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Autore: Elgas    20/06/2018    5 recensioni
[ Manga Alternative Ending, Pre-Timeskip 10 Years ]
Askin è sopravvissuto alla Sanguinosa Guerra Millenaria. Graziato dai 46, inizia a lavorare presso
l'Istituto di Ricerca. Yoruichi, di nuovo a comando della Seconda Compagnia, si ritrova a vivere
un'irritante rapporto con l'ex-nemico. Insieme a
Renji, Rukia comincia il percorso nella difficile carriera di Capitano e in breve l'amicizia si trasforma
in qualcosa di più ...! Kugo, libero dai fardelli del passato, vive felicemente assieme a Kukaku. Ma
se la guerra è finita, altre battaglie si prospettano all'orizzonte ; conflitti interiori a cui molti saranno
chiamati a confrontarsi.

N.B. Storia non collegata alle light novels, in particolare We Do Knot Always Love You e Can't Fear Your Own World.
Si consiglia la lettura da PC.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Kuchiki Rukia, Kugo Ginjou, Renji Abarai, Yoruichi Shihoin
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stand by You '
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Hollow and Human Hearts


Tra le cose più odiate rientravano sicuramente i deboli e le femmine; i primi meritavano di
esser divorati e le femmine le odiava a prescindere, forti o no rimanevano irritanti. Negli
ultimi minuti, l’unione delle due cose aveva fatto nascere un miscuglio irritante, roba che
Grimmjow Jeagerjaques, attuale Re dell’Hueco Mundo, non avrebbe immaginato neanche
nei suoi peggiori incubi. La nomina a sovrano era stata l’unica cosa positiva; conclusa la
Guerra e massacrato tutti i Quincy e gli Hollow traditori, Harribel gli aveva ceduto il posto
senza manco combattere, sparendo assieme alle Fraccion nei recessi di Las Noches. Il suo
sogno si era realizzato, anche se un po’ di budella e sangue in più non sarebbero guastate.
Nei mesi successivi aveva atteso trepidante la venuta dell’acerrimo rivale, e così era stato;
una mattina d’inizio primavera, quasi un anno dopo la fine del conflitto, Kurosaki si era
presentato al suo cospetto. Tra le dune bianche il combattimento era infuriato per ore, ma
Grimmjow, stremato e grondante di sangue, era già proiettato in avanti, alla prossima di
tante sfide. Poi dal nulla lo Shinigami aveva sorriso, un’espressione identica a quando
l’aveva bloccato in difesa dell’umana, durante l’invasione dell’Hueco Mundo.

- Mi dispiace, questo è il nostro ultimo scontro. Domani andrò alla Soul Society e rinuncerò al
ruolo di Sostituto. -
- Eh ?! Che cazzo stai dicendo ? -
- Addio Grimmjow. È stato un piacere sfidarti ancora una volta. -
aveva risposto lui prima di
scomparire assieme a Mr. Cappello.

