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Autore: Flos Ignis    20/06/2018    0 recensioni
Terza classificata al contest “Di Lune, Torri ed Eremiti” indetto da Laodamia94 sul forum di Efp.
Tratto dal testo:
"Roy Mustang pensò che aveva conosciuto una sola persona in cui riporre la sua speranza, una sola che avesse la stessa forza e la medesima vitalità di quel sentimento, brillante come mille soli. Egli era sopravvissuto nonostante la sorte avversa, la sua implacabile determinazione aveva vinto su ostacoli insormontabili e la Morte, giudice suprema di ogni essere vivente, pareva essere restia ad accogliere nel suo freddo abbraccio quel giovane dotato di un cuore coraggioso e forte come l'acciaio."
Ambientato nel capitolo 107 del manga.
Sulle note di "Legends Never Die", ecco a voi un epico combattimento.
Vi lascio nelle abili mani dell'Alchimista d'Acciaio, che farà sorgere un nuovo domani.
A vegliare su di lui, l'Alchimista di Fuoco, privo della vista, ma capace di sorreggere il ragazzo più giovane nel suo momento di maggior fragilità.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stelle, guide nell'Oscurità




I giorni seguenti furono estremamente caotici, ma il Colonnello Mustang li visse solo per sentito dire. La sua infausta condizione di non vedente lo aveva relegato in un letto di ospedale, nonostante ci fossero molte cose da sistemare e persone da aiutare.

Non era mai stato bravo a oziare, la riteneva un'inutile perdita di tempo; inoltre, quando era impegnato a lavorare, o a combattere, o a fare qualunque cosa che lo tenesse minimamente impegnato i ricordi che lo tormentavano già fin troppo durante il sonno si quietavano.

Ma cosa avrebbe potuto fare ora, rinchiuso in quella stanza asettica, se non perdersi nei meandri dei suoi ricordi?




L'improvvisa calma che era scesa sull'ospedale fece capire all'Alchimista di Fuoco che la notte era giunta a donare riposo alle creature di quel mondo, intendendo dai discorsi delle infermiere che la volta celeste quella sera era particolarmente brillante. Molti luoghi di Central City erano rimasti senza elettricità e la luce delle stelle, solitamente nascosta da quella artificiale della metropoli, poteva tornare dopo lungo tempo a illuminare quella terra che era stata infestata fin troppo a lungo da infide serpi in seno.

I ricordi presero per l'ennesima volta in quei giorni il sopravvento sulle sue difese mentali, inondandogli la memoria del ricordo delle notti passate nel deserto di Ishval. Laggiù, durante le lunghe notti piene di incubi, aveva affidato se stesso e la sua sanità mentale a quegli astri lontani, pregandoli affinché ponessero fine al suo tormento, narrando loro delle morti che aveva causato con le sue fiamme.

Non era giunta alcuna grazia da loro, com'era ovvio aspettarsi, ma quel suo rituale solitario lo aveva salvato più di una volta dal vortice di follia in cui stava per cadere. Doveva alle stelle la sua stessa sopravvivenza.

Ora che era stato scaraventato in una notte perenne, nonostante lo sconforto e il senso di colpa per non aver mantenuto le promesse che aveva fatto a Hughes e ai suoi uomini, non si sentiva sperduto quanto avrebbe dovuto. Perché riusciva ancora a vedere le stelle dentro di sé, quegli ideali che lo avevano guidato per tutti quegli anni e che nemmeno l'oscurità dei suoi occhi aveva potuto eclissare.

No, finché avrebbe mantenuto viva la luce delle stelle che brillavano nel suo spirito ardente non avrebbe mai potuto temere la notte, neppure quella infinita a cui era stato condannato.

Ma esisteva un'altra stella, la più brillante di tutte, che da qualche anno era giunta a illuminare la sua vita con un calore pari a quello dell'astro diurno che, con il suo brillare, nascondeva alla vista tutti i suoi simili.

-Colonnello?-

Quella voce... quella del suo personalissimo Sole.

-Fullmetal? Sei proprio tu?-

-Non ha senso chiamarmi ancora così. Ho dato la mia alchimia per riavere Al, sono inequivocabilmente fuori dai cani dell'esercito.-

Il suo tono di voce era piatto, quasi annoiato, ma fin troppo apatico per l'esplosività tipica del ragazzo. Era stato un periodo incredibilmente stressante per tutti loro e le ultime vicende dovevano aver provato oltre il limite di sopportazione il ragazzo.

Mustang ripensò al prezzo della loro vittoria, mentre invitava il suo ospite a prendere posto, incuriosito da quell'inaspettata visita.




