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Autore: x_X_Rapunzel    25/06/2018    2 recensioni
[Ispirato a "Suicide Squad"] La storia di come l'ingenua dottoressa Harleen Quinzel diventò la famigerata Harley Quinn.
***
Harleen guardò la pistola per un secondo e poi alzò lo sguardo, incontrando gli occhi azzurri del Joker.
«Sparami, fallo.» disse, nel suo tono non c’era paura solo disperazione «Non voglio vivere senza di te.»
Il clown alzò gli occhi al cielo, infastidito da tutta questa sua devozione per lui. “Stupida ragazzina!” pensò “Mi stai mettendo i bastoni tra le ruote!”. Avrebbe potuto spararle un colpo, dritto alla testa, e se la sarebbe levata di torno per sempre. Ma lei non aveva paura di morire, no. E che gusto c’era nell’uccidere se la tua vittima non ha paura? Dove sta il divertimento?
«Attenta a quello che dici.» l’avvertì
«Sono disposta a morire per te, perché non lo capisci!» urlò Harleen esasperata «Farei qualsiasi cosa per restare al tuo fianco»
Quelle parole risuonarono nella mente del Joker. “Farei qualsiasi cosa per restare al tuo fianco”. Era veramente disposta a tutto per lui? L’avrebbe scoperto, allora. E forse sarebbe anche riuscito a togliersela dai piedi nel frattempo. “La tua assoluta devozione sarà la tua rovina, Harleen Quinzel.”
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Harley Quinn aka Harleen Quinzel, Joker aka Jack Napier
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Method to the Madness
 
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Il giorno seguente Harleen arrivò all’Arkham Asylum con la consapevolezza che avrebbe dovuto condurre una seduta con il Joker. Ed era nervosa, perché ora sapeva molto di più di quello che forse avrebbe dovuto sapere.
Ma era comunque fiduciosa: forse con qualche domanda più centrata, sarebbe riuscita a farsi raccontare la vicenda dal Joker stesso e a capire qualcosa in più della sua follia.

«Dottoressa Quinzel» la porta del suo ufficio si aprì, rivelando il dottor Arkham «la stavo cercando»

Harleen sorrise cordialmente all’uomo «Buongiorno, direttore. È successo qualcosa?»

«No, nulla al di fuori dell’ordinario» rispose avvicinandosi alla scrivania della ragazza «Sono solamente venuto a comunicarle che la sua seduta con il Joker di oggi, sarà rinviata a più tardi»

«C-cosa?» domandò Harleen esterrefatta «E perché?»

«Proprio ora alcuni dei nostri infermieri più bravi stanno eseguendo sul paziente la terapia dell’elettroshock.»

No!” urlò Harleen dentro di sé. Il cuore le si fermò nel petto.

«Quella non è una terapia, è una tortura!» protestò Harleen con il cuore in gola e le lacrime che già le pizzicavano gli occhi

«È il trattamento migliore per un paziente come il Joker» ribatté il dottor Arkham «Con un folle omicida, freddo e calcolatore come lui questo è l’unico rimedio che ha una possibilità di successo»

Harleen spalancò la bocca, scioccata. “Lui non è un folle omicida” pensò la ragazza “È molto di più di questo ma nessuno riuscirebbe mai a comprenderlo”.

«Ma questo non è giusto!» la voce di Harleen ora era diventata più alta «Io sono la sua psichiatra, la decisione spetta anche a me!»

Sentendo le sue parole il dottor Arkham si avvicinò minaccioso a lei, guardandola con un’espressione severa e rigida

«Il suo unico compito qui è quello di condurre le sessioni con quel criminale, dottoressa Quinzel! Le decisioni qui le prendo io!»

La ragazza, colta alla sprovvista dalla reazione dell’uomo, fece istintivamente qualche passo indietro.
Ma il suo sguardo penetrante e la sua determinazione erano ancora presenti.

«Finirà per ucciderlo! Devo vederlo subito, io-»

«Lei, dottoressa Quinzel, non deve fare proprio nulla.» la voce del dottore le arrivò quasi come una minaccia «Resterà in ufficio ad occuparsi degli affari suoi finché non le sarà dato il permesso di vedere il paziente, sono stato chiaro?»

