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Autore: RaidenCold    22/06/2018    1 recensioni
Atto conclusivo della storia L-Iconoclast:
In seguito alla guerra con Ares, Atena ed i suoi cavalieri attendono la mossa degli dei dell'Olimpo, ormai quasi interamente schierati contro di lei.
Dopo essersi recato ad Asgard in soccorso di sua madre e degli altri guerrieri divini, Leonidas si unisce ai suoi compagni nella guerra contro le divinitą, e sul suo cammino incontrerą una figura misteriosa che influenzerą il suo destino e quello dell'amata Lambda...
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Apollo, Cygnus Hyoga, Nuovo Personaggio, Phoenix Ikki
Note: AU, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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Corporis exigui vires contenere noli”

Non disprezzare le forze dei piccoli

(Catone il censore, Distici 2,9)

 

Lo stormo di dardi parve placarsi, ma Lambda e Kiki lasciarono il muro ancora attivo.

 

“Atena” - tuonò una voce femminile dal tono imperioso.

 

Una donna comparve dinnanzi alla barriera: aveva una riccioluta chioma argentata, ed indossava un elegante abito bianco, bardato nella parte superiore da un’armatura color metallo.

 

“Io sono Callisto” - si presentò lei, seguita da un gruppo di arciere con una corazza simile alla sua, ma più scura e meno elegante.

 

“So bene chi sei, comandante delle guerriere satelliti, al diretto servizio di Artemide, mia sorella.” - rispose la dea portandosi sul ciglio della barriera per parlarle a faccia a faccia.

“Il gesto che state compiendo è quanto di più grave non si sia verificato negli ultimi millenni, o forse nella storia intera, e il concilio dell’Olimpo intende condannarti a morte assieme all’umanità che ami tanto; tuttavia la magnanima Artemide è disposta ad intercedere e a cercare di convincere il padre Zeus a salvare la tua vita, a patto, naturalmente, che tu ci offra in cambio quella di tutti i soldati che ti sei portata dietro.”

 

La dea rimase per un attimo in silenzio, poi fece una risata che stupì persino i suoi stessi cavalieri:

“Hai la minima idea di chi hai di fronte, Callisto?”

La donna la guardò confusa da quell’improvvisa spavalderia:

“Nell’Olimpo ci sono due dei che gestiscono la guerra, mio fratello Ares, ed io, e ora lui non c’è più, lo sai che significa?”

“Atena, le erinni vi hanno forse reso folle?”

“Affatto, i folli siete voi. Il padre Zeus e gli altri dei sono certamente potenti, ma i vostri eserciti crolleranno sotto il mio, e quando ciò accadrà non vi renderete nemmeno conto di come una tale disfatta sia stata possibile, e i sommi olimpici dovranno scendere in campo a sporcarsi le mani, chiedendosi come abbiano potuto essere così sciocchi.”

Callisto si allontanò indignata:
“Mi avevano detto che eravate una dea nobile, ma la vicinanza con gli uomini vi ha reso arrogante, pagherete caro il dolore che state arrecando alla divina Artemide.”

 

A quel punto Niche e Civetta si avvicinarono alla dea:
“Siete certa che una provocazione del genere sia stata una buona mossa?”- le si rivolse Civetta preoccupata.

“Ha fatto bene” - rispose Niche con un sorriso compiaciuto - “Artemide è estremamente orgogliosa, ed è una pecca piuttosto comune tra gli dei; l’unico di cui dobbiamo preoccuparci, è il gran capo… dico bene?”

“Nessun dio è una minaccia da prendere sotto gamba, ma tanto temo mia sorella, quanto sono certa che le sue competenze belliche non vadano oltre la caccia.” - e detto ciò Atena si voltò, lanciò un segnale a Chiron.

“Molto bene” - gridò Sagittarius - “Ognuno in formazione.”

Chiron, Jun, Alexander e John, si misero accanto alla dea, e ad un suo cenno si dispiegarono, venendo ciascuno seguito da diversi gruppo di cavalieri.

Leonidas guardò Kalos confuso:
“Non preoccuparti” - lo tranquillizzò il fratello - “Sono le manovre pensate apposta da Atena, tu eri ad Asgard e non potevi saperne nulla.”

“Io cosa devo fare?”

“Tu sei con me, nella divisione sul retro.”

“E gli altri?”

“John guiderà un’avanscoperta con i cavalieri in grado di generare scudi, come Lambda; ai lati Alexander e Jun aggireranno il nemico con una ventina di guerrieri a testa, e dall’alto Chiron guiderà un’unità aerea. L’unità frontale indietreggerà, e le ali schiacceranno il nemico, attirandolo verso di noi, che guidati da Atena daremo il via a un massiccio attacco energetico.”

Leonidas si guardò attorno, constatando che con loro erano rimasti i compagni dotati del maggior potenziale offensivo diretto:
“Capisco, noi dobbiamo…”

“Fare piazza pulita.”