Edward era stato divorato da fiamme feroci, l'Alchimista di Fuoco poteva affermarlo senza alcun dubbio: quando il fratello aveva slegato la sua stessa anima dall'armatura che la custodiva per ridare il braccio a Edward, in quest'ultimo l'ira e il desiderio di vendetta avevano preso ad ardere senza freno e presto l'avrebbero consumato fino alle ossa. Con i suoi occhi ciechi Mustang era riuscito a vedere direttamente il cuore del ragazzo, scorgendovi solo la colpa di non aver protetto la sua famiglia, di aver fallito ancora una volta.

Ma la vendetta non gli avrebbe mai portato pace, né tantomeno redenzione, lui lo sapeva meglio di chiunque altro. Avrebbe voluto intervenire per proteggerlo da se stesso, in barba alla sua menomazione e alla feroce lotta in corso, ma era stato preceduto.

A salvare l'anima dell'Alchimista d'Acciaio fu una perdita che fece incredibilmente male, specialmente in virtù dell'inaspettata umanità che si era rivelata dietro l'avidità sconfinata di Greed, che aveva accettato di essere riassorbito nel corpo del Padre pur di salvare gli
amici della sua anima.




-Colonnello? Mi é diventato anche sordo ora, oltre che cieco?-

-Simpatico come sempre, tappetto.-

-Chi sarebbe il fagiolino microscopico come un granello di sabbia?- sbraitò per riflesso il biondo, agitandosi come un indemoniato.

Una risata spontanea nacque dal cuore del militare, tranquillizzato dalla solita reazione del giovane bellicoso che si trovava da qualche parte nella stanza insieme a lui. Finalmente scorgeva il ragazzino cocciuto e testardo che aveva imparato a conoscere nel corso degli anni in quel giovane uomo cui doveva la vita insieme a tutta Amestris.

Prima che tutto quel tremendo intrigo alchemico iniziasse, il ragazzo aveva come unica preoccupazione la ricerca della Pietra Filosofale allo scopo di ridare il corpo ad Alphonse, ma nonostante i pesi che si era caricato sulle spalle non l'aveva mai sentito lamentarsi. Al contrario, si era addossato le colpe e le conseguenze di tutte le sue azioni come molti adulti non erano capaci di fare.

Aveva sofferto in silenzio per molti anni, restando concentrato sul suo obiettivo, per raggiungere un sogno impossibile. La maggior parte delle persone avrebbe rinunciato dopo i primi fallimenti e le logiche, conseguenti frustrazioni, ma lui no. Aveva dato prova della sua forza rialzandosi ogni volta, gli occhi dorati rivolti sempre a quel sogno... quello di un futuro in cui avrebbe rimediato al suo immane errore.

E alla faccia di tutti coloro che gli avevano dato dell'illuso, ce l'aveva fatta.

Ma a quale prezzo?

Nessuno, a eccezione di quei due ragazzi, avrebbe mai saputo quanta sofferenza avevano sopportato in quell'infinito peregrinare, quanto sangue fosse stato versato nel silenzio di un orgoglio incrollabile, quante cicatrici ora deturpassero la pelle del più giovane Alchimista di Stato della storia.

Quei ragionamenti furono interrotti proprio da quest'ultimo pensiero, risvegliando con un brusco brivido gelido il Colonnello Mustang dalla sua stasi.

Non aveva visto con i suoi occhi la battaglia, gli erano dovuti bastare il suo udito e i resoconti in tempo reale del suo fidato Tenente Hawkeye per capire cosa stesse accadendo intorno a lui... Ma per quanto la donna avesse cercato di minimizzare i danni, era desolantemente ovvio che Edward non poteva in alcun modo essere uscito da una battaglia del genere illeso.

-Come vanno le tue ferite?-

Ci fu un secondo di silenzio, poi fu il turno dell'ex Alchimista di ridacchiare per l'assurdità della situazione.

-Ha ragione il Tenente Hawkeye: lei non é proprio capace di preoccuparsi per se stesso, Colonnello.-

-Sono cieco, non ferito. Sei tu quello che ha combattuto come un pazzo contro un essere che era virtualmente imbattibile.-

-Ma ora é stato sconfitto.-

-Stai cercando di cambiare argomento?-

Colpito e affondato. Mustang sapeva di aver vinto quella piccola diatriba, per cui si godette la vittoria con dignitoso silenzio.

Ci fu un sospiro alla sua sinistra, poi il rumore del lenzuolo che gli venne alzato fino al busto che teneva poggiato contro la testata del letto, infine il non molto dolce peso di Edward gli si posò di fianco, le loro pelli separate solo dal lenzuolo e dalle leggere vesti di entrambi. Non fu esattamente un movimento delicato, in quel ragazzo nulla lo era mai, tanto che Roy si trovò a soffocare una colorita imprecazione per il dolore provocatogli da una ginocchiata d'acciaio dritta dritta sullo stinco.

Nonostante ciò, ora poteva godersi ogni grado del calore che la pelle del ragazzo gli stava trasmettendo con quel nuovo, insolito e intimo contatto. 