L’amara verità si palesò qualche giorno dopo. Finite le cure, il Re raggiunse il Mondo
Terreno e dopo averlo cercato in lungo e in largo lo trovò, guarda caso in compagnia di
Orihime. Dall’alto, li osservò percorrere le strade notturne di Karakura, mano nella mano.
Dal rivale non proveniva alcuna traccia di reiatsu, ecco dunque … quello scemo si era fatto
sigillare i poteri per vivere al fianco della femmina. Nulla di più cretino. In un misto di
rabbia e frustrazione fece dunque ritorno nelle sale di Las Noches; luoghi famigliari che
adesso si emergevano vuoti, avvolti in un silenzio pressante.
Kurosaki, l’unico in grado di tenergli testa e fargli provare l’ebbrezza della battaglia, aveva
rinunciato a tutto per vivere una vita normale. Chi altro rimaneva? Nel non era mai stata
sfiorata dall’idea di affrontarlo; certo, di tanto in tanto qualche neo Arrancar bussava alla
porte del castello, voglioso di spodestarlo, peccato finora si fossero rivelati nemici deboli.
Come trascorrere le giornate d’ora in avanti ? E quanto tempo sarebbe passato prima
d’incontrate un avversario pari a Kurosaki ?
Con queste domande attraversò l’enorme sala e prese posto sul trono. Non avvertiva
alcuna presenza ostile, solo quella ormai consueta della Terza si fece largo nella penombra
fendendo infine la luce attorno al basamento principale. Neliel si presentò come al solito
sfoggiando un sorriso affabile. Solo qualche tempo prima le avrebbe urlato contro per un
gesto del genere, ma adesso, dopo le numerose cure ricevute e il rispetto dovuto in quanto
sovrano, riusciva a tollerare gli strani atteggiamenti.
<< L’hai trovato ? >>
<< Tsk ! A quanto pare sì ! >>
<< … E? >>
<< E cosa?! >>
<< Ne hai avuto la conferma, immagino. >>
<< Ovvio! Ma continuo a non capire! Come ha potuto mandare tutto a puttane per una
femmina?! >>
Neliel parve riflettere. Inclinò la testa, la lunga chioma oscillò mentre si sedeva sopra il
bracciolo alla sua destra. Grimmjow non si scompose; l’inconsueta vicinanza rientrava nei
comportamenti che aveva imparato a sopportare.
<< È strano … >> rispose dopo un po’ << … ma credo sia una scelta normale fra gli umani;
quel che a noi appare senza senso, loro lo fanno per amore, così ho sentito dire. >>
Amore era una parola strana; tra gli Hollow circolavano numerose leggende a riguardo, ma
lui, l’Espada incarnazione dell’ira, non aveva mai approfondito la faccenda, né intendeva
farlo in futuro.
<< Tsk! Ora basta parlare di quell’idiota! Mi rende solo nervoso, accidenti a lui! >>
<< Ah! Ah! Va bene mio Re, come desideri >> rispose Nell con squisita genuinità.
Inspiegabilmente Grimmjow si ritrovò a fissarla. Era capitato tante altre volte, ma ora lo
fece in maniera diversa, soffermandosi sulle linee del corpo, sul viso e sul seno, forse un
po’ grosso rispetto al resto. Nelliel stava giocando con una ciocca di capelli, gli occhi fissi
sul pavimento. Era sorprendente come riuscisse ad alternare momenti seri a gesti quasi
infantili. Dal nulla un brivido caldo lo scosse andandosi a concentrare nel basso ventre.
Grimmjow s’irrigidì e distolse lo sguardo. Cosa gli stava succedendo? Cosa diamine era
quella sensazione? Qualcosa di nuovo, caotico e al tempo stesso ... piacevole. Sì,
dannatamente piacevole.
<< Ehi! Tutto bene ? >> chiese lei a un certo punto, preoccupata dallo strano silenzio.
<< Sì … credo di sì … >> ma senza accorgersene l’aveva già attirata a sé.
Tra le sue braccia Nell s’irrigidì, proprio come lui pochi attimi prima, ma continuò a
rimanere lì; le gambe incastrate tra le sue e i duri braccioli del trono, il bacino sopra le
ginocchia. Incuriosito Grimmjow l’avvicinò ancora, senza metterci troppa forza,
annullando ogni distanza. Un secondo brivido arrivò, più violento del precedente. Avvolto
in un nuovo calore avvertì il respiro accelerare e notò qualcosa nel viso di Neliel, come se
pure lei stesse assaporando le medesime sensazioni. Si trattava in effetti di un piacere
diverso da qualsiasi altro; un piacere in grado di confondere e al tempo stesso inebriare
mente e corpo; come un duello all’ultimo sangue, solo che questo non feriva, non
sanguinava, anzi sembrava essere fatto apposta per venir gustato assieme a qualcun altro.
Famelico, il Re si mosse; strinse le schiena di Nel mentre la bocca cercò il suo collo.
La morse. La pelle aveva un sapore strano, tuttavia ne desiderò ancora.
<< Grimm … ah … che stai facendo ? >>
La voce arrivò in un sussurro, pervasa dal medesimo desiderio, mentre le dita sottili
sfioravano il suo petto. Quante volte la Terza aveva appoggiato le mani su di lui? Per
sorreggerlo dopo un combattimento, per curarlo, per bendargli le ferite … adesso quelle
stesse mani gli stavano provocando un piacere indescrivibile.
<< Non lo so … ma … ti piace Nel ? >> chiese risalendo fino all’orecchio.
<< … Ah … è strano … però sì, mi piace … >>
<< Anche a me … ah ... piace un casino … >>
L’attimo dopo le gambe di Nel gli circondarono la vita. Così, perso in un calore senza
nome, Grimmjow si fiondò sulla sua bocca, il respiro sempre più affannato, il cuore a
rimbombargli nel petto.
Una cosa era certa; aveva trovato un ottimo modo per riempire le giornate.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Pesce grande mangia pesce piccolo.
Così si poteva riassumere la natura degli Hollow.
Divorare per non essere divorati, crescere, crescere e crescere. Tale destino era toccato pure
a Tia Harribel; sbranare ogni simile, ancora e ancora, fin quando il corpo era passato allo
stadio finale di Arrancar. Una donna bellissima, dalle forme armoniose e la pelle scura,
risaltata da capelli dorati e occhi verdi come l’acqua dei fiumi in estate. Il Vasto Lorde che
dentro di sé celava la natura vorace di uno squalo. Tia però aveva sempre rinnegato il
proprio lato bestiale e in mezzo a quel vortice fatto di morte, carne e sangue, aveva
desiderato cambiare l’Hueco Mundo, dare ordine al caos.
Condividendo lo stesso ideale, Apacci, Mila e Sun-Sun, erano diventate sue Fraccion, e
nel perseguirlo, Tia aveva giurato fedeltà ad Aizen, colui che come lei voleva soverchiare
le regole costituite. A volte il destino però prende strade curiose; Aizen aveva solo
sfruttato gli Espada trovando infine la sconfitta per mano di Ichigo Kurosaki; senza più
Stark e Barrigan, Tia si era trovata fra le mani il titolo di Regina.
Nel periodo successivo, pur rivestendo un ruolo classico, era riuscita a ottenere alcuni
cambiamenti significativi, poi ... tutto si era frantumato; l’ascesa del Wandenreich, la
caduta di Las Noches, la prigionia, le sevizie. Anche se l’Impero era stato distrutto, la sua
credibilità come reggente non esisteva più. Sconfitta nel corpo e nello spirito, Tia aveva
percorso le vie più segrete di Las Noches, giù, sempre più in profondità.

