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Autore: Hermes    22/06/2018    1 recensioni
Diciassette anni di giorni da spiegare e mettere a fuoco.
Un’autopsia al tempo fra la nebbia di San Francisco e la polvere del deserto, per arrivare nel presente che potrebbe essere solo una possibilità nel futuro.
Il mondo è costruito sulle nostre scelte.
[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Énouement
{The bittersweetness of having arrived in the future, seeing
how things turn out, but not being able to tell your past (self)}

Per fortuna il comando del garage risponde ancora al vecchio segnale ed ho parcheggiato l’auto con facilità.
Non ci sarà niente di facile, Linds. Niente è ancora facile per te.
Sono quasi le cinque del mattino e non so come spiegare il mio umore dopo aver guidato per otto ore consecutive.
Non sono in una situazione che mi è solita, dovermi difendere per le mie azioni.
Sapevo che quella conversazione si sarebbe rivoltata contro di me, ma non potevo immaginare che Kurt sparisse.
Ho detto la verità, può far male, ma è sempre meglio che mentire e comunque non sono così preoccupato.
Il ragazzo è grande e vaccinato!

L’ascensore sale i piani e lancio un’occhiata allo specchio, notando le mie occhiaie e l’occhio nero.
E meno male che avevi tutte le intenzioni di passare i prossimi giorni a dormire, Linds…damn it!
Stropiccio il volto, passando una mano sotto gli occhiali e combattendo uno sbadiglio.
Mi sento fisicamente stanco e non sono mai stato il tipo da tenere in grande considerazione il mio stile di vita ma, raggiunto il mezzo secolo, devo ammettere che inizio a sentire la stanchezza di tutte le notti passati ad occhi aperti, la caffeina ormai installatasi nelle vene ma gli alcaloidi quasi dimenticati nel passato.
L’ascensore si ferma ed estraggo le chiavi, infilandomi nel loft immerso nel denso silenzio dell’alba.
Per un attimo trovo una simmetria in questa mia entrata e le altre, appartenenti ad un diverso periodo, prima della nascita di Kurt.
Quando a fine settimana correvo come una freccia nel tramonto, stanco ma senza sbandare, puntato verso un polo come l’ago di una bussola.
Ore di libertà che passavo con la Mia Bella.
Percorro l’open-space, passando a fianco dell’acquario che emana una luce bluastra e salendo la scala a chiocciola.
Anche nell’oscurità realizzo che non è cambiato molto questo posto se non per la presenza di un’altra persona.
Il piano superiore è buio, passo nel salottino e scosto una delle doppie porte scorrevoli, entrando nella camera padronale.
Michelle dorme sopra al copriletto, non da molto dati i suoi capelli bagnati.
L’aria condizionata non è accesa e lei è rannicchiata in una posizione quasi fetale in un paio di pantaloncini ed una maglietta che, ad occhio e croce, devono essere di Kurt.
Saranno quasi dieci anni che l’ho vista in carne ed ossa ma è sempre la stessa.
Bella da togliere il fiato.
Quel volto ovale e le labbra piene…
Le sue gambe abbronzate dal sole, lisce e morbide.
Vorrei solamente baciarle l’incavo del ginocchio come ero solito fare quando eravamo a letto, e morderle appena la pelle morbida dell’interno coscia.
L’eco del suo respiro tremulo che vibra nelle mie orecchie.
Linds, piantala vecchio porco.
Sorrido appena poi afferro un vecchio afgano e glielo apro addosso senza svegliarla.
Lancio un’occhiata di striscio all’orologio: cinque e un quarto.
Le accarezzo la guancia con un dito e torno di sotto.
Chissà se c’è ancora quella caffetteria due isolati più in là…
[…]
Al mio ritorno l’aroma del caffè ci ha messo poco a svegliare Michelle.
Siamo finiti sul divano del salottino di sopra a fare una colazione improvvisata.
Solo le sette del mattino e ma belle ha le mani fra i capelli, i suoi piedini scalzi poggiati contro la mia coscia e l’aura di una persona costretta al patibolo.
Un amore di nervi, in poche parole.
“Hai provato a contattare i suoi compagni di scuola?” tento con cautela, Michelle alza gli occhi nella mia direzione
“Non ne conosco molti. E se anche fosse con loro…” non conclude la frase ma il suo tono di voce mi basta per sapere cosa sarebbe venuto dopo “Sto pensando di chiamare la polizia.”
“Vuoi sapere cosa ne penso?”
“Non proprio-”
“Penso che Kurt sta perfettamente e che non vuole essere disturbato, Michelle.”
“Bel modo per insabbiare la tua mancanza di tatto!” sbotta, un lampo negli occhi grigi.
“Lo dici come se fosse ancora un bambino di quattro anni.” non abbasso gli occhi “Kurt aveva il diritto di sapere la verità.”
“La tua verità Linds, l’ha allontanato da me.” precisa acida.
“Tornerà Michelle. Non chiamare la polizia.”
Ci scambiamo uno sguardo poi si allontana per il piano di sotto con il suo bicchiere, sospirando.
Linds smettila di scendere con lo sguardo perché ne hai del damage control ancora da attuare!
Topastro scimunito!