Lei è un mostro crudele e senz’anima!” pensò Harleen dentro di sé.
Non voleva questo.
Non voleva che degli uomini crudeli facessero del male al suo Mr. J, che gli friggessero il cervello.
Quella tortura medievale non se la meritava nessuno.

In poco tempo fu chiaro ad Harleen che non poteva fare niente per aiutarlo e anche se ci avesse provato, avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Avrebbero potuto licenziarla e lei avrebbe detto addio per sempre al suo Mr. J.
E questa era l’ultima cosa che la ragazza voleva.

No, per ora sarebbe stata zitta.
Ma non si sarebbe arresa: prima o poi, si promise, troverà il modo per salvarlo da tutto questo.
«Sì, direttore» mormorò a voce bassa «Tutto chiaro»

«Perfetto» disse «Vedo che siamo riusciti a capirci.»

Detto questo, l’uomo si diresse verso la porta dell’ufficio e la richiuse bruscamente alle sue spalle, lasciando Harleen sola nel suo ufficio.
La ragazza fece un lungo respiro profondo prima di lasciarsi cadere nella sua poltrona, dietro la scrivania dell’ufficio.
Ora tutto quello che doveva fare era aspettare, aspettare e pregare per il suo Mr. J.


 
***


La cella del Joker appariva più buia del solito ad Harleen.
Era incerta su come muoversi e cosa dirgli dopo essere venuta a conoscenza della tortura a cui era stato sottoposto.
La ragazza mosse qualche passo e quando i suoi occhi finalmente incontrarono lui, rimase come immobilizzata.

Il Joker se ne stava seduto sulla sua sedia, la camicia di forza che ancora lo teneva incatenato, mentre si dondolava avanti e indietro, come se si stesse cullando.
Sembrava che stesse cercando di consolarsi in qualche modo, dopo il trauma subito dall’elettroshock.
Il suo viso le sembrava ancora più pallido del solito e in uno stato di trance profondo.
I suoi occhi chiari erano fissi in un punto della stanza, lontani da lei, e sembravano vuoti e senza vita.

Le servì molto coraggio per andare avanti a camminare nella sua direzione.
Non lo aveva mai visto in questo stato e ciò la spaventava moltissimo.
Quando fu abbastanza vicina notò una serie di lividi violacei e purpurei distribuiti su un lato del viso, più intensi sotto l’occhio e la mandibola.
Chi era stato a ridurlo così?

Con molta cautela, la ragazza si inginocchio di fronte a lui mentre i suoi occhi vigli lo studiavano, attenta a qualsiasi movimento improvviso che il clown avrebbe potuto fare.
«Mr. J?»
La voce della ragazza gli arrivò come un eco lontano e debole e Harleen dovette pronunciare il suo nome altre due volte prima che il Joker si accorgesse di lei.
Ora che aveva ottenuto la sua attenzione, gli occhi di ghiaccio del criminale erano puntati su di lei.

«Mi dispiace tanto per quello che ti hanno fatto…» sussurrò con cautela mentre lo osservava, temendo che un movimento brusco e non calcolato potesse farlo impazzire ancora di più.

Senza staccare i suoi occhi blu da lui, la ragazza posò delicatamente una mano sui suoi lividi, in una breve e lieve carezza. Gli occhi del Joker si chiusero per una frazione di secondo, un suono gutturale e quasi animalesco fuoriuscì dalla sua gola, prima che li potesse aprire di nuovo.

«Chi ti ha fatto questi?» gli chiese a fatica, le lacrime erano sul punto di uscire per la seconda volta nello stesso giorno.
Ma Harleen non ci poteva fare nulla, teneva troppo a lui per fingere che non le importasse di quello che gli altri avrebbero potuto fargli.

«Oh, dottoressa…» la voce del clown era bassa, calda «Sono stati quei due scimmioni là fuori e altri loro amichetti a ridurmi così la faccia…»

L’ombra di un ghigno era sul volto del Joker, sembrava quasi divertito.
Certo, per lui tutto era una grande barzelletta.
Ma non per Harleen, non quando si trattava di lui.
Vendetta” era tutto quello a cui riusciva a pensare.

