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Autore: Laly of the Moonlight    23/06/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno successivo, Rya iniziò a scrutare con attenzione tutte le richieste giunte alla Gilda e che si trovavano appese alla bacheca con delle semplici puntine.
C’era un po’ di tutto, partendo dal semplice recupero di oggetti smarriti o trafugati fino al ben più arduo compito di sgominare bande di banditi o teppisti.
Mentre sbocconcellava distrattamente un tramezzino sgraffignato in cucina, passava in rassegna tutte le varie richieste, dalle più strambe alle più pericolose.
Scosse la testa, sospirando stancamente.
Nulla.
Non c’era nulla che l’attirasse, nulla che le sembrasse qualcosa di divertente da fare.
Nel periodo in cui era rimasta alla Gilda, aveva evitato accuratamente l’utilizzo della magia, ma ora la sentiva quasi ribollire al di sotto della pelle. Qualcosa doveva fare o la sua aura sarebbe esplosa.
  • E così hai deciso di rimetterti in carreggiata, eh? – una voce gagliarda, maschile, la spinse a girarsi, trovandosi di fronte i capelli rossi e il mantello sgualcito di Gildarts.
  • Veramente non ho ancora deciso, stavo dando un’occhiata. – replicò lei, spostandosi dalla lavagna.
  • Beh, che ne diresti di un incarico simpatico per riscaldarti un po’? – sorrise lui, porgendole un foglio di carta.
  • Uh? – Rya prese quella che si rivelò essere una pagina di pergamena, recante una richiesta scritta in una calligrafia elegante e molto curata. Sicuramente era stata fatta scrivere da qualcuno di molto ricco, se non addirittura da qualche nobile. Era una missione piuttosto articolata, la ricompensa era estremamente elevata e recava in fondo un timbro a forma di S. Anzi, due timbri.
  • Una missione di Rango S? Dovresti chiedere a Mira di accompagnarti, non a me. –
  • Mavis ci ha detto che tu hai superato l’esame al primo colpo. Diciamo che mi piacerebbe vedere come te la cavi effettivamente con la magia. Il Master è d’accordo. – Rya inarcò il sopracciglio, piuttosto scettica sull’ultima parte. Però, in fondo, la missione sembrava interessante, un po’ di soldi le avrebbero fatto comodo e poi sarebbe stata una buona occasione per vedere in azione quello che molti definivano il Mago più forte di Fairy Tail. Sbuffò appena.
  • E va bene. Verrò con te. Quando partiamo? –
  • Subito. – rispose lui, ricevendo però un diniego da parte della ragazza.
  • Escluso. Devo preparare i bagagli. –
  • Quanto ti ci vorrà? –
  • Fra un’ora all’entrata Sud della città. – sentenziò lei alla fine.
  • Non mancherò. – annuì Gildarts, allontanandosi a passo spedito, col suo fagotto in spalla. Rya sospirò profondamente, per poi andare da Mira e avvisarla che sarebbe andata in missione con lui, pregandola di non preoccuparsi troppo. L’albina annuì sorridendo e le augurò un buon viaggio, assicurandola che sarebbe stata lì al suo ritorno a casa. La Dragon Slayer sorrise, slacciò il grembiule che portava per servire al bar e uscì dalla Gilda, diretta alla sua caverna.
All’orario stabilito si recò alla Porta Sud di Magnolia, sulla strada polverosa che conduceva al Porto di Hargeon. Gildarts era già lì ad aspettarla, il viso serio e l’espressione tirata.
Rya assottigliò gli occhi, sia per proteggersi dal riverbero del Sole, sia perché quello che leggeva sul volto e negli occhi del mago non le piaceva per nulla. Strinse più saldamente la tracolla della sua borsa e continuò a camminare.
Qualsiasi cosa la attendesse, non aveva nessuna paura di affrontarla. Aveva guardato negli occhi l’abisso più nero e profondo, non c’era più nulla che potesse spaventarla.
 
I due viaggiarono di buon passo per un paio di giorni, arrivando in vista della città di Hargeon all’alba del terzo. Durante tutto il tragitto si scambiarono poche frasi di circostanza, Gildarts troppo occupato a studiare la sua compagna di viaggio e Rya troppo impegnata a scrutare dentro sé stessa, rimuginando su quanto le aveva detto Mavis durante la sua permanenza a Tenroujima.
