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Autore: shinepaw    21/06/2018    0 recensioni
A seguito di una violenta tempesta, Mira si ritrova su un'isola sconosciuta, popolata da draghi e dai loro domatori. Impossibilitato a tornare a casa, il ragazzo dovrà imparare a vivere sulla nuova isola.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elin partì qualche giorno dopo averlo annunciato e Jun s'offrì di prendere il suo posto nella squadra, non appena avesse potuto permettersi di trasferirsi.

I Domadraghi lavoravano sodo per la competizione in arrivo, quella di primavera. Si piazzarono secondi, senza Elin.

Giunse l'estate, e il compleanno di Leif. Artemisia non venne a festeggiarlo.

- Non fa niente - commentò il Domadraghi di fuoco, per quanto si notasse che c'era rimasto male. - Ci sei tu e questo mi basta.

Nemmeno l'estate seguente la misteriosa sorella di Leif sostò sull'isola per il compleanno del fratello.

Quell'autunno, Rorik e Lynae annunciarono che si sarebbero sposati a breve.

Quell'inverno, Jun si trasferì sull'isola. La loro squadra, ora che avevano di nuovo un Domadraghi d'acqua, riprese a vincere tutte le competizioni.

Anche Mira aveva accettato di partecipare e si stava allenando duramente, anche se si tirava indietro prima di ogni competizione.

- Non mi sento ancora pronto - si scusava, nonostante fosse diventato un Domadraghi dalle abilità invidiabili. - Sarà per la prossima competizione.

- Prima che quei due si sposino e decidano di mettere su famiglia - sbuffava Leif, ma sempre scherzando. Preferiva diventare vecchio senza mai competere al fianco del fidanzato piuttosto che obbligarlo quando non si sentiva pronto e mettere a rischio la sua sicurezza.

***

Era il terzo compleanno di Leif che Mira viveva con lui.

Era mattino presto, stava dormendo sul petto scoperto del proprio ragazzo quando il caldo e un certo trambusto lo strapparono al sonno.

- Leif... - farfugliò, lasciandogli qualche bacio sui pettorali per cercare di svegliarlo. Il Domadraghi di fuoco alzò lentamente un braccio e gli arruffò goffamente i capelli.

- Leif! C'è tua sorella! - gridò suo padre. Il figlio spalancò gli occhi, immediatamente sveglio.

- Misa! - esclamò, tirandosi a sedere. Mira soffocò una protesta, assonnato.

Leif corse alla porta di casa, seguito dal fidanzato.

- Misa! - ripeté, entusiasta, con gli occhi che gli luccicavano.

Artemisia era la copia sputata del fratello minore, solamente in versione femminile. Era altissima (almeno in questo si differenziava da Leif, che comunque basso non era), aveva lunghi capelli biondi e penetranti occhi verdi.

- Leif - replicò, abbracciandolo. - Auguri, fiammella.

Mira sbucò timidamente da dietro il padrone di casa, ancora mezz'addormentato.

- E lui chi è? - domandò Artemisia, facendo un cenno col capo al suo indirizzo. Leif sorrise.

- Misa, lui è il mio ragazzo, Mira - annunciò, orgoglioso, stampandogli un bacio su una tempia.

- È suo il drago... piumato?

- Sì, è mio. Si chiama Nuvola - intervenne Mira, stringendosi a Leif. Sua sorella gli metteva soggezione.

La Domadraghi sorrise. Anche il suo sorriso era identico a quello del fratello: raro ma bellissimo.

- Ha carattere! Nonostante le dimensioni, ha messo subito in chiaro chi comandava con il mio X - rise. Si spostarono in cucina a far colazione.

Leif sprizzava gioia da tutti i pori. Si vedeva quanto fosse affezionato ad Artemisia.

- Misa, perché non sei passata anche le estati scorse? - le domandò, un po' risentito.

- Ho conosciuto delle persone interessanti - rispose la ragazza, restando sul vago.

- Vuoi dire che hai un ragazzo?

Lei rise.

- No, fiammella. Lo sai che io e l'amore non andiamo d'accordo. No, ho conosciuto due Domadraghi... davvero speciali.

- Parlaci di loro! - la esortò il fratello. Era ancora a petto nudo, e non sembrava intenzionato a coprirsi.

- Una coppia non molto più giovane dei nostri genitori. Hanno liberato i loro draghi per vivere da comuni esseri umani e costruirsi una famiglia; per parecchio è durata - fece una pausa, Artemisia, ed incrociò per un istante gli occhi di Mira. - Poi hanno perso tutto. Si sono ritrovati su un'isola di tre abitanti. Tre! I loro draghi li hanno salvati e portati lì. Hanno cercato l'isola in cui vivevano prima, ma non ne restava più nulla. Sono rimasta un po' con loro.