- Quindi sei sopravvissuto … chi l’avrebbe immaginato. -
- Per questo devi ringraziare Lilynette, senza di lei non sarei qui. -
- Inoltre … arrivare fino a Las Noches celando la vostra presenza ... avete la mia ammirazione. Però
in quanto reggente devo sapere se -
- Se ambisco al trono ? Tranquilla, non ho mai avuto aspirazioni così alte. Sinceramente vorrei
restare, ma nelle attuali condizioni se la mia esistenza venisse scoperta, nuovi Vasto Lorde
verrebbero qui bramando le mie carni. Intendo scomparire … per farlo devo dirigermi lì. -


Fino a giungere in luoghi proibiti, luoghi divenuti la sua nuova casa. I meandri di Las
Noches erano costituiti da un labirinto pressoché infinito di sale buie, corridoi ed immensi
ambienti naturali, dove nessun Hollow aveva mai osato avvicinarsi.

- Capisco. Vai pure, io non ti fermerò. E per inciso, quest’incontro non è mai avvenuto. -
- … Grazie infinite, Tia. -


Poiché lì si trovava il cuore dell’Hueco Mundo; il Nucleo si estendeva come le radici di un
albero per centinaia e centinaia di chilometri. Esso reggeva ogni cosa e al tempo stesso
necessitava di nutrimento; spesso i Menos finivano assorbiti dalle protuberanze che
emergevano dal terreno o scomparendo inghiottiti dalle sabbie mobili. In quel mondo
sotterraneo inoltre l’aria era malsana, a causa dei fiori bianchi che sbocciavano sulle radici.
Immersa in quell’atmosfera, Tia si destò dal torpore del sonno.
Le ultime braci scoppiettavano nel falò illuminando il piccolo accampamento. Attorno
ritrovò oggetti ormai comuni; coperte, giacigli, provviste, zaini, utensili, trappole per
animali. Nonostante il clima avverso, esisteva infatti un ecosistema all’interno di quel
labirintico sottosuolo; giganteschi funghi fosforescenti, piante delle forme insolite e piccoli
animali vivevano in simbiosi con le radici del Nucleo. Vi era dunque di che sopravvivere e
per Vasto Lorde come loro non era complicato resistere al miasma.
Aguzzò i sensi, ma non avvertì nessuno nelle vicinanze; conoscendo le nuovi abitudini
delle sue Fraccion, Apacci, Mila Rose e Sun-Sun dovevano essere in giro a esplorare quel
nuovo settore e a raccogliere cimeli dimenticati dal tempo. Tia si mise a sedere osservando
la voragine appena oltre la spianata dove erano accampati.
Poi, come sempre, lui arrivò, silenzioso e celando la propria presenza. I passi risuonarono
soltanto quando fu vicino alla luce del falò. Coyote Stark non era cambiato molto dal loro
incontro a Las Noches, avvenuto circa un mese dopo la sconfitta di Aizen. Sopra la divisa
indossava una pesante cappa, ormai lacerata in più punti, mentre da un lato spuntava il
fodero di Los Lobos. L’uomo le lanciò un’occhiata e, posata la carcassa di un animale,
simile a un piccolo cinghiale, cominciò a scuoiarlo con un coltello affilato.
<< Ben svegliata Tia, dormito bene? >> chiese dopo qualche istante.
<< Abbastanza … oh! Lilynette non è con te? >>
<< È sgattaiolata via come al solito. Spero non si cacci nei guai, sarebbe una rottura
andarla a recuperare chissà dove di prima mattina. Ah! Tornando ho incontrato Sun-Sun.
Ha raccolto delle bacche per te. Sono dentro la sacca se hai fame >> concluse indicando il
contenitore di stoffa sopra il giaciglio della Fraccion.
<< Volentieri … ne gradisci qualcuna ? >>
<< Grazie, ma ho già sgranocchiato qualcosa prima. >>
Rimasero in silenzio, il fuoco rinvigorito a separarli, lei intenta a consumare la colazione,
lui a dividere il cinghiale che avrebbe sostenuto il gruppo per la giornata. A Tia non dava
affatto fastidio, anzi, l’assenza di parole faceva parte di quella strana convivenza che si era
creata tra loro due. All’inizio era cominciata in onore di vecchi favori, poi il rapporto era
drasticamente mutato, diventando alla stregua di una necessità. Collaborare, sostenersi,
visitare luoghi sconosciuti, gli provocava un lieve tepore, anche in quel mondo dove non
splendeva la luce del sole, riempiva i loro spiriti, un tempo vuoti, di parole, concetti,
visioni, sensazioni assolutamente nuovi.
Tale mutamento si rifletteva nell’aspetto e in un incessante bisogno di cibo organico. Le
parti ossee, gli ultimi frammenti della loro maschere, si stavano pian piano sgretolando,
in maniera meno evidente pure nelle Fraccion. Sarebbero stati i primi Vasto Lorde a
completare il processo di Shinigamificazione, ma non avevano idea di cosa questo
comportasse esattamente. Una cosa però era certa …
<< Un giorno dovremo andarcene >> esordì Stark quasi le avesse letto nel pensiero.
Tia si destò rendendosi conto dell'inaspettata vicinanza dell’altro, seduto a meno di una
spalla da lei. Un brivido la scosse solleticando il collo all’altezza della nuca.
<< Sì … ma dove ? >>
<< Non lo so … >> rispose l’Ex-Primera guardando avanti << … di certo non ai limiti del
labirinto, né nell’Hueco Mundo. Troveremo una nuova casa, da qualche parte. >>
Tia lo fissò e non riuscì a trattenere un sorriso.
<< Che strano … >>
<< Uh? Cosa? >>
<< Parlare al plurale. Andremo, troveremo … è buffo. Non riesco ancora a capacitarmene
del tutto, sai ? >>
<< Beh … non è male. >>
Così dicendo Stark poggiò la mano sopra la sua e forse per la prima volta, Tia arrossì.
Fu qualcosa di strano, eppure anche quel gesto divenne all’istante una dolce necessità.