Ancora prima di mettere piede in città, il caratteristico odore di salsedine diede loro il benvenuto sulle coste del Regno di Fiore. La ragazza si fermò un momento, stiracchiandosi e inspirando a pieni polmoni l’aria salubre e lievemente agrumata che spirava dal mare. Il Mago del Crush la guardò incuriosito, non avvezzo a vederle quell’espressione spensierata dipinta sul volto.
  • Adoro il mare. – spiegò lei, sorridendo rivolta al cielo sereno – trasmette un senso di pace e di quiete davvero unico. Venivo spesso qui, quando mi sentivo stanca, demoralizzata o quando semplicemente sentivo il bisogno di allontanarmi un po’ da quei casinisti dei miei compagni di Gilda. – sbuffò appena, ma il sorriso non scomparve dal suo viso, segno che per quanto potessero averla infastidita, conservava un buon ricordo di quelli che erano stati i membri della Prima Generazione di Fairy Tail.
  • Il clima non doveva essere molto diverso da quello che regna nella Gilda attuale… - lei riaprì gli occhi azzurri, storcendo la bocca, pensierosa.
  • Diciamo che il clima non era così tanto familiare. Era più un’aggregazione di persone che passavano del tempo assieme e che andavano in missione per guadagnarsi da vivere. Le uniche a fare eccezione erano Mavis, Altea e in parte Purehito. Però litigavano spesso per futili motivi, un po’ come adesso. –
La ragazza sistemò meglio la tracolla della borsa che stava per cadere e riprese a camminare tranquillamente verso la città che si stendeva ai piedi dell’altura su cui si trovavano in quel momento. Mentre proseguivano, Rya non poté fare a meno di guardarsi attorno. Quasi cent’anni prima, quella città non esisteva. Al suo posto si trovava un piccolo villaggio abitato da una comunità di pescatori, poco più di un gruppetto di capanne sparute e un piccolo molo malmesso. Le poche barche che vi erano attraccate portavano chiari segni di usura e di riparazioni, mentre le assi sconnesse della passerella cigolavano ad ogni soffio di vento, riempiendo quel luogo di lugubri lamenti.
La Dragon Slayer ricordava perfettamente quando Mavis la incaricava di andare in quei luoghi per rifornirsi di pesce fresco e crostacei, ben sapendo quanto fossero piacevoli per lei i soggiorni in riva al mare.
Ma adesso, di quel minuscolo paesino non era rimasto nulla, mentre al suo posto troneggiava un’immensa città portuale, con le banchine di pietra chiara, le case in muratura, le vie lastricate e un vociare fin troppo assordante per le sensibili orecchie della ragazza.
I due attraversarono tutta la via principale, passando in mezzo a negozi e piccoli banchetti ambulanti, facendosi largo a fatica tra la folla che si era riversata per le strade come un fiume in piena, innervosendo a dismisura Rya, che rivolgeva occhiate truci a chiunque avesse la sfortuna di urtarla per sbaglio.
  • Dovresti calmarti un po’, sai? –
  • Odio gli esseri umani. – replicò lei, infastidita.
  • Mavis aveva accennato a qualcosa del genere. Ci consideri tutti insetti, così come fa Acnologia? –
  • Qualcosa del genere. – rispose lei a denti stretti. L’odore delle persone non le era mai piaciuto, ma sentirne così tanti, tutti mischiati le stava dando veramente il voltastomaco. A volte era davvero una maledizione avere un olfatto così tanto sviluppato. Scosse la testa quasi ringhiando per il disappunto, cercando con gli occhi una via alternativa a quella principale per andare… già, per andare dove?
