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Autore: KiarettaScrittrice92    20/06/2018    2 recensioni
Marinette Dupain è una delle più brave ballerine dell'Operà de Paris, ma quando il misterioso Fantasma che vive nascosto in quel luogo scopre le sue magnifiche doti canori le promette qualcosa che lei non potrà mai più rifiutare: un amore pericoloso, violento e proibito.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Un complotto inaccettabile

Con furia prese i lembi dell’ingombrante vestito e si avvicinò al padre, il tutto mentre Gabriel Agreste parlava con lui.
«Spero che il Visconte tenga allo spettacolo di stasera.» stava dicendo lui, con il suo solito fare freddo e risoluto.
«Beh, io spero… – intervenne lei – che il Visconte tenga abbastanza alle ballerine. Insomma papà, sono qui! Sono tua figlia!» strillò con la sua odiosa voce acuta.
«Andiamo Chloé era solo…» tentò di spiegare il signor Bourgeois.
«Era solo cosa? Cosa?! Sai che ti dico? Io stasera, non canto!» urlò, per poi girare i tacchi e andarsene, sotto gli occhi di tutti, continuando a blaterare il suo disappunto per quello che a lei appariva come un’oltraggio bello e buono.
«Chloé, principessina mia, aspetta! – la inseguì il padre, bloccandola – Tu sei l’unica che può farlo tesoro mio. L’unica stella.»
«Sì, lo so.» fece lei, riassumendo la sua aria altezzosa e compiaciuta.
«Maestro, – fece poi il nuovo proprietario, rivolgendosi a Monsieur Damocles – non c’è un bel brano che la mia splendida figlia può cantare per dimostrare la sua incredibile bravura?» domandò.
«Oh… S-sì… – rispose lui asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto – Potremmo fare… L’area nel terzo atto…» propose.
«Oh certo, quella di cui quelle stupide sarte non mi hanno finito il vestito!» si lamentò nuovamente lei, furiosa.
«Oh sta tranquilla mio raggio di sole, vedrai che entro sta sera sarà tutto pronto e perfetto.» la rassicurò il padre, porgendole il palmo della mano.
Lei fece un sospiro.
«Beh… Se il mio… – fece una pausa, come fosse indecisa su che parola usare – impresario, lo comanda. Maestro?» concluse rivolgendosi a Monsieur Damocles.
«Se la mia diva lo comanda.» rispose lui.
«Sì, lo comando! – fece lei con tono autoritario, afferrando la mano del padre e facendosi scortare al centro del palco – Ed ora tacete tutti!» ordinò, mentre il teatro cadde nel più assoluto silenzio.
Il maestro picchiò la bacchetta sul leggio, per poi sollevarla, la giovane cantante si schiarì la voce e poi partì, coordinata da lui.
«Pensami, pensami mentre, sei lontano ormai. Rammentami, mi penserai, prometti proverai.»
Come al solito i suoi acuti erano fastidiosi e incredibili allo stesso tempo, soprattutto se, come in quel momento, cantava a cappella, nell’assoluto silenzio del teatro. Marinette giurò, addirittura, di aver visto due donne delle pulizie mettersi del cotone nelle orecchie per non cadere vittime di quella voce mostruosamente alta.

 

Non appena sentì quella voce, terribilmente odiosa, cantare a cappella uno dei suoi brani meglio riusciti, sentì la rabbia prendere possesso di ogni cellula del suo corpo.
Camminò lentamente sulle assi disposte nella parte superiore del palco, che servivano agli assistenti di scenografia per operare.
«Se vedrai il vuoto tra di noi, la libertà respirerà…»
Quell’oca che starnazzava avrebbe fatto il suo ultimo acuto. Sciolse la corda che teneva uno dei pannelli per lo sfondo, poi fuggì via velocemente, lasciando cadere la sua missiva per quel nuovo e incapace proprietario.

