamò tutta contenta Steph, dando un colpetto al pupazzetto con la testa ciondolante di Darth Vader sul cruscotto. La ragazza tolse la sicura, sbloccando gli sportelli e facendo segno a Max di scendere.

-Tu scendi pure e vai avanti. Io parcheggio e ti raggiungo al bar- Promise lei, tirando su il cappellino con la palla infuocata disegnata sul lato. Max non aveva la minima intenzione di dare ascolto all'amica. Andare da sola in un locale? Era impazzita per caso? Il sorrisetto di Steph non faceva presagire niente di buono.

-Oh andiamo fifona. Lavori come Sherlock Holmes, che vuoi che sarà mai un locale?- Le disse, dandole una spinta (letteralmente) per farla scendere dalla macchina. L'investigatrice si ritrovò costretta a uscire dal veicolo, impossibilitata ad entrare dato che Steph la chiuse subito fuori. Abbassò leggermente il finestrino, sporgendosi per darle un biglietto. Era completamente bianco con un cerchio nero al centro.

-Cosa ci dovrei fare?- Le chiese rigirandoselo tra le dita, non capendo o forse troppo nervosa per capire. Sentì Steph sospirare e mettersi una mano sulla fronte, scuotendo il capo alla sua domanda.

-Devi mostrarlo al buttafuori genio. Altrimenti non ti fa entrare, puoi anche saltare la fila con quello. E tranquilla, ho il mio.- Detto ciò tirò su il finestrino e andò a parcheggiare senza attendere alcuna risposta da parte dell'amica. Max osservò l'altra andarsene, lasciandola lì da sola. Alzò il capo al cielo, ammirando le poche stelle visibili in cielo. Aveva smesso di piovere, per fortuna, ma alcune nuvole restavano minacciose a fissare gli abitanti di Seattle.

Titubante si decise ad avvicinarsi all'entrata. Come detto da Steph non seguì la fila, saltandola e sentendo numerosi insulti venirle rivolti da chi attendeva da chissà quanto. In cima alla fila c'era un uomo grosso quanto un armadio che, per quanto faceva freddo, indossava solo una cannottiera nera. Visibilmente muscoloso, aveva le braccia, completamente tatuate da simboli maori, incrociate al petto. La squadrò, fissandola con uno sguardo truce. Prese un bel respiro e mostrò il lasciapassare. Lui lo studiò per un paio di secondi prima il lasciapassare, poi di nuovo lei. Infine scoppiò a ridere, una risata fragorosa, probabilmente dovuta al fatto che Max sembrava un topolino spaventato, mentre andava a togliere il nastro rosso che impediva l'entrata.

-Entra pure- Le disse con voce tonante, tornando a prestare attenzione ai presenti nella fila che iniziarono a protestare davanti a quel favoritismo. Prima che la faccenda diventasse una rissa, l'investigatrice optò per varcare velocemente la soglia e lasciarsi tutto alle spalle. Una scelta saggia visto che dopo un paio di secondi sentì urlare il buttafuori insulti in una lingua sconosciuta. 

L'interno era pieno di gente. Una sala da ballo ampia dove molte persone stavano, per l'appunto, ballando seguendo la musica del deejay sparata a tutto volume dalle casse degli amplificatori. Ai lati del locale c'erano delle zone con dei divanetti in pelle, zone dove si poteva conversare, bere o fare altro. Vide un bancone e vi si avvicinò, facendosi strada tra la calca. Arrivata alla sua meta, dopo aver dato spintoni per poter raggiungere il bancone, vi ci si buttò sopra come se fosse una naufraga alla ricerca di un salvagente.

-Cosa ti porto?- Domandò il barista, la voce poco chiara a causa della musica, rivolgendole un occhiata e dopo aver notato la sua titubanza decise di lasciarla momentaneamente perdere in favore di altri clienti. Max prese un bel respiro e quando il barista tornò a darle attenzione parlò, cercando di alzare il tono di voce per farsi sentire sopra la musica.

-Hai un succo di frutta?- Chiese ricevendo un occhiata stranita e divertita dall'uomo dietro al bancone. Scosse il capo guardandola con un che di derisorio nello sguardo, quasi incredulo di aver ricevuto una richiesta del genere.