Mi gratto il capo, finendo il caffè e stravaccandomi sul divano per un pisolino meritato.

~

È qui.
Qui, porco cane.
Per poco non ho avuto un infarto stamattina.
La prima cosa che ho visto sono stati i suoi occhi neri su di me, espressivi ed un po’ stanchi.
Stava seduto sul limite del materasso, avrei potuto toccarlo.
All’inizio avevo creduto in una allucinazione.
Ma più lo guardavo più lo riscoprivo.
Era invecchiato in quegli ultimi dieci anni e – ci avrei scommesso la mia cintura di Ju-Jitsu - non aveva chiuso occhio da un po’.
Quell’occhio nero.
La barba punteggiata appena di bianco, come i capelli.
Le mani grandi e sottili in grembo.
Ero saltata seduta, incredula.

“Che cavolo ci fai qui?!”
Linds aveva alzato un sopracciglio, voce calma e posata “Fino a prova contraria me l’hai chiesto tu.”

A quel punto ero pronta a prendermi a calci da sola…
Sì certo, ieri sera gli avevo imposto istericamente di trovare un rimedio alla situazione ma non pensavo – non potevo crederci – che me lo sarei ritrovato davanti.
Avevo cercato una calma che non avevo, Linds mi aveva indicato il fautore del mio risveglio: caffè da asporto.
Quindi ci eravamo spostati nel mini salottino che avevo ricavato nell’angolo cieco della passerella.
Ora che sono scesa al piano terra del loft tiro un sospiro a fondo e mi occupo di cibare i miei poveri pesciolini affamati.
Adesso che facciamo, Hervas? Care to enlighten me?
Bella domanda.
Alzo lo sguardo verso la passerella.
Se fossi stata matematicamente certa in passato che si sarebbe presentato qui solamente chiedendo…
Devo sbattere le palpebre più volte per ricacciare indietro una rabbia umida.
Volto di scatto la testa verso il frigo e gli sportelli della dispensa, tornando pratica.
Dieci minuti dopo ero tornata di sopra mi ero cambiata in jeans e camicia e scesa di sotto.
In mano lista della spesa e chiavi dell’auto di Linds – tanto mentre dorme non l’ha bisogno – ed ero scesa.
Nel garage comune non era stato difficile trovare l’auto e fischiai quando vidi il giocattolino, passai una mano sul cofano bianco ancora tiepido.
Linds si era sempre trattato bene in autovetture ma rimaneva che preferivo le due ruote.
Dieci minuti dopo, al volante e disinnescata la musica a palla, mi ero già convertita al nuovo bolide.

~ Quartiere Sea Cliff, San Francisco
Non erano nemmeno le nove del mattino e stava già pensando di farsi un’altra doccia o buttarsi nella piscina.
Lizzie guardò con invidia Rock, sdraiato all’ombra della veranda in piena siesta.
Quel pomeriggio aveva l’allenamento delle Cheerleaders ma era davvero tentata di passare con quel caldo.
Annoiata si sedette al tavolo della cucina trovando un minimo di sollievo nella superficie di pietra e scegliendo una pesca dal vassoio.

