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Autore: Ariadne Taylor    19/06/2018    0 recensioni
Una delle tante storie dedicate al Titanic, la "nave dei sogni", alla quale migliaia di persone si sono ispirate. Una nave la cui storia è intramontabile. Tutto inizia da quella notte, in cui le vite di Mia, Mason e tanti altri cambieranno drasticamente, mentre fin troppe altre verranno spezzate per sempre.
Ognuno interpreta la storia del Titanic ed immagina cosa possa essere divenuta la vita dei superstiti dopo un così grave trauma, e soprattutto come questi abbiano continuato a vivere. Ed io ho interpretato tutto questo a modo mio. Molte cose sono frutto della mia fantasia, ma ho volutamente lasciato che essa si immergesse in un tale contesto ed elaborasse una trama che possa dare un'idea di che cosa sia stata la sontuosa traversata del Titanic, la cui storia mi ha sempre ispirata e appassionata, sin da quando ero piccola, per i suoi molteplici significati, che ho provato ad esporre e trasmettere in questa storia.
Genere: Drammatico, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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«Passeggeri di terza classe qui per il controllo d’igiene!» si sentiva urlare gli ufficiali.
Mia arrivò all’entrata per il suo settore, prontissima: «Buongiorno, ecco i nostri biglietti».
L’ufficiale a cui si era rivolta fece loro un cenno: «Bene, a bordo!».
Mia, Melissa, Claire, Nathalie e Amanda camminavano a bocca aperta per i corridoi, bianchi e brillanti, che profumavano di vernice fresca, con un pavimento bordeaux, liscio e lucente che quasi ci si poteva specchiare. La seconda classe era davvero bella e così grande, niente a che vedere con le loro abitazioni. Si chiedevano quanto fossero belli gli alloggi della prima, se già questi erano a dir poco stupefacenti e tanto accoglienti.
Melissa continuava a ripetere un numero come una preghiera: «212, 212, 212...».
Mia la scosse.
«Che cosa stai farfugliando?!».
«Cerco di tenere a mente il numero della nostra cabina!».
«Tanto ce l’abbiamo qui scritto... non ne vale la pena!» disse Amanda.
«Ehi, eccoci arrivate: cabina 212!» disse Claire.
 
 
Nella cabina.
 
Appena Mia entrò nella cabina, si lanciò su un letto.
«Questo letto è una nuvola!».
Anche Melissa era contenta: «Ci divertiremo un mondo!».
Amanda precisò: «Beh sì, ma io direi che invece che starcene qui rischiando di rompere il letto –e non avremo mai tutti i soldi per pagare i danni– io preferirei andare ad esplorare il nostro scompartimento!».
«Sì, io ci vado subito... Melissa, vieni con me?» disse Mia.
«Sì, ovviamente, come sempre da quando ci conosciamo».
«Concordo! Insieme a Claire, ricordi quante ne abbiamo combinate?».
E come potevano averlo dimenticato? Le tre fanciulle erano amiche da quando avevano cinque anni, e da sempre erano state inseparabili.
«Sì... ora andiamo, che è tardi di già, altrimenti non faremo in tempo ad uscire che già sarà ora di cena!».
«Giusto! A proposito... ho una voglia incontenibile di assaggiare il cibo di qui... mmmh!».
«Mmmh, che acquolina! Andiamo, su».
«Okay! Amanda, Nathalie, Claire, voi dove andate?».
«Andiamo a esplorare un po’ in giro per i vari ponti, vogliamo respirare aria fresca e aspettare il tramonto…».
«Che idea, sarà uno spettacolo bellissimo di certo! Andiamo. Ciao ragazze!».
«Ciao, a dopo!».
 
