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Autore: Lory221B    24/06/2018    1 recensioni
Nessuna giornata è una giornata qualsiasi a Gotham. Qualcuno recapita messaggi e doni sgraditi, Lee Thompkins è in pericolo e un improbabile trio di eroi cercherà di salvarla.
[light Gobblepot] [light Nygmobblepot] [ambientato dopo la s4]
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Edward Nygma, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Narrows

Narrows dava a Gordon sempre la stessa, triste sensazione. Era un quartiere povero, degradato, apparentemente senza speranza, eppure lui nutriva ancora la convinzione che niente e nessuno fosse del tutto senza speranza. Lo aveva imparato sbattendo più volte la testa contro le regole della città ma alla fine aveva capito che arrendersi non era un’opzione e questo valeva anche per chi abitava a Narrows.  

Jim fermò l’auto in un punto non troppo visibile, sperando di non dare nell’occhio, anche se conosceva perfettamente la velocità con cui si diffondevano le notizie nel quartiere; confidando di trovare almeno un indizio, si diresse assieme a Oswald ad incontrare l’informatore, lasciando Ed in macchina, troppo preoccupato della pessima fama che gli era stata attribuita dopo aver accoltellato Lee, per andare con loro.

Camminarono in silenzio lungo una via sporca e buia, fino ad arrivare ad un negozio di orologi. Gordon non poté fare a meno di notare che Oswald era particolarmente silenzioso, probabilmente stava ancora riflettendo, inutilmente, sulle possibili implicazioni di Sofia.

« Il tizio lavora qui » disse, aprendo la porta del negozio e facendo strada al vecchio amico.

Jim seguì Oswald all’interno della vecchia bottega. Polvere, vecchio legno, odore di alcool, non mancava niente a quel posto per non pensare a Narrows.

Un tizio anonimo, dai capelli grigi e l’aspetto leggermente più curato della media degli abitanti del luogo, fece capolino da dietro il bancone.

« Signor Cobblepot, i miei ossequi »

« Salve Walter » rispose Oswald, mentre l’informatore si mise a spostare alcune scatole da una sedia, per fare accomodare il Re di Gotham.

« Dovremo saltare i convenevoli e andare al punto » fece Oswald, bloccando i tentativi di Walter di rendere l’ambiente più accogliente per i suoi ospiti « Lee Thompkins è sparita, cosa puoi dirmi? »

L’uomo, che fino a quel momento aveva mantenuto una certa rilassatezza, ora sembrava leggermente più turbato. Prese a giocherellare con la cassa vuota di un orologio da taschino mentre Jim, che fino a quel momento si era mantenuto in disparte, si fece molto più vicino al bancone.

« Beh, io non ho visto niente… » fece soltanto Walter.

« Ma? » chiesero praticamente in coro i due ospiti, Oswald tradendo una certa impazienza e molto fastidio nel dover attendere delle risposte da un sottoposto.

« Ma c’era un furgone, non era di qui, che si aggirava attorno all’ambulatorio di Doc. Non so di chi fosse »

« Non è granché » ruggì Gordon prendendolo per il colletto.

« Non so davvero altro,  Doc era molto defilata negli ultimi tempi. Se qualcosa è successo, deve essere accaduto di notte. Dovreste chiedere a qualcuno del club di lotta » aggiunse cercando di togliersi Gordon di dosso.

« E tu, di preciso, a cosa mi servi se poi nemmeno mi dai informazioni? » fece Cobblepot, sbattendo forte la mano sul bancone.

Jim allarmato da quel gesto, si voltò subito verso Oswald, temendo di dover bloccare l’imminente omicidio dell’informatore, stante la sua inutilità, ma lo squillo dell’ennesimo messaggio distrasse entrambi dal viaggio a vuoto che avevano appena compiuto.

Toc toc, ti sono mancati i messaggi? So che siete a Narrows. Pinguino è con te, ma l’Enigmista dov’è?”

