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Autore: Indaco_    18/06/2018    3 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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Sonic


Quella mattina iniziò nel peggiore dei modi: una chiamata improvvisa interruppe il mio sonno ben mezz’ora prima della sveglia. Senza aprire gli occhi, cominciai a cercare il telefono sopra al comodino a tentoni. Staccandolo dalla presa riuscii a rispondere,
< pronto > biascicai assonnato, cambiai posizione sperando di poter dormire altri 5 minuti conclusa la chiamata.
< Sonic, tra quanto sei qui? > Domandò un nervosissimo Dylan, stava battendo il piede impaziente, si sentivano chiaramente i “tap-tap” sul pavimento gommato della sala.
< Mi hai appena svegliato > dissi sincero affondando la faccia sul cuscino esasperato,
< che cosa? Stai scherzando spero! Alza immediatamente quel culo e fiondati qui! Muoviti. > ordinò con tono che non ammetteva repliche, per poi chiudere la chiamata senza darmi il tempo di rispondere. Sospirai e restai sdraiato a guardare il soffitto, ricordando la notte movimentata appena trascorsa.
Gli incubi di Justin mi avevano seriamente colpito, non credevo che la situazione fosse così tragica. Era letteralmente terrorizzato da Jason, il suo peggior incubo era realtà. Non riuscivo a tollerare l’idea che un bambino si riducesse in quel modo a causa di un adulto, era una cosa così profondamente ingiusta e orribile! Oltretutto non avevo idea su cosa fare per migliorare la situazione, certo, distrarlo poteva essere una buona tattica ma serviva ben a poco.
Purtroppo i problemi se non si affrontano non scompaiono da soli e oltretutto la madre era in piena crisi genitoriale e, per il momento, non poteva affrontare la situazione con piena lucidità. Non mi restava altro che distrarre il piccolo e aiutare la riccia a tornare in se.



Scesi dal letto e mi infilai la t-shirt abbandonata sulla scrivania e scendendo le scale, mi stropicciai gli occhi con il dorso della mano. Cavolo, alzarsi alla mattina era così difficile a volte! Il profumo del caffè mi accolse quando arrivai in salotto, risvegliando i sensi ancora addormentati. Entrai in cucina, la tavola era apparecchiata in modo ordinato, tre piatti erano disposti sulla tavola assieme alle tazze e alle paste di vario genere. Notai che nella mia seduta abituale era già stata servita la colazione.
Lo stomaco gorgogliò affamato alla vista del cibo.  La cosa migliore però, era la riccia rosa, di schiena, con i lunghi aculei spettinati che le arrivavano alla vita e il leggero pigiama estivo che le sottolineava il sodo fondoschiena in modo impeccabile. Dio, quanto era bella! Stava canticchiando un motivetto e sembrava piuttosto di buon umore.
< Buongiorno confetto > la interruppi sedendomi a tavola, tentando di capire quello che stava facendo. Si voltò e mi sorrise allegra,
< buongiorno a te mirtillo. Come stai? Ti vedo parecchio assonnato > Si confidò con un sorriso malizioso appoggiando una tazza di caffè davanti a me,
< meglio che ti muovi, non penso che tu voglia far incazzare Dylan di prima mattina >mi consigliò con un sorriso soddisfatto. La  guardai stupito, aveva sentito tutto?
< Complimenti per l’udito > scherzai addentando una pasta ripiena di caramello, ricambiò il sorriso
< non ho origliato, ho solo dedotto che fosse Dylan, solitamente è l’unico in grado di farti scendere dal letto in pochi minuti > rivelò in tono canzonatorio sedendosi di fronte a me, cominciò ad avvolgere un aculeo attorno al suo indice in attesa che il the fosse pronto. Roteai gli occhi e controllai l’orario velocemente, accorgendomi che ero già in ritardo, sbuffai scocciato, sapendo bene di dover interrompere quel momento piacevolissimo.