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

In una notte come tante potevano accadere le cose più impreviste. Fu così che Riruka,
mossa dalla sete, svegliandosi non trovò Shukuro disteso sull’altro lato del letto. Davvero
strano, considerata la brutta abitudine del fidanzato a rimanere immobile come un sasso,
tanto che le prime volte si era presa un accidenti temendo il peggio. Al momento quindi
non si trovava lì, né in bagno, fatto doppiamente strano.
La luce dei fanali di un treno passò fulminea attraverso le persiane, seguita dal fischio e il
rompo delle rotaie. Controllò la sveglia sul comodino; le 3.12 a.m., tra quattro ore entrambi
sarebbero usciti per iniziare una nuova settimana; lei al corso di sartoria e lui all’Università
Meji, primo anno di specialistica in letteratura occidentale.
Grazie ai soldi di Yukio, subito dopo la fine della Guerra Millenaria Shukuro era riuscito
ad acquistare quel piccolo alloggio nella zona centrale di Naruki-shi, vicino alla stazione,
in modo da facilitare gli spostamenti verso l’università e il ristorante, dove ormai era stato
assunto come cuoco a tempo indeterminato. Da qualche mese Riruka era solita passare da
lui i fine-settimana, perché, anche se stavano insieme da quattro anni, prima di convivere
preferivano aver una buona solidità economica, così da trasferirsi in un appartamento più
grande. La casa attuale misurava cinquanta metri-quadri e nel tempo Shukuro l’aveva resa
accogliente grazie a una riverniciata alle pareti, quadri e librerie sparse qua e là.
Date le modeste dimensioni non le fu difficile trovarlo, del resto lo strano avvenimento
andava risolto. La luce della cucina la accolse assieme all’aria fresca proveniente
dall’esterno. Seduto sopra il cornicione della finestra, Shukuro osservava i segnali luminosi
della ferrovia, i lampioni, il bagliore delle insegne e della strada sottostante. Teneva in
mano una tazza trasparente piena di thè freddo al limone. Il liquido costituiva l’unica nota
di colore, il ragazzo pallido indossava infatti una canottiera bianca e un paio di boxer neri.
Tutto il contrario rispetto a lei; capelli viola e camicia da notte rosa decorata con disegni a
forma di donuts. Ma quella visione all’apparenza così innocua, le provocò una profonda
inquietudine. C’era qualcosa di diverso nello sguardo dell’amato. Rabbia? Frustrazione?
Riruka non sapeva dirlo.
<< Se vuoi c’è ancora del the >> esordì Shukuro senza voltarsi.
Un invito. Un invito celato a sedersi, ad ascoltarlo. Riruka prese la caraffa dal frigo e,
versato il liquido in un bicchiere, si appoggiò al bordo tavolo rivolta verso di lui. Bevve
alcuni sorsi, così da placare la sete, e rimase in attesa. Per alcuni minuti gli unici suoni
furono quelli della città, poi il giovane parlò, quasi donando una voce alla piccola casa.
<< Ho sognato mia madre … >>
All’inquietudine si unì funesta la confusione. In effetti Shukuro non le aveva mai parlato
della sua vita prima d’incontrare Kugo, quei primi dodici anni erano per lei un completo
mistero ... finora. Del resto Riruka non aveva mai toccato l’argomento, farlo sarebbe stato
come sprofondare in un pantano e di certo avrebbe ferito l’amato. Ma adesso lui era lì,
pronto a liberarsi di un fardello sinora celato, e per riuscirci aveva bisogno del suo aiuto.
<< Era da tempo … veramente tanto tempo che mi capitava … >> riprese con amara ironia
<< … fu mia madre a farmi questa >> concluse indicando la cicatrice a lato della fronte.
Riruka deglutì, la gola improvvisamente secca. Con un gesto nervoso, bevve un altro sorso
