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Autore: sissi149    20/06/2018    3 recensioni
Spin-off de "La ballata di Yomiuri Land".
Una questione rimasta in sospeso nella Ballata è quella della vera storia di Yoshiko. Ma la storia di Yoshiko è anche la storia di Hikaru. E di molti altri, a volte inaspettati, personaggi. Attraverso gli anni, scopriremo cosa è accaduto ai due e alle loro famiglie.
Genere: Drammatico, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Nuovo personaggio, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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Febbraio, Anno 2740 dal Trionfo della Dea

 

L'ultimo accordo risuonò limpido nel Tempio della Divina Machiko, disperdendosi lentamente in armonia perfetta.

“Molto brave ragazze. Per oggi basta così. - Il Maestro congedò con un sorriso soddisfatto le fanciulle del coro. - Ci vediamo alla prossima prova, a casa mia. Stringete bene i mantelli e i cappucci nell'uscire.”

“Arrivederci maestro.”

Il gruppo si disperse lentamente, chiacchierando sottovoce e sistemando nelle sacche di stoffa le pergamene su cui erano scritte le parti.

Aiko restò un poco indietro indecisa su cosa fare: era preoccupata per lo strano comportamento di Yoshiko che si trascinava ormai da parecchi mesi. Era cominciato tutto poco dopo la metà di settembre, se n'era accorta quasi subito ed aveva delicatamente fatto capire all'amica di potersi confidare con lei, ma Fujisawa si era chiusa in sé stessa. Aiko aveva deciso di rispettare i suoi tempi e non l'aveva forzata a confidarsi, pensando che Yoshiko sarebbe venuta da lei se ne avesse avuto bisogno. Tuttavia la vedeva partecipare alle prove del coro con scarso entusiasmo, quando invece cantare le aveva sempre portato gioia. Perfino dopo la morte del padre non aveva mai saltato una prova, fino a quel momento: erano due volte consecutive che Yoshiko mancava. Il Maestro non sembrava preoccupato, ma Aiko sentiva l'inquietudine farsi strada sempre di più.

Controllò che la fibbia del mantello fosse chiusa saldamente prima di infilarsi i guanti e scendere dall'altare. Percorse la navata stringendo la sacca al petto, superando una colonna dopo l'altra.

Si voltò verso la statua della Dea alla ricerca di un consiglio silenzioso e vide il Sacerdote Matsuyama inginocchiato in preghiera.

Nel Tempio erano rimasti solo loro due ed interpretò il fatto come un segnale.

Prese la sua decisione.

Respirò a fondo e si diresse verso l'uomo.

“Sacerdote Matsuyama – Esordì – Posso parlarvi un istante?”

L'uomo si voltò nella sua direzione e si rialzò per salutarla:

“Lady Aiko, che la Pace della Dea sia con voi. Venite pure.”

Le fece cenno di seguirlo lungo la navata.

Ad Aiko piaceva molto l'abitudine del Sacerdote Matsuyama di utilizzare il titolo di Lady per tutte le ragazze del coro, abbinato però al nome proprio delle fanciulle e non a quello della famiglia. Le dava l'idea del profondo rispetto che il Sacerdote aveva per loro, ma al tempo stesso le trasmetteva vicinanza. Era una formula che Matsuyama aveva trovato nei primi anni del suo servizio, quando era solo di poco più grande delle Ancelle più esperte e si faceva scrupolo a chiamarle semplicemente per nome, come invece faceva il Sacerdote Sasaki, con tutto l'affetto di un nonno un po' speciale.

“Mi dispiace disturbarvi, ma sono molto preoccupata per Yoshiko. Ha saltato due prove del coro, è forse malata?” Prese il discorso alla larga, non sapendo quanto potesse spingersi con il Sacerdote, ma era l'ultimo parente che restava alla sua amica.

Hikaru sospirò rassegnato.

“Nulla di grave, semplicemente non è un periodo felice per mia cugina.”

“Soffre ancora molto per la perdita del padre?” Domandò Aiko, tenendo lo sguardo basso.

Matsuyama soppesò la risposta, poiché non voleva tradire i segreti che Yoshiko aveva deciso di tenere.

“È stato un brutto colpo per lei, trovarsi così giovane orfana di entrambi i genitori.” Ripensò a sé stesso ed a come si era sentito lui nella medesima situazione.

Aiko annuì e spostò delicatamente un ciuffo di capelli castani dietro l'orecchio.

“Pensavo l'avesse superato almeno in parte: al matrimonio dei Principi era così radiosa. Dopo invece ha cominciato ad essere sempre più distante. - strinse convulsamente a sé le pergamene – Ho tentato qualche volta di farmi raccontare cosa la turba, ma non ha mai voluto. Ora ha cominciato anche a saltare le prove di canto, sono molto preoccupata. Ho paura di perderla.”