< Uff! Dylan è nervosissimo ultimamente, non sarà una giornata leggera. Questo video clip sta diventando una tortura più che un balletto > mi lamentai con fervore sapendo bene che lei mi avrebbe capito.
< Se ti sei mantenuto come all’epoca sei un ballerino eccezionale. E poi sai meglio di me che più il sacrificio è grande, più grande sarà la soddisfazione alla fine. Perciò smettila di lamentarti e muoviti visto che, oltretutto, il tuo lavoro è la tua grande passione > rispose con un occhiolino soddisfatto e un sorriso sornione. Aveva perfettamente ragione, ero molto fortunato da quel punto di vista, la danza era il mio lavoro e lo amavo follemente.
< Vero! E sono già in ritardo > sbuffai prima di sparire in camera per prepararmi, indossai una tuta blu scuro e una t-shirt bianca, preparai il borsone e mi spazzolai i capelli con vigore tenendo sotto controllo l’orario sul cell. Una volta pronto uscii dal bagno, quando una piccola scia blu luminosa mi tagliò la strada dirigendosi in cucina. Restai basito dalla velocità che possedeva, era anormale per la sua età e questo lasciava presagire una sola cosa: il piccolo era dotato di capacità soniche proprio come il sottoscritto!
Amy gli aveva passato i geni buoni per fortuna, anzi, li aveva migliorati! Seppur velocissima la riccia, tra qualche anno, non sarebbe riuscita a restare al passo con Justin. Notevolmente sorpreso e incuriosito dalla sua potenzialità, scesi le scale ed entrai in cucina,
< buongiorno Justin, come stai? > Gli chiesi trattenendo le risate alla vista del riccio completamente impiastricciato di nutella.
< Bene! Ho così tanta fame che mangerei un elefante intero > biascicò a bocca piena, cercando di introdurre un altro morso di brioche in bocca.
< Addirittura un elefante? > Lo stuzzicai appoggiandomi all’entrata della cucina, annuì masticando con fatica l’enorme boccone che era riuscito a mangiare.
< Justin! Non si parla con la bocca piena e … o mio Dio! Non puoi mangiare con più calma? Sei coperto di nutella! > Sbuffò esasperata sua madre, cominciando a ripulirlo con pazienza infinita appena si accorse dello stato in cui si trovava. Lui non la badò più di tanto e deglutendo il tutto spostò l’attenzione su di me
< Sonic, posso venire con te? > Intavolò appena si accorse del borsone sulla mia spalla, già eccitato all’idea di “andare da qualche parte”.
Restai piacevolmente sorpreso dalla sua domanda infatti non riuscii a mascherare un sorriso; anche Amy restò stupita dalla richiesta e mi guardò accigliata aspettando una risposta.
< Purtroppo questa mattina non puoi, ma ti prometto che ti porterò un’altra volta. Casomai, se hai voglia e se tua madre ci lascia, oggi pomeriggio possiamo andare a fare una corsetta, che dici? > Gli proposi con un occhiolino, i suoi occhi brillarono e un sorriso gioioso gli si stampò sul viso,
< oh si, si, si! Ma corriamo veloci vero? > Puntualizzò battendo le manine entusiasta dell’idea.
< Certo che si! La gente non ci vedrà nemmeno passare > continuai sicuro, la mia testa creò in quell’attimo un filmino mentale in cui io e lui correvamo felici, spensierati e velocissimi su prati infiniti. La riccia era leggermente perplessa e sembrava anche un tantino preoccupata
< Ci lascerai andare Amy? > Le chiesi rendendola giustamente partecipe dei nostri piani,
< ti prego mamy! > Trillò Justin incollandosi alla sua gamba e guardandola in modo supplichevole.
< D’accordo andate, ma non sudate troppo che poi con quest’aria vi prendete una polmonite > contrattò lei dopo qualche attimo di riflessione.