  • Dove dobbiamo andare? –
  • Al porto. Dobbiamo prendere una nave per Gallowstown. Si trova dall’altra parte del Regno di Fiore, ci metteremmo mesi a piedi solo per raggiungere quella città, per non parlare poi dello svolgimento dell’incarico. –
  • Allora andiamo per di là. – concluse Rya, prendendo per un polso il Mago del Crush e infilandosi in una stretta viuzza laterale, allontanandosi il più possibile dal puzzo infernale che emanavano i cittadini di Hargeon. Aveva dei dubbi alquanto seri sul fatto che molti di loro non sapessero nemmeno cosa volesse dire la parola “bagno”, tantomeno la parola “sapone”. Sospirò stancamente, inoltrandosi nell’intricato dedalo di stradine, destreggiandosi abilmente nel decidere quale direzione prendere. In capo a poco più di dieci minuti a passo spedito, i due si ritrovarono fuori dall’asfissiante labirinto di mura di pietra, mentre davanti a loro si apriva l’ariosa veduta del porto della città.
  • Quindi ora dobbiamo solo trovare una nave per quella località, giusto? – chiese la ragazza, strofinandosi un dito sotto al naso, lo sguardo incuriosito di Gildarts puntato addosso.
  • Sì. Andiamo alle autorità portuali, di solito lì si possono avere informazioni sulle destinazioni dei velieri e sugli imbarchi. – sentenziò il Mago, avviandosi lungo la strada che correva dritta alla sua sinistra, lastricata con grandi pietre grigio chiaro ed evidentemente ben tenuta. Rya lo seguì, gettando ogni tanto occhiate alla sua destra, al vasto specchio marino che si stendeva a pochi metri dai loro piedi.
Ci volle più di mezz’ora per fare il giro di tutto lo scalo, arrivando finalmente all’edificio dove aveva sede la Capitaneria di Porto. Fortunatamente, lì non c’era ressa e si poteva camminare abbastanza agevolmente. Per contro, gli uomini che incontravano erano per la maggior parte marinai dalla pelle bruciata dal sole estivo e dai vestiti sgualciti e sporchi di olio e grasso, nient’affatto adeguati a Rya. Arricciava il naso ogni volta che una zaffata di olezzo le giungeva alle delicate narici, rendendola visibilmente nervosa. Se c’era una cosa che odiava con tutto il cuore era non poter respirare liberamente.
Arrivati alla loro meta, entrarono subito e una piacevole sensazione di frescura si impadronì immediatamente delle loro membra. Le finestre semichiuse lasciavano filtrare poca luce dall’esterno, lasciando che la penombra la facesse da padrone insieme ad un clima decisamente più mite, rispetto alla calura dell’estate ormai al termine.
Gildarts si avvicinò ad uno dei banchi, mettendosi pazientemente in fila, imitato dalla sua compagna di viaggio, decisamente più rilassata.
In capo a una decina di minuti fu il loro turno, il Mago del Crush si accostò ad uno degli addetti chiedendo quando sarebbe salpato il primo battello diretto a Gallowstown. Gli fu riferito che c’era un vascello in porto che faceva tappa anche in quella città, ma non sarebbe partito prima di due giorni. Ricevute le dovute indicazioni atte a ritrovarlo, lui e la Dragon Slayer uscirono nuovamente sotto il Sole cocente, guardandosi attorno.
  • Vedi la banchina che ci hanno indicato? – chiese lui, scrutando con attenzione alla sua sinistra, senza peraltro riuscire a distinguere i numeri segnati in nero all’inizio di ognuno dei moli in cui era suddiviso il porto. Rya assottigliò gli occhi, facendo ricorso alle sue abilità di Maga per leggere fin dove le era possibile.
  • Ha detto molo ventuno, giusto? Laggiù vedo il numero venti, probabilmente è quello dopo. – Gildarts annuì, incamminandosi nella direzione indicata dalla ragazza. Giunti presso il principio del molo ventuno, i due cominciarono a cercare una grossa nave a tre alberi, con l’immagine di una sirena sul rostro a prua. Era questa la descrizione che avevano ricevuto dall’impiegato, ma ci volle comunque parecchio tempo per individuare la loro destinazione, dato che si trovava alla fine del lastricato. La passerella era calata e attorno ad essa i marinai si affaccendavano laboriosi intenti a trasportare a bordo un gran numero di casse e grossi barili. L’uomo dai capelli rossi si appropinquò ad alcuni di loro, chiedendo di poter conferire con il Capitano della nave. Il più anziano del gruppo, un uomo robusto sulla quarantina, folti capelli neri e barba riccia e unta – Rya non volle indagare riguardo al tipo di unto, si limitò a storcere il naso, tappando le narici e respirando con la bocca – chiese loro che cosa volessero. Gildarts spiegò che erano dei viaggiatori e che chiedevano un passaggio fino alla città di Gallowstown.
