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Autore: lmpaoli94    25/06/2018    0 recensioni
Castello di Duino, Trieste
Era una notte come tutte le altre.
Era una fredda giornata di Novembre.
L’inverno in quell’anno sarebbe arrivato di gran lunga in anticipo.
Il figlio del padrone del castello, vagava solitario fuori dalla dimora all’aria aperta.
Tutto era tranquillo.
Fino a quando non udì una voce soave che risuonò nelle sue orecchie, attirando la sua attenzione.
Era una voce talmente dolce da gettarlo in uno stato di ipnosi.
Lo stava attirando in un luogo vicino al castello.
Un luogo misterioso e sconosciuto.
E quando con i suoi occhi vide da chi proveniva quella voce, il suo stupore lo agghiacciò all’istante.
“Non è possibile… Una creatura del genere non può esistere…”
E invece era tutto vero.
Ma a chi l’avrebbe raccontato?
Chi l’avrebbe creduto?
E soprattutto, quando avrebbe potuto rivedere quella figura dolce e misteriosa che gli aveva fatto perdere il senso della ragione?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaito, Hanon Houshou, Kaito Domoto, Luchia Nanami, Rina Toin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«Secondo te dovremo andarci a presentare?» domandò Hanon.
«No. A quest’ora dovremo essere tutti e tre a letto» rispose Rina.
«Io invece voglio conoscerla immediatamente» fece Kaito correndo per il corridoio.
«Kaito! Aspetta!»
Ma ormai era troppo tardi.
Kaito era già corso verso l’ingresso del castello.
Nel vederlo, tutti i domestici rimasero visibilmente sorpresi.
«Signorino Kaito, che cosa ci fate ancora in piedi?»
Ma il giovane non ebbe tempo di rispondere.
Suo padre era entrato nella casa con la sua donna misteriosa.
Anche i domestici non osarono fiatare.
Nel vederlo, anche suo padre rimase sorpreso.
«Kaito, che cosa succede? Perché non sei in camera tua come le tue sorelle?»
Stranamente, l’uomo tenne un tono di voce molto calmo e mellifluo.
Alquanto strano, visto che in altre occasione avrebbe sbraitato come non mai.
«Io ecco… Vi ho sentito arrivare…»
«E volevi venirmi a salutare? Bene, mi fa piacere tutta questa tua importanza» sorrise il padre «E visto che sei qui, ti presento la mia nuova fidanzata. Si chiama Caren.»
A Kaito gli si gelò il sangue nelle vene.
Una giovane donna, che poteva benissimo essere sua sorella, era fidanzata con suo padre.
«Caren, ti presento il mio primogenito Kaito.»
«Molto piacere» disse semplicemente la giovane donna tendendo la mano.
«Oh, piacere mio» replicò subito il ragazzo inchinandosi con galanteria.
«Molto bene. Domani mattina avrete tutto il tempo per conoscervi meglio… Potrete scortare mio figlio nella sua camera assicurandovi che ci resti?» disse suo padre facendo segno ad uno dei domestici.
«Cara, invece ti mostrerò la tua camera personalmente, se per te non è un grosso problema.»
«Certo che no» rispose la donna con un filo di voce.
Caren e il padre del ragazzo lasciarono l’ingresso per dirigersi nell’ala opposta dove erano situate le camere di Kaito e delle sue sorelle.
«Andiamo, signorino Kaito. Non vorrete far arrabbiare vostro padre, spero.»
«E anche se fosse?...»
«Come prego?»
«Niente. Lasci perdere» ribatté sconsolato il ragazzo mentre veniva braccato dal domestico.
 
 
La mattina dopo, Kaito e le due sorelle fecero colazione molto presto.
Era appena spuntata l’alba da pochi minuti.
«Io non capisco perché ci fanno alzare così presto» fece Hanon stropicciandosi gli occhi.
«Perché nostro padre non vuole che prendiamo delle brutti abitudini» rispose Rina.
«Ma quale brutte abitudini? Quello di dormire tardi non è una brutta abitudine.»
«Però bisogna anche dire che andiamo a letto molto presto.»
«Sempre contro la nostra volontà, precisiamo.»
«Ah proposito di andare a letto presto» fece Rina «Non mi vorrai dire che sei andato incontro a nostro padre, ieri sera.»
«E anche se fosse? Che male c’è, Rina?»
