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Autore: MaryFangirl    27/06/2018    2 recensioni
La nuova cliente di Ryo e Kaori è apparentemente il solito stereotipo: una bellissima modella che si trova a Tokyo per lavoro e ha bisogno di essere protetta dai fan troppo seccanti. Ma c'è di più e questa volta l'abilità di Ryo Saeba potrebbe non essere sufficiente.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Le belle e curate mani di Eriko scivolarono con grazia lungo le spalle dell'uomo che aveva appena finito di indossare uno dei più bei completi che aveva nella boutique, per lui non aveva potuto scegliere altro che il nero, che mai sarebbe passato di moda e che a lui donava moltissimo.
L'avvenente stilista finì di lisciare il tessuto pur sapendo che non vi era alcuna grinza, poi si parò davanti a Ryo, con occhi leggermente socchiusi mentre rimase a rimirarlo tranquillamente. Era strepitoso, e non ebbe alcun indugio a pensarlo.
Non poteva biasimare se stessa se si era ritrovata anche lei preda del suo fascino, e da quello che le aveva raccontato Kaori sapeva per certo di essere solo una tra le tante. La sua infatuazione era durata poco, era poi stata spazzata via dall'assoluta lealtà nei confronti dell'amica che ne era innamorata perdutamente da anni, ma d'altronde, anche se riteneva sempre il lavoro come sua priorità assoluta, era pur sempre una donna in carne e ossa. E Ryo sapeva risvegliare soprattutto la parte della carne. Era stato uno dei pochi uomini ad averla davvero stupita, non solo per la sua bellezza – che aveva notato quasi subito – ma per i suoi modi di fare, per quel suo atteggiamento arrogante e sprezzante nei confronti della morte, come fosse una specie di divinità scesa a beffeggiare i comuni mortali...Eriko scosse impercettibilmente il capo, concentrandosi su ciò che doveva fare. Ryo non si era accorto del suo sguardo intenso, preso com'era a guardarsi allo specchio con aria schifata.
"Allora, Saeba, quando hai intenzione di fare sul serio?" gli chiese all'improvviso.
"Eh? Di cosa parli?" fece lui continuando a muoversi come un pesce preso nella rete, chiaramente a disagio con quel tipo di abbigliamento. "Mi rifiuto di mettere la cravatta, e guarda che non lo ripeterò una seconda volta" disse poi seccato. Non gli erano mai piaciuti i completi eleganti, si sentiva completamente fuori luogo...e di certo in una giacca del genere non avrebbe potuto infilare tutte le armi che era solito portarsi dietro!
"È inutile che continui a cercare di sgusciare via, ho deciso che indosserai questo per la sfilata. Non ti farò compiere un passo con i tuoi soliti abiti...posso venirti incontro soltanto per quanto riguarda la cravatta, questo completo è talmente bello che non è obbligatoria. Ma non transigo sul resto" disse perentoria.
"Non posso pagarti un abito simile..." cercò di salvarsi in corner lui, ma lei aveva già la risposta pronta.
"Avevo intenzione di dartelo in prestito, giusto perché sei tu, so che non puoi permettertelo"
Ryo la guardò male, ma Eriko era sempre stata schietta, e non le importò affatto di averlo offeso.
"...potrei anche regalartelo, se ti decidessi a fare sul serio" disse, tornando alla prima cosa di cui voleva parlargli. Ryo sembrò infatti irritato dal fatto di non essere riuscito a cambiare argomento come voleva, ma Eriko ormai lo conosceva, e un sorriso vittorioso le apparve sul volto. Kaori poteva essere la persona più ingenua della Terra, ma lei non lo era affatto.
"So che l'hai riconosciuta, l'altra volta...la messinscena serviva a lei, perché non avrebbe mai avuto il coraggio di uscire con te nei suoi panni. È una cosa che so con certezza, perché anche Miki e Umibozu l'hanno riconosciuta, intravedendola solo dal loro bar...e Umibozu era già mezzo cieco. È impossibile che tu non te ne sia accorto, vista la tua fama..." continuò, "Non è stato facile convincere Kaori, e so che avete trascorso una bella serata...ovviamente, però, tu ti sei fatto da parte di nuovo..."
