Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    18/06/2018    1 recensioni
SPIN OFF "The dragon, son of ice".
Tutto ciò che ci rende ciò che siamo è la convinzione ... e quando tutti ci fanno credere che siamo in un modo e ci trattano da tali ... sta a noi riconoscerci, ritrovare la nostra identità e smentirli. Perché noi non siamo né folli draghi, né diffidenti lupi, né delicate rose ... noi siamo noi, siamo chi decidiamo di essere, cosa scegliamo di costruire e nient'altro importa. Non ascoltare le voci ... guarda solo i miei occhi e torna con me. Torniamo a casa."
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Daenerys Targaryen, Jon Snow, Margaery Tyrell, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il drago e la strega
 

Quel mese era trascorso meglio di quanto si aspettasse, nonostante l’equilibrio apparente e sottilissimo che si era creato, sembrasse troppo fragile per non essere prossimo ad una rottura catastrofica: erano stati tutti così impegnati, da non riuscire a far emergere palesemente il clima teso che ribolliva sempre più a corte.
Il nuovo Maestro dei Sussurri e il suo mercenario si stavano mostrando dei validi e fruttuosi alleati, capaci di attrarre la fiducia di David, nonostante si stessero ancora ambientando alla nuova realtà e continuassero a battibeccare con Xavier ogni due per due; l’incontro con Dickon Tarly era andato come previsto, poiché, nonostante fosse restio alla proposta del re, l’uomo aveva fatto sfoggio del suo lato diplomatico nascondendo il suo rancore per l’assassinio di suo fratello e promettendo al re che avrebbe riflettuto sulla sua proposta, benché fosse evidente che David non avrebbe potuto comprarlo in tal modo; i preparativi per le nozze del secolo stavano coinvolgendo quasi completamente la futura regina, non togliendole tuttavia il tempo di influire sul re con la sua aura persuasiva, e di tirare fuori gli artigli con Hoxana di tanto in tanto, la quale sembrava sempre più turbata dalla permanenza dei Superni a corte, poiché quelle ambigue figure erano sempre più intente a starle intorno come rapaci in attesa che la loro preda esali l’ultimo respiro per piombarle addosso e divorarla; mentre il principe Hayden, in seguito all’esecuzione che aveva scelto per i nove uomini della Guardia Reale e allo strano episodio in cui era riuscito nell’operazione miracolosa di uccidere uno dei Fantasmi in meno di un secondo, si era guadagnato un appellativo sempre più famoso tra il popolo, qualcosa come “Principe dello Strazio” o “Principe Senza Sangue”, nonostante, durante quel mese, si fosse fatto vedere e sentire sempre meno, divenendo una presenza quasi mitologica per coloro che si trovavano a corte, poiché gli unici che riuscivano a vederlo molto più spesso e non a scorgerlo solamente saltuariamente nella sala del trono, si limitavano ad essere Hoxana, il re e lady Bridgette.
Tutto stava procedendo stabilmente, mentre ognuno svolgeva la sua mansione e si guardava le spalle in agguato, pronto a difendersi da chiunque, poiché abbassare la guardia e cedere anche solo un momento alla tentazione della fiducia, era un errore mortale in un luogo come quello, soprattutto negli ultimi tempi.
Nonostante tutto, il giovane Marbrand non riusciva a togliersi quel ricordo dalla mente, da quella prima conversazione che aveva avuto con i due nuovi membri del consiglio:
- Sappiamo chi è GreyShade – aveva detto l’ex scudiero di Tyrion Lannister.
Era scoppiato un pesante silenzio prima che lui si decidesse a rispondergli. – Siete certi della veridicità di una tale informazione?
- Al cento per cento – aveva confermato il mercenario. – Abbiamo un asso nella manica che, da solo, potrebbe soppiantare tutti gli uccellini di Varys, perciò, finché sarà lui a fornirci le informazioni, saremo sempre sicuri della veridicità delle nostre scoperte – aggiunse convinto.
- All’inizio, quando ancora non avevamo avuto modo di scorgere GreyShade dal vivo e dovevamo basarci solamente sulle voci che si udivano su di lui, eravamo convinti si trattasse di Walter Targaryen.
- Come avrebbe potuto trattarsi di lui? Quell’uomo oramai è una leggenda scritta nei tomi. Non sappiamo neanche se sia vivo o morto – aveva risposto incredulo.
- Noi crediamo esista ancora, come uomo o come non - morto non è certo, ma siamo certi che vaghi nelle lande sconfinate del Nord. Le persone descrivevano il modo in cui si muovevano GreyShade e i suoi seguaci, i movimenti forti e al contempo troppo veloci per essere umani, i corpi slanciati, agili e slegati, dagli scatti misti tra felini e serpentini per quanto ipnotici. Io e Bronn abbiamo visto Walter combattere più volte, e sembrava stessero descrivendo esattamente lui. Credevamo che potesse aver trovato un modo per tornare e per vendicarsi di tutto ciò che i Crakehall e il suo seguito stessero facendo.
- Come abbiamo detto, questo è stato prima di vederlo dal vivo, sfrecciare via dinnanzi ai nostri occhi – intervenne Bronn a sostegno di Podrick. – Nonostante siamo riusciti ad osservarlo solo per pochi secondi, abbiamo capito che non fosse lui: le bende fasciano completamente i corpi dei Fantasmi evidenziandone le forme fisiche, e la struttura corporea di GreyShade, benché non si allontani molto da quella di Walter, è ancora acerba, senza contare la consistente differenza di statura. Un giovane uomo fatto e finito di due metri di altezza non si può confondere con un ragazzo ancora in fase di crescita. Inoltre, l’unica parte del corpo scoperta sono i suoi occhi: anche in quel caso, non si può scambiare un viola Targaryen con una delle tante tonalità di azzurro esistenti.