Ma cosa gli prendeva? Non era da Edward agire così, era stato sempre molto attento a non toccarlo più del dovuto e tutto si poteva dire di lui, ma non che fosse una persona propensa a manifestazioni fisiche di affetto. 

A meno che non si trattasse di botte, ovviamente.

-Non ho nulla di serio. La maggior parte dei tagli sono già chiusi e il riposo forzato di questi tre giorni mi ha fatto recuperare il sangue che ho perso. Il braccio sinistro ci metterà un po' di più a chiudersi, dato che sono stato infilzato da parte a parte da un pezzo di lamiera, ma non fa male. Il destro invece... beh, avrò bisogno di fare un po' di riabilitazione per i muscoli atrofizzati, ma é il minimo e me lo aspettavo. Per Al sarà ancora più lungo il processo, é molto debilitato... ma almeno é di nuovo nel suo corpo.-

Roy ascoltò con grande attenzione quelle parole, ma prestò soprattutto orecchio al tono usato per pronunciarle.

Cos'era quella nota di amarezza nella sua voce? Nonostante i fatti che aveva elencato fossero tutto sommato belle notizie, c'era un inconfutabile sottofondo di desolazione insondabile.

Aveva la voce stanca, realizzò. Come quella di un vecchio che ha passato di tutto nella sua lunga vita. Come quella di un uomo che non aveva più fiducia nel domani, o peggio... come se di quel domani non gli importasse, perché ormai non gli restava più nulla da fare.

Possibile che quel giovane dalla mente geniale potesse rivelarsi così ottuso?

-Ascoltami bene, Fullmetal- e non fu solo una sua impressione, la sua voce uscì dura e inflessibile. La voce del comando, alla quale il corpo di Edward rispose irrigidendosi all'istante, pronto a scattare in azione. Un automatismo che, nonostante la situazione insolita, ricordò a Roy che il ragazzo era uno dei suoi uomini. Poteva brontolare, non essere d'accordo con lui o persino contrastarlo, se lo riteneva giusto, ma questo non cambiava la realtà dei fatti.

-Non posso dire di sapere con certezza a cosa tu stia pensando, ma posso intuirlo. Ha a che fare con la perdita dell'Alchimia, non é così? Ti ritieni inutile ora?-

-Ma cosa... non capisco di cosa stia parlando, dannato Colonnello!-

-Non mentirmi, Edward. Tu ora non sai più chi sei, ti sei rimpito di dubbi su te stesso!-

Nel sentire il suo nome, il più giovane si quietò. Fu una reazione talmente spontanea e immediata che Mustang rimase spiazzato, ma poi si riprese e approfittò di quel momento favorevole.

-Prima di essere un Alchimista, sei un essere umano! Non hai perso la tua utilità a questo mondo, come non hai menomato te stesso rinunciando a qualcosa che costituiva così tanta parte del tuo essere. Non sei diventato meno "Edward Elric" con il tuo gesto, anzi hai mantenuto fede alla promessa che hai fatto a tuo fratello e questo é estremamente da te.-

-Non dovrebbe immischiarsi a tal punto dei fatti miei, Colonnello...-

-Sei uno dei miei uomini. Ritengo sia un mio preciso dovere, oltre a essere un personale diletto, farvi entrare un po' di sale in zucca quando perdete la testa dietro pensieri sciocchi.-

-Non sono sciocchezze!-

-No, hai ragione. Ma resta il fatto che devi far tacere questi pensieri, perché il dubbio é un tarlo che corrode l'anima.-

-Senta, lo so benissimo che ho fatto la cosa giusta! Non avrei mai potuto vivere senza Al, rinuncerei nuovamente alla mia alchimia, al mio braccio altre mille volte per riaverlo indietro!-

-Questo lo so benissimo. E questo é perché tu non sei ciò che ti costituisce fisicamente come il tuo braccio, o ciò che sai fare con le tue abilità alchemiche. L'essenza di un uomo é nel suo spirito. Il tuo corpo é qualcosa che hai, ma l'anima é quello che sei. E la tua é piena di determinazione, spirito di sacrificio e legami che ti hanno reso l'eroe che ci ha salvati tutti qualche giorno fa, che ci ha donato speranza. Legami che ti consentono di essere te stesso anche senza Alchimia.-

Mustang non poteva vedere il volto di Fullmetal, ma era abbastanza sicuro che le sue parole lo avessero scosso profondamente. Poteva dedurlo dai tremiti incontrollabili che avvertiva sulla pelle del ragazzo, trasmessi anche al soldato per via dell'estrema vicinanza dei loro corpi.

Una nuova intimità, disagiante per la sua naturalezza.

Edward non avrebbe risposto tanto presto, questo appariva chiaro dal silenzio blindato dietro cui si era chiuso, per cui Mustang, forte di una determinazione nuova, alzò il braccio per posare una leggera carezza sul volto dell'altro.

Cosa stava facendo?

Sapeva solo che non voleva smettere.



 
  
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