Ryo si irrigidì, aveva perso il conto delle persone che gli sciorinavano quanto fosse idiota a non darsi una mossa per rendere ufficiale la sua relazione con Kaori. Ma, da dopo il matrimonio di Umibozu e Miki, si era instaurato una specie di equilibrio che aveva paura di sbilanciare. Lui era diventato più dolce nei confronti di Kaori, anche se all'esterno sembrava tutto uguale...probabilmente non avrebbe mai potuto smettere completamente di fare l'idiota con le altre donne, era un gioco iniziato da troppo tempo per poterlo troncare di netto, e questo comprendeva anche le martellate. Kaori sembrava sempre essere in attesa, ma in modo più rassegnato, e lui pensava che forse avesse paura anche lei. E se, una volta che si fossero messi insieme, le cose non fossero andate come lei sognava? E se si fosse resa conto che preferiva Ryo come semplice collega, da amare in silenzio, invece che come compagno in tutto e per tutto? D'altronde, lei non aveva mai avuto un fidanzato, non sapeva bene come gestire quel tipo di relazione. Nemmeno lui, d'altro canto, era un esperto di relazioni amorose...poteva riscrivere il Kamasutra, ma un rapporto serio con una donna non l'aveva mai avuto. Nemmeno con Mary, con la quale c'era stata una relazione basata più sul sesso che sui sentimenti, anche se lei si era invaghita di lui e per questo lui era fuggito, decidendo di avere solo uomini come partner di lavoro...meno paranoie, meno problemi, meno sentimenti. Poi però ci era ricascato con Kaori...ed era finito con tutte le scarpe nel tunnel dell'amore! Però, ecco, entrambi erano bloccati. Anche se ci fosse stata una notte di sfrenata passione...cosa li avrebbe aspettati il giorno successivo? Non erano considerazioni di poco conto. Kaori si sarebbe potuta sentire come quelle ragazzine che sognano tutta la vita di incontrare il loro attore e cantante preferito, per poi rimanere deluse in maniera cocente quando questo accadeva, perché il loro idolo non era affatto come sembrava in televisione. Lui però non voleva perderla. Era un ragionamento masochista e contorto all'inverosimile, ma il salto poi avrebbe dato via a qualcosa di definitivo, in un modo o nell'altro, e a lui la vita aveva spesso riservato amare sorprese per poter avere tanta fiducia nell'ottimismo.
Stava per ribattere con la stessa frase che aveva detto a tutti, ma Eriko sembrò leggergli nella mente, perché mise una mano avanti e riprese a parlare: "Non iniziare a rifilarmi la solita solfa sul fatto che Kaori sarebbe più in pericolo di quanto non sia ora. Lo sanno tutti, TUTTI, che è la tua donna, tutti gli abitanti di questa città e sicuramente tutti i killer che hanno appuntato di ucciderti sulla loro lista delle cose da fare. Lei sta soffrendo, anche se ha imparato a mascherarlo bene, e tu anche, per quanto bravo tu sia...non capisco proprio. Avere la felicità a un palmo e non afferrarla...siete pazzi" concluse scuotendo energicamente il capo. Ryo la guardò come a dirle 'Lo so, cosa credi' e lei si sentì addolcirsi. Quei due avevano tutto ciò che una persona cercava nella vita, il vero amore, e non si decidevano a renderlo reale. Decise di smettere di tormentarlo, anche se non si pentì di averlo fatto, ogni tanto Saeba aveva bisogno di essere scosso, anzi, probabilmente non avrebbe smesso di farlo finché non avesse visto Kaori entrare nella sua boutique con un sorriso così grande da non poter essere contenuto nella sua faccia.
"So che tanto non mi dirai più nulla, come al solito ti chiudi a riccio. Vorrei solo vederla felice...e vorrei vedere felice anche te" poi, per allentare la tensione – anche se si gongolò a vedere Ryo un po' a disagio – sorrise e ripassò le mani sul completo, convinta della sua scelta. "D'accordo, allora niente cravatta."
"Quindi...è un regalo o un prestito?" chiese Ryo.
Eriko gli fece l'occhiolino. "Questo dipende da te, Saeba".
