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Autore: hikaru83    19/06/2018    5 recensioni
Questa raccolta era nata per una challenge che poi è stata chiusa in anticipo, ho quindi deciso di mantenere le storie e lasciarla come un luogo dove raccogliere one-shot più o meno brevi nate da una parola che mi ha ispirato o mi è stata suggerita.
Le storie saranno probabilmente slegate tra loro, e quando ci saranno ship saranno o Johnlock o Mystrade, non ho mai scritto su altre coppie e non credo proprio inizierò ora, se dovesse succedere state sicure che queste due non verranno separate! Ovviamente non ho idea del genere dell'intera raccolta perchè scrivo grazie all'ispirazione che i prompt dati mi danno, diciamo che in genere io sono da finali felici.
Spero che questo esperimento vi piacerà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Per voi ecco il quarto prompt della challenge del gruppo Aspettando Sherlock 5 link: https://www.facebook.com/groups/366635016782488/ 26

Prompts challenge - Sherlock Edition : prompt 4/26
#FUTURO
Scadenza prompt: 25/6/2018

1. Che avverrà in seguito, che sarà in avvenire: la vita futura; i futuri anni, mesi, giorni; il tempo futuro.
2. Una declinazione dell'essere. Ancora non esiste perché, lungo la sicura linea del tempo, ci sta davanti - un davanti che però non si vede, che da seduto, qui, non posso indicare: si sviluppa attimo per attimo da una dimensione informe, enorme di promesse o di minacce.
 
 
 

Sei Tu
 
 
Ho sempre evitato di pensare al futuro.

Quando ero ragazzino ero troppo impegnato a pensare al presente, a correre come un matto da una parte all’altra nelle
stradine sassose del mio paese combinando un guaio dopo l’altro e facendo impazzire i miei genitori.

Quante litigate al liceo quando cercavano di tenermi buono sui libri! “Devi studiare, pensare al tuo futuro! Non ci saremo per sempre. Prima o poi dovrai cavartela da solo; tu e tua sorella dovrete essere indipendenti.” Me lo ripetevano in continuazione, ma io fingevo di non sentire – di non capire. Avevo sedici anni, il futuro che mi interessava era semplicemente quello di riuscire a convincere la ragazza più carina della classe a stare con me.

E sinceramente io, di studiare, non ne avevo proprio voglia. Non prima di aver visto il mondo con i miei occhi. Girarlo, viverlo, annusare il profumo dell’aria dall’altra parte del pianeta, perdermi nelle onde del mare cristallino, raccogliere tutto quello che di bello mi veniva offerto. Solo dopo avrei messo il naso sui libri.

Volevo essere un avventuriero, un moderno pirata. Se solo provavo a pensare al futuro mi vedevo semplicemente in viaggio, ogni volta con un panorama diverso intorno a me.

Poi il mondo l’ho visto, è vero, ma non certo come lo sognavo io.

Dopo la morte di mamma non riuscivo più a stare a casa. Mi dava fastidio ogni cosa che vedevo, ogni cosa che mi ricordava lei. Così, quasi senza sapere come, avevo deciso di arruolarmi. Non ho mai capito se papà era d’accordo con la mia scelta, o se avrebbe preferito rimanessi a casa, ma non mi ha ostacolato.

Nell’esercito ho scoperto che studiare alla fine non era tanto male, e ho fatto i test per la facoltà di medicina. Forse fu uno scherzo del destino, forse un modo strano di mamma di aiutarmi da lassù, chi lo sa, ma la domanda che mi fece passare il test fu quella sulla malattia che ce l’aveva portata via in pochi mesi. E di quella malattia sapevo ogni cosa, oramai. Ogni minimo dettaglio.

Comunque, una volta che sei nell’esercito e ti mandano in missione, al futuro non ci pensi più. Il futuro fa paura. Perché sai bene che il futuro potrebbe non arrivare. Concentrarsi sul presente è l’unica cosa che aiuta a rimanere sano di mente.

Ho passato quasi vent’anni nell’esercito, poi un ordigno esploso troppo vicino per non ferirmi ma non abbastanza da uccidermi, mi ha permesso di venire congedato con onore.

Così all’improvviso mi sono ritrovato a vivere una vita come un civile. E non avevo la più pallida idea di come si vivesse in questa nuova realtà.

Il futuro era semplicemente un’idea nebulosa, un cercare di trascinarmi giorno dopo giorno.

E quando mi ero convinto che la mia vita sarebbe rimasta una patetica esistenza, ho incontrato per la prima volta i tuoi occhi.

La vita è tornata a scorrere in me, prepotente, gioiosa. Ero vivo, davvero vivo dopo tanto di quel tempo che non sapevo dire quando lo ero stato l’ultima volta.

Con te ho passato i momenti più felici che un uomo possa vivere, così come i periodi più bui. Per ben due volte ho creduto di averti perso, ma sei sempre ritornato da me. Anche se io non volevo capire il perché tu fossi l’unica mia costante, l’unica
persona che volevo accanto.

È mio amico, mi ripetevo, il mio migliore amico. Ma non era così, in realtà. Non eri un amico, non eri il mio migliore amico, non sei solo quello. Ci ho davvero messo un sacco di tempo per capirlo, mentre tu... tu probabilmente lo hai capito dal primo istante, che insieme eravamo perfetti.

Forse non sotto una luce romantica della cosa, almeno non all’inizio, visto che «I sentimenti annebbiano il cervello», come ti piace di sovente ricordarmi. Tuttavia lo sapevi che eravamo perfetti insieme. Hai capito e accettato quello che provavi per me molto prima di quanto io solo potessi sospettare che ciò che ci univa era il sentimento più vero e intenso che potessi vivere.

«Sei stato terribilmente lento a capire, John,» mi hai sussurrato dopo il primo bacio che ti ho rubato. Ero così stravolto dall’emozione che ci ho messo qualche istante a capire le tue parole. Subito però ti ho stretto forte e ti ho chiesto scusa, piangendo sul tuo petto.

Dopo, il futuro è diventato qualcosa di bello a cui pensare, da programmare, da modificare man mano.
 

Il futuro lo vedo ogni giorno, quando ti vedo cullare quella che è diventata nostra figlia, quando dopo averle rimboccato le coperte mi prendi per mano e mi conduci al nostro letto. Quando ci stringiamo forte e tutto ha un senso.

«Il mio futuro sei tu,» bisbiglio nella notte mentre accarezzo la tua schiena.

Abbandoni momentaneamente il mio torace e mi guardi con quegli occhi da gatto prima di stringerti ancora di più a me e baciarmi delicatamente con quelle labbra morbide che sanno come farmi dimenticare persino il mio nome.


Se il futuro ha un nome, il mio si chiama Sherlock.
 
 

Fine
 

Note: come sempre un grazie a Slanif per le correzioni, e un grazie a tutte voi che seguite questa mia "avventura" soprattutto a te Pri, che ci sei sempre e non perdi mai occasioni per farmi sentire speciale, e a te Chiara che mi sproni sempre  leggendo in anteprima la ff quando ancora è in elenese antico e riuscendo persino a capirla LOL. Grazie ragazze <3 e alla prossima settimana.
  
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