- Certo,  avrebbe potuto essere comunque lui ed esser riuscito a mutare aspetto, ma se fosse davvero così, perché non assumere direttamente un aspetto completamente opposto al suo per allontanare ogni sospetto, come un corpo da donna? – aggiunse Podrick.
- Dunque non è Walter, ma si muove esattamente come lui – aveva detto il giovane Primo Cavaliere alzandosi in piedi. – Conducetemi da colui che conosce la sua identità e che vi ha informati di ciò.
Si erano addentrati per le strade più povere di Approdo, fino ad avvicinarsi a Fondo delle Pulci. Kylan si era tolto i vestiti da Primo Cavaliere, optando per qualcosa che avrebbe potuto farlo passare più inosservato, senza destare sospetti.
Podrick aveva bussato alla porta di una vecchia e fatiscente casetta, attendendo alcuni secondi.
La porta si aprì, rivelando la figura di un ragazzo di almeno vent’anni, dai capelli scuri e dagli occhi vispi, di un grigio acceso. Li guardò di sottecchi, con sguardo confuso. – Che ci fate qui?
Il suo sguardo virò subito sulla figura nuova e incappucciata, impietrendo: capì subito chi fosse non appena lo guardò in volto, sicuramente dalle descrizioni che aveva udito su di lui, pensò Kylan sentendosi quegli occhi così perplessi puntati contro.
– Siete impazziti? Perché siete venuti con lui?? – aveva sussurrato incredulo e alterato il ragazzo.
- Vuole sapere qualcosa da te, Alain – aveva risposto semplicemente Podrick con voce ferma.
A ciò, il giovane si guardò intorno con sguardo circospetto, notando che nei dintorni vi fossero solamente vecchi mendicanti e qualche prostituta, poi fece loro segno di entrare.
La casetta era piccola e accogliente, e loro si erano subito seduti su alcune delle sedie disposte intorno ad un tavolino.
- Vi ho già detto che non potete venire qui. Dobbiamo incontrarci sempre in luoghi diversi, e soltanto ad orari prestabiliti.
- Era un emergenza, ragazzo – aveva risposto Bronn sporgendosi a salutare una ragazza comparsa da dietro una stanza non appena si era accorta della loro presenza.
Ella aveva un viso dolce e gioviale, nonostante all’erta a causa del viso sconosciuto del Primo Cavaliere.
– Sono felice di vedervi – aveva detto sorridendo a Podrick e a Bronn, poi avvicinandosi ad Alain e stampandogli un intimo e veloce bacio sulle labbra. Sembravano una splendida coppia unita da un amore sincero e intenso nonostante l’estrema povertà in cui vivevano.
- Allora? A cosa è dovuta questa visita così … inconsueta? – aveva chiesto Alain sedendosi anch’egli e guardando Kylan negli occhi.
- I vostri amici mi hanno detto che siete voi il loro informatore. Ho chiesto io di incontrarvi, poiché mi hanno detto che siete sicuro di conoscere per certo l’identità di GreyShade – aveva esordito il giovane cavaliere.
A ciò, la ragazza rivolse uno sguardo lievemente turbato al suo amato.
- Non temere, Erin, so per certo che possiamo fidarci del Primo Cavaliere – l’aveva rassicurata Alain. – Sono stato io a scoprire la sua cospirazione contro la corona, d’altronde.
- Come avete fatto?- si affrettò a chiedere Kylan.
- Siete stati molto bravi a nasconderlo, ma io ho un esperienza navigata nel rubare, nascondermi, udire, scappare e passare inosservato. Non a caso, sono colui che ha salvato la vita a Walter aiutandolo a penetrare nella Fortezza Rossa e a scappare quando è giunto ad Approdo per salvare sua cugina Sansa.
- Voi conoscevate Walter?
Il ragazzo sorrise al ricordo, mentre Erin si poneva dietro di lui, poggiandogli le mani sulle spalle. – Abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo entrambi e di trascorrere molto tempo con lui. Ma Alain, tra tutti noi orfani, era quello legato maggiormente a Walter. Era come un fratello maggiore per lui – rispose invasa dai ricordi. – Veniva quasi ogni giorno a Fondo delle Pulci. Ci ha aiutati molto, si è occupato di noi, ci ha insegnato a rubare, a cavarcela da soli, ci ha procurato le medicine per un’epidemia mortale. Se siamo vivi è solo grazie a lui.
Alain annuì sorridendo ancora, poi ritornando con lo sguardo su Kylan. – Ad ogni modo, avete mostrato la massima attenzione, nascondendovi alla perfezione da tutti, ma non da me. Era una sera in cui voi e colui conosciuto come Fahraq siete andati al bordello di lady Kettleback in compagnia dell’ormai defunto Lukell e di altri soldati della Guardia Reale. Erano i tempi in cui eravate ancora Lord Comandante della Guardia Reale. Voi siete uscito, raggiungendo un vicolo nascosto, piuttosto distante dal bordello. È stato in quel momento che vi ho visto e, incuriosito, mi sono nascosto, deciso a scoprire chi stavate aspettando e perché. Vi siete guardato più volte intorno, circospetto, ma non siete riuscito a notarmi grazie alla mia capacità di smettere quasi di respirare in situazioni di necessità. Parecchi minuti dopo, vi ha raggiunto quello che poi ho scoperto essere Sam Tarly, udendo la vostra conversazione, come ho scoperto anche la natura dell’alleanza che vi legava. Per dedurre anche il coinvolgimento dei Superni e di GreyShade mi è bastato fare due più due, nonostante non lo abbiate specificato.
