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Autore: mystery_koopa    27/06/2018    5 recensioni
Con l'Impero Bizantino dell'VIII secolo sullo sfondo si svolgono le vicende dell'ammiraglio della flotta imperiale Konstantinos Ampatis, dei nobili della città di Bisanzio e delle province e del basileus Leone III l'Isaurico. La storia, che segue la vita dell'ammiraglio, inizia con la fine del secondo assedio arabo di Costantinopoli nel 718 e continua per alcuni altri anni successivi a questo evento, coinvolgendo i personaggi in battaglie, intrighi, cospirazioni e storie d'amore.
Dal II capitolo: "Ormai la solitudine era diventata un’abitudine che era parte integrante della sua vita quotidiana, e difficilmente avrebbe rinunciato al tempo che utilizzava per riordinare i suoi pensieri, che correvano nel tempo senza che lui se ne rendesse conto e potesse fermarli"
REVISIONE COMPLETATA
Genere: Introspettivo, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Fenice Purpurea'
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XII – BRIVIDI E SGUARDI
 
Le onde s’infrangevano contro il molo, mentre il sole di quel mezzogiorno di fine agosto pareva voler incendiare la città; Chryssa s’incamminò lungo la stretta passerella di legno, percorrendola lentamente per tutta la sua lunghezza fino a giungere alla propria nave, l’ultima. La donna salì a bordo, aiutata dall’anziano capitano che, un tempo, l’aveva condotta in tutti i luoghi più belli che avesse mai visto. “Belli”, pensò, “che parola banale”; eppure, non avrebbe trovato qualcosa di più opportuno per descrivere i ghiacci, i mari e le sabbie, nulla di più simile alle colline francesi e alle distese dorate della Crimea.

La Crimea, Cherson: una luce si accese nei suoi occhi, improvvisamente, e la donna si precipitò sottocoperta, rischiando di cadere dalla stretta scala in legno.
Chryssa aprì il baule di legno in cui aveva trovato il quaderno di Theodora, tastandone con attenzione le pareti laterali e il fondo, finché un chiodo, appena sforato dalle sue dita sottili, scattò verso l’alto, colpendola al centro della fronte.
La donna, dopo essersi accertata di non avere alcun taglio, scrutò attentamente il piccolo oggetto metallico, raccogliendolo dal pavimento: non trovò nulla di interessante, ma notò che esso era di fabbricazione molto più recente rispetto agli altri che tenevano insieme la struttura del baule, essendo l’unico senza alcuna traccia di ruggine. Decise allora di controllare il punto da cui il chiodo si era staccato: al posto del piccolo oggetto metallico era rimasta una piccola fessura circolare, da cui fuoriusciva un minuscolo frammento di pergamena, probabilmente strappato a mano, con evidente fatica, da un rotolo più esteso; Chryssa lo aprì: i suoi occhi si spalancarono, il suo respiro si mozzò per un istante e il leggero suono di poche parole le uscì dalla bocca, mentre il suo corpo iniziò a tremare, attraversato da un brivido gelido: “No… no! Non può essere, lei è… no, oddio!”

 
[Aiuto, Kiev. Alakites
26/4/719, T. Ioannis
]
 
***
 
“Mi scusi signor Ampatis, ha per caso visto Philoteos Theron?”
L’ammiraglio si girò, vedendo dietro di sé Agata Yael, che pareva avere un’aria leggermente apprensiva.
“Perché? Dovrebbe essere con il signor Ambrosios”.
“Sa, a quest’ora, prima del pranzo, solitamente il signor Cazaretian dorme…” la giovane donna abbassò la voce “avevamo un appuntamento. Oltre mezz’ora fa!”
L’ammiraglio si alzò, congedandosi dalla signorina per andare a controllare le condizioni di salute dei due Cazaretian, così come gli aveva richiesto Leone. “Neanche fossi un guaritore…” pensava l’ammiraglio ogni volta in cui era costretto ad assolvere quel compito che decisamente non gli competeva, ma non poteva non fare un favore a un amico, soprattutto se quest’ultimo avrebbe potuto tranquillamente ordinarglielo. L’ammiraglio, salendo le scale, si girò di scatto.
“Posso venire con lei, vero?”