A Mira la storia di Artemisia parve tremendamente familiare, tuttavia restò in silenzio ad ascoltare. Chissà quante persone avevano una storia simile alla sua.

- Sembra la storia di Mira - commentò il Domadraghi di fuoco. - Devi sapere che anche l'isola di Mira è stata distrutta, distrutta da una tempesta, e lui è naufragato qui ormai molte stagioni fa. Solo che lui non sapeva nemmeno dell'esistenza dei draghi!

Rise, nel ricordarlo; la sorella, invece, osservò Mira attentamente.

Lui deglutì. Perché due pezzi del puzzle forse combaciavano.

- E perché sarebbero speciali, questi due Domadraghi? - chiese cautamente ad Artemisia. Il cuore gli martellava nel petto.

Non ci pensava più, davvero. Ma come poteva dimenticarsene? Era la sua famiglia.

- Perché i loro draghi sono bianchi come la piuma sui loro polsi, come mai ne ho viste prima.

- Come... questa? - indagò Mira, mostrandole il polso. Artemisia la osservò solo per un istante, prima di annuire.

A quel punto il ragazzo iniziò a piangere, all'inizio piano e poi sempre più rumorosamente.

Non era solo un sogno.

Leif gli passò un braccio attorno alle spalle.

- Misa... credi di poterci portare da questi due Domadraghi?

Si misero in viaggio il giorno stesso e arrivarono tre giorni più tardi. Se fosse stato per Mira non avrebbero mai sostato per dormire o mangiare.

- Aspettatemi qui - disse Artemisia, allontanandosi.

L'isola era grande abbastanza per ospitare quattro case, ma era spoglia. Gli abitanti vivevano probabilmente solo di pesca.

La Domadraghi tornò poco dopo, seguita da due persone che Mira non avrebbe mai potuto dimenticare.

- Mira...? - dissero nel medesimo istante quando lo videro, prima di precipitarsi ad abbracciarlo. Mira si rifugiò nel loro abbraccio e pianse per tutto il tempo in cui erano stati separati.

- Mamma... papà... - singhiozzò. Anche loro piangevano.

Leif li osservava poco più in là e non poté fare a meno di sorridere alla sorella per aver reso possibile quel miracolo.

Una volta che la famiglia si fu calmata, fu il momento delle presentazioni.

- Mi chiamo Leif, sono il fratello di Artemisia nonché il ragazzo di vostro figlio...

Mira arrossì, annuendo.

- È stato lui a trovarmi mentre vagavo all'entrata del villaggio - raccontò, omettendo il fatto che fosse stato catturato per avere un'aria sospetta. - Mi ha salvato.

Gli occhi dei due innamorati s'incrociarono e loro si sorrisero.

- Mi ha ospitato fino ad oggi... scusa, Artemisia, sto occupando la tua stanza... e mi ha insegnato tutto ciò che so.

- Sei diventato un Domadraghi - constatò suo padre, arruffandogli i capelli.

Erano seduti sulla sabbia, ora, accerchiati dai rispettivi draghi: X, Nuvola, Rubino, Nova e Diamante.

- Mamma... papà... - esordì Mira, esitante. - Perché, se avete dei draghi, non siete venuti a cercarmi?

Sua madre sospirò piano.

- Ti abbiamo cercato, tesoro. Siamo tornati più e più volte nelle ultime stagioni sull'isola, ma ci siamo rassegnati. Abbiamo dovuto pensare al peggio - rispose, di nuovo sull'orlo delle lacrime.

Mira annuì.

- Perché non mi avete mai parlato dei draghi?

- Volevamo una vita tranquilla, almeno finché voi non foste diventati grandi. Era il nostro sogno, quello di vivere su un'isola abitata solo da noi, senza draghi e tutto ciò che essere un Domadraghi comporta - spiegò suo padre.

- E i nostri draghi? Cosa sanno fare?

- Ancora non si sa. Stiamo facendo delle ricerche. I libri antichi dicono che siano legati alle stelle, ai sogni, e che siano i draghi da cui si sono evoluti tutti gli altri.

- Questo... è un artiglio di uno dei vostri draghi?

- Sì, è di Diamante.

- E adesso cosa farete? - chiese infine Mira, non certo tuttavia di voler sentire la risposta.

- Tesoro... - sua madre gli sorrise, e nei suoi occhi blu come quelli del figlio c'era tutto l'amore del mondo. - Veniamo con te. Non abbiamo molte cose.

- Non ti lasceremo mai più - aggiunse il marito.

Si abbracciarono di nuovo.

I genitori di Mira salutarono i tre abitanti dell'isola e caricarono i loro averi su Nova e Diamante, dopodiché seguirono il figlio, Artemisia e suo fratello nel viaggio verso casa.

Casa. Quella parola non aveva mai avuto sapore più dolce, per Mira.


   
 
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