Quando la sera scivola via sulla cute di carezze che dilaniano l’autostima, di ovattate richieste di aiuto, baratto la coscienza con l’incoscienza, la curiosità poca nel cuore mi sfogli dolce maturo scorza lapidaria di morsi frettolosi,
Un tremore di nulla che non sei te, rondini estroflesse dai loro disagi,
Medico attraverso te, me mai cosa più sbagliata Fu in quelle primavere uggiose, lasciarsi andare dentro nodi che non sanno di felice consonanza, ma solo da archi di sambuco le frecce,
Raccolgo i miei resti e li ripongo in quella danza schizzata in involontarie sciocche Emarginazioni