  • Un passaggio pagato, s’intende. – aggiunse poi, notando lo sguardo dubbioso dell’uomo davanti a lui.
  • Aspettate qui. – rispose brevemente il marinaio, ritirandosi sulla tolda della nave attraverso la passerella. I suoi compari lanciarono un’occhiata a Rya, cominciando a sghignazzare, forse aspettandosi un tipo di pagamento diverso dal denaro. La ragazza si limitò a distogliere lo sguardo, incrociando le braccia sotto il seno, mentre la lieve brezza marina muoveva lievemente le balze del suo abito. Aveva ancora addosso il vestito a tinta floreale che aveva comprato, quasi un mese prima, assieme a Mira e sua sorella. Fortunatamente aveva con sé un cambio più adeguato a viaggiare con simile gentaglia; non che ne avesse davvero bisogno, ma Gildarts le aveva raccomandato diplomazia nel corso del loro tragitto e lei aveva dato la sua parola che avrebbe fatto il possibile per limitare la sua suscettibilità e i conseguenti danni. Attesero per diversi minuti, sotto l’occhio del Sole, mentre l’andirivieni continuo di uomini e merci divenne quasi del tutto invisibile, tanto ci avevano fatto l’abitudine. Così come lei era diventata sorda ai continui fischi che si sentiva lanciare da oltre il parapetto, sospirando di tanto in tanto come a volersi mantenere calma.
  • Stai tranquilla, la vita dei marinai è molto dura. A volte non vedono un essere di sesso femminile per settimane, se non per mesi. È naturale che quando incontrano una bella ragazza facciano di tutto per farsi notare. – Gildarts parlava piano, sia per non farsi sentire, sia per cercare di tranquillizzare la ragazza accanto a sé, che si limitò a scrollare le spalle.
  • Il viaggio da qui a Gallowstown è molto lungo, se non li ucciderà prima l’itterizia o lo scorbuto lo farò io. Ma in maniera molto più sadica e dolorosa. – soffiò lei a denti stretti, provocando una sonora risata da parte dell’uomo.
  • Su, su. Non fasciamoci la testa prima di partire. Innanzitutto non sappiamo nemmeno se ci prenderanno a bordo di questa bagnarola. E poi per una come te dovrebbe essere facile avere a che fare con una marmaglia come questa. Mavis e il Vecchio mi hanno detto di come hai ammansito Acnologia e anche un certo Drago Verde che aveva cercato di bloccarvi la strada. –
  • Con i Draghi è più facile, basta solo dimostrare chi è il più forte. A volte gli umani sono così ostinati da non vedere altro che quello che vogliono vedere. Anche se li minacciassi loro si limiterebbero a ridere, prendendo le mie parole come uno scherzo. Finché non cercheranno di mettermi le loro zampacce luride addosso andrà tutto bene, se questo dovesse malauguratamente succedere, non risponde delle mie azioni, sia chiaro. –
  • Non ho mai preteso che tu non reagissi in una situazione di pericolo. – puntualizzò lui, lanciando un’occhiata oltre il parapetto, cercando di scorgere il Capitano o chi per lui. Un altro quarto d’ora passò, prima che il loro uomo si decidesse a tornare, accompagnato da un’altra persona. Era questo un marcantonio, alto e ben piantato sulle gambe grosse come tronchi d’albero. Aveva il viso schiacciato, la mascella sporgente e portava una benda sull’occhio sinistro, probabilmente per coprire l’orbita ormai vuota. Squadrò i due possibili passeggeri da capo a piedi, prima Gildarts e poi Rya, soffermandosi un momento in più sulle curve generose messe in risalto dall’abito leggero.
  • Non stiamo andando a fare una scampagnata, bimba. Il mare è pieno di pericoli.  –
  • Lo so. – si limitò a ribattere brevemente lei. L’uomo continuò a fissarla, come se fosse indeciso.