- Ricordo bene quella sera. Dovevo convincere Sam a sembrare viscido e perverso in un ambiente come quello di un bordello, altrimenti la sua copertura sarebbe saltata. Pensavo di essere stato sempre diligentemente attento.
- Non fatevene una colpa: quando si tratta di me, è difficile tenere nascosto qualcosa – rispose semplicemente Alain.
- Ditemi di GreyShade – lo riscosse Kylan.
L’interpellato restò per un po’ fisso nei suoi pensieri, prima di rispondergli. – Ho aiutato anche lui ad entrare e ad uscire da Approdo, proprio come ho fatto con Walter anni fa. Senza il mio aiuto, i Fantasmi non sarebbero riusciti a penetrare ad Approdo indisturbati il giorno in cui hanno usato i nove cavalieri della Guardia Reale per distrarvi, per poi attaccarvi e massacrare quasi tutto il vostro esercito.
Kylan ricordava amaramente quel giorno in cui la vita gli era volata dinnanzi agli occhi in un soffio, ma cercò di ricacciare via quel ricordo dalla memoria, ritornando a concentrarsi sulle parole di Alain.
- I Fantasmi sono degli eroi per noi, per il popolo. Per questo li ho aiutati. Ovviamente GreyShade non mi ha rivelato la sua identità. Anche in quel caso, sono stato io a scoprirla segretamente. D’altronde, non l’ha rivelata nemmeno ai suoi seguaci.
- Mi state dicendo che neanche gli altri Fantasmi sanno chi sia? – chiese il giovane cavaliere incredulo.
- Esatto. Credo che solo una di loro sappia chi sia. Colei dalla quale ho udito pronunciare il suo vero nome. Quel giorno erano nascosti nel nascondiglio che avevo procurato loro in seguito alla battaglia avvenuta. Io non avrei dovuto essere lì a quell’ora, ma mi sono trattenuto, passando inosservato, per raccogliere più informazioni. GreyShade aveva tolto le bende solo dal viso, tuttavia, dalla mia prospettiva, non sono riuscito a scorgere il suo volto, ma solamente i folti capelli scuri. Con lui vi era un altro Fantasma palesemente con il corpo da donna, ma con ancora tutte le bende addosso, persino sul viso. Erano soli poiché gli altri erano nello spazio adiacente, intenti a riposarsi e a curare le ferite. Ella ha cominciato a parlare dei loro piani di sabotaggio, nulla che già non fosse risaputo su di loro, fin quando la conversazione non è sfociata in una lite e la donna, invece di chiamarlo con l’appellativo conosciuto, lo ha chiamato con un altro nome. Era solamente un nome, tanti ragazzi si potrebbero chiamare in tal modo. Tuttavia, ho unito i pezzi, le poche informazioni che già conoscevo, realizzando che quadravano tutti, capendo di esser giunto ad una conclusione e di aver compreso chi fosse il famoso paladino o fuorilegge più ricercato dei sette regni. Quando, poche settimane dopo, ho conosciuto Podrick e Bronn, stringendo un patto di fiducia con loro, ho rivelato di aver scoperto la sua identità.
Non appena era uscito da quella casa, era rimasto turbato e sempre più incredulo riguardo alla scoperta che aveva appena fatto. Ora sapeva chi fosse realmente colui che l’aveva quasi ucciso e che ci era riuscito con suo padre, colui che era stato capace di mettere in difficoltà l’incontrastabile potere di David. Pensò subito che Sam doveva aver dedotto bene convincendosi di aver scoperto chi fosse, benché non sapesse chi Sam credesse fosse GreyShade, dato che aveva sempre preferito non rivelarglielo nonostante la forte amicizia che condividevano da tempo. Sapeva che uno dei motivi per cui Sam aveva deciso di non dirglielo, consisteva nel proteggere sia lui, sia GreyShade a suo modo. Al contempo, il giovane Marbrand non era certo che il suo amico fosse a conoscenza di tutto ciò che concerneva la guida dei Fantasmi, al di là della sua identità. Avrebbe dovuto attendere il suo ritorno dal Nord per parlargliene, ad ogni modo.
Quei ricordi lo avevano travolto talmente tanto, da non essersi accorto di essere finalmente giunto alla meta prefissata: il bordello di lady Kettleback. Un luogo che odiava e che non visitava mai, a meno che non fosse costretto, come in quel caso. Era passato un mese dalla partenza di Sam e sapeva di doverglielo. Doveva conoscere Christine e occuparsi di lei, proprio come il suo amico si era raccomandato. Aveva atteso anche fin troppo, sempre occupato in ben altre faccende, ma quel giorno era riuscito a ricavarsi del tempo per quel favore che gli era stato chiesto dall’amico.
Non appena mise piede nella lussuosa locanda, venne invaso da un penetrante odore di incenso al quale le sue narici non si sarebbero mai abituate. Essendo pieno giorno, non vi era molto affollamento nella sala principale, poiché la maggior parte dei clienti preferiva appartarsi in una stanza privata con le ragazze o i ragazzini piccoli, in base ai gusti.
Non appena la vecchia e arzilla lady Kettleback lo vide varcare la porta della sua locanda, i suoi occhi si illuminarono e gli corse incontro. – Guarda guarda chi abbiamo qui! Il Primo Cavaliere del re è entrato nella mia locanda. È così raro vedervi qui, milord. A cosa devo tale onore?
- Avevo voglia di concedermi del sano piacere anche io, una volta tanto – aveva risposto facendo ciò che gli riusciva meglio oramai, nonché mentire, e sfoderando uno dei suoi sorrisi più cordiali.
- Purtroppo ho solo sette ragazze libere. Ne volevate di più?