Alcune lacrime avevano fatto capolino dagli occhi chiari della fanciulla.

Hikaru si rese conto in quel momento di come il comportamento di Yoshiko non stesse facendo del male solo a lei e a lui, ma stava facendo soffrire tutti coloro che le volevano bene. La giovane che aveva davanti gli ispirò tanta pena per quel dolore composto.

Incurante del fatto che qualcuno potesse entrare nel Tempio e fraintendere la situazione, il Sacerdote appoggiò le proprie mani su quelle della fanciulla per consolarla.

“Lady Aiko, state tranquilla. Ultimamente Yoshiko non si confida molto nemmeno con me, ma vi prometto che questa situazione si risolverà. Abbiate fiducia nella Dea.”

“Grazie Sacerdote Matsuyama. - Aiko gli sorrise grata – Ora devo proprio andare.”

Si voltò e lievemente si incamminò verso l'uscita del Tempio, lasciando dietro di sé un Hikaru sempre più pensieroso e cupo.

Questo terminò di controllare che tutto fosse a posto e poi si diresse verso la sua abitazione, pronto ad affrontare una battaglia che non poteva più permettersi di rimandare. Davanti alla giovane Aiko aveva deciso di mostrarsi sicuro e meno preoccupato di quanto in realtà fosse: temeva di non riuscire nemmeno a scalfire il muro che Yoshiko aveva eretto tra loro ed il fatto che la cugina avesse allontanato tutte le persone a lei care, fino ad arrivare a rinunciare al canto, l'aveva messo in allarme e spaventato come qualche settimana prima, quando non l'aveva trovata in casa ed aveva scoperto che si era allontanata a cavallo dalla Cittadella per andare alla Prigione Hirado. Se prima il loro equilibrio era precario, da dopo che aveva incontrato Kanda la situazione era precipitata, nell'unico momento in cui erano riusciti a parlarsi era riuscito solo ad alzare la voce con la cugina per rimproverarla del suo gesto. Da allora vivevano due esistenze separate, pur sotto lo stesso tetto.

Matsuyama si ritrovò a pensare che forse avrebbe dovuto permetterle di andarsene dalla sua abitazione, per il suo bene sarebbe stato meglio allontanarla.

Entrò in casa e come sempre di Yoshiko non c'era traccia. La porta della sua stanza era appena socchiusa.

Hikaru decise di non farsi fermare da nulla, doveva arrivare a scuotere Yoshiko e per farlo non doveva darle il tempo di chiudersi a riccio.

Si avvicinò silenziosamente alla porta, spostandola poco a poco, sperando che qualche cigolio non lo tradisse.

Trovò la cugina rannicchiata sul proprio letto, intenta a piangere disperata.

Vederla debole e disarmata gli strinse il cuore in una morsa e gli fece abbandonare i propositi di mostrarsi inflessibile. La raggiunse.

“Yoshiko, che cosa ti sta succedendo?” Le domandò sussurrando.

La donna sussultò spaventata, poiché non l'aveva sentito entrare. Sollevò la testa dalle ginocchia e permise al cugino di vedere i suoi occhi arrossati.

“Tu non mi vuoi.”

Le quattro parole colpirono Hikaru in pieno petto: di tutto ciò che lei avrebbe potuto dirgli, erano le ultime che avrebbe creduto di sentire.

“Che cosa dici?” Riuscì solo a balbettare.

“Da quando hai scoperto che sono imparentata con Kanda mi guardi sempre in modo strano e non fai altro che controllarmi. Hai paura che organizzi un colpo di stato?” Il tono le uscì a metà tra lo sconfortato e l'accusatore, tra le lacrime che solcavano le guance.

“Non...”

Yoshiko scosse la testa, impedendo ad Hikaru di terminare la frase appena abbozzata.

“Non posso dimenticare come mi hai urlato contro quando sono tornata dalla prigione, quando sono andata a cercare notizie!”

Matsuyama abbassò lo sguardo, vergognandosi di aver ceduto agli impulsi quella volta: aveva provato talmente tanta paura nel non trovarla, che quando era tornata si era trasformata in ira e non aveva saputo fare altro che aggredirla, contribuendo a rinforzare il muro invece di abbatterlo. Aveva anche provato rabbia nei confronti della Principessa che le aveva fornito i documenti necessari per accedere alla cella di Kanda.

“Io, non volevo urlare così – le rivelò – ero solo preoccupato che ti fossi cacciata in qualche guaio ad uscire di nascosto.”

“Tu non mi avresti mai permesso di andare!” Lo fissò intensamente, ma Hikaru era determinato a non cedere.

