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Autore: Rei Murai    19/06/2018    1 recensioni
«Quindi non saremo nello stesso istituto?» aveva chiesto Inuzuka, mentre addentava l’hamburger.
Shikamaru aveva sospirato, pensando che quel ragazzo fosse una scocciatura, poi aveva annuito.
Kiba non aveva aggiunto altro e lui aveva pensato che, nonostante tutto, avrebbero potuto continuare a vedersi anche nel pomeriggio.
[ShikaKiba]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara | Coppie: Kiba/Shikamaru
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Volevo scriverti una KakaSaku, ma la mancanza di una trama nella mia testa mi ha bloccato.
Così, presa dalla disperazione, ho iniziato a vagliare tutte le altre coppie che ti piacciono e che abbiamo in comune.
Tra tutte, la ShikaKiba mi ha colpita.
Sono sei piccole flash fic, senza pretese.
Una serie di missing moments su una coppia su cui volevo scrivere da anni e che, finalmente, sono riuscita a stendere.
Niente di particolare, insomma; solo un regalo per una persona adorabile; per farti capire quanto ti apprezzi e sperare di strapparti un sorriso.
Buon compleanno, Alex.
 
 
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LIFE GOES ON
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Incontro
 
La prima volta che Shikamaru aveva visto Kiba, l’allora fanciullo di cinque anni stava cercando di mettere il suo cane sull’altalena apposita per i neonati.
L’animale scalpitava, cercando di scappare dalle sue mani mentre il Inuzuka, con l’aria imbronciata, lo spingeva sempre più a fondo, convinto che fosse una grandiosa idea.
È stupido aveva pensato Shikamaru, spostando lo sguardo da lui a sua madre, chiedendo silenziosamente di poter andare via.
Yoshino Nara lo aveva fulminato con lo sguardo e lui si era avvicinato – come un condannato a morte – al figlio della sua migliore amica.
«E va bene Akamaru, se proprio non vuoi entrarci, allora vattene!».
Il bambino aveva puntato le mani sui fianchi ed era rimasto ad osservare l’animale che scappava via, guaendo.
Shikamaru aveva sospirato, si era passato una mano tra i capelli e aveva allungato l'altra verso di lui, richiamando la sua attenzione.
«Shikamaru Nara, credo che da oggi saremo costretti ad essere amici».
Inuzuka si era voltato, scrutandolo con attenzione.
«Se vuoi essere mio amico entra dentro quell’altalena e lascia che ti spinga» aveva esordito poi indicando il giocattolo in cui voleva infilare il cane.
 
 
Crescita
 
Kiba e Shikamaru erano cresciuti assieme.
Stessa asilo; stessa scuola elementare; stessa classe alle medie...
Perfino le loro madri, che avevano frequentato l’università assieme, erano migliori amiche quindi, per Nara, avere Inuzuka tra le scatole era sempre stata una conseguenza logica.
Era stato logico quando alle elementari si erano spalleggiati davanti ai bulli che gli chiedevano i soldi per il pranzo;
Era stato logico quando alle medie avevano puntato alla stessa ragazza;
Era stato logico quando la ragazza li aveva scartati entrambi preferendo il fisico più prestante e il cipiglio infastidito di Uchiha Sasuke;
Era stato logico perfino quando alle superiori, trovandosi divisi per la differente scelta dell’indirizzo scolastico, Kiba lo aveva scrutato con una punta di rabbia.
«Quindi non saremo nello stesso istituto?» aveva chiesto Inuzuka, mentre addentava un hamburger.
Shikamaru aveva sospirato, pensando che l'altro fosse una scocciatura, poi aveva annuito.
Kiba non aveva aggiunto altro e lui aveva pensato che, nonostante tutto, avrebbero potuto continuare a vedersi anche nel pomeriggio.
 
Mai si sarebbe aspettato di trovare Kiba ad aspettarlo, sul motorino scassato, alla fine del primo giorno.
«Ho segato scuola! – aveva detto spavaldo – Non potevo non essere qui quando saresti uscito dalla prima sessione di lezioni».
 
 
Omosessualità
 
«Non potrei mai accettare di stare con una persona del mio stesso sesso».
Kiba aveva esordito così, quando si era reso conto che gli piacevano i ragazzi.
Dall’alto della sua inesperienza, Shikamaru aveva inarcato un sopracciglio confuso.
«E perché?».
«Perché è strano!».
Inuzuka aveva storto la bocca e incrociato le braccia al petto.
Dopo un secondo di silenzio, Nara aveva sospirato.
«Kiba, non c’è niente di male nell’interessarsi alle persone. Non si resta mai affascinati dal sesso d’origine, più che altro si scoprono lati del carattere che ci attraggono. L’amore è differente da ciò che l’ormone ti provoca».
Per qualche secondo gli era sembrato che Kiba non avesse capito.
Inuzuka si era morso la lingua, battendo un piede contro il pavimento.
Sembrava addirittura in cerca di qualcosa con cui rispondere ma, ogni volta, chiudeva la bocca.
«Beh, allora, non permetterò che il mio “ormone” mi porti a provare attrazione fisica per un uomo!»
Era talmente stupido che non aveva potuto evitare di scoppiare a ridere, prima di baciarlo con trasporto.
Kiba aveva serrato gli occhi e piantato le mani sul suo petto, scostandolo con uno scatto.
«Sei gay anche tu?».
«No, sono solo interessato ad un idiota».
 