«Non meriti tutto questo…»

«Oh, lei è davvero buona dottoressa Quinzel» il Joker sospirò atterrito «Ma non tutti la pensano come lei, molti vorrebbero vedermi morto…ma io non li biasimo per questo, non ci sarà mai un rimedio per quello che sono…»

No, non dire così!” pensò Harleen “Tu sei perfetto, sei migliore di tutti loro” ma decise di non dire niente.

«Ti ricordi ancora di Jeannie?» le parole le uscirono dalla bocca prima ancora che potesse pensare.
Non sapeva perché gliel’avesse chiesto, ma sapeva che forse ricordare il passato l’avrebbe aiutato a cambiare.
Almeno, questo era quello che lei sperava.

Lo sguardo del Joker s’incupì all’istante non appena sentì quel nome.
Jeannie.

«Come sai quel nome?» il ghigno perenne sul suo volto era sparito e la sua voce era tutto meno che rassicurante.

Harleen si alzò in piedi e fece qualche passo indietro, preoccupata dal suo atteggiamento «Ho fatto alcune ricerche, Mr. J. Tutto qua.»

«Tutto qua?» le domandò il clown, alzandosi dalla sedia.
Ora che era in piedi, Harleen si accorse di quanto fosse alto rispetto a lei.

«Volevo semplicemente aiutarti» mormorò Harleen, cercando di giustificarsi.
Sperava che qualche parolina dolce avrebbe potuto calmarlo ma dallo sguardo sul suo volto, la ragazza capì che avrebbe dovuto fare molto di più.

In un istante, con uno scatto fulmineo, il Joker riuscì a liberare entrambe le braccia dalla stretta della camicia di forza, ora non più incatenate al suo torso.
Harleen sbarrò gli occhi con orrore: ora che si era liberato avrebbe potuto ucciderla senza nessun problema e nessuno sarebbe riuscito a salvarla.
Pregare non sarebbe servito a nulla ora, pensò la ragazza.

Senza togliere gli occhi dal clown, la ragazza iniziò ad indietreggiare in modo tale da potersi avvicinare alla porta della cella il più velocemente possibile. Ma il suo piano si mostro inutile non appena la sua schiena toccò il freddo muro della cella e il Joker le fu addosso in un secondo.

Una delle sue grandi mani andò a stringersi attorno all’esile collo della ragazza mentre i suoi occhi di ghiaccio la fissavano incessantemente.
«Aiutarmi, dici?» le domandò digrignando i denti «E a che scopo, Harleen? Non c’è alcuna differenza tra me e chiunque altro! Non lo vedi?

Harleen scosse la testa «Ti p-prego…non uccidermi…» mormorò in un sospiro

Ma il Joker la ignorò completamente, mantenendo la stretta sul suo collo
«Non lo sapevi, Harleen? Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle. Ecco quanto dista il mondo da me. Una, giornata, storta.*»

La ragazza aveva la vista annebbiata dalle lacrime e tutto quello a cui riusciva a pensare era al fatto che tra poco, molto probabilmente, sarebbe morta per mano del Joker.
Si stava rassegnando al suo triste destino.
Ma andava bene così, pensò, se proprio doveva essere qualcuno a ucciderla, voleva che fosse Mr. J.

«Quella giornata storta l’ho avuta anche io, sai?» le disse avvicinando il suo corpo a quello della dottoressa «Non sono certo di cosa sia stato. A volte lo ricordo in un modo, a volte in un altro… Se proprio devo avere un passato, preferisco avere più opzioni possibili! Ah, ah, ah!*»

Tirò la testa indietro e iniziò a ridere come un maniaco. Harleen intanto, sotto di lui, si divincolava per cercare una via d’uscita ma lui non glielo permise.
Ora il suo corpo la schiacciava completamente contro il muro e la pressione attorno al collo di Harleen non accennava a diminuire.

«Quando ho visto quale terribile e amara barzelletta fosse il mondo, sono diventato matto come un cavallo! Lo ammetto! Perché tu no? Perché non ridi? È tutto molto divertente, sì?*»

La dottoressa annuii, e gli sorrise «Sì, è divertente» sussurrò con un filo di voce.