di the. Violenza ... da parte della persona che più di ogni altra dovrebbe amarti. Provò a
dir qualcosa, ma persino il respiro sembrò mozzarsi in gola. Ascoltare, poteva soltanto
ascoltare. Dopo una pausa carica di riflessione, Shukuro continuò.
<< Tutto iniziò con la scomparsa di mio padre, morì in un’incidente sul lavoro quando
avevo sei anni. Fino ad allora la mia era stata una vita normale, come poteva essere quella
di un bambino solitario amante dei libri, ma a seguito del lutto lei cambiò. Mai più un
bacio o un carezza, ogni errore era una scusa per alzare la voce o le mani ... >> vi fu una
terza pausa, lunga e pesante, quasi Shukuro stesse impedendo a quel passato di emergere
più del necessario << … un pomeriggio d’estate del mio dodicesimo compleanno, mi rivelò
la verità dopo … avermi ferito con un coltellino. Lei ... aveva finto, aveva finto di amarmi
ogni singolo giorno della sua vita. In suo “ figlio ” vedeva il viso del marito e gli occhi di
una sconosciuta, colei che mio padre amò in segreto per anni, prima che una malattia la
portasse via poco dopo la mia nascita. Terrorizzato scappai nella foresta e lì incontrai per
la prima volta Kugo. Verso sera però mia madre riuscì a trovarmi, aiutata dal comitato di
quartiere … ah … anche con gli altri era brava a fingere. Ma passate due settimane i servizi
sociali, allertati in forma anonima da Kugo, bussarono alla nostra porta e dopo vari
accertamenti venni accolto in una casa famiglia. >>
In un secondo silenzio, Riruka trovò la forza di muoversi, si avvicinò, strinse la canottiera
trattenendo il tremito della mano. Cosa dire a fronte di un racconto così tragico? Come
rincuorarlo? No … non c’era nulla da fare, se non porre l’unica domanda che avrebbe
chiuso la dolorosa parentesi per sempre.
<< E tua madre … ? >>
Shukuro rimase immerso nella notte, solo la mano si mosse poggiandosi sopra la sua.
<< Di lì a poco si suicidò... >> rispose con estremo distacco << …quando lo venni a sapere
non provai nulla. Assolutamente nulla. >>
A quelle ultime parole Riruka avvertì il fardello frantumarsi. Si scattò con un rumore
basso, quel fardello di marciume e fango, abbandonando l’animo di Shukuro per scivolare
via piano piano, circondarla, sommergerla, e infine sparire nel nulla. L’attimo dopo sentì
gli occhi tingersi di lacrime. Lo trasse a sé, lo abbracciò forte, fortissimo, come nelle notti
dopo aver fatto l’amore, se non di più. Dall’alto, lui sorrise ricambiando il gesto con
altrettanta dolcezza. Nel nuovo silenzio si respiravano una rinnovata leggerezza e
tranquillità. Ma come già detto, in una notte come tante potevano accadere le cose più
impreviste, e all’improvviso il cellulare di Riruka squillò.
<< Vai, potrebbe essere importante … >> sussurrò Shukuro al quarto squillo.
A malincuore andò in ingresso a prendere la borsetta. Il display visualizzava il numero di
Tatsuki. Tatsuki ?!? Perché diamine la chiamava alle tre e mezza del mattino ?!? A meno
che...! Velocissima rispose. Dall’altro lato si udiva un casino infernale; sirene, voci, rumori
confusi e in mezzo la voce dell’amica.
<< Finalmente ! Dove cavolo eri? >>
<< Tatsuki! Dove siete?! >>
<< All’ospedale di Karakura! Muovetevi accidenti! >>
<< Arriviamo! >> Riruka chiuse la chiamata precipitandosi come un fulmine in cucina, il
respiro affannato, il cuore a mille.
<< Shukuro! Quando passa il prossimo treno per Karakura?! >>
<< Il prossimo treno? >> domandò vagamente stupito.
<< Sì, il prossimo! >>
<< Ehm … alle tre e quarantotto, perché? >>
<< Come perché, brutto stupido?!? Sbrigati! Abbiamo solo venti minuti per prenderlo!
Hime! Hime sta …! >>



