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Autore: ladykiwi_    26/06/2018    0 recensioni
Quando i genitori di Ella Adams muoiono all'improvviso in un tragico e misterioso incidente stradale, le lasciano due fratelli a cui badare e un'enorme fortuna in eredità. O così credeva lei.
I soldi sono per lei sono inaccessibili fino ai ventuno anni di età, quindi i fratelli Adams sono così costretti a cavarsela da soli fino ad allora.
Finalmente Ella raggiunge la maggiore età ma trova un'altra clausola da rispettare per ricevere l'eredità: deve sposare Jackson Lawrence: un perfetto sconosciuto.
Ma perché i suoi amati genitori hanno inserito questa clausola nel testamento?
E perché Jackson è sempre così scontroso con tutti?
Ella sogna un amore grande e vero come quello dei suoi genitori, ma sarà pronta ad accettarne uno di convenienza?
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-Tesoro è la mamma. – sento la voce di mia madre carica di tristezza e paura. – scusaci, non lo so se questa sera riusciremo a tornare a casa... Vi ho anche promesso che vi avrei cucinato la pizza. Scusatemi, davvero. – inizia a piangere. – Lo so che è un po' troppo da chiederti, hai solo quindici anni, ma temo di non poter fare diversamente. Puoi prenderti cura dei tuoi fratelli? Lo so che ti fanno ammattire, ma sono la tua famiglia, non li abbandonare, ok? Vi vogliamo un mondo di bene. Io e papà, io e papà...- cerca di dire, ma non riesce più parlare perché è scossa dai singhiozzi disperati. –Ella. – la voce di mio padre mi arriva triste e rassegnata. – sono papà. Prenditi cura di Charlie e Drew, ok? Restate uniti. Mamma e papà hanno fatto la cosa giusta, come vi abbiamo sempre insegnato a fare. La scelta giusta. Può non sembrare quella più facile, ma è sempre quella che devi perseguire. Non credere a quello che diranno di noi, tu e i tuoi fratelli ci conoscete, sapete chi siamo. Non metterlo mai in dubbio, ok? C'è una persona da cui dovete stare attenti, devi proteggere te e i tuoi fratelli a tutti i costi. Presto o tardi cercherà di...- cerca di dirmi, ma un boato interrompe la frase a metà. L'ultima cosa che sento è l'urlo disperato di mia madre. Poi il nulla. Il messaggio finisce così. Sospiro e poggio il telefono sulla scrivania. Sono passati sei anni da quel maledetto giorno. Ogni anno, il giorno del mio compleanno, riascolto le ultime parole dei miei genitori, principalmente per non dimenticare la loro voce, ma anche per cercare di capire il perché. Dopo il loro incidente, la polizia ha aperto un'indagine scoprendo così che la loro macchina non ha sbandato come si credeva all'inizio, ma è stata spinta fuori dalla carreggiata da un'altra macchina, e che gli avevano anche manomesso la vettura danneggiando i freni. Un omicidio vero e proprio. Chi fosse stato? Ancora oggi era un mistero per tutti. L'ultimo messaggio che i suoi genitori le avevano inviato era l'unico indizio che la polizia possedeva, ma purtroppo suo padre non era riuscito a finirlo, era morto prima. Molte cose erano cambiate nel frattempo. Dopo la morte dei suoi genitori, molti dei nostri parenti si sono avanti per prendere con sé i "poveri orfanelli", ma la verità è che volevano tutti la loro fortuna lasciata in eredità. Credevano che, diventando un nostro tutore, avrebbero avuto il permesso di metterci le mani sopra, ma è stata una grande bella batosta per tutti quando hanno scoperto che i loro soldi erano praticamente sottochiave. Nessuno, praticamente nessuno, aveva il permesso di toccarli. I nostri genitori erano stati furbi e stranamente previdenti sulla questione. L'unico accesso ce l'avrei io complimento dei miei ventun anni di età. Una volta spariti i soldi, sono spariti anche tutti i parenti generosi. Solo zia Elouise, la sorella di mia madre Rachel, ci accolse sinceramente in casa. Questi pensieri non ti portano da nessuna parte. Mi dico da sola. Era sempre così quando ascoltavo questo messaggio. Mi riportava indietro nel tempo, a quando ero giovane e felice. Sospiro e mi alzo dal letto. Oggi dovevo andare a Londra, quel giorno era finalmente arrivato. Quando scendo in cucina, trovo i miei fratelli seduti stretti a mangiare sul piccolo tavolino all'angolo. Mia zia invece stava lavando i piatti. -Buongiorno.