Quel lunedì Kurt aveva fatto su tutti i suoi averi, raddrizzando la dependance nel pomeriggio meglio della donna di servizio.
“Sei proprio sicuro di non voler restare ancora un po’?”
Il ragazzo aveva scosso la testa poi l’aveva guardata “Posso chiederti un paio di favori?”
“Okay.”
Quella sera aveva prenotato un biglietto aereo per il giorno dopo a suo nome con la carta di credito, il prezzo salatissimo.
Kurt non aveva fatto un piega e si era limitato a sfilare la somma da un rotolo di banconote tirato fuori dallo zainetto.
“Hai svaligiato una banca? E comunque sono troppi.”
“La differenza è per il taxi.”
“Kurt…sei proprio sicuro che sia quello che vuoi?”
“…”
“So che richiedono un mucchio di certificazione e test di tutti i tipi.”
“Cos’è hai fatto un visitina al sito? Preoccupata?” fredda ironia mentre si chinava a controllare il pollo nel forno.
“Dovresti esserlo tu piuttosto.”
“Non lo sono.”
“Sei matto.”
“Ovviamente.” aveva sorriso, scuotendo la testa e tirando dal mozzicone che aveva recuperato dal posacenere “Solo un matto vorrebbe entrare nella fossa dei leoni…”
“Non voglio che te ne vai.” aveva ammesso lei, stringendo forte le banconote fra le dita.
I suoi occhi neri la puntarono, curiosi.
“Non credo che i miei si renderebbero conto della mia assenza e parliamo solo di qualche settimana. Non morirai, Lizard.”

“Cocciuto e scemo.”
La sua voce aveva fatto alzare un orecchio pelosino a Rock sotto la tettoia.
Il cellulare di Kurt era rimasto spento da quando si era imbarcato sull’aereo.
Lo sapeva perché aveva provato un paio di volte a contattarlo.
E di nuovo, quella sensazione dentro il suo stomaco quando l’aveva guardata serio e deciso, immovibile e pronto a spiccare il salto.
Quel coraggio glielo invidiava con tutta l’anima.

~

Ero tornata al loft giusto in tempo utile per il pranzo, avevo scaricato i sacchetti della spesa sull’isola dando una pacchetta amichevole alle chiavi della Jaguar.
La piccola è un mostro, no wonder he likes it!
Messi i deperibili nel frigo chiamai Linds a voce alta.
“Preseeentee!”
Avevo roteato gli occhi “Vieni giù e dimmi cosa vuoi per pranzo.”
“Nah, mi fido Michelle.”
Tipico…
Tre quarti d’ora dopo stavo dando gli ultimi tocchi culinari ad una pasta fredda e Linds era sceso con i capelli bagnati e la barba fatta di fresco, gli occhi incollati sul San Francisco Chronicle che avevo comprato quel mattino.
Feci il giro dell’isola con la terrina e la brocca del tè freddo nell’altra, iniziando a servirmi.
Sto cercando di comportarmi normalmente ma sono davvero tesa.
Non so cosa fare, sono preoccupata per Kurt ed allo stesso tempo non so come gestire Linds.
Cosa dovrei dirgli dopo questi dieci anni?
Accidenti in che pertugio mi sono cacciata e perché cavolo ha deciso di tornare?!
Sbatto le palpebre, tornando alla realtà e scoprendo che il mio monologo mentale è stato osservato dal centro dei miei pensieri.
Corruccio la fronte passando all’offensiva “Che c’è?”
“Ti ho chiesto perché non sei al lavoro.”
“Ho…sono…il capo mi ha mandato in ferie.”
“…” non parla, per qualche strano motivo sorride sghembo.
Continuiamo a pranzare in un silenzio pesante, roba da indigestione sicura.
Se questa è l’atmosfera che ci sarà qua dentro per i prossimi giorni io scappo in esilio, accidenti!
“Michelle…”
“Sì?”
“Che cosa hai fatto in questi ultimi anni?” ha appoggiato la testa sulle mani, occhi vigili ed emotivamente chiusi “Ho letto un paio di articoli sul Venter Institute ma non ho seguito molto l’azione sulla genetica.”

~

Chi cavolo è questo e che ne ha fatto di Linds?!
Era passato bellamente sopra la tensione ed aveva rotto il ghiaccio lasciandomi a sparlare sulla passione della mia vita per buona parte del primo pomeriggio prima di fare domande molto precise su qualche particolare nuova tecnica di ingegneria genetica.
Ad un certo punto discutevamo a tutto spiano e mi prudevano le palme delle mani dalla voglia di lavagna e gessetto per dimostrargli che ‘in teoria’ le mie idee avevano un dannato senso.
E l’imbecille mi lancia quei suoi ghignetti saputelli! Accidenti al suo genio megalomane!
No, non era cambiato assolutamente niente.
Lo ammetto di malagrazia, sia chiaro.
Si è fatta sera, il suo stomaco ha brontolato tipo valanga di montagna e si è offerto di portarmi a cena fuori.
Semplice e cristallino come un pezzo di vetro, peccato per i bordi taglienti.
Abbiamo camminato per un paio di isolati fianco a fianco.
Ho una voglia matta di chiedergli che ha fatto alla faccia.
Non mi ha ancora sfiorata nemmeno inavvertitamente e di questo almeno gli sono grata.
Se per quello non mi ha ancora chiamata Ma Belle.
Invece Linds è rimasto il mio topastro.
Accidenti a lui.