Jim rivolse lo schermo verso Oswald che sbuffò insoddisfatto « Ma i criminali normali che fine hanno fatto? Non capisco il senso di tutto questo giocare al gatto e al topo»

« Un altro sms: “Se vedo uno solo dei burattini di Cobblepot, Lee è morta” »

L’informatore accorpò altre scuse e suggerì nuovamente di chiedere informazioni al club, ma nessuno dei due lo stava più ascoltando. Jim era adirato perché, nonostante si fosse creduto molto furbo a rivolersi a Oswald, il maniaco che stava giocando con lui aveva anticipato le sue mosse; Oswald invece cominciava a sentire qualcosa che stonava nel ragionamento che lo aveva portato a sospettare di Sofia, come se fosse stato in qualche modo manipolato. Durante il viaggio in auto né Jim né Ed avevano concentrato una sola teoria su Sofia e lei non era tipo da agire in questa maniera. Se li avesse voluti morti o sottomessi, avrebbe agito diversamente, in modo più subdolo.

Jim uscì con foga dal negozio, sempre sperando di vedere chi lo stesse tenendo sotto controllo, ma chiunque fosse, sapeva davvero nascondersi bene .

Affrettò il passo per tornare all’auto, nervoso, perché Oswald aveva ragione, il gioco era fastidioso, non stava portando da nessuna parte ed erano comunque molti passi indietro alla mente criminale che aveva rapito Lee.

« Non c’entra Sofia, vero? » affermò mestamente Oswald alle spalle di Gordon. Jim si girò in tempo per vederlo scuotere la testa con un’espressione che più che contrariata, sembrava delusa. E lo era, perché si era fatto stupidamente manipolare in una maniera talmente evidente che solo per colpa di quella parte che teneva sia a Ed che a Jim, aveva finito per cascarci.

« Senti, Oswald… » Jim abbozzò un inizio di discorso ma venne subito bloccato.

« Non ci credo, me lo avete fatto credere solo per farvi aiutare. Magari avevo di meglio da fare che accompagnarvi alla ricerca della cara Lee » aggiunse, scontroso, per far sembrare che il problema fosse legato unicamente al fatto che stava perdendo tempo, non che avesse provato tante volte a essere suo amico per poi essere, ogni volta, trattato come una risorsa nei momenti di crisi.

« Senti, se non hai informazioni e non puoi mettermi a disposizione i tuoi uomini, dire che puoi tornare alla tua villa a governare la criminalità » rispose Gordon, che davvero non aveva tempo di fronteggiare una sfuriata di Cobblepot.

«Ti costa tanto dire “Oswald ho bisogno di una mano?” » sbottò, ora la voce era salita di qualche ottava.

Ma Jim non rispose e proseguì verso il vicolo dove aveva parcheggiato la macchina mentre Oswald continuava a camminargli rumorosamente dietro, elencando tutte le volte che lo aveva aiutato ritrovandosi poi tradito o messo da parte.

« Dov’è Ed? » fece Gordon ad un tratto, ormai avevano quasi raggiunto l’auto ed era evidente che non c’era più nessun passeggero a bordo.

Affrettarono il passo entrambi per appurare che effettivamente Nygma non era più seduto sul suo sedile. Si guardarono attorno, sperando che fosse semplicemente sceso ma a parte il solito caos del quartiere, non c’era nessuna traccia di Ed e del suo inconfondibile completo verde.

« L’auto non è stata forzata, devono averlo costretto ad uscire » commentò Oswald, appoggiandosi al veicolo meditando sul da farsi « Io vado a cercare Ed, tu vai in giro a chiedere agli altri se sanno qualcosa del furgone »

Jim si ritrovò per un attimo a fissare gli occhi verdi di Oswald, stranito. Nonostante tutto quello che poteva pensare e tutto quello che era accaduto, alla fine Oswald era stato, tra tutti, l’unico criminale che aveva dimostrato di avere almeno un lato che teneva alle persone: alla madre, a quel bambino di cui era stato ingiustamente accusato di omicidio e alla fine addirittura innamorato di Edward.

« Cosa c’è? »  chiese Oswald, inclinando la testa, un po’ perplesso dall’espressione con cui Jim lo stava scrutando.

« Niente, è solo che è strana, o meglio inaspettata, questa cosa di tu ed Ed »

« Non c’è nessun “Io ed Ed” » rispose con una smorfia.

« A saperlo prima potevamo tentare di dividerli » tentò di scherzare Gordon, cercando inutilmente di spezzare la tensione che si era creata da quando era emersa la storia di Sofia, o meglio la mancata partecipazione di Sofia.