Ichigo Kurosaki, ventiquattro anni, laureato in medicina alla Todai ed Ex-Sostituto
Shinigami. Ichigo aveva affrontato innumerevoli battaglie, alcune per il destino del
mondo. Erano passati sei anni dalla fine della Guerra Millenaria, cinque da quando aveva
lasciato il ruolo di Sostituto (il Gotei 13 poteva comunque contare su di lui in caso di gravi
minacce), eppure nulla l’aveva preparato a un evento simile. Era felice, una felicità che
andava oltre l’umana comprensione, e al tempo stesso ogni fibra celebrale e muscolare era
scossa da un nervosismo altrettanto potente.
Incollato a una sedia nel corridoio dell’ospedale, fissava un punto vuoto, i gomiti poggiati
sulle ginocchia, i piedi a tamburellare incessantemente il pavimento. Da quanto andava
avanti quel ticchettio? Dieci? Venti minuti? Due ore?!
<< … portandola da me ci saremo risparmiati tutto ‘sto casino! >> sottolineò per l’ennesima
volta il Vecchio, seduto alla sua destra.
<< Accidenti Isshin! La tua clinica non è un reparto ostetrico! >> ribadì Kugo a sinistra << E
poi non hai nessuna qualifica, se ci fossero state complicanze cosa avresti fatto?! >>
<< Sono un medico! Me la sarei cavata egregiamente! Giusto Karin? >>
<< Con te non ci parlo ... >> rispose schietta la figlia in un punto imprecisato del corridoio
<< …riesci a imbarazzarmi anche in questi momenti. >>
<< Argh! Quanta cattiveria in un momento così meraviglioso! Sto per diventare nonno!
Nessuno lo capisce?! Tranne tu Masaki, mia dolce Masaki… tu si che mi comprendi. >>
<< Mai visto tanto egocentrismo in una persona sola ... e metti via quel poster, ti prego >>
continuò a incalzare Kugo.
<< Non si tratta di egocentrismo! Sono entusiasta, non si vede?! >>
<< Tutti lo siamo, ma datti una calmata! Ti sente mezzo ospedale! >>
<< Si potrebbe dire lo stesso di te… >> sospirò Kukaku a fianco all’amato.
<< Dai papà, adesso rilassati >> s’affretto ad aggiungere Yuzu.
<< Ehi! Ha cominciato lui! >> si difesero gli uomini all’unisono.
<< ADESSO PIANTATELA BRUTTI STUPIDI! >> Riruka comparve quasi dal nulla,
colpendoli sulla zucca con due riviste arrotolate << Rukia e Renji sono tranquillissimi!
Potreste seguire il loro esempio, per favore?! >>
<< Oh! Vedi Riruka, per noi è normale… >> cominciò l’amica nel tentativo di calmare le
acque << … insomma …ci siamo già passati ecco. >>
<< Adesso Ichika ha due anni … >> aggiunse fiero il marito << … dovreste vederla adesso,
sta imparando a parlare, è davvero un’amore. >>
<< Renji… non mi diventare egocentrico pure tu… >>
<< Ops! Hai ragione, scusa. >>
<< Piuttosto, Ichigo … ehi Ichigo! >>
La voce dell’amica lo trascinò via dal precario stato d’isolamento; tutte quelle voci, quei
gesti avevano continuato a ronzargli attorno e lui, come intrappolato in un altra dimensione,
aveva continuato a fissare la porta del reparto, oltre la quale Hime era sparita tra mille
dolori. Ancora nessuna notizia, quell’attesa si stava rivelando la più logorante della sua
intera esistenza. Osservando il resto dei presenti, notò che ognuno aveva adottato un
proprio metodo per tranquillizzarsi, o quanto meno tentare di farlo; il Vecchio e Kugo coi
loro battibecchi, Kukaku avvinghiata al braccio di quest’ultimo, Karin a mangiucchiare
l’ennesimo pacchetto di patatine prese al distributore, Yuzu canticchiava un motivetto, le
dita di Riruka smanettavano veloci sul cellulare mentre Shukuro la teneva sulle
ginocchia, mentre dal lato opposto del corridoio Ganju, assieme a Keigo e Mizuiro,
percorreva avanti e indietro l’incrocio a T.
<< Sì? Dimmi Rukia? >>
L’amica si fece avanti, un sorriso genuino dipinto sulle labbra, e inginocchiandosi davanti
a lui, posò le mani sopra le sue, gli occhi blu messi in risalto dai lungi capelli e una delicata
canottiera celeste.
<< So bene cosa stai provando. Quando è nata Ichika, Renji aveva i nervi a fior di pelle e
pure il Nii-san* era parecchio preoccupato. >>
<< Davvero? >> per un attimo l’idea di un Byakuya agitato gli parve molto inverosimile.
<< Credo sia naturale. Noi donne riusciamo a mantenere la calma perché… insomma
siamo consapevoli che questo momento arriverà più o meno per tutte. In ogni caso sta
tranquillo, sono sicura che il dottore arriverà presto. >>
<< Grazie Rukia >> mormorò senza nascondere una vena di preoccupazione.