-Dammi un bicchiere d'acqua allora- Il barista alzò gli occhi al cielo, scosse lievemente il capo e le servì la sua acqua. Se quello era l'inizio della sua serata poteva star certa che avrebbe collezionato altre pessime figure e occhiate al cielo. Non era adatta a quel posto, era fin troppo evidente. Prese il bicchiere di vetro tra le mani, sospirando mentre lo sorseggiava con la stessa attenzione con cui si potrebbe bere un superalcolico.

Sentì le occhiate di qualcuno addosso, e non erano occhiate piacevoli. Sentirsi osservata aumentò ulteriormente il suo disagio, sperò di trovare presto Steph ma l'amica sembrava metterci un eternità ad arrivare. Senza contare che non aveva molte persone con cui conversare. Il motivo? Oltre alla musica non aveva molta compagnia. Alla sua destra un uomo sulla cinquantina urlava a squarciagola ubriaco, probabilmente pensando di cantare mentre alla sua sinistra un ragazzo e una ragazza pomiciavano cosi intensamente da non rendersi conto che ogni tanto andavano a sbatterle contro. 

Ad un certo punto non riuscì più a trattenersi. Lasciò il bancone, scostandosi e facendosi strada a gomitate. Nel farlo qualcuno le rovesciò addosso un intero calice pieno di un liquido non definito, probabilmente alcolico, inzuppandola tutta la felpa e la maglietta. Si mise alla ricerca di un posto tranquillo, un posto doveva poteva stare sola con i propri pensieri senza che nessuno la guardasse troppo. Vide i bagni ma rabbrividì (e arrossì violentemente) al pensiero di cosa potevano farci alcune coppie. Dopotutto, più o meno, sapeva come funzionava nei locali di quel tipo.

Si acquattò contro la parete, camminandoci contro fino a trovare una maniglia. Non era un bagno da quanto poco vedeva, mise la mano sulla maniglia e spalancò la porta, chiudendosela alle spalle. Sospirò, finalmente sola. Le orecchie le facevano male, la musica era troppo forte per i suoi gusti e pensò che se ci fosse rimasta avrebbe perso l'udito.

Era buio, non si vedeva molto ma doveva essere finita in una sorta di "dietro le quinte". C'era una scala che portava a un piano inferiore e ad uno superiore. Decise di salirla, andando su, sempre più fino a trovarsi davanti a una porta di metallo. Era pesante e fredda ma preferì di gran lunga entrarvi dentro che tornare indietro. Spinse e si ritrovò sul tetto del locale. 

-Ma che?- Perchè quella porta non era chiusa? Chiunque sarebbe potuto entrare da lì con della buona volontà e tanta agilità. Non distava molto dagli altri tetti e chiunque avrebbe potuto aggirare l'attenzione della sicurezza ed entrare dentro gratis. Scosse il capo, cercando di distrarre la mente da quei pensieri e stringendosi nel sentire il freddo attanagliarla a causa dei vestiti bagnati. Faceva l'investigatrice da troppo e ormai la sua mente vedeva enigmi ovunque. 

Rimase in silenzio, la musica che si riusciva a sentire anche da lì, alzando gli occhi al cielo per guardare le stelle.

Seattle 5 Ottobre 2018 Ore 20:25 PM

Chloe era rimasta indecisa dopo l'incontro con W. Indecisa se andare a casa, correndo il rischio di incontrare David ma rassicurare sua madre oppure di andare direttamente al luogo indicatole dal suo "amico". Alla fine, dopo una lunga riflessione (ma mica tanto) aveva deciso per la seconda. Fin da subito aveva notato come la fila per entrare nel locale richiedeva tempo, tempo che lei non poteva perdere in simili sciocchezze. Saltata la fila senza troppi complimenti, era stata fermata da una manata del buttafuori.

-Non si entra- Aveva stabilito con voce tonante. Chloe aveva stretto i pugni, se avesse voluto poteva stenderlo ed entrare ma non sarebbe stato furbo. Avrebbe attirato attenzioni indesiderate e lei non voleva perdere tempo. Si era quindi allontanata, alzando i medi in direzione del buttafuori che si era limitato a sorriderle beffardo.