- saluto tutti. Charlie e Drew mi rispondono con un cenno del capo, è incredibile quanto sono cresciuti. Ora hanno quindici anni e ogni giorno che passa assomigliano sempre di più a papà. Stessi capelli biondi, stessi occhi verdi, lineamenti del viso.... Erano solo un po' più bassi, ma dovevano ancora crescere. -Buongiorno tesoro.- mia zia mi regala subito uno di quei suoi sorrisi sinceri che mi facevano sempre scaldare il cuore.- cosa vuoi per colazione?.- -Soltanto un po' di cereali, grazie.- mi siedo vicino ai miei fratelli e divoro la mia colazione. -Come va a scuola?.- chiedo ai gemelli. -Va.- risponde atono Drew. Infastidito dalla mia domanda I rapporti tra noi si erano freddati, e anche molto. A malapena mi parlavano. Non sono mai riuscita a capire il perché, ma alla fine ho deciso di rispettare i loro tempi e aspettarli. Per ora mi bastava sapere che c'erano l'uno per l'altro. Non mi serviva comunque il loro permesso per proteggerli e prendermi cura di loro. E da oggi, sarebbero stata una mia responsabilità a tutti gli effetti. -Buon compleanno tesoro.- mi sorprende mia zia, posandomi un bacio sulla fronte e mettendomi davanti un cupcake con una piccola candela rossa al centro. –Esprimi un desiderio.- Desidero che tutto si risolva nel migliore dei modi. Che i miei fratelli stiano bene. Che mia zia sia felice. -Grazie zia.- la ringrazio con le lacrime agli occhi. – grazie di tutto quello che hai fatto per noi in tutti questi anni... Senza di te non so dove noi...- -Shhhh.- mi interrompe dolcemente mia zia. – per me è stato un onore potervi accogliere nella mia umile casa. Il mio uno rimpianto è il non avervi potuto dare tutto ciò che meritate.- ci guarda tutti con gli occhi lucidi e un sorriso triste. -Zia, tu ci hai dato tutto.- la incoraggia Charlie. Drew annuisce convintissimo. Mi alzo e la abbraccio forte. Questa donna è la mia seconda madre. -Su, spegni la candelina.- prendo un bel respiro e soffio. -Quindi? Qual è il piano?.- mi chiede mia zia mentre sparecchiamo. Charlie e Drew sono appena usciti per andare a scuola, a circa un isolato di distanza. -Nel tardo pomeriggio ho appuntamento con il notaio a Londra. Nel mentre posso farmi un turno da Cindy's. - -Ma non ne hai più bisogno!.- -Lo so zia, ma non li posso mollare così. Cindy mi ha chiesto di restare un paio di settimane per poter trovare una sostituita... - spiego. Guardo l'orologio e sussulto. – Ma è tardissimo! – urlo. Spaventata, mia zia volge lo sguardo alle lancette e sobbalza. – Oddio!.- strilla. In fretta e in furia, prendiamo il cappotto, la borsa e usciamo velocemente di casa. -Buon lavoro!.- sorrido a mia zia. -Buon lavoro tesoro! Chiamami quando parti e quando arrivi!.- si raccomanda preoccupata lei. Poi ognuno prende la sua strada. Io vado a destra e lei a sinistra. Erano tre anni circa che avevo iniziato a lavorare: non ce la facevo più a vedere mia zia spaccarsi la schiena con doppi turni e secondi lavori. Ho tentato di iniziare anche prima, ma mia zia si rifiutava sempre categoricamente. "Tu studia. Ai soldi ci penso io." Ripeteva sempre. Quando alla fine mi sono diplomata, non ho voluto sentire ragioni. Ho subito iniziato a darmi da fare dicendoli che avrei pensato al college e alla laurea ricevuta l'eredità. Lei e i miei fratelli erano più importanti. Quando arrivo da Cindy's, trovo il locale pieno. Felixstowe era un piccolo paesino a due ore e mezzo circa da Londra. Non era un granché in fatto di mondanità, quindi quei quattro locali che c'erano erano sempre pieni. -Ella!.- mi chiama disperata Ronnie appena varcata la porta d'ingresso -ti prego aiutami!.- -Arrivo!.- Le lancio un sorriso rassicuratore e corro sul retro a cambiarmi. Una volta indossata l'uniforme, faccio un profondo respiro e mi appresto a un turno lungo e massacrante. -È già ora?.- chiede incredula Cindy. Il tempo era passato velocemente e il mio treno partiva esattamente tra trentuno minuti, se volevo prenderlo, dovevo andarmene subito. Annuisco. –Scusami se oggi stacco così presto...- -Non ti preoccupare. Scusami tu se ti sto chiedendo un favore così grande come questo. Dammi un'altra settimana e....- La interrompo dandoli un bacio sulla guancia – mi piace lavorare qui, stai tranquilla, davvero.