~ A 3900 chilometri di distanza, FAIT Program, Federal Bureau Investigation Academy.
Un boato di applausi risuonò nella Aula Magna alla fine del suo discorso di benvenuto e l’anziano Senatore Wieder alzò una mano annuendo alla folla di nuove reclute prima di essere seguito dal suo entourage fuori dove la sera estiva era già scesa sul parco del campus.
Questione di una mezz’ora – tempo di un caffè e dei complimenti del rettore dell’accademia ed l’anziano uomo si era seduto sull’auto blu, il suo segretario da oltre trent’anni in coda.
“Avete un vero tocco con i discorsi, Signore.”
“Fottuta perdita di tempo, ecco cosa, agente May.”
L’aiutante passò sopra al commento del proprio superiore, sfogliando la lista di aspiranti al campus finché non si sfilò gli occhiali per pulirli, sorpreso.
Ma no, i caratteri erano chiari e precisi.
“Colonnello.”
“Sì?”
“Legga qui.”
Wieder brontolò, inforcando gli occhiali e chinando il mento al petto, dando una scorsa alla lista di studenti del corso estivo a numero chiuso.
Occhi grigi si allargarono sensibilmente.

Lagden Kurt, nato il 6 Marzo 20** al San Francisco California Pacific Medical Center.
Madre: Hervas Michelle, ricercatrice presso il San Diego Venter Institute (California).
Padre: Non Pervenuto.
Nota d’archivio: Lagden Linds, capo-ricercatore presso il Lambda Department (Nevada).

Le labbra marcate del Senatore si curvarono in un sorriso.
“Curioso…abbiamo una foto del giovanotto?”
“Un momento.”
Il tablet passò di mani, gli occhi del vecchio si posarono su un viso famigliare a tratti.
Occhi neri, naso leggermente storto ed un non so che nello sguardo…
Sta a vedere che ciò mancava in quel piccolo scienziato stronzo è passato al figlio.
Il sorriso si allargò e l’uomo si accomodò meglio sul sedile, pregustando una buona lettura.
“May, mi tenga aggiornato sui progressi del nostro giovane, sì?”
“Come desidera, signore.”

~~~

Canzoni del capitolo: Nessuna!

Le note di questo capitolo sono:
- Maggiori informazioni sul programma FAIT potete trovarle sulla pagina ufficiale dedicata alla community outreach del FBI.

Sì, sono di nuovo qui, in questa sera di fine Giugno a preparare un chapter solo per voi, miei pochi lettori.
Non sembra vero neppure a me! xD
Aggiornamento estivo questo, in perfetta linea temporale o poco meno con UT!
Menate a parte, capitolo corto ma con balzi e scarti fra diversi posti, persone e tempi! Non avete nemmeno una vaga idea di quanto mi diverta a scrivere questa mia storiella scema nel poco tempo che mi avanza...LoL
Esploriamo (alla buon'ora) la nuova chimica fra Lagden e Hervas...e rivediamo nonno ragno!!! (muahahahah)
Secoli fa alcuni avevano recensito con astio nei confronti del topo...io preferisco tenermi nella neutralità e fare in modo di rendere il passato per ciò che è stato. Commettiamo errori ogni giorno ahimè, questo ci rende umani anche se Linds non lo convincerò mai, temo.

Chiuso l'angolino pensieri autore lascio solo un piccolo ringraziamento a alessandroago_94 per aver lasciato un commento allo scorso chapter.

Prossimo aggiornamento? Non ne ho la più pallida idea.
La verità sacrosanta è che questa storia verrà finita un giorno o l'altro e, molto probabilmente, dopo abbandonerò carta e penna per qualche tempo.
Buona Estate a tutti. =)
Hermes

  
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