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Autore: Spensieratezza    21/06/2018    3 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Black rimase a fissare le carte bianche sulla scrivania del preside.

BIANCHE. Come il suo cognome. Black detestava quel colore, come anche il suo cognome. Detestava tutto quello che aveva a che fare col bianco. E se anche il suo cognome era bianco, detestava anche una parte di sé stesso. Sperava che il suo nome inghiottisse quella parte bianca come un vortice.  Non faceva niente. Anzi meglio. L’odio era l’unico mezzo per essere potenti. E se odiava sé stesso per questo, sarebbe diventato più potente! Sorrise tra sé per quel paradosso apparente e poi si disse che non doveva sorridere, altrimenti il preside avrebbe cominciato a pensare che fosse uno psicopatico.

Il preside. A proposito perché mai aveva voluto fermarlo li?

 E perché diavolo gli importava di quello che poteva pensare quella persona? Quell’estraneo?
 
Il preside alzò lo sguardo sul professore. Sospirò  senza dire niente.
 
Il professore si schiarì la voce:” C’è qualcosa che vuole dirmi, signore?” chiese lui.

“Come ti trovi in questa scuola. Black?”

Era una domanda assai curiosa per essere il primo giorno.

“Non c’è male.” rispose lui freddo.

“E gli studenti, come li trovi?” chiese l’altro, studiandolo.

“Come qualsiasi altro sciocco ragazzino superbo di quest’età, in particolare quelli che sono appena andati via.” Disse senza riuscire a trattenersi.

Albert lo studiò in silenzio.

“Mi scuso, non volevo sembrare scortese. Il primo giorno non è andato nel migliore dei modi. Degli studenti sono arrivati in ritardo, c’è stata una rissa..”

“E la cosa ti ha infastidito. È naturale. Ma sei sicuro, Black, che non si tratti di qualcos’altro, magari qualcosa a cui tieni molto?

Black fissò il preside allibito. Come poteva quello sconosciuto, trattarlo così, come se sapesse tutto di lui, riservargli questa confidenza?

“Non capisco di cosa parla.” Disse ancora lui.

Il professore tirò fuori dal comodino un anello molto bello, guardandolo con interesse,

Era un grosso anello di zaffiri e Black alla sua vista sembrava come come trasfigurato.

“È tuo, non è vero?”

“Dove..dove ha preso questo oggetto??” chiese Black.

“L’ho trovato.” Rispose Albert semplicemente. “Credevo di avertelo visto indosso. Nella confusione di questa giornata deve esserti..caduto..”

Glielo porse e Black dimenticando la sua compostezza, prese l’anello dalle sue mani a grande velocità.

Albert sorrise. “Perdere un oggetto di tale valore per te, deve essere stato turbante. Capisco che sommato ai disguidi questa giornata..”

“Io non..non sono turbato. È un anello come un altro. Prezioso, certo, ma non di grande valore affettivo per me.” Mentì Black.

“No?” disse Albert squadrandolo. “Che strano, credevo che la dedica “Ti ricorderò sempre con amore e sarò sempre con te” avesse un chiaro valore sentimentale.”

“Non ho fidanzate e neanche mogli..” stava dicendo Black, ma il preside lo interruppe.

“Si possono dedicare frasi così, anche ai figli.

Black si irrigidì.

“Non ho nessun figlio! Questo è un anello che..che ho trovato..per caso..e che ho tenuto. L’ho trovato per coincidenza nella casa in cui abitavo. Dentro una botola. Tutto qui. Non so..di chi sia.” Disse Black stringendo l’anello con forza nella sua mano.

“Va bene. Ho capito, Black. “ sorrise il preside.

“Ad ogni modo, la ringrazio per avermelo restituito.”

“Non c’è di che. Ora, se non ti dispiace, vorrei parlare del caso Stinsky…”
 
 
 

*

Qualche minuto dopo, Black uscì dallo studio del preside, ancora visibilmente irritato. Forse fu per via di quella tensione, che l’anello gli cadde nuovamente dalle mani.

Rotolò fino ai piedi di un ragazzo.
Sam.

Black trattenne a malapena un grugnito. Di nuovo uno di quei mocciosi!

Sam raccolse l’anello. Sembrava affascinato dalla pietruzza.


“Che bello.” Disse tra sé e sé, poi vedendo chi si trovava davanti, lo fissò intimorito.
Black sorrise.
“è un anello molto bello, non è vero? Ti piacerebbe averlo, vero?”

“Sì.” Disse sinceramente Sam.

Per un folle momento, Black fu quasi sul punto di darglielo veramente, poi per fortuna si riscosse da quell’inaspettata follia.
“Beh, non puoi. È mio.”
“Certo! Mi scusi.” Disse Sam, porgendoglielo.

Black fu sorpreso dall’arrendevolezza di quel ragazzo cosi ribelle fino a pochi minuti prima.
Lo guardò in viso. Aveva un labbro spaccato.
 
Si avvicinò a lui, proprio nel momento in cui il ragazzo – che Black ribattezzò subito piedi di pastafrolla – cadde ai suoi piedi, inciampando.

Black si inginocchiò e sorrise.

“Non ti reggi in piedi, eh? Troppe emozioni per oggi?”

Sam sperò che quell’odioso professore prendesse il suo anello e se ne andasse subito, ma invece di prendere l’anello,  il professore senza preavviso, gli alzò in su il mento, così che costrinse Sam a guardarlo fisso negli occhi. Il verde splendente in un tuffo nel nero più profondo.

Sam rimase per un attimo infastidito da quella confidenza che lui non gli aveva dato e che non aveva nessun diritto di prendersi; però, Sam notò anche che per quanto rude, il tocco sembrava gentile in un certo senso. Non arrogante. Il professore lo stava fissando come un medico guarda le ferite di un malato. Mancava solo uno stetoscopio al suo collo.
 
“Cosa ti sei fatto al viso? Non mi pareva che Stinsky ti avesse toccato. Non era intervenuto il tuo adorabile fratello a difenderti?”

“Non è stata colpa di Stinsky.” Disse Sam, decidendo di sorvolare sul fatto che prima che arrivasse Dean, Stinsky aveva fatto in tempo a rifilargli un pugno sullo stomaco e frastornato da quella sorta di – cos’era , preoccupazione? – "a volte perdo sangue dal labbro. Ho il brutto vizio di mordermelo.”

Black lo lasciò andare, sorridendo. Di certo stava pensando che era uno sciocco ragazzino.

“Beh, direi che a tuo fratello è andata peggio. Per la prossima volta, cercate di ricordarvi: quando perdi, non perdere la lezione.” E con questa frase enigmatica, se ne andò.
 
 
   
 
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