- In realtà ne vorrei solo una.
- Oh, non dite sciocchezze! Per una volta che siete qui, pretendo che vi godiate pienamente ciò che la mia locanda può donarvi. Offre la casa ovviamente.
- Non sono solito intrattenermi con più donne insieme, milady. Preferisco concentrare tutta la mia attenzione su una sola, in modo da instaurare un’atmosfera più intima e complice.
- Sono certa che due delle mie ragazze, le migliori di tutto Approdo, vi faranno sicuramente cambiare idea. Ora, purtroppo, sono impegnate, ma quando si libereranno, le condurrò da voi.
- Non ce ne sarà bisogno. Vorrei una ragazza in particolare, se non è già impegnata, milady. Mi hanno detto che il suo nome è Christine.
- Oh – disse la donna affilando lo sguardo mentre lo osservava. – Che coincidenza. La nostra Christine sembra essere la preferita del vostro collega Fahraq. Egli, quando viene qui, chiede quasi sempre e solo di lei. Immagino ve ne abbia parlato così bene da avervi spinto a provarla.
- Sì, esattamente.
- Sapete che è in dolce attesa, non è vero, milord? Nonostante ciò, la nostra splendida Christine è talmente prodigiosa, da riuscire comunque a svolgere giornalmente il suo lavoro, sempre con le dovute cautele per non danneggiare il bambino, ci si intenda.
- Quali sarebbero queste cautele?
- Basta non farle richieste “particolari”, ecco. Per il resto, potete farle tutto quelle che volete.
Kylan le rivolse un altro sorriso gentile, mentre non riusciva a fare a meno di pensare a quanto fossero “utili” quelle “cautele” per non compromettere la gravidanza.
- Sono sicura che la nostra Christine sarà molto felice di soddisfarvi, d’altronde è da molto tempo che non si presta ai servizi di un cliente così bello e di alto rango come voi – gli disse la donna conducendolo al termine delle lunghe scalinate, e bussando ad una delle numerose porte chiuse del corridoio. I rumori che si udivano fuoriuscire da quelle stanze erano a tratti raccapriccianti per quanto alti ed estremi.
- Christine, tesoro, sono io e sono in compagnia. Oggi avrai l’opportunità di soddisfare un nuovo cliente – la avvertì la donna.
- Prego, entrate – si udì la voce soave provenire da dentro la stanza, la quale venne aperta subito dopo dalla Kettleback.
- Di chi si tratta? – chiese la ragazza prima di vedere la sua matrona e il nuovo cliente entrare.
Ella era sdraiata nell’immenso letto semisfatto e indossava un sottile e provocante abito di lino rosa pesca, che esaltava la sua splendida carnagione color cioccolato e il rigonfiamento ben visibile sul suo ventre, il quale non sminuiva minimamente il fascino esotico della giovane donna.
- Il Primo Cavaliere del re in persona, mia cara. Mi raccomando, rendi giustizia all’estesa reputazione della mia locanda – disse infine la matrona, poi uscendo dalla porta e chiudendola dietro di sé.
Kylan attese di udire i passi che scendevano dalle scalinate, poi parlò. – Immagino Sam vi abbia detto che sarei venuto – esordì.
- Sì, mi ha parlato molto di voi.
- Lo stesso ha fatto con me di voi.
 – Potete sedervi – gli disse in tono neutro, ma rimanendo sulla difensiva, indicandogli un punto casuale di quel grande letto che avrebbe potuto contenere otto persone.
- I clienti mostrano il dovuto riguardo verso di voi? Fanno attenzione al bambino?
- Sì, sono sempre gentili e riguardevoli nei miei confronti, da quando la pancia è divenuta visibile – rispose toccandosi il ventre rigonfio e distogliendo lo sguardo. – Non so per quale motivo Sam si affidi così tanto a voi – aggiunse riportando lo sguardo diffidente su di lui. – Il fatto che Sam si fidi di voi non presuppone che mi fidi anche io. Qui dentro ogni giorno entrano decine di cavalieri come voi, giovani uomini che si credono dèi scesi in terra solo per la posizione che ricoprono, e che si permettono di trattarci come oggetti inanimati, venuti al mondo con l’unico scopo di farsi sbattere, picchiare e maneggiare come splendidi animali da addestramento.
- Non mi conoscete, perciò posso giustificare tali pregiudizi. Io non posso dire di averne meno su di voi, dato che, nonostante Sam vi ami e si fidi di voi, io ho sempre diffidato dei vostri scopi e intenti nei suoi confronti. Talvolta l’amore rende ciechi al punto da far divenire invisibile qualcosa che è esattamente dinnanzi agli occhi.
- Dunque perché siete qui? Se credete che io mi stia approfittando di lui per qualche motivo, perché mi state chiedendo se io e il bambino che potrebbe anche non essere suo stiamo bene?
- Perché un amico mi ha chiesto un favore, ed io lo sto rispettando. Inoltre, non ho detto di esser convinto che lo stiate ingannando, ma di non avere abbastanza basi certe che possano permettermi di fidarmi di voi quanto si fida lui.
- Ora che vi ho assicurato che io e il bambino stiamo bene, potete anche andarvene, dunque. Avete compiuto il vostro dovere. Passare del tempo in vostra compagnia mi sta snervando.
- La cosa è reciproca. Ma credo che per voi sia sempre meglio trascorrere del tempo a sputarmi addosso i vostri rancori, piuttosto che vedermi uscire da quella stanza, mentre al mio posto entrerebbe un uomo che vi userebbe come oggetto sessuale per il resto della giornata.
 - “Sputarvi addosso i miei rancori”? Credete che stia facendo questo??