« Dividerli? Già, a quanto pare tutti preferiscono Lee Thompkins a me »

« Tutti? » chiese Gordon d’impulso, senza riflettere su cosa implicava quel “tutti” e per un attimo vide Oswald boccheggiare, come faceva ogni rara volta che non aveva la risposta pronta. « Comunque, ci possiamo fidare di Ed? » aggiunse prontamente Jim, per cercare nuovamente di spezzare la tensione cambiando discorso.

« Cosa intendi? »

« E’ solo che Lee, la teatralità… mi arriva un sms proprio quando Ed non è con noi » si grattò la testa in cerca di risposte. Le coincidenze iniziavano ad essere troppe e paradossalmente si trovava nell’assurda situazione di potersi fidare solo di Pinguino.

« Perché ti sei lasciato convincere a venire da me? » chiese Oswald ad un tratto, tenendo lo sguardo fisso avanti a sé, pur di non guardare Jim negli occhi, dopo la precedente, imbarazzante, uscita che aveva avuto.

« E’ stata un’idea mia, non di Ed » rispose Gordon e per un attimo a Oswald sfuggì un sorrisetto. Stava per dire qualcosa quando l’ennesimo messaggio interruppe la ritrovata quiete.

Che delusione, Jim. Nessun indizio? Prova ad andare al numero 42, magari trovi qualcosa

Entrambi si guardarono attorno con circospezione, ma niente lasciava intendere che fossero sotto tiro.

« Come faceva a sapere che saremmo venuti a Narrows? » chiese Oswald, che nonostante avesse sempre meno voglia di restare a dare una mano a ritrovare Lee, non riusciva ad andarsene per la sua strada, senza almeno aver ritrovato Ed e scoperto chi fosse dietro a quegli eventi.

« A quanto pare venire a Narrows era una mossa ovvia. Oppure ci sta seguendo in qualche modo e quindi allestisce man mano il suo piano » rispose Gordon, in mano nuovamente il cellulare, pronto a chiamare Bullock ma al contempo certo che se lo stavano seguendo non era una mossa molto intelligente.

Oswald, intanto, poco convinto che ci fosse un genio del crimine dietro al rapimento di Lee, si accucciò sotto l’auto di Jim, scuotendo il capo ancora una volta e strappando da sotto il veicolo qualcosa che mi si mise ad agitare davanti la faccia di Gordon « Forse un banalissimo trasmettitore sotto l’auto? »

Jim si morse il labbro, sentendosi abbastanza stupido a non aver controllato subito.

« Lee vi fa proprio sragionare » commentò soltanto Oswald, prima di dirigersi verso un altro veicolo e attaccarvi sotto il trasmettitore. Gordon era incerto se bloccarlo, quel gesto poteva avere ripercussioni sulla salute di Lee se qualcuno, effettivamente, li stava osservando.

« Nessun messaggio per lamentarsi di quello che ho appena fatto? Forse non ti spiano di continuo, magari sono già a questo misterioso numero 42, pronti a farti la festa »

Jim stava pensando esattamente alla stessa cosa, ma a quel punto non poteva fare altro che continuare a seguire le direttive del misterioso rapitore.

« Vado al Numero 42, tu cerca Ed »

« Sei sicuro? Sembra una trappola » rispose Oswald, con la tipica espressione di quando gli sembrava di parlare con un idiota.

« Non vedo cos’altro possa fare. Stai attendo, non credo tu sia ben visto da queste parti » aggiunse soltanto, prima di correre in direzione dell’edificio dove qualcuno o qualcosa lo stava aspettando.

Oswald non sapeva se ammirare la sua dedizione o ritenerlo uno sciocco senza speranza. Ma d’altra parte Jim Gordon era un eroe e quello che facevano gli eroi a Gotham era rischiare continuamente la pelle, senza pensare alle conseguenze.

Sbuffando si chiese quale fosse il posto più ovvio dove cercare Ed o a chi chiedere senza rischiare di venire a sua volta catturato, quando captò una conversazione piuttosto utile per decidere le mosse successive.
« Avete sentito? Nygma è tornato » fece un ragazzino « E’ al club di lotta »

***** * *****

Il club di lotta di Narrows era ritornato ad essere esattamente come un tempo, ossia  sempre disastrato e centro nevralgico di scommesse e ogni altra deplorevole abitudine. Da quello che si diceva in giro, qualcuno che ben ricordava il tempo in cui Ed era stato a Narrows ma non gli aveva perdonato quello che aveva fatto a Doc, aveva deciso di trascinarlo fuori dall’auto sotto minaccia di una pistola.