  • Si dice che porti sfortuna avere delle donne a bordo. –
  • Potrebbe essere più sfortunata l’eventuale decisione di lasciarci a terra per un motivo così banale. – ribatté lei, stizzita. Non le piacevano nemmeno le superstizioni, figurarsi degli esseri umani superstiziosi.
  • Potete pagarvi il viaggio? – chiese rivolto questa volta a Gildarts.
  • Ovviamente. –
  • D’accordo. Salperemo fra due giorni, fatevi trovare domani sera qui davanti, col denaro. Vi garantisco il passaggio, ma non vi garantisco l’incolumità. – mentre pronunciava l’ultima frase lanciò un’occhiata eloquente verso Rya, che sostenne il suo sguardo acceso dalla lascività, limitando la sua risposta ad un “tsk” appena pronunciato.
  • Ci saremo. – intervenne Gildarts, voltandosi e ritornando sui propri passi, subito imitato da Rya.
  • Gli uomini in genere sono stupidi. Spero per loro che non abbiano poi così tanta voglia di morire. –
  • Mavis ha detto che avevi smesso di uccidere le persone. –
  • Per lavoro. Ma per autodifesa non ho mai smesso. –
  • Cerchiamo di mantenere un profilo basso, resta defilata e soprattutto… - si voltò a darle un’occhiata – metti qualcosa che attiri meno l’attenzione. Meno pelle scoperta avrai e meno probabilità ci saranno che quelli si avvicinino. –
  • Devono solo provarci, Gildarts. In ogni caso, tua la missione, tue le regole. Come ho già detto, farò il possibile. Oltre non mi spingo. – tagliò corto lei, volendo evitare inutili e sterili discussioni sul valore della vita umana, argomento che aveva più volte dibattuto con la stessa Mavis. Lui, per tutta risposta, cambiò argomento.
  • Meglio trovarci un alloggio per stanotte. Gli alberghi si trovano in quella parte della città – indicò un punto non meglio precisato alla sua destra – ne troveremo uno che fa al caso nostro. –
Rya annuì in silenzio, continuando a seguire l’uomo verso il quartiere più turistico di Hargeon. Le strade erano attorniate da marciapiedi e ornate da siepi, cespugli fioriti e alberi, mentre piccoli parchi con fontane erano ben visibili ad ogni angolo. In quel luogo, la città sfoggiava il suo volto migliore, quello che chi la gestiva voleva che i vacanzieri ricordassero. Ai lati della strada erano presente hotel di lusso, alberghi un po’ meno di lusso, ostelli e casette private che venivano affittate di stagione in stagione al miglior offerente, il tutto contornato da negozi di souvenir e mercati ortofrutticoli, in cui acquistare i prodotti tipici a prezzi anche abbastanza onesti.
I due si fermarono davanti alle porte di una piccola pensione. Cercavano un posticino tranquillo, con poche camere e che profumasse di pulito. Quello fu l’unico davanti al quale Rya annuì, estremamente esigente sull’ultimo punto elencato. Aprirono la porta a vetri e un campanello annunciò la loro entrata, facendo sì che una ragazza giovane e molto carina si affacciasse subito al bancone della reception, attirando immediatamente lo sguardo interessato di Gildarts. Avvertita da Cana delle manie da libertino del padre, Rya lo agguantò frettolosamente per un orecchio, prendendosi la briga di chiedere alla cameriera due stanze per la notte, possibilmente con un bagno non condiviso. La morettina sorrise gentilmente, prendendo due chiavi dalla teca dietro di sé e porgendole ai due ospiti, registrandoli poi nel libro delle prenotazioni e informandoli che il pranzo era previsto da lì a pochi minuti, invitandoli a raggiungere la sala apposita per poter gustare il pasto con calma.