 
Mia e Melissa passeggiavano per i corridoi, entusiaste e a bocca aperta per ogni bellezza che andavano scoprendo.
Vedevano gente vestita in tantissimi modi diversi, che parlavano lingue sconosciute, gesticolavano, chiedevano informazioni agli ufficiali, cercavano la propria cabina.
Si chiedevano quali persone importanti si fossero imbarcate…
«Melissa, non so tu, ma io ho una voglia matta di visitare la prima classe! Chissà quante persone altolocate vi alloggiano, magari alcune sono anche apparse sui giornali! E poi prova ad immaginare come devono essere i ponti: se già questi sono una favola, quelli saranno il Paradiso Terrestre!».
«Già! Ponti d’oro, orologi in legno pregiato, lampadari più grandi di cinque persone, stoffe bellissime, tende in velluto, tappeti ricamati a mano da abili mani sconosciute… che meraviglia questa nave, Mia!».
Una di fianco all’altra, camminavano a bocca aperta per le varie sale della seconda classe: era troppo bello e poteva benissimo essere un sogno, eppure si trovavano davvero su quella nave, erano davvero sul maestoso Titanic.
Dopo un po’, uscirono anche loro sul ponte.
Correvano a perdifiato, erano così felici di essere lì.
Mia rideva come non mai e insieme a Melissa giocavano a rincorrersi, era come se fossero tornate bambine e stessero esplorando un nuovo mondo, come se la loro vita fosse ricominciata da capo con l’inizio di quel viaggio, che aveva in serbo per loro chissà quali sorprese.
«Tanto non mi raggiungi, tanto non mi raggiungi!».
«Ah ah, ti supererò!».
«Provaci!... oh!». Mia finì per urtare contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
«Oh, mi scusi signorina, non intendevo...».
Lei, arrabbiata, iniziò a gridare senza girarsi: «Ma che modi! Avrei potuto farmi davvero ma...» quando si girò, vide un ragazzo vestito in maniera importante, giacca, papillon e lunghi riccioli castani che si scompigliavano al vento, occhi azzurri come il cielo e un sorriso da far sciogliere il cuore di ogni fanciulla.
«Oh! Mi scusi... non l’avevamo vista. Ehm... lei alloggia per caso in prima classe?».
«Non si preoccupi» rise lui, notando l’imbarazzo della giovane donna «Comunque sì, signorina, alloggio in prima classe. Come mai questa domanda?»
«Oh, sa, pura curiosità. Mi perdoni ancora per lo spiacevole incidente»
«Le ho già detto che non c’è problema. Comprendo la vostra euforia, sa, anche io sono ammaliato da questa nave, è la più grande e la più lussuosa che abbia mai visto»
«Eh già, pensavamo la stessa cosa! Ma che sbadata, dovrà pensare che sono una maleducata, non mi sono presentata. Mi chiamo Mia Austin e alloggio in seconda classe. Sono qui perché finalmente ho avuto l’opportunità di fare un viaggio così importante. Mi auguro che New York possa portare grandi novità nella mia vita»
«Se dobbiamo parlare di maleducazione, allora mi aggiungo alla lista, perché nemmeno io mi sono ancora presentato» rise il giovane. «Mi chiamo Mason Moore, sono qui con la mia famiglia, trasferiamo la nostra importante industria di acciaieria dall’Inghilterra alla famosa città di New York… oh, le chiedo di perdonarmi se quanto ho detto le è suonato noioso, o peggio, da superbi. Non sono quel genere di persona».
«No, ma si figuri. Un industria, che meraviglia! Immagino che lei e la sua famiglia abbiate lavorato sodo per ottenere questi successi. Complimenti»
«La ringrazio, è davvero gentile. Mi ha fatto piacere conoscerla, spero di rivederla durante il resto del viaggio» disse sorridendo. Fece un cenno col capo, abbozzando un sorriso, e se ne andò.
«Arrivederci...» fu tutto ciò che riuscì a dire Mia, a muovere la mano per salutare.
Melissa la scosse: «Mia, ci sei? Sei ancora qui con noi o il Signore ha già deciso di portarti via?».
«Oh, sì?» disse, con un’espressione da stralunata.
«Certo, che bell’uomo! Sembra molto gentile, ed è raro per quelli ricchi come lui»
«Già, anche a me ha dato questa impressione. Spero che, come ha detto lui, lo rincontreremo presto! Sarebbe bello stringere  nuove amicizie»
«Se lui troverà mai l’occasione per impiegare il suo tempo con noi!»
«Ma dai, non è mica il re d’Inghilterra. Magari ci porterà a fare un giro in prima classe e tu ti innamorerai di qualche bell’imprenditore»
«Suvvia, non farmi sognare ad occhi aperti! Magari non lo rivedremo più»
«Magari. O magari no»
«Chi lo sa. Speriamo. In fondo è proprio un bell’uomo!» Le due ragazze risero.
In quel momento si avvicinò un ragazzo alto, dai capelli corvini e dagli occhi grigi.
«Perdonatemi se interrompo le vostre adorabili conversazioni, ma ho notato la bellezza di questa fanciulla da quasi dieci metri» si rivolse a Melissa «e non ho potuto far a meno di avvicinarmi. Piacere, sono Will Gray, dalla terza classe. Se le sembro impertinente le chiedo scusa, ma pensavo che se non ha nulla da fare nell’attesa dell’ora di cena, potremmo fare una passeggiata insieme sul ponte. Sono qui per conto mio e mi piacerebbe tanto parlare con qualcuno di nuovo». La ragazza fu lusingata dalle parole del giovane, certo era un po’ strano che uno sconosciuto le si avvicinasse dal nulla per parlare con lei, ma tutti su quella nave sembravano essere cordiali e amichevoli, disposti a conversare con tutti, e a lei piaceva tanto quell’atmosfera, si sentiva a suo agio, come se fosse nel suo paese con i suoi coetanei.
«Piacere mio, signor Gray, io sono Melissa Wright, sono in seconda classe. Certo, mi piacerebbe esplorare ancora un po’ questa nave! Il sole fra poco tramonterà, ed è uno spettacolo che non voglio perdermi. Arrivederci Mia, a dopo! Andiamo signor Gray, mi faccia strada»
«Dammi del tu, e chiamami pure Will»
«Oh, certo, grazie Will. Tu puoi chiamarmi Melissa»
Mia salutò l’amica ridendo, era contenta che stessero conoscendo già nuova gente. Magari, dopo quel viaggio, non avrebbero più visto molte delle persone che avrebbero incontrato, ma sperava vivamente che altre sarebbero rimaste loro amiche.
Assorta fra questi pensieri, continuò a passeggiare da sola.
Non ci volle molto perché la sua mente, si spostasse di nuovo su Mason, l’affascinante giovane di prima classe, che l’aveva colpita con il suo fare gentile, la sua cordialità e la sua disponibilità, e le aveva fatto un po’salire brividi di freddo lungo la schiena con quegli occhi azzurro cielo.
Non si accorse che stava sorridendo, ma sentiva che sarebbe stato un bellissimo viaggio, quello. Sperava di incontrare ancora Mason, e di conoscere altra gente. Si sentiva rinascere ogni minuto di più che trascorreva su quella nave.
Iniziava a immaginare come sarebbero trascorse le giornate successive, e pensò che nulla sarebbe potuto andare storto, sul Titanic.
Ora più che mai credeva che quello fosse davvero il viaggio che le avrebbe cambiato per sempre la vita.
E non si sbagliava.
   
 
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