- Credetemi, me ne andrei molto volentieri, ma non posso uscire da questa stanza solo tre minuti dopo esservi entrato, altrimenti la matrona della locanda potrebbe cominciare a nutrire dei sospetti sulla natura della mia visita. Sospetti che voglio evitare in ogni modo di far nascere, altrimenti sarebbero guai seri sia per voi che per Sam.
- Fate ciò che volete, basta che lo facciate in silenzio, dato che vorrei riposare e non sentire più un’altra parola che esce dalla vostra bocca – disse stizzita, infilandosi maggiormente sotto le sottili coperte e appoggiando la testa sul cuscino.
Trascorsero circa dieci minuti in cui battibeccarono due o tre volte, fin quando non udirono bussare alla porta.
Kylan impietrì. – Per i sette inferi …! – bisbigliò cominciando a spogliarsi e facendo segno anche alla ragazza di togliersi il vestito.
- Lord Kylan – lo richiamò lady Kettleback da oltre la porta, bussando nuovamente.
- Sì?? – rispose lui cercando di farsi udire da dentro la stanza, continuando a spogliarsi e lanciando i vestiti a terra, dovunque gli capitasse.
- Mi spiace disturbare la vostra sessione di piacere, ma vi prometto che ne varrà la pena! Posso entrare un momento?
- Cosa c’è di tanto importante da avervi spinto ad interrompermi in un momento così idilliaco …?? – chiese il ragazzo simulando una sorta di fiatone, calciando via anche i pantaloni e afferrando uno dei teli messi a disposizione sopra il letto, legandoselo in vita distrattamente per coprirsi giusto il minimo indispensabile per non aprire la porta completamente nudo.
- Ve lo dirò non appena aprirete! –insistette la donna.
Solo in quel momento il giovane cavaliere si rese conto che Christine stesse facendo difficoltà nel togliersi il vestito a causa del pancione.
- Arrivo subito! Datemi solo il tempo di staccarmi da questa incantevole delizia e di raggiungere la porta! – rispose mentre aiutava la ragazza a sfilarsi il vestito con poca grazia a causa della fretta. – Per gli dei, sbrigatevi … Tirate su le braccia …! – bisbigliò.
- È incastrato tra i capelli …! – sussurrò lei, riuscendo finalmente a toglierselo e a gettarlo a terra, rimanendo nuda.
- Mettete in disordine le coperte e lasciate il corpo leggermente scoperto …! – si raccomandò sempre a bassissima voce Kylan, avviandosi verso la porta mentre si scompigliava i capelli il più possibile.
 - Dunque …? Cosa c’è di tanto urgente? – chiese alla matrona una volta aperta la porta, rendendo il lieve fiatone più credibile e reggendosi il telo intorno ai fianchi.
A ciò, la donna lo osservò, prendendosi anche il tempo per alzare lo sguardo e scrutare la stanza dietro di lui insieme alla ragazza stesa sul letto. Dopo di che, ritornò con lo sguardo sul giovane cavaliere, sorridendogli.
- Perdonate ancora l’interruzione. Come vi avevo promesso, ecco le mie due ragazze migliori. Si sono liberate proprio ora – gli disse indicando le due avvenenti giovani donne dietro di lei, le quali gli sorrisero provocanti.
- Vi avevo detto di volerne solo una – ripeté Kylan mostrando un sorriso palesemente infastidito.
- Ho pensato che sarebbe stato comunque adeguato dirvelo, nel caso aveste cambiato idea.
- Rimarrò solo con Christine – confermò, attendendo che la donna si congedasse e uscisse dalla sua vista seguita dalle altre due.
Chiuse la porta e tirò un sospiro di sollievo. – Fa sempre così? Interrompe i clienti nel bel mezzo della sessione di piacere? Non dovrebbe essere vietato? Se avessi saputo, mi sarei preparato già da prima, in caso di visite a sorpresa.
- Non lo fa sempre, ma talvolta sì. Fate attenzione a lei: è una ficcanaso  ossessionante. Sicuramente, in parte, ci ha interrotti poiché realmente sperava aveste cambiato idea, ma dall’altra, voleva anche accertarsi che foste venuto qui per i giusti motivi, per farvi soddisfare da me.
- Spero abbia creduto a ciò che ha visto – rispose rimanendo concentrando su quel pensiero, restando distrattamente con la schiena nuda appoggiata alla porta.
A ciò, lo sguardo di Christine si posò sui segni bianchi che spiccavano sulla pelle ambrata dell’addome del giovane cavaliere, le cicatrici non troppo lievi che si era dolorosamente procurato solo qualche mese prima. – Sono quelle della battaglia contro i Fantasmi, giusto? Ve le ha inflitte GreyShade – disse improvvisamente la ragazza, riscuotendolo dai suoi pensieri e facendogli capire a cosa si stesse riferendo.
Kylan diede una veloce occhiata al suo stesso addome, poi  rispose. – Sì, devono ancora cicatrizzarsi del tutto. Xavier dice che diventeranno un po’ meno visibili col tempo.
- Mi è sempre piaciuto osservare le cicatrici. Molti miei clienti sono cavalieri o combattenti, perciò negli anni ne ho viste parecchie. In qualche modo mi ricordano le mie, nonostante quelle che incidono me non sono esterne, ma interne. Sam è riuscito a farne scomparire molte – disse accennando un sorriso involontario nel ripensare al suo amato lontano da lei.
Solo in quel momento Kylan realizzò che ella fosse ancora completamente nuda dinnanzi a lui. A ciò, si avvicinò al letto, prese un altro telo, lo aprì e lo posò sulle spalle della fanciulla, coprendo le sue nudità.