Il piccolo le saltò al collo riconoscente e la rosa ne approfittò per baciarlo sulle guancie, un sorriso pieno di amore le si dipinse sulle labbra. Rimasi affascinato da quella visione mentre un forte senso di protezione calava su di me, avrei fatto qualsiasi cosa per loro. Desiderai ardentemente di abbracciarli e di poter condividere il loro legame così potente e inscindibile, avrei dato qualsiasi cosa per farne parte.
Ma purtroppo non sempre le cose sono come vorremo, in questo caso mi toccò restare al mio posto e lasciarli indisturbati nel loro momento di intimità e affetto.  Ritornai alla realtà quando squillò il mio cellulare in modo parecchio insistente, era Dylan, sicuramente incazzato nero per il mio ritardo colossale
< devo veramente andare ora! Voi fate quello che volete, se avete abbastanza coraggio la piscina è pronta, ma l’acqua è ancora fredda! Ci vediamo oggi! >Esclamai uscendo di casa correndo. Mi preparai a sorbirmi una delle ramanzine lunghe e impegnative del riccio marroncino, ultimamente era fuori di se e non aveva che il video clip in testa.



 Arrivai davanti alla palestra in pochi secondi, grazie a Dio possedevo la mia straordinaria velocità, il ritardo altrimenti sarebbe stato ben peggiore. Appena entrai nella palestra l’odore di gomma e profuma ambienti alla vaniglia mi avvolse completamente. Mi sentii subito a casa. Dalla sala prove proveniva un chiacchiericcio continuo, che fossero già arrivati gli altri? Capii che si trattava solamente di Silver quando sentii la sua risata provenire dalla sala. Entrai con un sorriso innocente per tentare di non far notare il mio enorme ritardo
< Ohoh! Buongiorno blu! Sei in ritardo > fece notare con un sorriso stronzissimo il riccio argento, era seduto a gambe incrociate sul pavimento e stava giocherellando con un globo luminoso, apparso dal nulla sul palmo della sua mano.
< Sei molto gentile a farlo notare ma temo che non c’è ne sarà bisogno, giusto Dylan? > Risposi a tono sedendomi accanto a lui e tirandogli un lungo aculeo, con fare scherzoso.
< Giusto Sonic, quando imparerai ad essere puntuale mi considererò realizzato e ne sarò estremamente orgoglioso. Ma bando alle ciance, vi ho convocati qui prima degli altri perché devo proporvi una cosa > Tagliò corto l’insegnante alzandosi in piedi. Io e Silver ci lanciammo un’occhiata stupita e preoccupata, la cosa doveva essere molto importante per averci convocato così presto. Probabilmente si trattava dell’ennesimo concorso, un brivido di competizione strisciò tra le scapole facendomi rabbrividire.
Adoravo i concorsi, mettermi in gioco contro altri ballerini mi portava a dare sempre il massimo e oltretutto erano buone occasioni per conoscere gente nuova e stili di ballo differenti. Dylan continuò il discorso con semplicità
< Come avrete visto, è un periodo molto impegnativo per me, Il video clip mi sta facendo impazzire, la classe di classico è più numerosa rispetto agli altri anni e sto andando avanti a rilento a causa del poco tempo. Ho deciso perciò di affidare a voi, che siete i miei due ballerini migliori, una classe a cui insegnare, ve la sentireste? > Domandò serissimo in attesa di una risposta.
Per qualche secondo mi sentii completamente spaesato. Insegnante? Io? Mi stava già mettendo da parte per allevare ballerini più giovani di me?  Non ci sarebbero più stati concorsi e gare? Guardai trafelato Silver, il quale sembrava esser stato colpito con una padella in faccia.
< C-che classe? > Balbettai per prendere tempo e cercare di fare chiarezza, Dylan ci lanciò un’occhiata meravigliata, stupito dal nostro comportamento, probabilmente si aspettava salti e urla di gioia
< la classe femminile avanzato di hip-hop.  Pensavo di rendervi felici con questa decisione e invece guardatevi! Sembrate due neonati con le coliche! Di cosa avete paura? > Sbottò irritato portando le mani sui fianchi. Restai ancor di più sorpreso dalla classe che voleva affibbiarci: la classe avanzata femminile, da come si può capire dal nome, era composta da ragazze della nostra età che si occupavano di hip – hop, reggaeton e break dance. 