 
 
Mentre Ryo tornava a casa, e per una volta senza rincorrere ogni gonnella, ebbe la sensazione di essere seguito. Era però diversa dalle altre volte, era una sensazione molto leggera, ma ne era abbastanza sicuro...solo che, quando cercava di osservare di chi si trattasse, non vedeva nessuno. Un fantasma? Sorrise, ironicamente, pensando che ne aveva abbastanza di 'stranezze'...certo, la loro cliente si comportava perlopiù normalmente, ma sapere che aveva certi poteri lo faceva stare abbastanza in all'erta, ed era anche per questo che, a parte i soliti approcci ormai entrati a far parte del suo dna, non insisteva più di tanto. Aveva capito che era una cliente diversa, non gli avrebbe gettato le braccia al collo supplicandolo di seguirla da qualche parte, e aveva fatto amicizia con Kaori, cosa che accadeva di rado visto che solitamente le clienti trascorrevano la maggior parte del tempo con lui. Avendo fatto comunella con Kaori, aveva di sicuro capito i sentimenti della sweeper, e non si sarebbe certo messa a fare la svenevole con lui...doveva ammetterlo, all'inizio aveva pensato che fosse la solita modella priva di spessore, ma era una persona intelligente e dalla compagnia gradevole. Per questo che anche Kaori si era affezionata a lei. Ryo non ebbe il tempo di approfondire la riflessione, che il suo istinto gli disse di saltare di lato. Subito dopo, vide tre piccoli pugnali schiantarsi sul suolo, e rapido come un falco si guardò intorno per capire da dove fosse giunto l'attacco. Non notò nulla, e imprecò contro se stesso per non aver saputo intuire prima la minaccia. Era strano, molto strano.
Quando finì di salire le scale verso il suo appartamento, Ryo trovò Falcon davanti alla porta, con le braccia incrociate.
"Beh? Che ci fai lì impalato, perché non hai bussato? Kaori ti avrebbe fatto entrare" disse serafico, beccandosi il consueto 'Tsè' da parte del gigante.
"Stavo aspettando te, ti devo parlare, Kaori si sarebbe spaventata e basta" queste parole fecero allarmare Ryo, ma intuì subito l'argomento. "Si tratta di Redford?"
"Esatto, ho fatto qualche ricerca e sono venuto a conoscenza del suo segreto"
Ryo si diede un momento per trovare le chiavi dalla tasca e aprire la porta, non aveva dubbi che avrebbe trovato le ragazze in salotto, a chiacchierare di fronte a una tazza di the fumante. Le risate delle due si interruppero quando li videro entrare.
"Ah, Ryo, bentornato...ciao Umi" disse Kaori sorridente, Umibozu rispose con un semplice cenno della mano, mentre Mahoko s'inchinò in segno di rispetto.
"Falcon, quello che devi dire, lo puoi dire anche davanti a Kaori...City Hunter siamo noi due" disse Ryo incrociando le braccia e appoggiandosi alla finestra, lanciando un occhiolino a Kaori che arrossì appena, ma poi guardò subito Falcon. "Che c'è, qualche novità?"
"In effetti sì. Ho avuto informazioni su Redford. Ti sembrerà incredibile, Ryo, ma diversi testimoni hanno confermato che non usa una tecnica normale né comune. Ecco, lui...beh, sembra che sia in grado di servirsi della magia" disse a disagio, sperando che nessuno lo avrebbe preso per pazzo. Si sorprese non poco quando notò la serietà dei suoi interlocutori, compresa la cliente...perché non erano stupiti?
Kaori si tormentò le mani, preoccupata, mentre Mahoko assunse un'espressione attenta.
"Magia, eh...? Quindi, questo killer che vuole farti fuori, ha intenzione di far ricorso alla magia."
"Effettivamente questo spiegherebbe la sensazione che ho avuto di essere seguito, pur non avendo notato nessuno. Che fosse Redford? Ma perché non l'ho visto?" chiese Ryo, confuso. Non era certo una faccenda su cui era esperto, e la cosa non gli piaceva.
"Invisibilità. Si è certamente servito di un incantesimo di invisibilità per seguirti senza essere notato. È comunque incredibile che tu abbia avvertito qualcosa" spiegò Mahoko senza esitazione, mentre Falcon sembrava ora basito.
"Come fai tu a sapere queste cose?"
Mahoko gli sorrise appena, poi mosse il polso con grazia, e davanti a Falcon apparve una tazza di the, bollente e profumato. Falcon quasi si strozzò con la saliva.
"So di cosa sto parlando perché anche io ho dei poteri. È anche ovvio che questo Redford voglia usare la magia oscura..." Mahoko sembrò riflettere un momento, mentre Kaori la guardava in attesa. "Abbiamo un vantaggio. A quanto pare, Redford non sa che in casa tua vive una persona che conosce la magia, mentre ora noi sappiamo il suo segreto."
"Ma perché non mi ha fatto fuori subito? Se ha questo tipo di poteri, deve sapere che io invece non ne so niente...quindi perché limitarsi ai giochetti?" chiese Ryo.