 

Chiron aveva radunato con sé Aster, Ikki, Civetta, e Niche, e insieme si stavano apprestando a spiccare il volo, quando sopraggiunse Deneb:
“Aspettate, posso darvi una mano anch’io.” - e mentre lo diceva, le ali dell’armatura del cigno si dispiegarono.

Ikki lo guardo con un cenno di assenso:
“Facciamolo venire con noi, le ali di Cygnus sono vigorose, le ho già viste all’opera in passato.”

“Molto bene” - disse Chiron - “Stacci dietro.”

Deneb annuì e il gruppo si librò in aria, pronto a fornire supporto aereo.

 

 

Sul campo di battaglia giunsero dei soldati con corazze celesti, decorate da diversi pendagli verdi e blu, ed un elmo con un vistoso cimiero dai medesimi colori.

Il battaglione avanzò, scontrandosi con la barriera dei cavalieri di Atena, i quali dopo un’iniziale resistenza, iniziarono ad arretrare.

Dal fondo della vallata dove si stava svolgendo la schermaglia, il comandante dell’esercito nemico si godeva lo spettacolo; era un uomo forte e robusto, con fluenti capelli castani e un mento prominente, e la sua armatura era la più sgargiante di tutte.

Un soldato si fece avanti:
“Generale Issione, l’attacco va come previsto, le truppe di Atena arretrano.”

“Avevi dubbi?” - sbuffò lui abbozzando un sorrisetto - “Una vile marmaglia di uomini abbandonati dagli dei non può nulla contro noi crestati, l’élite dell’Olimpo.”

“Quali sono gli ordini?”

“Continuate ad avanzare: li butteremo giù dal monte, sarà uno spettacolo spassosissimo!”

Mentre Issione se la rideva, la situazione prese una piega inaspettata, o meglio, la piega che Atena aveva previsto: le ali sorpresero l’armata ai fianchi intrappolandola in una morsa che impediva loro di arretrare.

Issione indossò lesto il suo elmo:
“Richiama tutte le truppe, dobbiamo ristabilire il controllo!”

La verità, di cui non si capacitava, è che non lo avevano mai avuto.

 

I crestati cadevano sotto i colpi delle unità laterali, ma questi dovettero ripiegare quando le Satelliti, rimaste fino ad allora in retrovia, ripresero a tartassarli con le loro frecce imbevute di cosmo; l’unità di protezione si spezzò in due ed andò in difesa di un’ala e dell’altra.

A quel punto, l’unità di sfondamento fece la sua comparsa, rappresentata dal solo cavaliere dei gemelli:

“Indietro.” - intimò ai suoi compagni, che rimasero in disparte.

Si accertò che nessuno dei suoi fosse rimasto, e trovandosi oltre un migliaio di crestati caricarlo, distese le braccia, bruciò il cosmo, e lanciò l’attacco che si diceva fosse in grado di distruggere le stelle: Galaxian Explosion.

 

Issione e la seconda metà dell’esercito stavano raggiungendo i compagni rimasti chiusi nella morsa, quando videro una luce in lontananza, e subito dopo vennero travolti da gigantesche meteore di cosmo incandescente; assieme a loro, anche una parte delle satelliti venne travolta da quell’attacco incontenibile.

 

Il campo era sgombro, e dei nemici che avevano subito direttamente il colpo non era rimasta che polvere: Leonidas osservò sbalordito il fratello che si ergeva come unico vincitore sul campo di battaglia.

“Di che ti meravigli” - disse Loki mettendogli una mano sulla spalla - “Anche in te scorre il suo stesso sangue.”

“Sì, ma avevo sempre sentito la voce che Gemini fosse un cavaliere potentissimo, e vederlo in azione è stato… strepitoso.”

“Ricordati che i gemelli sono sempre due, e io sono l’altra.” - rispose la ragazza sorridendo compiaciuta.

 

Kalos si voltò verso Atena:
“La via è libera.”

La dea lo ringraziò, e i cavalieri ripresero ad avanzare.

“Che ne sarà della ali?” - domandò Leonidas a Miles mentre marciavano.

“Se riusciranno a sconfiggere le satelliti, ci ricompatteremo sulla via verso la cittadella degli dei.”

“E una volta lì inizieranno i veri guai…” - aggiunse un cavaliere con un’armatura che ai due non era nuova.

“Perdonatemi, non ci siamo ancora presentati, sono Nicola del Delfino.”

“Ah…” - commentò Miles.

“Sono a conoscenza della brutta avventura che il mio predecessore nonché allievo Jude vi ha fatto passare, e vi chiedo scusa, per quel che vale ora.”

“Figurati.” - rispose Leonidas.

“Comunque c’è una crepa sul diadema che proprio non riesco a riparare… c’entri qualcosa tu?” - gli chiese ridacchiando.

“Temo di sì.”

“Fai sempre danni Leo” - sospirò Keith - “E’ una fortuna avere un tank del genere in squadra.”

“Ma un tank non fa danni…” - lo corresse Leonidas.