Il gesto dell’amica lo calmò per qualche minuto riuscendo a franare quel groviglio di
emozioni. Nervoso, preoccupato, felice… esisteva un modo giusto di sentirsi? Non ne
aveva idea, ma quel ritmo rischiava seriamente di farlo esplodere.
All’improvviso la porta si aprì, facendo uscire il caporeparto. Un uomo sulla quarantina,
abbastanza alto e dalla corporatura secca, dal cui sguardo traspariva una profonda calma.
I presenti mossero alcuni passi verso di lui, Ichigo in testa, teso come una corda di
violino.
<< È stato un parto lungo, ma senza complicazioni. Il neonato è sano. Congratulazioni
Signor Kurosaki! >> annunciò stringendogli la mano << Ora potete entrare, ricordo che per
ragioni sanitarie l’accesso è consentito solo ai famigliari. Gli altri potranno vederlo una
volta portati nel reparto di neonatologia. >>
<< Oh sì! >> s’affrettò a rispondere << Assieme a me ci sono mio padre, le mie sorelle e
due nostri cugini, assieme al marito di lei. >>
Ufficialmente Kugo e Kukaku non erano ancora sposati, le nozze sarebbero state a
Settembre, però ci teneva a rendere l’uomo partecipe fino in fondo di quell’evento.
<< Perfetto, passate pure. Quarta stanza a destra. Non più di dieci minuti. >>
<< Certamente Dottor Ishiguro. Grazie ancora di tutto >> disse Ichigo accompagnando le
parole con un profondo inchino.
Superata la soglia, ogni sensazione negativa lo abbandonò. Mentre si avvicinava alla
camera, solo una felicità senza pari pulsava in lui con una forza mai vista, quasi fosse
diventato il suo stesso sangue. Immerso in essa, Orihime gli si mostrò in tutta la propria
bellezza; magnifica come non mai, gli occhi profondamente segnati eppure colmi di una
gioia infinita. Seduta sul letto, la schiena leggermente rialzata da un paio di cuscini, lei
sorrise, un sorriso dolce come il miele.
<< Ichigo, ecco … >>
Lui si avvicinò e … lo vide …
<< … nostro figlio. >>
Kazui, pensò intensamente mentre gli occhi si riempivano di calde lacrime. Baciò Hime
in fronte e prese la coperta nella quale era stato avvolto il piccolo. Kazui era lì, tra le sue
braccia, e non poteva esistere gioia più grande; stringere il proprio figlio ed essere lì,
assieme a tua moglie e alla tua famiglia. Una gioia che scuoteva dolcemente ogni fibra
dell’anima.
<< Ciao Kazui … >> sussurrò non appena gli occhietti marroni incrociarono i suoi << … io
sono papà. Non ne volevi sapere di uscire, ci hai fatto preoccupare un po’, sai ? >>
<< Ichigo! Orihime! Voglio vederlo anch’io! >> implorò il Vecchio impaziente.
<< Papà! Non essere così invasivo! >> lo riprese Karin.
<< Non cambi proprio mai … >> aggiunse Kugo.
Il resto della famiglia era rimasta sulla soglia, indecisa sul da farsi.
<< Entrate pure … >>
Hime accompagnò l’invito con un lieve cenno del capo, così...
<< Oh! Il mio nipotino! Che carino! >>
… in una frazione di secondo, forse superando la velocità della luce, Isshin si portò a
mezzo centimetro dal viso di Kazui, il quale colto di sorpresa spalancò gli occhi e …
piagnucolò spaventato!
<< Oh no! Posso prenderlo? >>
Ichigo sospirò non troppo convinto e infatti una volta in braccio al nonno, Kazui si mise
letteralmente a piangere. Isshin sbiancò e, messo il nipotino nelle mani di Yuzu, si
posizionò in un angolo, sconsolatissimo.
<< Dai papà! Devi rifarci l’abitudine! In fondo hai cresciuto noi tre >> lo rincuorò la figlia
cullando il piccolo.
<< Però Yuzu, ci sai fare! >> commentò Ichigo osservando l’immediata calma di Kazui.
<< Beh … quando facevo la baby-sitter ogni tanto mi capitava di badare anche a bimbi
piccoli. Karin, vuoi tenerlo un po’ tu? >>
La maggiore mise le mani avanti, un lieve imbarazzo nello sguardo.
<< Ah! No-no! Preferisco di no! Grazie! >>
<< In un momento del genere la nostra cuginetta continua a pensare al suo Chad! >>
commentò Ganju malizioso.
<< Co-? Cosa ti metti a blaterare adesso?! >>
<< Tra poco se non sbaglio finisce la WBA … >> fece eco Kukaku << … Chad tornerà
sicuramente e …sarà l’occasione buona, non deludermi questa volta. >>
<< Tsk! Ogni volta che quello viene a trovarci diventate un branco di pettegole! >>
<< Ci preoccupiamo per voi … a quando le nozze? >> la punzecchiò infine Kugo.
I due provano un certo interesse già da qualche anno. Ichigo ne aveva avuto un’ulteriore
conferma strappando frasi come;