- la saluto per poi incamminarmi verso l'uscita. A Felixstowe non c'è una stazione treni, quindi, quando arrivo alla fermata del bus, la trovo abbastanza affollata, quasi tutti cercavano di scappare da qui. Durante il tragitto che mi porta verso il mio futuro, mi rendo conto di quanto non vedessi l'ora che questo momento arrivasse: il momento in cui tiravo i miei fratelli e mia zia fuori dalla miseria e gli davo tutto ciò che si meritavano. Avevo le palpitazioni, finalmente sarei potuta andare al college, laurearmi e poter finalmente prendere le redini dell'azienda di famiglia, ora gestita da un CEO in attesa del mio arrivo. Non conoscevo chi facesse il mio lavoro in attesa del mio arrivo, sapevo solo che era un uomo abbastanza giovane e che fino ad ora aveva fatto il suo lavoro egregiamente. La nostra azienda, già una multinazionale, era arrivata anche in oriente grazie a lui. Ma io non vedevo l'ora di fregarli il posto. Avevo già deciso di concludere tre anni universitari in uno. Non so come avrei fatto, ma la Adams Inc. mi aspettava. Londra era piovosa ed affollata come sempre. I suoi iconici autobus rossi schizzano da una parte all'altra della città senza sosta, i suoi abitanti camminano come tante formiche presi dalle loro faccende e io rimango incantata a guardare tutto questo. Erano sei anni che non mettevo piede a Londra. Prima vivevamo tutti qui, in una villetta a Nottingham, dove potevi sentire tutto il giorno il rumore incessante di una città che non dorme mai. Le mie amiche dell'accademia erano molto invidiose di casa mia, dicevano che era diversa da tutte le altre. Ancora non capivo cosa intendessero per "diversa", ma per me era solo casa, non si ero mai fermata a vedere la bellezza dell'edificio, o il prestigio del quartiere, per me era solo un luogo sicuro che profumava di famiglia. Da sei anni ormai era chiusa a chiave a abbandonata. Da tempo mi sono ripromessa che la prima cosa che avrei fatto dopo la lettura del testamento era di ritornare a viverci con la mia nuova famiglia. Lo studio di mr. Lively era come sempre pulito ordinato. Era rimasto in tramutato nel tempo, l'unica cosa ad essere diversa era la lampada. Ricordo quando tempo prima ci misi piede per la prima volta, accompagnata dalla mano rassicurante di mia zia, e mi disse che non avevo praticamente niente: che dovevo aspettare fino a questo giorno e che fino a oggi avremmo dovuto cavarcela da soli. Mia zia non si era persa un secondo d'animo, io invece avevo perso praticamente tutto. Come avremmo fatto? Ma per fortuna c'era zia Elouise, c'è sempre stata. È da mezzora che sono seduta su questo scomodo divano ad aspettare di essere ricevuta, e sto seriamente iniziando a stancarmi. Avrei potuto tranquillamente fare un altro turno da Cindy's. I soldi extra non si rifiutavano mai, specie quando avevi ancora due bollette da pagare. All'improvviso entra nella sala d'attesa un uomo decisamente affascinante, una folta chioma castana, sistemata a dovere con un po' di brillantina e due occhi scuri decisamente affascinanti gli incorniciano il volto dai tratti delicati. Indossa un elegante completo blu scuro, con tanto di cravatta intonata. Rimango stupita a fissarlo: a Felixstowe non c'erano decisamente tipi come lui. Era la prima volta che mi capitava di vedere un tipo così interessante. Con la camminata sinuosa di un gatto, si siede sulla poltrona accanto alla mia e incrocia elegantemente le gambe. Dopo mi lancia uno sguardo di sfuggita e inizia poi a guardare insistentemente la porta. Aspettando come me che si apra. Dopo altri dieci minuti passati nel silenzio più assoluto, finalmente la figura torchiata e allampanata di mr. Lively fa capolino della porta. -Miss. Adams, prego entri pure.- mi apre la porta invitandomi ad entrare. Lo sconosciuto, mi scocca uno sguardo di sufficienza mentre mi alzo in piedi recuperando la borsa. Mentre entro, mr. Lilevy sorride mesto all'estraneo mentre chiude la porta e torna al suo posto dietro la scrivania. -Allora.- esordisce – Ella, come stai? E i tuoi fratelli?.- -Bene, stiamo tutti bene. Vogliamo solo che questa storia finisca, e dopo oggi lo sarà.- Mr. Lively deglutisce improvvisamente imbarazzato e inizia a sistemare dei documenti sulla sua scrivania già perfettamente in ordine. -Qui-Quindi.- balbetta. –Iniziamo. - ANGOLO AUTRICE Salve a tutti, spero sinceramente che questa storia vi piaccia. Follow me on instagram ---> @ladykiwi _ All the love, ladykiwi.
  
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