“Non ho la minima idea di cosa stiate parlando.” - aggiunse Nicola confuso ma leggermente divertito.
“Niente, Keith gioca troppo ai videogiochi.”

“Ma sentilo, mister un tank non fa danni!”

 

“Guarda come se la ridono…” - commentò seccato Heracles dalla fila dietro.

“Lasciali fare” - gli rispose Hana - “Se è quello il modo che hanno per stemperare la tensione…”

“Sarebbe meglio rimanessero concentrati sulla battaglia.”

“Sarà lunga e snervante, dobbiamo approfittare di momenti simili, tenere il morale alto è un fattore che può essere decisivo per una battaglia.”

“Già, immagino sia per questo che un’ala sia guidata da Jun.”

“Perché, non pensi sia in grado di guidare una truppa?”

“Non per una manovra così delicata, più adatta a uno come Alexander.”

“Già, lui è quello che viene comunemente definito un genio…però guida l’altra ala, chi poteva dunque essere la sua controparte?”

“Una persona c’era, e tu sai bene di chi parlo.”

“Ma lui non può, ha la mia stessa maledizione, come potrebbe guidare dei cavalieri se non può neanche combattere al loro fianco?”

“Eppure sono convinto che Kypros sia l’unica persona abbastanza intelligente da poter competere con Alexander…

 

L’ala sinistra, quella guidata dal cavaliere di Aquarius, avanzava senza sosta, e in poco tempo riuscì a sopraffare le Satelliti, costringendole alla ritirata. Silen e Miia si avvicinarono al cavaliere di aquarius:

“Perdite?” - domandò secco mettendosi in marcia.

“Nessuna, ma alcuni sono rimasti feriti, hanno bisogno di una pausa.” - rispose Silen.

“Non c’è tempo, dobbiamo ricompattarci, se il nemico tornasse coi rinforzi saremmo un bersaglio facile.”

Lambda si fece avanti:
“Se manteniamo un passo costante nessuno rimarrà indietro e i feriti avranno un po’ di tregua.”

Alexander si mise la mano sul mento e rimuginò per alcuni istanti:
“Cerchiamo comunque di non rallentare troppo.”

Razionalmente avrebbe voluto continuare con l’idea iniziale di uno scatto verso le file centrali, ma da comandante si era reso conto di dover sopperire anche ad altre necessità ai fini della vittoria.

 

 

Jun e gli altri cavalieri si stavano riposando in uno spiazzo: combattere le satelliti era stato molto duro, e non tutti erano usciti incolumi dal conflitto.

Tsuru gli si avvicinò:
“Dovremmo ripartire.”

“Lo so, ma hanno bisogno di tregua.”

A quel punto giunse John, e il cavaliere della Bilancia gli si rivolse preoccupato:
“Qual è la situazione?”

“Cinque dei nostri sono feriti, due in modo grave; Racoon dell’Orsa minore non ce l’ha fatta…”

“Maledizione!” - imprecò Jun - “Cercate di dare i primi soccorsi ai feriti, e date una degna sepoltura al nostro compagno… fra dieci minuti però dobbiamo ripartire.”

 

 

 

Dal suo candido palazzo che svettava nella città dell’Olimpo, la dea della luna scrutava l’orizzonte coi suoi occhi ametista.

“E’ successo, sorella.”

Dolci note di arpa fendevano l’aria, ma non giungevano all’orecchio turbato della cacciatrice; indossava un chitone bianco, simile a quello che era solita portare Atena, bardata dalla cintola in su con una sottile ed elaborata corazza indaco dalle rifiniture argentate.

“Pensare che le ho anche offerto un ramoscello d’ulivo…!” - si voltò Artemide adirata.

Apollo era intento a suonare, steso su un morbido divanetto, con fare noncurante:
“Te l’ho detto, ormai nostra sorella è irrecuperabile, e non solo perché ha insudiciato la sua persona stando a contatto con gli umani… no, lei ha scelto di circondarsi di mostri come la progenie di Tifone, o folli dissennati…”

“Come stanno le tue ferite?”

“Fanno male, ma guariscono in fretta.”

Artemide gli si sedette accanto e lo accarezzò delicatamente sul ventre, dove aveva ricevuto il colpo di Dioniso:
“Se quel maledetto oserà mostrarsi qui io…”

“Non affrontarlo.”

“Cosa?” - domandò sorpresa.
“Non da sola… insieme potremmo farcela, ma il suo potere non faceva che aumentare durante il nostro combattimento, e anche se era esausto quasi quanto me, ho avuto la sensazione che fosse diventato ancora più forte durante e dopo la battaglia.”

Apollo le accarezzò la bionda chioma dai riflessi argentei, dopodiché ritornò a suonare il suo strumento:
“Pensi ancora che Atena possa venire risparmiata?”

“Se sarà necessario, fratello, porrò io stessa fine alla sua vita.”

“Le tue sono parole forti… ma meglio di me sai che in una guerra contano più i fatti.”

“Dubiti forse della mia lealtà?”

Apollo ridacchiò sbuffando:
“Sei così permalosa…”

   
 
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