 
Neve
 
«Usciamo!».
Durante il primo anno della loro relazione, Shikamaru si era chiesto di quali droghe si fosse fatto quando aveva deciso di dichiararsi a Kiba.
Inuzuka e Akamaru correvano lungo il vialetto con il naso alzato verso il cielo, mentre lui li seguiva a qualche metro di distanza, stringendosi nella giacca pesante.
«Vai piano o scivoli» si era ritrovato ad ammonirlo, come se Kiba fosse un bambino.
Quello per tutta risposta aveva accelerato il passo, spalancando il cancello e gettandosi in strada.
 
Quando li aveva raggiunti al parco, con un buon quarto d’ora di ritardo, li aveva trovati entrambi stesi tra la neve alta, ricoperti in parte dai candidi fiocchi che – copiosi – non sembravano voler smettere di scendere.
Il giorno dopo Kiba avrebbe avuto il raffreddore, ma era bello vederlo rotolarsi a quel modo, come quando erano bambini.
 

Matrimonio
 

In quegli anni in cui la loro relazione era diventata matura e consolidata, nessuno dei due si era fatto un gruppo di amici molto folto, così, quando Sakura aveva mandato la sua partecipazione di matrimonio, entrambi erano rimasti interdetti.
Haruno si sarebbe sposata con Hatake in giugno e Kiba, che ancora non riusciva a ricordarsi di quale compagno di classe si trattasse – o se fosse un collega di lavoro della ragazza – sembrava non stare nella pelle all’idea di incontrare questo fantomatico uomo.
«Ti dico che lo conosci, Kiba. Non restarci troppo male quando te lo troverai di fronte».
Shikamaru aveva suonato al campanello, rifilandogli in mano il vassoio di pasticcini portato per la cena.
Sakura aveva aperto la porta, gli aveva sorriso e li aveva fatti accomodare.
Davanti al loro vecchio – anche se non poi tanto – professore di Storia, Shikamaru aveva notato Inuzuka sbiancare, probabilmente perso nei ricordi dei voti bassi che prendeva nella sua materia.
 
«Quella traditrice!» Kiba era uscito di casa con aria crucciata, non veramente arrabbiato ma certamente sorpreso.
Hatake aveva passato tutta la sera a ricordargli una per una la serie di infinite figuracce che aveva fatto a scuola e Shikamaru avrebbe potuto giurare che Kiba avesse sussurrato a Sakura un “io e te non ci vedremo mai più” che non avrebbe comunque mantenuto.
 
 
Mare
 
«Una semplice gita al mare, senza pretese. Portiamo la chitarra e la legna per accendere il falò, un cocomero da rompere e un pallone con cui giocare. Dai Shika, sarà divertente!».
«Non abbiamo più dodici anni, Kiba».
Inuzuka aveva storto la bocca e incrociato le braccia. Shikamaru, seduto sul divano con gli occhiali a penzoloni sul petto e il libro poggiato sulle ginocchia, lo aveva osservato di rimando con espressione scocciata.
Da quando la loro relazione era cominciata, anni addietro, ogni uscita era una piccola guerra interna.
«Se vieni, prometto che potrai morire in un angolo della spiaggia senza che nessuno ti disturbi. Puoi anche dormire se lo desideri».
«Dovrei vestirmi, uscire, salire in macchina dopo averla caricata… preferisco stare a casa, davvero».
Dopo l'ennesimo tentativo fallimentare, Kiba aveva rinunciato definitivamente di cercare di convincerlo e finito di sistemare lo zaino.
 
«Dove-»
«Shikamaru ti sei svegliato!» Ino corse verso di lui e il fisico tonico della venticinquenne, fasciato in un succinto costume da bagno nero, gli aveva oscurato la visione del mare per un lasso di tempo troppo breve, perché non se ne fosse accorto.
«Dove diavolo siamo? Kiba!»
Inuzuka aveva sorriso, pensando alla fatica che ci aveva messo per caricare il fidanzato in macchina, mentre dormiva.
Di sicuro Shikamaru non sarebbe tornato indietro in piena notte: gli costava troppa fatica.
 
   
 
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