Nygma non aveva potuto far altro che seguirli, nella segreta speranza che qualcuno si sarebbe schierato dalla sua parte, in quanto, dopotutto, aveva comunque contribuito a risollevare il quartiere, ma in quel preciso momento si trovava in mezzo al ring, insultato da tutti quelli che erano accorsi e colpito da diversi oggetti che venivano lanciati dal pubblico.

Oswald, che era entrato nel locale e cercava a fatica di mimetizzarsi tra la folla coprendosi con degli stracci che aveva trovato a terra, non poté trattenere un’espressione disgustata. Non riusciva a capire come Ed avesse potuto passare tanto tempo lì a Narrows, senza contare il folle teatrino che aveva messo in piedi a suo tempo per dileggiarlo.

Aveva creato Edward Nygma, la brillante mente criminale e quell’idiota aveva messo da parte tutto per una donna. Ed ora eccolo lì, al centro del ring, bersaglio di ortaggi.

« Ok, parliamone » gridò ad un tratto e per un attimo la folla si acquietò. Si guardò attorno quando intravide Oswald in mezzo alla ressa; si scambiarono uno sguardo eloquente, di quelli che significavano che erano nuovamente in una situazione spinosa ma che a breve ne sarebbero usciti, in qualche modo, assieme.

 « Posso essere donato ma mai comprato. I peccatori mi cercano, ma non i santi. Cosa sono? » chiese con una certa teatralità alla folla, ma particolarmente a Oswald.

All’amico sfuggì una risata, si aspettava che avrebbe usato un indovinello per provare a tirarsi fuori dall’impiccio ma non che avrebbe chiesto “perdono” in quella maniera.

Un uomo corpulento, con l’odore di uno che non si lavava da settimane, salì sul ring, facendo arretrare di qualche passo Ed.

« Non è il momento per i tuoi indovinelli, enigmista. Tutto è andato storto qui a Narrows dopo che hai ucciso Lee »

« Anche lei mi ha… insomma, non potreste chiudere un occhio in onore dei vecchi tempi? Infondo, Strange l’ha resuscitata, lei è viva » riprovò, mentre con la coda dell’occhio seguiva gli spostamenti di Oswald.

« Come no, la risolveremo come si risolvono le cose qui. Con un combattimento, come ai vecchi tempi » suggerì malignamente l’uomo.

L’uomo stava già trascinando Edward per il colletto quando il suono di uno sparo, seguito da uno schizzo di sangue, urla e la caduta del corpo privo di vita dell’uomo, mise di colpo fine a quell’incontro.

« Direi che possiamo porre fine a questa buffonata » gridò Oswald salendo sul ring con pistola fumante alla mano, sotto lo sguardo stupefatto di Ed che si aspettava un piano appena più elaborato che sparare alla schiena di un uomo « Sì, sono Oswald Cobblepot, quello vero non quello che dileggiavate amabilmente appena un anno fa » continuò rivolto alla folla, ora muta, non abituata che il Boss della città si recasse a Narrows, salisse sul ring e sparasse a qualcuno « In ogni caso, se non volete un’irruzione dei miei uomini che renda questo posto, beh appena più sgradevole di quanto già non lo sia, lascerete Edward Nygma a me » aggiunse.

« Oswald, lo sai che qui non hai autorità? » bisbigliò Edward avvicinandosi.

« Ma di solito la paura funziona. E comunque ti perdono » rispose, strappando un sorriso ad Edward « Posso essere donato ma mai comprato. I peccatori mi cercano, ma non i santi. E’ il perdono »

Stavano ancora attendendo che la folla si disperdesse o quantomeno si ritirasse in segno di rispetto per lasciarli passare, quando una signora anziana si fece largo tra gli altri abitanti di Narrows e agitando il bastone si rivolse senza timore verso il Re di Gotham.

« Non ci sono i tuoi uomini, Pinguino. Sei venuto in auto con Gordon. Pensi non ci accorgiamo di cosa accade a Narrows? »

Sia Ed che Oswald emisero un flebile lamento esasperato  « Piano B? » fece Oswald, passando a Edward una pistola.
   
 
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