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Autore: Hembrant    25/06/2018    1 recensioni
Conchiglie Rotte nasce da un affollamento di pensieri dedicati tutti ad una persona. Si tratta di un insieme di pagine di diario narrate in prima persona, dove viene descritta la fine di una lunga storia d'amore e le conseguenze che derivano da essa. Racconta di come la fine di una relazione possa far sentire le persone inutili ed insignificanti, esattamente come le conchiglie rotte trasportate sulla spiaggia dalle onde del mare e gettate via con noncuranza dai passanti.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Martedì 15 Maggio

Oggi credevo di stare un po’ meglio.
Non sono riuscita a buttar giù nulla di solido a colazione, per tutta la notte sono stata tormentata dagli incubi e all’ora di pranzo ero totalmente controllata dalle mie paranoie. Ho tartassato un mia amica di messaggi, per farmi dire se avesse avuto tue notizie dal tuo collega. Fortunatamente è stato così, mi ha detto che domenica hai passato la notte in un albergo, da solo. Mi è stato davvero di conforto e per un po’ sono riuscita a calmarmi. Ho anche mangiato di gusto quel poco che avevo nel piatto, anche se alla fine ero fin troppo sazia. Sono stata da mia nonna, ho passato lì la notte scorsa e questa mattina, poi ho visto mio padre. Siamo venuti fuori dal ristorante in cui lavori, per vedere se fossi lì, ma non c’eri. Non sapevo nemmeno io se sentirmi sollevata o in ansia. Per tutto il giorno, anche se sono stata male, sono riuscita a non versare nemmeno una lacrima. 
Poi sono tornata a casa. Mi ci è voluto un po’ prima di decidere di tornare…avevo paura di confrontarmi con tutti i tuoi vuoti. In un certo senso avevo ragione, perché non appena ho varcato la soglia di casa mi è piombato sulle spalle tutto il peso di ciò che è successo. Mi sono ripromessa di non cercarti, di non umiliarmi un’altra volta. Vorrei tanto sentire la tua voce ancora una volta, solo per un secondo, sentirti dire che mi ami solo un’ultima volta. Vorrei poter assaporare i tuoi baci, solo per un po’, solo per fingere per un istante che vada tutto bene. Ma so che non accadrà, e forse questa consapevolezza è ancora più dura da accettare. 
Sei andato via solo domenica, eppure mi sembra siano passati dei mesi. Continuo a pensare che io non riesco nemmeno a stare a casa per più di un paio d’ore, mentre a te magari non frega niente, non ci pensi nemmeno più a me. Come hai potuto farlo? Come sei stato capace di andartene quando l’unico posto giusto per me è nel calore del tuo abbraccio?
Ogni notte mi sveglio innumerevoli volte, mai nel letto che ho condiviso con te, non ce la faccio, e devo ripetermi che te ne sei andato, che non tornerai a tarda notte ad abbracciarmi dopo il lavoro. Continuo a dire a me stessa che è inutile ricordare vividamente com’è dormire tra le tue braccia, perché tanto non accadrà più. Se mi sdraiassi di fianco e chiudessi gli occhi in questo preciso istante so esattamente cosa succederebbe: sentirei il tuo corpo contro il mio, reale in modo devastante, sentirei la tua mano che mi cerca e le tue labbra sulla mia schiena. Sarebbe così realistico che penserei che aprendo gli occhi ti troverei lì…invece troverei solo il vuoto. Un vuoto fisico, causato dalla tua assenza…e una voragine nel cuore. 
Continuo a pensare a tutto quello che abbiamo passato, a tutto quello che abbiamo vissuto insieme…e non riesco ad andare avanti. Sono congelata nel tempo.

   
 
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