Trascinandosi dietro il Mago del Crush come un sacco di patate, la Dragon Slayer arrivò alle camere a loro riservate, infilando la chiave nella toppa e aprendo la porta in legno bianco della sua. Le due stanze erano collegate attraverso il bagno, che era in comune ad entrambe. Dopo aver girato un po’ e aver annusato adeguatamente, Rya lasciò la sua bisaccia accanto al letto matrimoniale di quella che aveva preso per sé, chiudendosi in bagno per qualche minuto, giusto per la pulizia generale. Una decina di minuti dopo entrambi scesero di nuovo al piano terra, arrivando nella sala da pranzo guidati dal profumo delizioso che arrivava fino a loro.
Gustato un ottimo pranzo e passato il pomeriggio a gironzolare, ognuno per i fatti proprio, per la città, si ritrovarono per la cena e per una rilassante, quanto necessaria, dormita.
Il giorno dopo pagarono il conto subito dopo la prima colazione, lasciando l’alloggio e avvicinandosi di più alla zona del porto. Per nessun motivo avrebbero rischiato di perdere l’unico passaggio disponibile in tempi brevi per la loro destinazione.
All’ora convenuta si presentarono sulla banchina ventuno, laddove era attraccata la nave che avrebbe dovuto condurli fino a Gallowstown, vedendo che anche il Capitano era già lì, scrutando i dintorni come in attesa. Quando li vide, un sorriso si allargò sul suo volto, più simile ad una smorfia che a un’espressione di felicità.
  • Eccovi qua. Allora avete deciso di venire, alla fine. –
  • Avevamo già detto che ci saremmo stati. – rispose Gildarts, tirando fuori un sacchetto dalla propria bisaccia. – Come promesso, abbiamo con noi il denaro. – l’uomo si limitò ad annuire, notando anche la figura ammantata di nero accanto all’uomo.
  • Vedo che hai cambiato abbigliamento, bimba. – ghignò lui, accennando col mento al lungo indumento che la ricopriva, insieme alle calze nere e agli stivali dello stesso colore che avevano sostituito stampe floreali, pelle nuda e sandalini leggeri.
  • Fa più fresco la sera sul mare. – rispose lei, freddamente.
  • Beh, allora benvenuti a bordo. Salite e seguite pure Marcus, il mio secondo. Vi accompagnerà alla vostra cabina. – in quel momento si fece avanti l’uomo con cui avevano parlato la mattina precedente, sempre con la barba unta e i capelli incolti che ricadevano sulle spalle.
Fece loro cenno silenziosamente di seguirlo, guidandoli giù per un boccaporto fin dentro le viscere della nave, fermandosi poi davanti ad una piccola porta vicino alla poppa della nave.
Gildarts e Rya si ritrovarono in un angusto appartamento, con due amache appese al soffitto, una tinozza per la detersione personale e poche altre suppellettili. Sapevano di non doversi aspettare una reggia, ma quell’angusto spazio spoglio di certo non aiutava a rasserenare gli animi.
  • Spero vi troverete bene a bordo. Partiremo domattina all’alba. Mi auguro che nessuno di voi due soffra il mal di mare. – detto ciò si dileguò nell’oscurità dilagante, chiudendosi la porta alle spalle. Gildarts si avvicinò e fece cautamente girare la chiave.
  • Giusto. Non ci avevo pensato. Tu sei una Dragon Slayer, quindi dovresti soffrire i mezzi di trasporto, come Natsu. – disse lui, voltandosi verso la ragazza. Lei rispose accennando di no col capo.
  • No, non ho problemi a viaggiare. Probabilmente è dovuto al fatto che il mio potere è ben più sviluppato di quello dei Dragon Slayer a cui sei abituato. Puoi dormire sonni tranquilli. – gettò un’occhiata alla porta chiusa, accigliandosi appena – Forse. – concluse, storcendo la bocca in una smorfia. Appoggiò la borsa a un piccolo sedile che si trovava appoggiato ad una delle pareti e andò a stendersi sul suo giaciglio, cercando di sistemare alla meglio il guanciale e le coperte. Augurò brevemente una buonanotte al suo compagno e poi gli voltò le spalle, intenzionata se non a dormire, a pensare un po’ ai fatti suoi. Gildarts sospirò stancamente, e fece lo stesso, spegnendo con un soffio la piccola lampada a stoppino appoggiata al tavolino in mezzo alle due amache, precipitando la stanza in buio quasi liquido.
  
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