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Autore: passamilagranatabischero    18/06/2018    1 recensioni
Peter Parker è un ragazzo di 17 anni; vive a New York insieme a sua zia May, conosce il più famoso playboy miliardario degli interi Stati Uniti che lo considera una sorta di figlioccio, oh, ed è Spiderman.
La sua routine di studente/amichevole super eroe di quartiere viene completamente stravolta dalla presenza di un folle mercenario che non tiene mai la bocca chiusa.
E come se non bastasse ha perso il suo amato iPod e a sostituirlo ha soltanto un vecchissimo mp3 che contiene solo un album di Madonna.
(Songfic. One sided Spiderman/Deadpool.
Ambientata nel 2017 dopo Homecoming e Deadpool 2. Se non l'avete ancora visto forse è meglio non leggerla lmao)
Genere: Comico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Deadpool, Peter Parker
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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3. Get Together

 

Lo rivide esattamente il giorno dopo.

 

 

Erano appena le sei del pomeriggio quando Peter chiuse il libro di fisica, esalando un sospiro. Sospirava parecchio ultimamente.

Zia May era rimasta a casa perché era il suo giorno libero, e quindi doveva dimostrare di essere un bravo ed obbediente nipotino e mettersi a fare i compiti.

Che normalmente non sarebbe stato un problema, perché a Peter piaceva davvero studiare; gli piaceva andare a scuola, anche se Flash la rendeva un po’ un incubo a volte, seguire le lezioni, e poi ovviamente era anche un pretesto per stare con Ned e MJ.

Però in quel periodo non si faceva che parlare del ballo di fine anno. Continuamente. Costantemente.

E anche quando non se ne parlava, i muri erano tappezzati di volantini che gli ricordavano quanto fosse sfigato, e quanto nessuno volesse stargli intorno a parte quelle due persone che aveva la fortuna di poter chiamare amici. Nessuno l’avrebbe mai invitato al ballo, e questa certezza lo perseguitava.

Se prima la scuola era il suo piccolo paradiso dove si impegnava tantissimo per avere voti decenti ed imparare il più possibile, nel giro di un paio di giorni era riuscita a diventare una tortura che lo faceva tornare a casa sfinito e con l’autostima sotto i piedi.

Quindi aveva perso un po’ della sua motivazione; l’aveva tutta incanalata nel suo lavoro part-time come super eroe.

Lanciò un’occhiata all’orologio appeso al muro davanti a lui; le sei e due minuti.

Cominciò a battere il piede sul pavimento, un tic nervoso.

Aveva una gran voglia di infilarsi il costume e-

Ma… Zia May.

Era il suo giorno libero e non poteva abbandonarla così. Dovevano guardare brutte soap opera e parlare di niente, o andare a cena fuori, e Peter non voleva rinunciarci ma allo stesso tempo sentiva il disperato bisogno di uscire e vegliare sulla propria città.

Forse la zia lo avrebbe capito? Aveva delle responsabilità in quanto eroe, e...

Come se gli avesse letto nel pensiero, sua zia apparve nella sua stanza con una tazza fumante e un dolce sorriso sulle labbra.

Hai già finito, topolino da biblioteca?” Disse con la voce più smielata che riusciva a fare; sapeva benissimo quanto lo mettesse in imbarazzo.

Infatti Peter arrossì e si raddrizzò sulla schiena. “Dai, smettila...”

May sghignazzò e posò la tazza sulla scrivania. “Ti ho preparato del tè. Fa freddino oggi, non credi?”

Il ragazzo annuì e strinse la tazza calda tra le mani, godendosi un po’ di quel calore. “Grazie.”

Sua zia sembrava di buon umore, serena. Sperava che fosse felice semplicemente perché si era riposata e non per la serata in famiglia che si aspettava.

Senza davvero pensare a quello che stava dicendo, Peter disse: “Volevi andare al thai per cena o cose del genere o…?”

May lo guardò incuriosita, portando una mano al viso per infilare qualche ciocca ribelle dietro all’orecchio. “No, perché? Vuoi andare da qualche parte?”

Peter si morse le labbra, non sapendo bene come rispondere e castigandosi per aver anche solo posto quella domanda, ma la zia sembrò leggergli nuovamente nel pensiero.

Si accigliò, e poi il suo viso si distese in una espressione apprensiva.

Oh.”

Peter bevve un sorso del tè bollente, bruciandosi la lingua ovviamente, per tenersi occupato mentre aspettava qualsiasi altro tipo di reazione dalla zia, che intanto stava fissando il vuoto.

Detestava che lei sapesse tutto. Detestava farla preoccupare.

Sua zia, che aveva perso una persona davvero importante, e che ogni giorno rischiava di perdere anche suo nipote che aveva cresciuto lei stessa.

La sentì sospirare.

Poi la vide annuire lentamente.