«Come che male c’è? Ma sei pazzo?! Hai disubbidito a nostro padre.»
«Non l’ha presa così male. Anzi, ho avuto anche il piacere, se così possiamo dire, di vedere la nuova compagna di nostro padre.»
«Compagna? Quale compagna, scusa?»
Nel mentre i tre ragazzi stavano parlando tra di loro, dall’ala est del castello videro spuntare il loro rispettivo padre e la nuova ospite.
«Ve lo dirà direttamente nostro padre… Buongiorno a tutti e due» fece cordialmente Kaito come era stato educato.
«Che cosa ci fate voi qui? Non dovreste essere a lezione?»
«L’insegnante non è ancora arrivato. Di solito i nostri domestici ci avvertono, non è vero padre?» domandò Kaito sempre con la risposta pronta.
«Non mi piace questo tuo tono, Kaito… Ma in fondo hai ragione. Farò un richiamo all’insegnante.»
«Non ce ne sarà bisogno…»
«E per quale motivo? Se non ha voglia di lavorare, che se ne vada al diavolo.»
«Magari ha avuto un contrattempo…» fece Hanon con un filo di voce.
«La ragazza ha ragione, Gaito. Magari ha avuto un imprevisto.»
Gaito, il padrone di casa, non osò controbattere.
«Forse hai ragione, Caren. Per ora lasciamo perdere. Però gli comunicherò che non dovrà mai più succedere.»
«Cambiando discorso, non volete presentare la vostra donna alle mie sorelle, padre?»
«Hai ragione, Kaito. Hanon, Rina: Questa è Caren. La mia nuova fidanzata.»
«Piacere ragazze» disse la donna.
«Piacere nostro» risposero in coro le due ragazze.
«Per quanto tempo rimarrà la vostra fidanzata con noi?» domandò Kaito curioso.
«Da dove trovi tutta questa voglia di sapere le cose, Kaito?»
«Semplice curiosità, padre.»
«Ah, curiosità dici? Allora ti comunico che d’ora in avanti, la tua curiosità la potrai solo riservare per i tuoi libri da leggere. Questi non sono affari che ti riguardano» rispose Gaito senza mezzi termini.
«Ma padre, non ho detto niente di male…»
«Questo lascialo decidere a me. Odio i curiosi e i ficcanaso. Adesso filate in classe, o vi impedirò di uscire dal castello e di svagarvi nelle ore pomeridiane.»
«Sì, padre» fecero Hanon e Rina filando dritte nello studio.
Ma Kaito non si mosse.
Non voleva dargliela vinta a suo padre.
Voleva farlo arrabbiare.
«Ancora qui, Kaito?»
«Sto andando, padre… Buona giornata, signorina Caren.»
«Altrettanto Kaito.»
Alla fine, i due fidanzati rimasero soli nell’ala che portava dritta alla sala da pranzo.
Ma Kaito era dietro un muro intento a spiarli mentre vagavano per il castello.
«Secondo me sei troppo duro con i tuoi figli. Soprattutto con il tuo primogenito.»
«Devono imparare a rimanere al loro posto, Caren. Solo così potremmo andare d’accordo.»
«Ma non hanno fatto niente di male» insistette Caren.
Gaito s’interruppe bruscamente.
Fissava la sua nuova fidanzata con sguardo rude e accigliato.
«Questo lascialo decidere a me, Caren… Ti prego anche tu di non immischiarti in faccende che non ti riguardano. Alla mia famigli penso solo io. Poi, se ci sposeremo, avrai dei nuovi compiti che ti spetteranno. Sono stato abbastanza chiaro?»
«Sì, Gaito» rispose la donna spaventata e distogliendo lo sguardo serio su di lui.
«Molto bene. Adesso andiamo a fare colazione. Ho una gran fame.»
 
Le lezioni della mattina erano concluse.
Kaito e le sue due sorelle avevano finito di studiare.
«Mi raccomando, per domani ripassate il racconto che vi ho appena letto. Mi sono spiegato?» domandò il maestro mentre i tre ragazzi si stavano alzando.
«Senz’altro, maestro. A nostro fratello piace molto leggere, quindi non c’è nessun problema.»
«Che cosa vorresti dire con questo, Hanon?»
«Che ci spiegherai tutta la storia.»
«Nemmeno per idea.»
«Cosa?! Guai a te se ci impedisci di studiare insieme.»