Doveva usare l'ingegno, cosa che non mancava a una come lei. Si allontanò quanto bastava per studiare la zona circostante, trovando un accesso su un tetto vicino al locale. Salì la scala antincendio del palazzo, arrampicandosi in vari punti strategici e, grazie alla sua straordinaria agilità, riuscì ad atterrare sopra al Vortex Club. Aveva tanto desiderato sporgersi e urlare un grosso "Fottetevi stronzi" a quelli che stavano sotto ma si era trattenuta. A fatica ma si era trattenuta.

Trovò una porta di metallo. Pensò di doverla sfondare a calci ma si accorse che non era necessario dato che non era bloccata. Non vi ci pensò più di tanto, preferendo ringraziare la dea bendata per quella botta di fortuna e approffitarne. Entrò nel Vortex Club senza che nessuno si accorgesse di nulla. Andò a chiedere in giro se avevano visto una ragazza con la descrizione fornitagli da W ma, i pochi che non la schifavano e non la ignoravano, non trovò niente. Osservò la gente andare e venire ma nessuno corrispondeva nemmeno per sbaglio. Lanciò diverse imprecazioni e si trovò a rifiutare le avances di un paio di idioti che avevano deciso di portarla a ballare a qualsiasi costo.

-Dai dolcezza- La invitava un tipo con un piercing al labbro. Se in un altro momento avrebbe riso in faccia al tipo, in quel momento l'istinto era di prenderlo a calci. Per chissà quale miracolo mantenne il proprio autocontrollo almeno fino a quando questi non allungò le mani, tastandole il posteriore. A quel punto ogni pensiero andò a farsi benedire. Afferrò le spalle del ragazzo e diede una poderosa ginocchiata nei testicoli.

Il tipo guaì come un cagnolino a cui avevano pestato la coda, portando le mani ai gioielli di famiglia e accasciandosi al suolo dolorante, venendo soccorso dagli amici che avevano assistito alla scena e se la ridevano divertiti. Chloe scavalcò il tipo che aveva appena steso e avendo perso la pazienza ritornò sul tetto. Le informazioni erano sbagliate, W si era sbagliato o semplicemente l'aveva presa in giro. Era furiosa, aveva perso tempo prezioso. Aveva l'impulso di chiamare a casa e sentire sua madre ma sapeva che avrebbe risposto David, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno era sentire la voce del Coglionello. Arrivata davanti alla porta di metallo la spalancò con un calcio e una volta uscita urlò a denti stretti un sonoro:

-Cazzo!- 

Solo dopo si accorse che non era da sola su quel tetto. Non si sarebbe preoccupata di ciò ma quando gli occhi incontrarono quelli dell'altra si ammutolì. Era la ragazza del treno, quella a cui era finita addosso e che faceva l'investigatrice privata, seduta su un aggeggio di metallo di forma rettangolare. Come si chiamava la giovane? 

-Chloe?- Salutò l'investigatrice con un tono poco convinto del nome. Si rese conto che l'investigatrice la stava fissando con imbarazzo e timore. Dopotutto se qualcuno spalanca una porta a calci e si mette a urlare con rabbia non si può fare molto.

-Si, si è il mio nome- Si limitò a dire. Silenzio imbarazzante, non riuscì a pensare ad una frase logica da dire e ci stava pensando. 

-Tu sei...Max giusto? Max Caufield- Si ricordò solo in quell'istante il nome dell'altra, letto di sfuggita sul suo biglietto da visita. L'altra annuì con un cenno del capo, accennando un sorriso.

-Cosa ci fai qui da sola?- Le domandò, accennando un paio di passi per avvicinarsi a lei. La mano destra infilata nella tasca dei pantaloni. La giovane scrollò le spalle, alzando lo sguardo al cielo.

-Volevo guardare le stelle- Chloe la guardò stranita ma anche incuriosita, sentendo un nonsochè di speciale nell'altra.

-E poi non riuscivo a stare di sotto. La musica era troppo forte, la gente mi schiacciava e...-

Si portò la maglietta nera al naso, facendo un espressione alquanto disgustata nel sentire un odore forte provenire dal tessuto.