Mahoko risultò essere di nuovo preparata. "Sai, Saeba, sembra assurdo, ma chi possiede questo tipo di poteri, ne va così orgoglioso che prima di raggiungere il suo scopo, si diverte a giocare...un po' come il gatto col topo, lo fa agonizzare prima di ucciderlo. Sono sicura che questo Redford si stia crogiolando all'idea di avere qualcosa che tu non puoi battere. Ma io posso aiutarti. Si può dire che, d'ora in poi, sarò io a farti da guardia del corpo..." disse con un sorriso sicuro e fiducioso, e Kaori la guardò ammirata, oltre che grata. Si sentiva più sicura ora che Mahoko si era dichiarata disponibile ad aiutare Ryo...
"Mah, tutto questo è assurdo" disse Falcon che ancora stava tastando la tazza, dov'era il trucco?!
Anche Ryo sembrò rilassarsi, anche se ancora non gli piaceva il fatto di non potersela cavare totalmente da solo, come sempre. Si sedette sulla poltrona, e Mahoko fece apparire anche per lui una tazza di the.
 
 
"Perché non posso entrare in casa di Saeba? Io voglio stare con Mahoko, voglio vederla, voglio toccarla!" Ken sbraitava allargando le braccia, Redford gli fece cenno di smetterla.
"Piantala, idiota, non ti sei accorto che Saeba ha percepito la tua presenza? Nonostante la tua invisibilità, è comunque riuscito ad avvertire la minaccia...non è certo una persona normale!" esclamò, facendo subito tacere il ragazzo, che pur fremeva. "La pozione d'invisibilità che ti ho dato ti permette di non farti vedere, ma non elimina la tua fisicità! È come se avessi addosso un abito, sotto il quale ci sono comunque carne e ossa! Se entrassi in casa di Saeba, ti farebbe fuori in meno di un minuto...se è riuscito ad accorgersi di te in mezzo alla folla di Tokyo, figuriamoci nel silenzio di casa sua. È un cecchino formidabile, è per questo che ho imparato a dominare la magia, perché sapevo che con le armi non ci sarebbe stata gara! Puoi continuare a perseguitare la tua donna, per quanto l'idea mi faccia ribrezzo, e guardarla quanto ti pare da fuori, ma non puoi in alcun modo varcare la soglia dell'appartamento di Saeba!" disse con un tono che non ammetteva la minima sillaba di replica. Ken continuava a fremere, l'idea di essere così vicino a Mahoko e di non poterla sfiorare...era intollerabile. E sapere che Saeba invece dormiva a pochi passi da lei...un ringhio soffocato gli uscì dalla gola.
"Ma perché diamine sta tentennando? Perché non lo fa fuori subito?"
Redford sospirò, preparandosi a parlare come se avesse dovuto spiegare un concetto molto difficile a un bambino dell'asilo. "Mi sto semplicemente divertendo un po'...non ho impiegato tanti anni nel padroneggiare i miei poteri per niente, per questo mi diverto con qualche trucchetto da illusionista prima di colpire. Il grande evento avverrà domenica prossima, durante la sfilata...ci saranno un sacco di belle donne, champagne a fiumi, musica e luci...sicuramente anche Saeba abbasserà un po' la guardia. E io avrò il piacere di approfittarne con il perfetto piano che ho in mente" rivolse poi un'occhiata glaciale a Ken, avvertendolo ancora prima di parlare. "Vedi di non rovinare tutto. Se scopro che sei entrato a casa di Saeba, ti faccio fuori senza esitazione."
Ken sobbalzò, poi annuì, anche se contrariato. Pensò poi di fargli un'altra domanda, perché una cosa non gli era chiara. "Se lei possiede la magia, potrà anche fare ciò che vuole...perché allora fa il killer a pagamento? A cosa le servono quei soldi?"
Redford si rilassò appena, scuotendo la testa. "Contrariamente a quello che si può pensare, non si può fare esattamente tutto con la magia, che dev'essere usata molto parsimoniosamente, perché ha sempre un prezzo, non sempre piacevole da pagare. Per quanto strano possa sembrarti, sono un essere umano che vive come gli altri, e per questo mi servono i soldi" spiegò senza ulteriori dettagli, e Ken capì che non li avrebbe ottenuti. Ma non voleva sfidare troppo la sorte, per cui si inchinò lievemente e si congedò.
Redford rimase a sfregarsi le mani, ghignando apertamente. Immaginò il volto sconvolto di Saeba, quando gli avrebbe rivelato quello che aveva in mente per lui, ed ebbe un brivido di piacere.
Sì, si sarebbe divertito parecchio.
  
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