«Ma io non ho bisogno di studiare… Ho tutto qui nella mia mente» rispose Kaito fuggendo in biblioteca.
«Kaito! Aspetta!»
«Lascia perdere, Hanon. Studieremo noi due.»
«Quel dannato damerino. Potrebbe almeno aiutarci, no? E invece certe volte è come nostro padre.»
«Non dirlo troppo forte. Vuoi che ci sentano?»
«Sì, hai ragione Rina.»
 
 
Kaito andò direttamente nel suo posto preferito: la biblioteca.
Lì poteva essere sicuro di non venire disturbato da nessuno.
Nemmeno da suo padre, visto che era in viaggio per lavoro.
Ma con grande sorpresa, in biblioteca trovò lei, Caren.
«Buon pomeriggio, Kaito» disse dolcemente la giovane donna.
«Caren…»
«Oh scusami, Gaito mi ha detto che questo è il tuo rifugio. Se vuoi, me ne vado immediatamente.»
«Certo che no, Caren. Rimanete pure. Sì, questo è il mio rifugio… Ma può entrarci chiunque. La biblioteca non è solo mia.»
«Sei molto gentile.»
«Posso sedermi vicino a voi?»
«Certo.»
«Con permesso» fece il giovane ragazzo.
«Allora, cosa mi racconti di te?»
«Purtroppo non c’è molto da dire. Ho sedici anni e ho vissuto tutta la mia vita in questo castello.»
«Vuoi dire che non sei mai uscito da queste quattro mura?»
«Oh sì. Per quello che mi ricordo, al massimo sono uscito in giardino… oppure con le mie sorelle. Ci mettiamo a conversare sulla roccia bianca che si trova non molto lontano da qui.»
«Sì. Mi è sembrato d’intravederla ieri sera. Ma era molto buio…»
«Comunque a parte tutto, una volta ho viaggiato in Austria con mia madre. Ma ero molto piccolo, quindi non ricordo granché.»
«Doveva essere una gran donna tua madre.»
«Lo era. È morta quando io avevo circa sei anni, poco dopo che le mie sorelle erano venute al mondo. Purtroppo non mi ricordo molto di lei.»
«Capisco…» fece Caren mostrando un minimo di tristezza.
«Dopodiché non ho fatto altri viaggi… Nostro padre è molto restio nel portarci fuori dalla sua proprietà. Siamo come un peso per lui.»
«Addirittura? E come mai?»
«Questo lo dovreste chiedere a lui… Ma io consiglio di lasciar perdere… Lo farebbe arrabbiare sempre di più. E non so se l’avete mai visto furioso.»
«Sinceramente no.»
«Vi comunico che non è un bello spettacolo.»
«Lo sai? Il suo carattere ricorda molto mio padre. Purtroppo non l’ho conosciuto per molto, visto che anche lui come tua madre, è venuto a mancare quando avevo solo sei anni. Dopo la sua morte, sono cresciuta insieme alle suore, ricevendo una rigida educazione. Ma in fondo in fondo, ho mantenuto il mio carattere libero, gioioso e spensierato.»
«Tutto il contrario di quello che è mio padre… Ma vi prego, non andateglielo a dire. Si offenderebbe molto.»
«Tranquillo. La nostra conversazione rimarrà un segreto tra noi due.»
«Grazie Caren. Siete gentile.»
«Prego… Hai da fare qui in biblioteca?»
«A parte leggere uno dei miei soliti libri, no.»
«Se ne hai voglia, che ne dici di farmi fare un giro per il castello? Purtroppo Gaito non mi ha fatto vedere molto… A parte la camera dove alloggio e l’ala est del castello.»
«Strano, credevo che dormivate insieme.»
«Per ora ho voluto evitare questo, altrimenti lui si sarebbe già infilato nelle mie coperte» rispose la donna prendendola sul ridere.
«Posso immaginare… Comunque non c’è problema. Vi faccio vedere l’ala ovest del castello e la roccia bianca di cui vi parlavo prima.»
«Grazie mille. Sei davvero un bravo ragazzo.»
 
 
La visita al castello durò molto meno del previsto.
«Dal di fuori, credevo che questo posto fosse immenso, invece…»
«La maggior parte delle stanze che si trovano in questo castello sono camere per gli ospiti… Prima che mio padre potesse comprare questo castello per mia madre, era una dimora abitata da un sacco di pellegrini e viaggiatori… Poi, dopo la ristrutturazione, mio padre ha eliminato le camere più brutte, facendoci altri saloni e facendo restare le camere più belle.»