-Mi hanno inzuppato tutti i vestiti e puzzo come se mi avessero gettato nell'alcool etilico- Rivelò, abbassando il capo dopo quel piccolo sfogo, osservandosi con improvviso interesse le scarpe di ginnastica. Senza domandare o chiedere il permesso Chloe prese posto al fianco dell'altra, sorridendo divertita alle sue dichiarazioni. L'altra non protestò, accettando la vicinanza senza dire niente. Altri secondi di puro silenzio prima di tornare a parlare.

-Non ti spiace vero se ti faccio compagnia per un po'?- Nessuna risposta per cui prese quel silenzio come un assenso alla sua richiesta.

-Price- L'investigatrice la guardò interrogativa

-E' il mio cognome, Chloe Price. Io so il tuo quindi...- La frase rimase senza una continuazione. Le parole morirono prima di trovare forma e si ritrovò ad ammutolirsi.

-Non mi sembri il tipo da venire a questo tipo di locale...- Iniziò Chloe, sperando che Max continuasse da sola senza dover andare a domandarle direttamente ma l'investigatrice rimase in silenzio. Chloe la guardò e la vide tremolare. Tremava cercando di non farsi notare, stringendosi tra le braccia per non sentire il freddo dovuto ai vestiti bagnati. Senza nemmeno pensarci Chloe si tolse la giacca di pelle, mettendogliela sulle spalle. A quel gesto inaspettato l'investigatrice si ritirò, dubbiosa.

-Ehi, non morde mica- Le rifilò l'altra ridacchiando. Max sembrava ancora titubante ma alla fine accettò quel dono, avvolgendosi in esso. Era di qualche taglia più grande, non che ci voleva tanto visto quanto era minuta Max ma ciò era un bene. L'investigatrice riuscì a coprirsi e a mantenersi al caldo. La giacca odorava d'erba e di birra, odori non molto graditi al suo naso, ma tutto sommato la aiutava a non sentire il freddo quindi non si lamentò.

-Grazie- Le disse, sorridendole grata per quel gesto di gentilezza inatteso. Chloe si limitò a ricambiare il sorriso, mettendosi anche lei ad osservare le poche stelle assieme all'altra. Restarono in un religioso silenzio per un tempo non ben definito. Tempo dove ognuna guardava l'altra, rifilando occhiate quando erano sicure di non essere viste. Max guardava i capelli blu di Chloe, ammirandoli mentre Chloe cercava di guardare i suoi occhi azzurri come il mare. Alla fine la blu sbuffò, portando le mani dietro alla testa e mettendo in mostra il proprio tatuaggio.

-E' inutile, qui le stelle non si vedono con tutte queste dannate nuvole- Borbottò, accorgendosi solo dopo che Max si era messa a guardarle il braccio tatuato.

-Mh? Che c'è?- Le domandò.

-Niente, guardavo il tuo tatuaggio. E' molto bello- Chloe si guardò il braccio come se vedesse quel disegno marchiarle la pelle per la prima volta. Scrollò le spalle, sorridendo.

-Alcuni dettagli li ho fatti quando ero bambina. Alcuni infatti derivano dalle mie passioni. Questo ad esempio...- E andò a toccarsi con l'indice il teschio dorato, avvolto da spirali di rovi verdi.

-Mi ricorda la passione che avevo da piccola per i pirati. O meglio la passione che avevo ed ho ancora- Rivelò, sorprendendosi di come stava rivelando certi particolari a una persona che in fondo aveva incontrato solo un paio di volte e che non conosceva per davvero. Si stupì di come si sentiva a proprio agio con l'investigatrice. Forse era perchè sembrava cosi fragile, cosi...buona ma non stupida.

-Curioso, anche io da piccola avevo una passione per i pirati. Ci giocavo spesso ma quasi mai trovavo qualcuno che giocasse assieme a me.....ma tu non senti freddo? Ti ammelerai così- Interruppe il suo discorso quando notò che senza la giacca era Chloe ad essere rimasta scoperta. L'altra scosse il capo, tranquillizzandola.

-Nah, sono una tipa tosta io. Non mi ammalo facilmente- Affermò con un tono sicuro di se e sfacciato. Nonostante quelle parole Max si tolse dalle spalle la giacca, o almeno da una spalla. Si spostò con il fondoschiena, appoggiando il fianco contro quello dell'altra e gettò la giacca attorno alla spalla opposta di Chloe. Un gesto inatteso che la prese alla sprovvista.