- Perché lo avete fatto? – chiese lei sorpresa. – Sapete che sono una puttana. Sono abituata a trovarmi nuda dinnanzi agli uomini. Non è un problema per me.
- Lo so. Ma rimanete comunque una donna – rispose lui, sedendosi nuovamente sul bordo del letto.
- È per tale motivo che vi rivolgete a me in tono formale, come fossi una lady? – gli chiese accennandogli il primo vero sorriso da quando lo aveva visto.
– Non ha fatto lo stesso anche Sam quando vi siete conosciuti? Anche lui ha un grande rispetto per ogni donna.
- Lui non lo ha fatto semplicemente perché ci siamo conosciuti attraverso un’intensa intimità, ma non perché mi considerasse un oggetto, come tutti gli altri. Quel giorno mi stava per svenire tra le braccia – disse ricordando quel momento divertita e intenerita.
- Lui ha visto qualcosa di speciale in voi.
- Così come lo ha visto anche in voi, milord.
Quelle affermazioni sembravano sancire una sorta di pace temporanea tra loro.
- Anche voi avete una donna che amate come io amo Sam? O che ha guarito parte delle vostre cicatrici, come lui ha fatto con le mie? – interruppe il breve silenzio la ragazza, sistemandosi più comoda nel letto.
Quella domanda fece salire un brivido lungo la schiena del giovane cavaliere, il quale sorrise involontariamente prima di rispondere. – Non era la stessa cosa. Ma sì, c’era una ragazza, anche per me. Tutt’ora non so dire che rapporto preciso vi fosse tra noi due. So solo che era una fanciulla davvero fuori dal comune, diametralmente opposta a me. Ci siamo conosciuti quando eravamo solo dei ragazzini. All’inizio non riuscivo proprio a sopportarla, era capace di farmi arrabbiare ad una velocità impressionante, e la cosa era reciproca.
- A quanto pare non sono l’unica, allora.
- Già – rispose, poi abbassando la testa. – Ma ora non c’è più.
- Mi dispiace.
- No, non dovete. Le persone muoiono continuamente, non è una novità – rispose lui acquisendo un tono distante, quasi doloroso da sentire per quanto apparentemente indifferente.
- Seppelliamo l’ascia di guerra, per ora – propose Christine, ponendo nuovamente termine al silenzio creatosi.
- Sono d’accordo. Almeno fino al ritorno di Sam.
- Poi potremo non vederci mai più – aggiunse porgendogli la mano delicata e decorata dai bracciali.
- Poi potremo non vederci mai più – confermò lui stringendogliela.
- Dato che siamo giunti a questa “pace”, devo confessarvi che ho mentito prima – disse la giovane, mostrando i segni rosso violacei sulle braccia che era riuscita bene a nascondere grazie alla sua pelle scura.
- Chi vi ha fatto questo? – chiese Kylan osservandoli per dedurne la gravità.
- Parecchi miei abituali clienti. Il bambino potrebbe essere di ognuno di loro. Mi minacciano chiedendomi chi sia il padre, come se io potessi saperlo, poiché sperano di non divenire padri di un bastardo. Anche lady Kettleback vorrebbe saperlo. Certo, vi sono più probabilità che sia Sam data la frequenza con la quale veniva a farmi visita rispetto agli altri, ma non posso averne la certezza. Non ho detto nulla neanche a lui prima che partisse, perché si preoccupa troppo e tiene immensamente a questo bambino. Continua a ripetermi che farà di tutto per essere un buon padre e dargli una vita degna di essere vissuta, proprio come suo padre Sam si è preso amorevolmente cura di lui, nonostante non fosse un suo genitore biologico – gli spiegò sorridendo con gli occhi lucidi.
- Farò in modo di venire il più frequentemente possibile qui a controllare come state e come si evolve la situazione. Dovrete sempre informarmi quando i vostri clienti vi minacciano, intesi? Se continueranno, ci penserò io a farli smettere.
La ragazza annuì rincuorata.
- D’accordo, ora sarà meglio che vada. Un’ora di sessione di piacere potrebbe bastare a convincere la vostra matrona che sono venuto qui per farmi realmente soddisfare da voi - disse il giovane cavaliere ancora sovrappensiero, dirigendosi verso la porta.
- Lord Kylan – lo richiamò lei, facendolo nuovamente voltare una volta giunto sul ciglio della porta. Il ragazzo non poté fare a meno di notare che ella stesse cercando di comprimere un sorriso divertito. – Se volete evitare sguardi non graditi quando uscirete da questa stanza, fareste meglio a rivestirvi.
 
 
- Tesoro, ne sei davvero sicura? – le chiese Jaime per l’ennesima volta.
Eveline gli sorrise rassicurante. – Te l’ho detto, zio Jaime, io e Drogon da soli basteremo. Non devi far scomodare l’esercito per così poco. Dobbiamo salvaguardare quanti più uomini possibili per la ribellione.
- Ma non sappiamo da quanti uomini sia composta la scorta! Drogon è ancora debole e dato che abbiamo stabilito che non potrà usare il fuoco contro di loro, potresti dover fare la maggior parte del lavoro tu.
- Come potrebbe essere che, trovandosi un drago minaccioso dinnanzi a loro, si arrendono subito. Ma anche se non dovesse essere così, posso farcela, so cavarmela. Neanche immagini cosa sono riuscita ad apprendere in questi due anni. Se non do sfogo alla mia magia in questi casi, quando lo farò? – disse cercando di rassicurarlo ancora, mentre Margaery la guardava in cagnesco a qualche metro di distanza. Avevano appena litigato per quella faccenda, ma sua madre si preoccupava troppo. Anche gli altri avevano i loro timori dato che la giovane rosa aveva deciso di battersi da sola insieme a Drogon contro la scorta armata della corona, la quale sarebbe dovuta giungere a Grande Inverno quello stesso giorno. Ella aveva garantito che sarebbero bastati loro due per catturare e imprigionare tutti quegli uomini.