Okay...” Sospirò di nuovo, e lo disse così piano che Peter quasi non capì cosa stesse dicendo. “Puoi andare.”

Peter balzò in piedi dalla sedia, quasi rovesciando il tè dappertutto. Decise saggiamente di poggiare la tazza sulla scrivania prima di abbracciare forte sua zia.

Forse la strinse un po’ troppo forte, perché la sentì tossire contro il suo orecchio. Allentò la presa.

Grazie, May! Tornerò presto!”

Lei sembrava decisamente scettica ma anche rassegnata.

Ti tengo da parte la cena...”

 

 

Mentre tirava fuori il costume, Peter si bloccò con la tuta in mano ed uno strano pensiero in testa.

Prese un cacciavite e se lo rigirò tra le mani, riflettendo attentamente sul da farsi: alla fine annuì, e staccò il rilevatore di posizione dal costume.

Non sapeva esattamente perché lo aveva fatto: sapeva solo che si sentiva meglio, senza il metaforico fiato di Tony sul collo.

Attaccò la cimice alla lampada sulla scrivania.

 

 

I suoi sensi di ragno lo portarono a quella che sembrava una fabbrica abbandonata.

Mp3 nella tasca della giacca, auricolari incastrati nelle orecchie e sotto la maschera, cellulare in silenzioso nel caso sua zia finisse per ripensarci e chiamarlo per urlargli di tornare a casa, si avvicinò cautamente all’edificio nascondendosi in mezzo a degli arbusti.

Non aveva dubbi che dentro a quella fabbrica stesse accadendo qualcosa di losco, tipo uno spaccio o peggio, e non poteva di certo entrare spalancando le porte e gridando “HEY”.

Aveva cominciato a studiare l’edificio per decidere il metodo migliore per calarsi lì dentro, quando il suo occhio notò una figura avvicinarsi all’entrata altrettanto furtivamente.

Inarcò un sopracciglio sotto la maschera e scivolò in mezzo ai cespugli per avvicinarsi ulteriormente e capire di chi si trattasse.

La figura, adesso ben illuminata dai fari all’entrata dell’edificio, si piegò in avanti, e sembrava star rovistando in qualcosa; ma Peter non riuscì a vedere in che cosa, perché un paio di chiappe toniche lo distrarono.

Ondeggiavano leggermente a destra e a sinistra: due glutei perfetti intrappolati in quella che sembrava pelle molto, molto aderente.

Sotto a quel fondoschiena c’erano due gambe lunghe e sode, muscolose e forti.

Peter deglutì e scosse la testa; a volte il suo istinto di teenager in piena crisi ormonale era più forte di quello di Spiderman.

Do you believe in love at first sight? Cantava Madonna, sempre molto utile.

La figura sembrò trovare finalmente quello che stava cercando, e si tirò su, mostrando una vita piuttosto stretta e una ampia… schiena perfetta…

Con due katana appoggiate sopra.

Deadpool!”

Ma certo.

Quanta gente se ne andava a giro completamente vestita di pelle? Stupido Parker!

Il mercenario si girò verso la fonte della voce, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Spiderman lo immobilizzò tempestivamente contro il muro con una ragnatela.

Spidey, ma che- mnfhnhhn!” Mugugnò Deadpool, la mano di Peter piantata sulla sua maschera nel punto in cui doveva essere la sua enorme bocca chiacchierona.

Shhh! Sta zitto!” Sussurrò furiosamente Peter, sentendosi un completo idiota per aver anche solo pensato che Deadpool fosse un gran fico.

Anche se lo era. Forse.

Non ha importanza, Peter!

Spidey spense l’mp3 con una certa rabbia, e sempre con la mano libera si staccò gli auricolari dalle orecchie con un gesto secco.

Deadpool continuava a parlare, fortunatamente a voce bassa, e così Peter tolse la mano dalla sua bocca; nonostante questo il mercenario continuò a fare “Mnfhhhmnhfh” ancora per un po’.

Finiscila e dimmi perché cavolo sei qui!” Bisbigliò Peter, guardando dritto nelle lenti bianche di Deadpool.

Era alto, accidenti.

Il mercenario mascherato cercò di scrollare le spalle, ma la ragnatela lo teneva ben fermo.

Sto facendo il mio lavoro?” Rispose.

Peter abbassò lo sguardo ai piedi di Deadpool; una borsa di Hello Kitty, rosa e bianca e glitterata, stracolma di armi. Già, aveva capito perfettamente di che tipo di lavoro si trattasse.

Cioè sei venuto ad uccidere?” Ringhiò Peter.

Deadpool sospirò, un sospiro languido. “Quella voce stridula mi fa sognare quando è così incazzata, lo sai? Sembra quasi normale.”