“Non da sola! Ti avrei accompagnata, se me ne avessi parlato!”

Fu Yoshiko a ricevere una stilettata nel petto: chiusa nel suo isolamento aveva interpretato in maniera scorretta i gesti e gli atteggiamenti di Hikaru, costruendosi una visione distorta di ciò che accadeva intorno a lei. Tentò in ogni caso di mantenere la discussione sulla via in cui l'aveva indirizzata.

“Ti farà piacere sapere che io e Kanda abbiamo in comune solo la madre.”

Nella rivelazione Hikaru lesse una voglia latente di raccontare cosa fosse successo alla prigione e si vergognò ancora di più di aver reagito in maniera da scoraggiare qualsiasi racconto da parte della cugina. Si sedette sul bordo del letto e con un gesto delicato le prese una mano.

“Dimmi cosa è successo. Desidero sapere cosa ti ha detto Kanda.”

Le parole uscirono come un fiume in piena dalla bocca di Yoshiko.

Matsuyama ascoltò tutto con attenzione, riuscendo a cogliere anche i sottintesi al racconto che probabilmente alla fanciulla erano sfuggiti: se veramente Yoshiko era figlia illegittima, la sua vita sarebbe stata molto dura, poiché lo stato sociale di un figlio bastardo era assai inferiore a quello di molti altri, i bambini nati fuori dai vincoli matrimoniali erano considerati privi di diritti.

Terminato di narrare, Yoshiko si sentì svuotata, persino delle lacrime.

“Sai – le sussurrò il Sacerdote – credo che tua madre ti volesse bene, ti ha fatto allontanare per darti una vita migliore.”

“Se lo dici tu. – ribatté la donna – Tuttavia i miei veri genitori sono coloro che mi hanno cresciuto, sono le uniche persone che possono meritare questo titolo, avrei dovuto capirlo prima.”

Hikaru si sporse e l'abbracciò stretta.

“Loro ti hanno amata con tutto il cuore, è questo che conta davvero. Ricordati che l'amore è il primo grande insegnamento della Divina Machiko ed è su ciò che dobbiamo basare le nostre vite.”

Yoshiko annuì impercettibilmente, non riuscendo però a scacciare una sensazione di vuoto dentro di sé.

“Sono comunque anche sorellastra del traditore del Regno, sono una persona per cui provare ribrezzo.”

Matsuyama indurì il tono di voce, tenendola ugualmente tra le braccia.

“Non voglio sentire mai più un'affermazione del genere. Zia Kyoko e zio Keitaro ti hanno cresciuta insegnandoti ad agire correttamente ed io ti conosco da quando eri solo una bambina, so che sei una persona buona, una persona a cui tutti vogliono bene. Aiko era molto preoccupata per te, è venuta a chiedermi tue notizie.”

Yoshiko riuscì a tranquillizzarsi e per qualche istante restò in silenzio a meditare sulle parole del cugino: gli avvenimenti dell'ultimo periodo l'avevano fatta dubitare anche di sé stessa.

Ad un certo punto tentò di divincolarsi:

“Hikaru, non dovremmo. Non è opportuno.”

Per reazione Hikaru strinse la presa.

“Non mi interessa. Non voglio più farmi guidare da cosa possa essere opportuno o meno per gli altri. Io ti ho vista crescere, ti ho voluto bene dal nostro primo incontro e te ne vorrò per sempre. Scusami se in questi mesi non ho potuto aiutarti come meritavi.”

“Sono io che non ho permesso a nessuno di aiutarmi. - Rispose la ragazza, consapevole di ciò che avrebbe potuto succedere se la situazione non si fosse sbloccata – Ho rischiato di perdere te, oltre che me stessa.”

“Non l'avrei mai permesso.” Hikaru le depositò un bacio affettuoso sul capo, come quando era bambina.

Yoshiko percepì l'affetto del gesto e cominciò a sentire il calore dell'abbraccio di Hikaru e del contatto col suo corpo, col suo profumo. Sollevò la testa per guardarlo ed uno strano pensiero le si affacciò alla mente: non aveva mai notato quanto il cugino fosse affascinante con i suoi occhi scuri. Sentì il cuore accelerare nel petto e le guance arrossire. Abbassò lo sguardo, sentendosi colpevole, e si rifugiò ancora più tra le sue braccia, sperando che il Sacerdote non avesse colto il suo nuovo turbamento.






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Dopo tanta pena, pare che per Yoshiko ed Hikaru stia tornando il sereno: sono riusciti a dirsi cose che hanno tenuto ognuno per conto proprio per troppo tempo.
Ora però ci sarà da fare i conti con il "risveglio ormonale" di Yoshiko. ;)
  
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