 

La pesante asse del pannello precipitò sul palco, tra le urla di tutti, colpendo la ragazza, ma risparmiandola miracolosamente. Cadde solo a terra, mentre il suo ingombrante vestito attutì la caduta e il colpo.
«Oh mon dieu! – esclamò il maestro – Signorina!»
«Chloé, bambina mia, stai bene?» domandò Monsieur Bourgeois, mentre qualcuno l’aiutava ad alzarsi.
Alya e Marinette alzarono lo sguardo, spaventante come tutti.
«Credi che sia stato il Fantasma dell’Opera?» domandò la prima, afferrando le mani all’amica. Il suo tono di voce era un misto tra l’agitazione e l’eccitazione.
«Shhh! Alya smettila, non dire certe cose…»
«Ramier! – tuonò il signor Agreste – Cosa diavolo è successo?»
«Oh santo cielo! – squittì una voce dalle travi in alto, che apparteneva all’uomo che stava girando la manopola per sollevare nuovamente la scenografia – Non… Non sono stato io, non ero nemmeno al mio posto in quel momento. Forse… è stato il fantasma…» disse, con un timbro di voce leggermente spaventato.
In quello stesso momento Madame Bustier notò una lettera poggiata sulle assi del palco, proprio dietro le quinte. Si chinò a raccoglierla, ma non c’era mittente o destinatario. Non che a lei servisse capire chi la mandava. Il sigillo in ceralacca sulla busta era alquanto esplicito: il simbolo di un gatto, fatto con la cera nera come la pece.
Al centro del palco, invece, Andre Bourgeois stava ancora cercando di tranquillizzare la figlia.
«Bambina mia, queste sono cose che capitano…» disse, cercando di tirare un sorriso e prenderla sul ridere.
«Queste cose capitano da tre anni ormai! Il signor Agreste non ha mai fatto nulla e tu, papà, non farai mai nulla! – sbraitò lei, indicando prima il vecchio proprietario e poi il padre – Queste cose capitano… Beh, sia chiaro. Finché queste cose capitano, questa cosa, non capiterà più!» disse indicandosi e andandosene via.
«Chloé…»
«Addio dilettanti… Mi avete vista? Bene, perché non mi vedrete sta sera!» strillò lei, uscendo dal palco.
«Beh Monsier Bourgeois, buona fortuna.» disse risoluto il vecchio proprietario, per poi allontanarsi con la sua assistente.
«Oh mon dieu… Siamo finiti… Finiti…» biascicò il Maestro Damocles.
«Ma come faremo senza Chloé?» domandò l’uomo disperato.
«Monsieur, scusate se la disturbo, ma ho un messaggio per voi da parte del Fantasma dell’Opera.» intervenne Madame Bustier, mostrando la busta aperta.
«Oh santo cielo, siete tutti ossessionati!» protestò il proprietario.
«… Vi dà il benvenuto nel suo teatro dell’Operà…»
«Il suo teatro?» domandò l’uomo sgranando i piccoli occhietti azzurro chiaro.
«… e vi ordina di continuare a lasciare il palco numero cinque libero, per lui. – continuò la donna, completamente incurante delle sue proteste, mostrandogli con la mano il loggione indicato – Inoltre, vi rammenta che siete in arretrato col suo salario!» concluse, porgendo poi la lettera all’uomo.
«Vuole pure essere pagato?»
«Monsieur Agreste soleva dargli ventimila franchi al mese.» rispose lei gentilmente.
«È assurdo! – protestò, strappando poi la lettera in mille pezzi – Senza considerare che la nostra star ha dato forfait!»
La donna alzò le spalle.
«Forse potreste trovare una sostituta.» suggerì tranquillamente.
«Una sostituta?! – chiese Monsieur Damocles, sconvolto – Non si può sostituire la signorina Bourgeois!»
L’uomo si passò una mano sul viso, esasperato.
«Dovrò rimborsare un tutto esaurito…» biascicò.
«Marinette potrebbe cantare!» disse all’improvviso Alya, attirando l’attenzione di tutti.
«Alya, che dici?» sussurrò imbarazzata lei, guardandola sconvolta.
«Una ballerina che canta? Che sciocchezza!» fece l’uomo, agitando la mano, come volesse scacciare una mosca fastidiosa.
«Le assicuro che è bravissima! L’ho sentita cantare io stessa.» insistette la ragazza.
«Confermo… – le diede man forte la loro insegnante di danza, con un tono più gentile e meno irruento – Ha avuto lezioni da un grande maestro.»
«Davvero? Chi?» domandò Andre Bourgeois, improvvisamente interessato.
Marinette sentì le guance avvampare, ma fece due passi avanti e rispose.
«Mi spiace Monsieur, non conosco il suo nome…»
«Lasciatela provare! Non ve ne pentirete!» continuò Alya, spingendola in avanti.
L’uomo sospirò.
«Se non abbiamo alternative… Maestro, potrebbe…?» chiese.
«Oh, sì, sì. – fece lui, rimettendosi dietro al leggio – Allora Mademoiselle Dupain, da capo.»

  
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