Il Joker fissò gli occhi blu della ragazza alla ricerca di un qualche segno di paura ma, con sua grande sorpresa, non trovò nulla.
Il luccichio negl’occhi della ragazza era un qualcosa di strano, che non aveva mai visto prima d’ora: curiosità, eccitazione, desiderio.

Le sorrise, avvicinando il suo viso a quello di lei.
«Sei bella da morire, Harleen. Una morte lunga, lenta e dolorosa. Forse quella che ti meriteresti per aver messo così tanto il naso nei miei affari…»

Il suo respiro caldo le arrivava sul volto e la ragazza chiuse gli occhi per un istante.
Quando gli riaprì, lo trovò ancora più vicino di prima e sentì la testa girare vorticosamente.
Non sapeva se fosse per la sua vicinanza o per il fatto che la sua mano, stretta ancora attorno al collo, le stava bloccando il flusso d’ossigeno ai polmoni.

La mano di Harleen andò a stringersi attorno al polso del Joker mentre i suoi occhi si facevano sempre più pesanti e minacciavano di chiudersi definitivamente. Le sue labbra sfiorarono quelle rosse del clown ma prima che potessero toccarsi, la ragazza mosse la testa per avvicinare la bocca all’orecchio dell’uomo che la stringeva tra il suo corpo e il muro.

«Volevo solo cercare di capirti un po’ meglio…» sussurrò stancamente «Ma se devi uccidermi, fallo adesso…ti prego…»

Improvvisamente, la pressione attorno al collo di Harleen svanì.
La ragazza scivolò lungo la parete e si sedette a terra, ancora stordita da quello che era appena successo.
Quando guardò in alto, vide che il Joker si era già allontanato da lei e stava lì fermo, in mezzo alla stanza, di spalle.

«Non cercare di capirmi, dottoressa, non farlo» le disse con voce grave «Perderesti la testa cercando di capire la mia…**»

A fatica, la ragazza si rialzò dal pavimento e si avvicinò a lui. Si mosse con estrema cautela e, dopo che fu sicura, appoggiò una mano sulla sua spalla.
«Non m’importa. Io…voglio darti una mano, t-ti prego.»

«Vattene via.» le disse solo, dandole ancora le spalle. Harleen scosse la testa.

«No» la sua voce era quasi rotta dalle lacrime.

«Via!» Il Joker si girò di scatto, afferrandole il braccio e spingendola lontano da sé.

Harleen non voleva andarsene, ma aveva capito che era la cosa migliore da fare se non voleva morire veramente.
Raccolse le sue cose e poi velocemente uscì dalla cella.
Le lacrime le rigavano il volto.
Oggi aveva capito due cose.
La prima era che nelle sue sedute con il Joker, non sarebbe mai riuscita a psicoanalizzarlo, qualsiasi suo tentativo di manipolarlo e spingerlo a parlare le si era rivoltato contro. E chissà se mai ci sarebbe riuscita. 
La seconda cosa, era che ora finalmente lo aveva realizzato: si era innamorata perdutamente di lui.







Note dell' autrice:
Eccoci arrivati al quinto capitolo. Wow.
Questo capitolo è stato molto bello da scrivere ma anche abbastanza complicato. 
La reazione di Joker alla domanda di Harleen non è stata delle migliori. E Harleen ha finalmente realizzato di essersi innamorata di lui.
Da qui in poi sarà tutto in discesa.
Mancano solo 3 capitoli alla fine di questa storia, quindi tenetevi pronti.

Se questo capitolo vi è piaciuto, lasciatemi delle recensioni. Mi piacerebbe tanto sentire le vostre opinioni riguardo al capitolo e alla storia. 
Grazie se siete arrivati a leggere fino a qua e se deciderete di lasciare una recensione :)
A presto.

* le frasi con un asterisco, sono state prese dal monologo tratto dal fumetto 
"Batman: The Killing Joke" (del 1988) 
** la frase con due asterischi è stata presa dal film di Christopher Nolan, "The Dark Night" (2008)

 
  
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