«Capisco.»
«Vieni. Vi faccio vedere il giardino.»
Il giardino, ben curato come Gaito diceva hai suoi servitori, era molto confortevole ma altrettanto piccolo.
«È qui che le mie sorelle passano gran parte della giornata» disse Kaito sorridendo alla donna.
«Pensavo che il loro luogo preferito fosse la roccia bianca…»
«Sì, ma anche questo posto lo considerano come un luogo tranquillo e pieno di pace.»
«Se non sono troppo indiscreta, perché a te piace rimanere chiuso in biblioteca?»
Ma Kaito non rispose.
Trovò la domanda non molto pertinente.
«Scusa, non volevo essere scortese.»
«I miei segreti vorrei tenerli per me, se non vi dispiace.»
«Certo che no. Anzi, ti capisco.»
«Non la prendete male, va bene?»
Ma prima che il ragazzo si potesse dividere da lei, Caren lo afferrò per un braccio.
«Anche se sono la fidanzata di tuo padre, sappi che di me puoi fidarmi. Puoi trovare in me una valida amica. Una che ti sta sempre accanto.»
Kaito la fissava con sguardo commosso.
«Grazie per queste belle parole… Ma preferisco di gran lunga rimanere da solo o con le mie sorelle…»
Caren non ebbe il coraggio di controbattere.
Senza nemmeno essersene accorti, il sole era ormai tramontato da poco.
«Qui fa buio molto presto…»
«Perché dove abitate voi non fa buio a quest’ora?»
«Dipende in che periodi dell’anno. In questo momento, nel mio paese è estate.»
«Se non sono troppo indiscreto, da dov’è che venite?»
«Kaito! Caren! Eccovi finalmente!»
Il rumore di passi e la voce cupa e profonda di Gaito, fecero rabbrividire sia Kaito che Caren.
«Giovanotto, tu non dovresti essere in biblioteca a studiare?»
«Ho concluso già i miei compiti, padre.»
«Ho appena parlato con il tuo maestro e lui mi dice l’opposto contrario… Sai, capisco subito se tu stai mentendo oppure no… Quindi evita di fare il furbo con me.»
«Quello che vi ha detto il mio maestro sono pure fesserie.»
Gaito, accecato dalla rabbia, mollò un sonoro ceffone a suo figlio davanti alla donna.
«Come osi parlare così di chi ti da un istruzione? Sei un vile irriconoscente! Adesso vai subito in biblioteca a studiare. Domani il maestro ti interrogherà.»
«Ma adesso è quasi ora di cena…» protestò il ragazzo.
«Ah, un’altra cosa: a letto senza cena. Adesso vattene. Non voglio più vederti fino a domani mattina.»
Kaito, con le lacrime che gli stavano scendendo in viso, corse dritto al castello, lasciando Caren con quel mostro di suo padre.
«Gaito…»
«Che cosa vuoi tu?»
«Secondo me siete stato troppo duro con lui…»
«Non dirmi come devo educare mio figlio, Caren. Non accetto niente di tutto ciò!»
«È colpa mia se vostro figlio era qui con me. Ho detto io di farmi da guida del castello e della sua area.»
«Ah, bene… Quindi hai preferito la sua compagnia invece che la mia?»
«No, non ho detto questo…»
«Ma lo volevi intendere! Ma lasciamo perdere… Dal modo in cui stavi parlando con lui, direi che siete diventati degli ottimi amici.»
«Se un giorno ci sposeremo, io diventerò la sua matrigna. Quindi è mio dovere conoscere un minimo i vostri figli.»
«E cosa vi dice che io e te ci sposeremo?»
Caren era rimasta completamente allibita.
Con Gaito, si era immaginata un matrimonio da favola.
Un matrimonio in un sontuoso castello e con la persona che aveva sempre amato.
Ma dopo quell’uscita e quelle parole di suo marito, tutto era cambiato.
«Cambiando discorso, mio figlio si doveva ricordare dei suoi impegni. Tu non hai colpe, tesoro mio… Avanti, andiamo a cena. Le domestiche ci staranno cercando chissà dove» fece infine Gaito trascinando sua moglie in quella che stava diventando la sua prigione.
   
 
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