- Chad sta meglio coi capelli all’indietro. -
- Tua sorella esce con qualcuno? -


Peccato entrambi fossero davvero troppo timidi da quel punto di vista; finora c’erano stati
risate, spinte o saluti impacciati all'aeroporto quando Yasutora, ormai pugile
professionista con numerosi titoli alle spalle, tornava negli Stati Uniti. Tutti attendevano il
fatidico momento, chi in maniera più blanda come Keigo e Mizuiro, chi scommettendo
come Kugo e Ganju. La situazione si era ribaltata violentemente qualche giorno prima,
quando l’amico l’aveva chiamato annunciando l’intenzione di confessarsi a una cena, solo
soletto con la sorella. Sulle prime Ichigo era rimasto perplesso, ma sotto sotto, parecchio sotto,
quelle scene classiche da film romantico piacevano ad entrambi. La serata, fissata a fine mese,
sarebbe andata liscia come l’olio, per la felicità di tutti.
In ogni caso, dopo una breve risata seguita alla battuta di Kugo, Yuzu si rivolse a Kukaku.
<< Vuoi tenerlo un po’ tu? >>
<< Oh! Posso Hime? >>
<< Certamente. >>
Stretto al suo petto, Kazui esultò felice aggrappandosi con una manina al seno prosperoso.
Di reazione la cugina divenne più rossa di un peperone e balbettò confusa in direzione del
compagno.
<< Amore … vuoi provare? >>
Kugo ebbe una reazione alquanto singolare; sgranò gli occhi biascicando un sì.
Probabilmente si stava immaginando loro tra qualche anno. Ma contro ogni previsione
pure lui arrossì vistosamente, mentre Kazui allungava le ditina verso le ciocche di capelli.
Sia Ichigo che Ganju non riuscirono a trattenere una risata. Finora l’imbarazzo era stato
un’espressione completamente assente dal viso di Kugo, e vederlo manifestarsi in un gesto
così semplice fu più appagante dalla miglior barzellette.
<< Accidenti … è una sensazione stupenda, ma ehi! Cosa avete da ridere voi due?! >>
<< No niente! Dai Kugo ora tocca a me! >> rispose spavaldo Ganju.
Ma quasi fosse un copione già scritto, Kazui si mise a protestare con lievi ma strazianti
piagnucolii.
<< Ah! Okay! Okay! Forse vuoi tornare dalla mamma! Tieni Hime! >>
<< Bene! Kazui ha conosciuto tutta la famiglia! >> annunciò Kukaku << Ora è meglio
lasciarvi soli prima che arrivi il Dottore. >>
Tutti i parenti furono d’accordo, anche se per Ichigo e Orihime non faceva alcuna differenza.
Soltanto Isshin protestò, ma venne prontamente trascinato via da Kugo e Ganju.
Rimasti soli, i genitori rimasero in silenzio cullando dolcemente il loro bambino. Ancora
una volta Ichigo si soffermò su Kazui; quel ciuffo di capelli arancioni appena sopra la
nuca, così simili ai suoi, e gli occhi dello stesso colore di quelli d Orihime. Era così bello tra
le braccia di sua madre che Ichigo non poté che sorridere, rammentando quanto fosse
fortunato ad amare ed essere amato da una donna meravigliosa come Hime.
Si erano sposati circa un anno prima; all’epoca lei aveva aperto da poco una pasticceria
tutta sua, grazie agli yen vinti col primo premio di un importante concorso culinario,
mentre lui, iniziando l’apprendistato nei vari ospedali, era riuscito ad acquistare un
piccolo appartamento vicino alla clinica Kurosaki. Così era iniziata la loro vita assieme; le
stagioni si erano susseguite, fino a giungere alla nascita di Kazui.
- Mai una volta … mai una volta mi sono pentito di aver rinunciato al ruolo di Sostituto – le
aveva confessato una volta osservando il cielo azzurro fuori dal bancone.
- Lo so amore mio … - aveva risposto lei accarezzandogli la guancia.
- Ricorderò per sempre ogni singolo istante vissuto portando il Distintivo. Li ricorderò, perché tra
gioie e sofferenze, essi hanno forgiato una parte fondamentale del mio essere. Un sentiero
importatissimo che terrò custodito nel mio cuore per sempre. Ora … voglio solo continuare questa
nuova strada assieme te. -
- Ah Ichigo … ogni volta mi emoziono quando ti sento parlare così! -
- Da-Davvero? -
- Parli col cuore e … questo mi aiuta a dissipare i dubbi. -
- … Dubbi? -
- Sai … da quando è finita la Guerra non ho più usato il Shun Shun Rikka. -
aveva ammesso in
un lieve imbarazzo
-“ Se qualche Shinigami venisse ferito? Se qualche anima o vivente venissero
aggrediti da un Hollow? ”, ogni tanto mi pongo queste domande, ma quando sento le tue parole tutto
questo svanisce. Noi … non dobbiamo immergerci nel mondo spirituale più del necessario, ma se la
Soul Society avrà bisogno, ci saremo. Io … ti amo … non mi occorre altro per essere felice. -
Quella notte avevano fatto l’amore, intensamente come mai prima d’allora.
Così, lasciandosi trasportare da quel dolce ricordo, Ichigo la baciò sul collo.
<< Ti amo … >>





Glossario

*Nii-san: Fratellone.





Tana Oscura

Le parti ambientate nell’Hueco Mundo si svolgono tra i Capitoli 7 e 8. Le rimanenti, 4 anni
dopo la fine della Storia Principale. Alla fine di tutti gli Extra ci sarà una piccola cronologia
aggiornata, tranquilli.
Ricordo che in Ikiru Riyu Ichigo ha abbandonato il ruolo di Sostituto Shinigami ( fatto
accennato nel Capitolo 5 e confermato nel 7), mentre nel Capitolo 9 si accenna allo scontro
tra lui e Grimmjow, dopo il quale il ragazzo è andato alla Soul Society per farsi sigillare i
poteri.
La vita di Shukuro ritrova nel Capitolo 7 e nell’ E.1.
Queste premesse non potevo farle a inizio Extra onde evitare possibili Spoiler.

Ammetto che è scrivere le parti sui nostri amati Arrancar è stato parecchio intrigante e sì … ho fatto tornare in vita Stark, perché mi piace immaginare che Lylinette sia riuscita salvarlo quando è precipitato dopo lo scontro con Kyoraku ( se Tite mi ha fatto sopravvivere Tia ferita a morte da Aizen volete non vi trovi un motivo più coerente per la nostra adorata Primera?). Tutta la questione del Nucleo è farina del mio sacco, ma mi è sembrata una cosa carina creare un essere relativo al Soul King, anche se ovviamente molto inferiore come potenza e scopo portante.

Passando alla parte con Shukuro e Riruka, la parte si collega al flashback avuto dal ragazzo alla fine della Saga dei Fullbringer, dove la ferita alla fronte è visibilmente fresca. Spero anche questo retroscena vi abbia convinto.

La parte finale è stata leggermente più complessa visto il grande numero di personaggi coinvolti ^^”, ma anche qua confido di averla resa toccante e divertente. <3

Vorrei porvi solo una domanda prima di chiudere; il motivo per cui Ichigo lascia il ruolo di Sostituto vi pare sensato? Così come le sue scelte di vita, al dispetto di quanto visto nel vero finale, dove continua a fare il Sostituto e a gestire la clinica di famiglia?

Un saluto immenso a tutti i miei lettori recensori <3 <3 <3
   
 
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