-Non c'era bisogno....- Disse ma Max la interruppe nuovamente.

-La giacca è tua. E' ingiusto che la indossi io no?- Chiese retorica.

Chloe la guardò negli occhi, fissandola per poi farle una sempliccissima domanda con un sorriso a piegarle le labbra.

-Ci stai provando con me per caso?- Una domanda talmente semplice che Max si ritrovò a trasformarsi improvvisamente in un semaforo.

-Cosa? No, no, no. Stava...stavo...io stavo solo...- Vedendola balbettare e annegare nelle sue stesse parole, l'altra si ritrovò a ridere. Max si morse il labbro inferiore, storcendo il naso ancora imbarazzata da quella domanda. Chloe le diede un colpetto con il dito indice sulla punta del naso, continuando a ridacchiare.

-Scherzavo, tranquilla- Le disse con un occhiolino mentre Max gonfiava le guance come una bambina che aveva appena subito un dispetto. Se qualcuno le avesse viste non avrebbe mai pensato che si erano appena conosciute.

-Sei una tipa strana Chloe- Borbottò l'investigatrice privata.

-Già, me lo dicono spesso- 
Seattle 5 Ottobre 2018 Ore 20:45 PM

Steph parcheggiò la propria automobile dopo un lungo vagare alla ricerca di un posto libero. Alla fine lo aveva trovato ma si era allontanata troppo, ci avrebbe messo parecchio ad arrivare. Certo a piedi ci avrebbe messo un eternità ma se invece non avesse usato i piedi...

No. Non poteva farlo, non doveva correre rischi, non in un periodo del genere. Si mise a camminare, aumentando il passo e mantenendo una velocità contenuta. Nella mano destra stringeva le chiavi dell'auto, giocando e facendole tintinnare continuamente tra loro. Faceva freddo ma lei sopportava abbastanza bene le basse temperature. Il cellulare le vibrò nella tasca e si fermò per tirarlo fuori.

Da Mickey a Steph

"Domani mattina potresti portarmi quella cosa che ti ho chiesto?"

Da Steph a Mickey

"Se non sarò in dolce compagnia lo farò volentieri"

Sorrise, riprendendo a camminare ma mantenendo il cellulare nella mano sinistra, dando un occhiata allo schermo di tanto in tanto. In breve tempo arrivò una risposta da parte del suo migliore amico: una fila enorme di un emoticon imbarazzata che arrossiva e subito dopo una seconda fila di un emoticon che le mostrava il pollice in su. Schiacciò i pulsanti della tastiera dello schermo, digitando un messaggio in risposta.

Da Steph a Mickey

"Chiudi per bene le finestre. Ultimamente fa freddo"


Finito di digitare quella risposta si rimise il cellulare in tasca, facendo un bel respiro e creando una nuvola di respiro ghiacciato a causa del freddo. Era praticamente arrivata quando qualcosa le atterrò sulla testa cadendo poi per terra, destandola completamente dai suoi pensieri. Sbattè le palpebre confusa e disorientata, toccandosi la testa infastidita. Era stato un insetto? Una cacca di uccello? Niente di tutto questo. Abbassò lo sguardo, cercando per terra la causa di quella piccola botta. Ai propri piedi trovò una sigaretta mezza consumata e ancora accesa.

Alzò lo sguardo. Niente e nessuno. Magari era stato solo quache idiota sui tetti? Qualcuno atterrò dietro di lei, sentì chiaramente la presenza di qualcuno alle proprie spalle. L'istinto prese il sopravvento. Ruotò il busto di scatto, andando a tentare di colpire con un pugno preventivo la persona dietro di lei. Il suo pugno venne afferrato e bloccato al volo. I suoi occhi incrociarono lo sguardo di quel qualcuno e si rilassò.

Mano rilasciata e riportata lungo il fianco. Steph sbuffò, storcendo il naso non gradendo quella visita inopportuna. Il cellulare le vibrò in tasca ma stavolta lo lasciò lì dove si trovava, fissando con intensità chi aveva davanti.

-Ti sembra il momento di fare visite? Ho un impegno e un amica che mi sta aspettando- Borbottò la giovane. Nessuna risposta, silenzio. Veniva guardata e basta, senza ricevere alcuna risposta alle proprie parole.