Io non ho la voce-” Peter si interruppe appena si rese conto di stare praticamente urlando. “Io non ho la voce stridula!” Bisbigliò, arrossendo ed odiandosi per questo.

Non c’è niente di male, sai. Non importa come sia, basta saperla usare.”

Peter era davvero contento di avere la maschera; altrimenti Deadpool avrebbe visto il suo broncio infantile, e lo avrebbe deriso ulteriormente.

Dammi una sola ragione per cui non dovrei consegnarti immediatamente alla polizia.”

Ascolta.” Sospirò il mercenario, facendosi più serio. Come faceva quella maschera ad essere così espressiva? “Potrai non crederci, ma sto cercando di cambiare. Di essere una brava persona e non uccidere e non sgozzare e tutto il resto, no?”

Peter in tutta risposta raccolse una delle armi dalla borsa del mercenario; una bella grossa.

Gli lanciò un’occhiata scettica, che il mercenario sembrò cogliere nonostante la maschera la coprisse.

Hey, quelle sono a tranquillanti!” Ribatté, riuscendo a strappare un po’ la ragnatela per sollevare un dito.

Peter rimase sorpreso dalla sua forza, ma non commentò.

Per assicurarmene dovrei testarle su di te.” Disse, invece, agitando l’arma cercando di sembrare minaccioso e sperando con tutto sé stesso di non risultare goffo quanto si sentiva.

Perché ovviamente non l’avrebbe mai fatto, ma questo Deadpool non doveva saperlo.

Il mercenario fece una risatina stridula, e intanto si strappava il resto della ragnatela di dosso con la mano che era riuscita a liberare. “Credimi, essere preso a colpi di fucile da un bel ragazzo in una tuta sado è una delle mie fantasie più ricorrenti. Ma lì dentro ci sono un fottio di persone, e penso che il mio aiuto possa tornarti utile.”

Peter cercò disperatamente di non concentrarsi sul fatto che il mercenario, che aveva il fisico di un atleta, lo avesse definito un bel ragazzo.

Deadpool si chinò in avanti per raccogliere due grosse pistole, che aveva lasciato cadere quando Spiderman lo aveva bloccato al muro, e le fece roteare una volta per il grilletto, suscitando non poca ansia in Peter.

So che ieri ho fatto uno schifo, e mi dispiace.” Disse, e sembrava sincero. “Ti assicuro che la maggior parte dei tizi che sono morti hanno fatto tutto da soli piantando una bomba nel loro quartier generale. Perché erano davvero degli idioti.”

Spiderman guardò attentamente la maschera del mercenario, come se potesse effettivamente guardarlo in faccia.

Erano davvero a tranquillanti quelle pistole?

Deadpool stava davvero cercando di cambiare?

Ripensò al video che aveva visto il giorno prima; al ragazzino che aveva salvato; a lui stesso, che avrebbe potuto ritrovarsi una pallottola in testa se non fosse stato per il mercenario.

A Tony, che se avesse saputo quello che stava per fare l’avrebbe sicuramente ucciso.

So che potevo evitare di far esplodere la testa di quel tizio come se fosse stata una fottuta zucca di halloween riempita di petardi.” Fu la particolarmente specifica aggiunta dell’uomo vestito di pelle. “Ma stava per farti fuori e ho agito d’istinto.”

Peter stava per replicare che effettivamente poteva benissimo evitare, ma Deadpool si stava scusando e sembrava davvero, davvero genuino.

Sì, poteva evitare. Ma Peter sarebbe morto.

Spiderman inspirò profondamente; esalò.

D’accordo, DP.” Disse, infine, incrociando le braccia al petto. “Voglio darti un’altra possibilità.”

Tutti meritano una seconda possibilità; persino una persona instabile e potenzialmente pericolosa come Deadpool.

Non era sicuro di come sarebbe andata a finire, ma le parole del mercenario, o ex mercenario?, l’avevano convinto.

Si aspettava una reazione particolare, dato che l’uomo era completamente pazzo, ma di certo non quella: Deadpool gli gettò le braccia addosso, stringendolo in vita e sollevandolo con facilità mentre girava su sé stesso.

Cazzo, sì! Un team-up! Non ti deluderò Spidey!” Esclamò, facendo un gran casino e Cristo, Peter sperava davvero che quei tizi lì dentro non l’avessero sentito.

O-Okay, okay bestione, ora mettimi giù!” Lo ammonì Spiderman, bisbigliando furiosamente.

Quando i suoi piedi toccarono di nuovo terra, Peter si sentiva come se stesse per andare a fuoco con una combustione spontanea, visto quanto erano calde le sue guance.

Però se cerchi di uccidere qualcuno ti consegno direttamente alla polizia. Con un fiocco in testa!”

Naturalmente. Però io lo metterei sul pacco. Sai com’è, ha più classe.”

Peter sospirò profondamente.

Se ne stava già pentendo.

   
 
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