Era una classe con un livello di insegnamento molto buono, d’altronde se n’era occupato personalmente Dylan. Saremo stati in grado di alzare e mantenere il livello qualitativo dell’insegnante? Silver che non aveva aperto bocca fino a quel momento, si schiarì la gola
< d-dunque smetteremo di fare concorsi, video e lezione con te? > Mormorò in preda al terrore di essere rimpiazzato. Lo capivo benissimo, era la stessa paura che provavo io in quel momento, cosa ne sarebbe stato di me senza la danza? Il riccio nocciola sgranò gli occhi e ci guardò allibito per qualche secondo, per poi scoppiare in una fragorosa risata
< Temete che la vostra carriera sia già finita? Avete appena iniziato a firmare i documenti da soli! No ragazzi, continuerete a fare gare, esibizioni ecc. ecc. finché non supererete il vostro insegnate. Quando questo avverrà, potrete fare ciò che volete: insegnare o continuare a danzare. La decisione sarà vostra soltanto, ma vedrete che il tempo riordinerà le vostre idee e i vostri desideri. Al momento però mi servono due insegnanti che mi sgravino 6 ore di lezione a settimana. Pensate di farcela? >  Spiegò brevemente guardandoci accigliato. Un grosso peso si levò dal cuore e mi sentii immediatamente più leggero.
< Io accetto! Sarà divertente inventare nuove coreografie! > Esclamai entusiasta attendendo la risposta di Silver, il riccio in questione era pensieroso, ma dal sorriso disegnato sulle sue labbra avrebbe sicuramente accettato.
< D’accordo! Accetto anch’io nonostante sappia già che Blaze diventerà una focosa furia. > Rispose con un sorriso, leggermente preoccupato. Scoppiai a ridere immaginandomi Blaze avvolta da fiamme di gelosia che lanciava palle di fuco al riccio argento.
< Cosa ridi tu? Chissà cosa ne penserà Amy quando glielo dirai > rimbeccò con malizia Silver facendomi arrossire. Mi alzai in piedi e mi diressi alla finestra, fingendo di guardare l’esterno per nascondere l’imbarazzo, ben visibile nelle mie guancie.
< Cosa vuoi che pensi? Ha Justin e un sacco di problemi a cui pensare > risposi serio tamburellando le dita sulla finestra.
< Bhe, se devo essere onesto, non penso sia venuta qui solo per una vacanza estiva > continuò Silver con un sorriso sornione, facendo intendere che la sapeva lunga. “ No infatti, è scappata dal marito violento” pensai roteando gli occhi per l’ingenuità di Silver.
< A proposito di Amy, quando vai a casa puoi chiederle se può venire qui verso le 16.00? Ieri ci siamo scambiati due saluti, ma vorrei trascorrere un po’ di tempo con lei > Chiese con gentilezza Dylan con un sorriso gioioso. Voleva molto bene ad Amy, sia per il fatto che la conosceva da quando era piccola, sia per il fatto che era mostruosamente brava in ogni tipo di ballo ed eccelleva nella danza classica.
< Non c’è problema, anzi, penso che sarà molto felice > ribadii riacquistando sicurezza, mentre la campanella della porta tintinnava allegramente, chiaro segno che i miei compagni di ballo stavano arrivando a frotte.



Trascorremmo l’intera mattinata a provare e riprovare la coreografia, con nuove modifiche, nuovi cambi di posizione e nuove minacce del maestro. Mi divertii un sacco, tutte le sfide di equilibrio, forza e concentrazione mi facevano impazzire di felicità. Lo spazio limitato era una grossa sfida da superare, cercavamo di sfruttare ogni singolo cm di pavimento e volume, ma non erano poi così rari spintoni involontari o le cadute accidentali.