-Hai perso la lingua per caso?- Senza ricevere nuovamente una risposta decise di lasciar perdere quella faccenda.

-Ah, fanculo. Non ho tempo da perdere con te- E voltò le spalle, facendo per incamminarsi quando la figura dietro di lei la colpì. Un colpo duro sulla schiena che le provocò un forte dolore, facendola urlare per la sorpresa ma anche per la sofferenza. Un altro colpo, stavolta un calcio al ginocchio che aveva come obiettivo quello di far perdere l'equilibrio.

Caddde, mani sul marciapiede lurido. Provò a voltarsi ma le arrivò un altro colpo, stavolta in mezzo alle scapole, e subito un altro ancora questa volta sulla nuca. Dolore, bruciante e orribile. 

-Ma che...stai...facendo?- Balbettò, le mani che si incendiavano, ricoprendosi di fiamme scarlatte. Inutile, un gesto totalmente inutile. Con la stessa facilità con cui si erano accese, le fiamme iniziarono lentamente a dissiparsi nel momento in cui il freddo metallo le attanagliò la gola, stringendo con forza. Le mani di Steph strinsero la catena, cercando di sciogliere il metallo, ma più questo premeva contro la carne e più le fiamme diventavano deboli fino a spegnersi del tutto. Quando le fiamme si spensero completamente, anche Steph si spense. L'aggressore strinse la catena attorno al suo collo anche dopo che Steph aveva smesso di muoversi. Il metallo scivolò via dalla carne, lasciando andare il corpo di Steph che si accasciò al suolo, ormai privo di qualsiasi segno di vita.

La figura la colpì con la punta dello stivale, assicurandosi della sua morte prima di piegarsi sulle ginocchia e frugare nelle tasche. Prese il portafogli contenente solo qualche banconota spiegazzata e la carta di credito, continuando a rovistare e a prendere tutto ciò che la ragazza aveva con sè. Le chiavi tintinnarono tra loro quando le afferrò, studiandole con calma prima di prendere anche quelle. Non le lasciò niente, nemmeno il portachiavi di D&D o il pupazetto di un emoticon giallo limone. La derubò di qualsiasi oggetto poteva avere addosso, dando un occhiata in giro mentre faceva quella perquisizione. Nessuno aveva assistito alla scena, nessuna telecamera aveva ripreso la sua morte avendo scelto un punto strategico per tale motivo. Fortuna l'avrebbe chiamata qualcuno, professionalità qualcun altro. Prese anche la mezza sigaretta fatta cadere sulla testa di Steph, gettandola dentro a un bidone della spazzatura. Infine si allontanò.

Guardò per l'ultima volta il cadavere della sua vittima, agitando il braccio per far aggrovigliare la catena attorno ad esso. Il secondo dopo quella misteriosa figura assassina era sparita, letteralmente, in una nuvola di fumo grigio.
 
Angolo dell'autore:

E finisce così il quarto capitolo "Vortex Club". Non mi aspettavo di finirlo così presto sinceramente. Pensavo ci sarebbe voluto di più ma fortunatamente in questo periodo ho una sorta di ispirazione divina. C'è stata molta poca azione in questo capitolo ma, a dire il vero, in origine non doveva esserci nemmeno quel poco di azione. La scena con Steph mi è venuta così all'improvviso, mentre scrivevo e così ho deciso di inserirla dopo la scena di Chloe e Max. Mi sarebbe piaciuto tenerla come personaggio per un altro capitolo ma, dato che ci sono parecchie cose da fare, era meglio accorciare i tempi (anche se di poco)

Finalmente le nostre due, tanto amate, protagoniste si sono incontrate. Il motivo per cui non ho messo una fine al loro incontro è perchè mi piaceva troppo lasciarle lì a guardare le (pochissime) stelle nel cielo di Seattle. Questa scena è stata quella che ho scritto per prima, dato che l'avevo in testa da tempo. Potrei aver fatto una leggera confusione con gli orari nella fretta e a questo proposito sto pensando di toglierli, lasciando solo la data in cui si svolge il momento. Che dite?

Ci si vede al prossimo capitolo (che non ha ancora un titolo) che se tutto va bene potrebbe uscire anche questo prima di Luglio.
   
 
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