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Autore: InCercadAutore    27/06/2018    1 recensioni
La società di oggi è difficile: ci propone un percorso di vita standardizzato; le persone di successo hanno tutte caratteristiche simili tra loro, chi non si conforma alla massa è spesso isolato. Questo è solo il punto di vista di una ragazza adolescente che scrive in un momento triste della sua vita, spero leggiate con curiosità e interesse.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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È bello poter usare un telefono. Quando scrivi su Whatsapp nessuno pensa a che espressione tu possa assumere, dove tu sia, al fatto che tu sia seduto, in piedi o sdraiato. Nessuno si chiede se tu stia ridendo o piangendo dall'altra parte dello schermo. 
Affascinante è il fatto di poter parlare con un'altra persona nascondendo i propri sentimenti senza il minimo sforzo: al semplice testo scritto basta aggiungere delle "emoticon" e il gioco è fatto. Spesso nemmeno i più attenti si rendono conto che qualcosa non va, ma come biasimarli? Non hanno modo di vederti, consolarti, di persona. Se poi preferisci affrontare i problemi da solo è una tua scelta, ma se dopo aver chiesto aiuto a una delle persone a te più care e aver ricevuto un "non so che dirti, mi spiace..." come risposta, allora non c'è da stupirsi che la fiducia negli altri vada sempre più scemando. Come ci si può fidare di altri quando nella propria famiglia si hanno dei segreti? Come credere alle parole di qualcuno che finisce irrimediabilmente col ferirti, consapevolmente o meno? Come seguire chi prima ti è amico e il momento dopo ti calunnia perché voci sostengono tu abbia fatto qualcosa che non è mai accaduto? La risposta a tutto questo è una: isolarsi. Stare con se stessi è piacevole, ma triste al tempo stesso: puoi ballare, cantare e gridare senza paura di essere giudicato; puoi lasciarti andare a pensieri piacevoli, ricordi belli e brutti; immagini allegre e tristi. Ed è allora che si innesca il processo di immaginazione, uno dei più grandi prodotti della nostra mente. Con essa si può fare tutto quel che si vuole, è come se diventassimo dei supereroi nella nostra testa, capaci di volare, suonare qualsiasi strumento musicale, confessare i propri sentimenti alla persona amata. D'altra parte l'immaginazione si riduce ogni qualvolta la mente viene colpita da un trauma, e ciò avviene continuamente. Lo stesso evento della nascita costituisce un trauma: dal ventre caldo e protetto della madre si viene gettati in un ambiente esterno freddo e ostile, che bisogna affrontare.
E allora ti ritrovi da solo, nella tua camera magari, e rifletti. Pensi a cose passate e presenti, a volte future. Ovunque tu ti giri vedi negatività, scelte sbagliate, arrivando al punto di sentire te stesso come "sbagliato". Ti domandi se essere felici sia possibile, se si riesca ad esserlo nel tempo di una vita, se le cose mai cambieranno.
Io ho vissuto relativamente poco, 18 anni non sono molti, ma nulla mi assicura un futuro certo, che avrò un lavoro, un marito, una famiglia stabili. La vita deve essere vissuta, ma se provandoci si fallisse, cosa sarebbe giusto fare? Quale la strada da imboccare? 
Perseverare, essere lungimiranti, caparbi, tutte parole che vengono meno davanti alla luce dei fatti: senza maschera siamo tutti uguali, involucri vuoti, masse indistinte che pensano e agiscono per il loro bene individuale. È così che abbiamo conquistato il mondo, in qualità di animale intelligente? Io direi più animale feroce. La formula non è cambiata dai tempi di Darwin: la legge del più forte vige sovrana.
A voi l'ardua sentenza sulla società in cui viviamo.


-InCercadAutore,
aka A.F.T.
   
 
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