Jaime la guardava ancora dubbioso mentre Myranda, lontana qualche metro anch’ella, era l’unica che le rivolgeva uno sguardo sicuro e incoraggiante.
- Non vuoi neanche indossare un’armatura? – aveva insistito il Lannister, dando un’altra occhiata al lungo vestito che scendeva morbido sulle belle forme della ragazza, la quale oramai usava indossarlo quasi sempre, in aggiunta ad un pesante mantello di pelliccia per ripararsi e riabituarsi al freddo intenso di Grande Inverno.
Ella rise ancora. – Sto bene così, te l’ho detto – disse abbracciandolo, per poi allontanarsi ed avvicinarsi a Drogon già in posizione, mentre gli altri e molti cavalieri erano in attesa e in all’erta nel caso il drago ed Eveline avessero avuto bisogno di rinforzi, Lyanna Mormont e Meera Reed in prima fila.
La ragazza affondò i piedi nella neve gelida e familiare che le arrivava fino ai polpacci, percependo i piccoli e delicati fiocchi accarezzarle il viso e i capelli lunghi.
Drogon si voltò verso di lei, abbassando il muso per darle modo di accarezzarlo. Ella posò una mano sulle squame accanto alle narici del drago e lo guardò con amore, accostando anche il viso e poggiandolo, fino a far toccare la punta del suo naso alla pelle dura della creatura. Daenerys quasi si commosse nell’osservare quella scena a distanza.
- Andrà tutto bene, Big D. Andrà tutto bene. Siamo insieme. Stavolta non sarai solo tu a proteggermi come quando ero piccola, ma lo faremo entrambi, l’uno con l’altra. Ci sei? – gli sussurrò continuando a guardarlo e a poggiare il naso su di lui, come se potesse realmente risponderle.
Drogon emise un verso un po’ diverso dal solito in risposta. Lo usava spesso quando voleva cercare di farsi comprendere da coloro che amava.
- Bravo il mio ragazzone. Ora, ascoltami bene, Big D: ti ricordi cosa ci siamo detti prima, non è vero? Non udirai nessun “Dracarys” da tua madre, questa volta. Niente fiamme. Ce la caveremo anche senza – lo rassicurò ancora, per poi allontanarsi e mettersi in posizione accanto a lui, soli dinnanzi all’entrata della piazza.
Attesero qualche ora, imperturbabili e sicuri, respirando il gelo del Nord come fosse una ninfa vitale capace di rafforzare i loro poteri sempre più.
Sentirono scorrere quei cristalli di neve attraverso le loro vene.
La neve era un prodotto della terra e i piedi della giovane rosa erano sempre più ancorati ad essa.
Finalmente, poco prima del tramonto, si udirono dei rumori in lontananza che non lasciavano alcun dubbio.
La scorta della corona composta da cinquanta uomini scelti dal Primo Cavaliere del re, si sorpresero nel trovarsi dinnanzi solamente il drago e una ragazza. Evidentemente, i sospetti del sovrano erano fondati e non solo Grande Inverno era libera, ma era persino stata avvertita del loro arrivo da qualcuno. Tuttavia, se lo sapevano, perché mai non vi era nessun esercito ad attenderli, ma solo quelle due bizzarre presenze?
Il comandante della scorta fermò il cavallo, facendo segno di fermarsi anche agli altri. – Chi siete voi? – chiese semplicemente alla ragazza incappucciata.
Ella si avvicinò di qualche passo. – Il mio nome è Aradia. Ma, presto, non avrà alcuna importanza – rispose semplicemente, togliendosi il cappuccio e alzando le braccia al cielo.
Intanto Drogon assumeva una posizione di difesa ed emetteva dei tremendi versi minacciosi che fecero rabbrividire l’intera scorta.
- Atmafheym Atmafheym Ieran. Atmafheym Atmafheym Ieran – disse la giovane rosa al cielo, con ancora le braccia alzate.
In quel momento, tutti i cavalli della scorta e ogni uomo sopra di loro, cominciarono a volteggiare in aria, come foglie trasportate da un vento calmo, galleggiando sospesi.
Ma quell’incantesimo, a lungo termine, li avrebbe quasi uccisi, e lei non voleva e non poteva ucciderli. Eveline l’aveva imparato a sue spese durante i due anni di addestramento sotto la tutela di Aris: niente era senza controindicazioni.
Dopo averli storditi un bel po’ grazie alla sospensione dei loro corpi, li fece ripiombare a terra, sparsi tra la neve come foglie cadute.
- Se vi arrenderete ora, non vi sarà fatto alcun male – li esortò la giovane Targaryen, mentre li guardava rialzarsi faticosamente.
- E noi dovremmo temere una maledetta negromante?? – chiese sprezzante uno di loro, rialzandosi più velocemente degli altri e puntandole una freccia contro, pronto a scoccare.
A ciò, Drogon avanzò di qualche passo, mostrando tremendi segni di rabbia all’insulto e alla minaccia dell’uomo rivolti ad Eveline.
Ma questa stese il braccio verso il drago per fermarlo e calmarlo. – No. Sta’, tranquillo, ci penso io – gli disse attendendo che quell’uomo scoccasse la freccia verso di lei.
Jaime e tutti gli altri, intenti ad osservare la scena dall’interno delle mura, oltre ad essere increduli per le prodigiose capacità della ragazza, non riuscivano a capacitarsi del perché quegli uomini sembravano non avere abbastanza paura di Drogon.