L’aria era satura di competizione e voglia di migliorare, in gran segreto ognuno cercava di superare gli altri, per ottenere la postazione centrale tra le prime linee. Postazione ben mantenuta da me e Silver, che la difendevamo con i denti e le unghie dopo averla guadagnata con fatica.
Devo ammettere che c’erano ballerini molto, molto bravi, da tenere costantemente d’occhio, d’altronde Dylan non aveva scelto gente a caso. Dopo un’intera mattinata e parte del primo pomeriggio a provare e riprovare, finalmente, il riccio nocciola decise la coreografia finale.
Era una sfida per tutti, nessuno riusciva a concluderla, nemmeno io. La complessità era data da un sacco di passi break veloci e faticosi, che ci lasciavano distrutti,ansimanti e notevolmente in ritardo con i passi che seguivano. L’unico che riusciva a destreggiarsi con grazia, equilibrio, potenza ed energia imparagonabile, era appunto il creatore della coreografia.
Dylan era un mostro, letteralmente, quando ballava la sala era tutta sua, nessuno riusciva ad eguagliarlo. Ogni volta che lo vedevo ballare, la voglia di diventare come lui aumentava sempre di più, era il mio obiettivo principale, volevo raggiungere il suo stile.
< Va bene, per oggi basta, anche se voleste non riuscireste a fare progressi significativi oggi. Ci vediamo domani perciò > concluse I’insegnante alzandosi dalla sedia.



Quando uscimmo dalla sala, eravamo tutti molto provati e soprattutto affamati. Notai con piacere che era una giornata luminosissima e limpida, ottima per andare a correre. Non vedevo l’ora di uscire con il piccolo e godermelo un po’. Ero molto incuriosito dalla sua supersonica velocità, oltre a me stesso non avevo mai visto altri bambini dotati della mia stessa capacità. E avere un piccolo così promettente in casa mi riempiva di orgoglio. Usciti dalla palestra, io e Silver, ci fermammo per qualche minuto a chiacchierare del nuovo incarico affidatoci da Dylan.
Ero molto più rilassato rispetto a prima, l’insegnante aveva ben chiarito i nostri ruoli, ma sapevo bene di non essere all’altezza del maestro. Silver condivideva i miei stessi timori,  propose perciò di chiarire meglio l’intera situazione con il riccio nocciola il giorno seguente.
Tornai a casa camminando lentamente, ero divorato dall’ansia per il nuovo incarico, non sembrava per niente facile! Arrivai davanti al cancello senza rendermene conto, sbattei le palpebre ritornando alla realtà quando riconobbi i muri di mattoni rossi.
Decisi di non pensarci più, almeno fino a stasera, avevo altri impegni ben più interessanti ora. Con gioia e con un certo entusiasmo premetti il campanello e dopo qualche secondo il cancelletto si aprii con un piccolo scatto. La porta d’entrata si socchiuse e dallo spiraglio fece capolino una massa di aculei blu e due occhi verde prato che mi scrutarono con attenzione. Appena si accertò che ero proprio io, con uno scatto degno di Bolt, il piccolo sfrecciò fuori verso la mia direzione fermandosi a pochi centimetri da me.
< Ciao Justin > lo salutai con affetto scompigliandogli i capelli già in disordine, accettò di buon grado il mio gesto per poi prendermi la mano e cominciare a trascinarmi verso casa con entusiasmo ed impazienza
< ciao Sonic finalmente sei tornato, ti abbiamo fatto una cosa! > Rivelò con soddisfazione conducendomi in cucina, non mollando la presa,
< davvero? Cosa avete preparato? > Chiesi incuriosito lasciandomi condurre dal piccolo fuori di se dalla gioia. Amy era inginocchiata davanti al forno, presissima dalle varie manopole del forno che continuava a ruotare un po’ a casaccio,
< ciao Sonic! Come è andata stamane? > Esclamò lanciandomi un sorriso da sopra la spalla, Justin spostò la sedia del mio posto abituale e con autorità mi ordinò di sedermi, cosa che feci immediatamente per farlo contento.
< Tutto bene dai, abbiamo lavorato come pazzi ma ne è valsa la pena, la coreografia sta prendendo forma > risposi omettendo la parte del nuovo incarico assegnatomi,
< bene! E’ carina? > Chiese con interesse visibilmente occupata a spegnere il forno e far uscire un involucro senza scottarsi.
< Si, è molto bella. Ehm … Ti serve aiuto? > Proposi notando le sue difficoltà nell’armeggiare il forno, scosse la testa con un sorriso, iper concentrata sulla pietanza. Con un gesto teatrale tolse il foglio di alluminio dal piatto e rimase a fissare il suo operato per qualche secondo
< oh no! > Mormorò sconsolata un secondo dopo emettendo un sospiro, il sorriso di Justin si spense quando si affiancò alla madre per vedere la loro creazione. Sentendomi in obbligo, mi avvicinai a loro per capire il motivo di tanta disperazione,
< l’ho bruciato ca … volo > esclamò con delusione la riccia rosa, scostandosi per mostrare il problema: su una teglia vi era posto un bruciacchiato e malformato pasticcio. La pasta si era annerita ai lati e la besciamella si era sciolta e seccata formando una crosta croccante. Era parecchio brutto a dir la verità, ma l’odore che emanava era un qualcosa di speciale.
< Ma va, guardalo! E’ così … particolare! > Mentii non trovando aggettivi per descriverlo, Justin riprese il sorriso contento che apprezzassi la sorpresa. La riccia rosa non ne era affatto convinta e guardava la teglia indecisa sul da farsi. Per sfumare i dubbi presi una forchetta e ne tagliai una fettina, per poi infilarmelo in bocca, nonostante mi ustionò la lingua e il palato era delizioso.
I due ricci mi guardarono serissimi in attesa di un qualsiasi commento,
< buono, molto buono, è perfettamente commestibile > mi complimentai con la lingua in fiamme, tentando di non lacrimare per il dolore.
< Ottimo! Bene allora, portate i piatti > ordinò con sollievo Amy preparando il coltello.
< Voi dovete ancora mangiare? > Chiesi con stupore notando solo in quel momento che la tavola era apparecchiata per tre,
< si, volevamo mangiare assieme a te così ti abbiamo aspettato > mi rispose Justin con un sorriso mentre porgeva diligentemente il piatto alla madre.
< Oh, siete stati gentilissimi ma non dovevate aspettarmi, sono quasi le 3! La prossima volta iniziate pure senza di me > risposi con gentilezza anche se in verità avevo apprezzato moltissimo il gesto. La riccia scosse la testa per la mia risposta,
< non è stata gentilezza la nostra, volevamo stare con te, potevi arrivare anche alle 5 e noi avremmo aspettato > esplicitò decisa mentre si univa a noi a tavola, il rossore le invase le guancie appena concluse la frase e con coraggio mi guardò per osservare la mia reazione.  Un profondo senso di gratitudine  e felicità si espanse per tutto il mio essere, non avevano idea dell’importanza che davo a quel gesto, mi sentii accolto tra loro, ero importante per le due persone che amavo di più in assoluto!
Non riuscii a nascondere un sorriso che nacque dalla gioia più immensa e pura. Senza tante esitazioni e spinto da una raffica di emozioni indescrivibili e molto forti, le afferrai la mano e gliela strinsi,
< grazie > mormorai con sincerità guardandola senza esitazione negli occhi.
Arrossì maggiormente dal mio gesto e con un sorriso imbarazzato ricambiò la stretta. 


Spazio autrice: Buonasera! Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Fatemi sapere se ci sono errori e migliorie da fare, ve ne sarei molto grata.
Qui sotto c'è c'è un vecchio disegno che ho fatto (cavolo è uscito storto) per chi fosse interessato a comprendere meglio i personaggi. (E qui ringrazio Shinici Ran Amore per il consiglio, Grazie Shin! )
A presto, baci!


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