Non appena la freccia spiccò a velocità estrema verso la giovane rosa, questa allungò un braccio dinnanzi a sé, ponendo il palmo della mano dritto e verticale. Fece un gesto che mimava un taglio netto nell’aria con il braccio e la mano, un gesto che fece frantumare il legno della freccia in polvere prima che potesse anche solo avvicinarsi a lei.
L’uomo che l’aveva scoccata boccheggiò perplesso.
Mentre anche tutti gli altri si stavano rialzando in piedi intenti a non arrendersi, ed Eveline stava preparando un altro attacco magico, Daenerys fu l’unica a notare qualcosa, nonostante osservasse il tutto da lontano: uno degli uomini era intento ad afferrare delle frecce particolari, con le punte di un colore e di un materiale diverso da quelle usuali. Delle punte che aveva già visto in mano alla donna che aveva suo figlio e che era riuscita ad avvelenare il suo drago.  Si pietrificò e cominciò a correre verso Eveline. – No!! Eve!! Hoxana ha dato loro le frecce forgiate con il fiato di un estraneo!! Per questo non hanno paura di Drogon!! Possono avvelenarlo e paralizzarlo di nuovo!! Eve!! – urlò facendosi udire dalla nipote, la quale si voltò verso sua zia e visse quel delicatissimo momento a rallentatore: l’uomo possedeva una balestra capace di scoccare decine di frecce al secondo, tutte sicuramente con la punta composta di quel vetro di fiato di estraneo di cui parlava sua zia; Drogon non sarebbe riuscito a volare via in tempo. Lo avrebbero sicuramente colpito.
Non aveva tempo per pensare e per riflettere poiché la balestra era sul punto di iniziare la sua sferzata di colpi, mentre gli altri uomini si stavano velocemente avvicinando a lei.
Non sarebbe voluta arrivare a tanto. Si era ripromessa di non farlo.
In quell’istante di pura irrazionalità aveva agito. Si era lasciata cadere a terra, piombando con forza con le mani e con le ginocchia sul terreno, sprofondando nel tappeto soffice e bianco, un impatto tanto potente da provocarle un colpo di frusta.
In quell’esatto momento, sei o sette grossi e profondi varchi nel terreno si aprirono, facendo precipitare tutti gli uomini della scorta al loro interno. La balestra era ferma, l’uomo non aveva avuto il tempo di farla agire. Drogon era salvo e gli uomini catturati.
Eveline rimase ferma alcuni secondi ad osservare ciò che non si era azzardata a rifare da un bel po’. Si voltò a guardare indietro, verso gli occhi dei suoi cari puntai su di lei, e vide i loro sguardi completamente sorpresi, scossi, temendo di trovare anche della paura in loro. Poi la sua attenzione si posò sulla figura di Myranda, l’unica che l’aveva già osservata fare una cosa del genere, l’unica che la guardava con fierezza, sorridendole rassicurante, ed Eveline lesse perfettamente cosa voleva dirle quello sguardo tanto incoraggiante: Sei riuscita a trattenerti questa volta, e senza il mio aiuto. Sei stata brava.
Difatti i varchi non erano tanto profondi da aver ucciso coloro che erano caduti al loro interno, nonostante fossero alti parecchi metri.
Accennò un sorriso e liberò un sospiro trattenuto a lungo.
Ma quella sensazione non durò molto, poiché l’unico cavaliere della scorta riuscito a scampare agli enormi varchi, aveva approfittato del momento di disorientamento generale per piombare alle spalle della ragazza ancora inginocchiata e colpirla a sorpresa.
Fortunatamente, i riflessi della giovane rosa le permisero di voltarsi di scatto e di lanciargli un colpo alle gambe tanto violento da farlo crollare a terra, consentendole di guadagnare tempo.
Drogon aveva già aperto la bocca e fatto uscire le zanne appuntite, pronto a staccargli la testa seduta stante.
- Calmo, Big D: sono ancora capace di difendermi bene con la spada – gli disse afferrando un pugnale dalla sua cintola, atterrando nuovamente il cavaliere e mettendolo fuori gioco, pugnalandolo abilmente in un punto del corpo che sapeva non gli avrebbe fatto rischiare la vita.
Fu in quel momento che la giovane rosa realizzò qualcosa, con orrore: le sue mani stavano fremendo visibilmente, quasi sfrigolando, mentre i suoi palmi stavano velocemente assumendo un colore nero violaceo.
Poi anche il pugnale divenne immediatamente polvere tra quei palmi tremanti e neri. – No … no … no, non ora … ti prego … - sussurrò stringendo le mani tra loro e avvicinandole al viso, premendo talmente tanto come per comprimerle e farle smettere di tremare, da ferirle con le unghie. Cercò di regolarizzare il respiro, ma quelle mani sembravano non volerne sapere di smettere di polverizzare qualcosa o qualcuno. Sembravano quasi avere vita propria.
- Ma che cosa …
Quella voce amata che non sentiva da troppo tempo, fece placare tutto, persino la fame delle sue mani.
Si voltò a guardare il ragazzo ancora sul suo cavallo che si avvicinava a lei incredulo, rimasto tutto il tempo del combattimento qualche metro più dietro, poiché la scorta gli aveva imposto di farlo, dato che era colui a dover essere protetto e scortato.  
Eveline lesse negli occhi di Sam un profondo stupore, forse più dettato dal fatto di trovarla lì, a Grande Inverno, piuttosto che per i suoi estesi e pericolosi poteri che le aveva visto possedere.
Ella gli sorrise d’istinto, non riuscendo a fare null’altro in quel momento, mentre lo guardava dal basso: - Quanto mi sei mancato.  
 
 
 
 
 
   
 
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