L’ammiraglio sbuffò, annuendo silenziosamente alla dama, che lo seguì a un passo di distanza.
Vassilis Cazaretian si trovava nella propria stanza da letto, dove stava parlando con la moglie. “Strano, non li ho mai visti parlare così…” disse Konstantinos, rivolgendosi ad Agata.
“Oh, sì, certo”, rispose lei, distratta, “la prego, andiamo”.

I due ridiscesero al piano terra, salendo poi al primo piano attraverso la rampa di scale secondaria che conduceva alla piccola ala privata di Ambrosios, molto più modesta rispetto allo sfarzo della parte principale del palazzo, ma ugualmente confortevole. L’ammiraglio disse alla donna di indietreggiare di qualche passo, in modo che l’anziano non potesse vederla dall’interno, e bussò alla porta, ricevendo come risposta solamente un gemito sommesso; Konstantinos provò ad abbassare la maniglia, che tuttavia non fece scattare il lucchetto: la porta era chiusa a chiave. Chiedendo l‘aiuto di Agata, nonostante la sua esigua forza, provò a sfondare il poco spesso portoncino di legno, riuscendoci dopo svariate spinte e alcune schegge conficcate nella pelle ruvida delle mani. Ciò che gli si mostrò dinnanzi agli occhi lo atterrì completamente; la signorina Yael lanciò un acutissimo urlo di terrore, svenendo istantaneamente sul freddo pavimento di pietra con le mani al petto.

Ambrosios Cazaretian era sdraiato nel proprio letto, con le mani legate alla testiera e un pugnale conficcato nello stomaco; sulle lenzuola e sul pavimento si stava espandendo lentamente un’ampia pozza di sangue scuro e, sulla finestra, era appeso un drappo nero raffigurante uno stemma: l’ammiraglio, quasi trattenendo il respiro, vi si avvicinò per osservarlo più attentamente. Era impossibile sbagliarsi: uno scudo dorato, un’aquila bianca e una corona di alloro. Quello era lo stemma della famiglia Thamen.
L’ammiraglio risentì quel gemito sommesso alle proprie spalle: Philoteos giaceva legato, bendato e imbavagliato in un angolo della stanza, con molti lividi sul corpo e in viso; l’ammiraglio si precipitò a slegarlo e, non appena il giovane vide il suo volto e ciò che era accaduto nella stanza, svenne anch’egli tra le sue braccia.

 
***
 
Sentendo le urla della dama Leonora era immediatamente accorsa nell’ala secondaria del palazzo, lasciando solo il marito. Entrata nella stanza del suocero aveva trattenuto a fatica il vomito, reggendosi in piedi contro la solida parete portante. I suoi occhi tremavano, ma il suo corpo era immobile di fronte all’orrendo.
“Rimanga qui!” le ordinò l’ammiraglio, “Devo salvare suo marito”.
Leonora si sedette a terra contro la parete, con le mani a coprire gli occhi e i due servitori senza sensi sdraiati al proprio fianco.
L’ammiraglio corse disperatamente attraverso le scale di pietra, le cucine, il corridoio del piano inferiore, il salone principale, la scalinata di marmo e il corridoio del piano superiore, giungendo nella stanza da letto del consigliere del basileus: Vassilis era disteso a terra spogliato della camicia, con la gola tagliata da un fendente di spada e uno scudo inciso sul petto. Konstantinos si sentì mancare e cadde a terra, piangendo: ancora una volta aveva fallito, ancora una volta non era riuscito a salvare la vita di coloro che avrebbe dovuto difendere a costo di annullare se stesso.

 
***
 
L’ammiraglio scese la scalinata lentamente, tra i singhiozzi disperati del pianto e una rabbia che gli stava montando dentro, esattamente come in quella notte. Non appena ebbe sceso l’ultimo gradino il portone si spalancò e una donna dai capelli castani, correndo senza più fiato, gli si fermò davanti, urlando il suo nome.
“Konstantinos!”
“Chryssa!”
“Theodora è viva!”
“I Cazaretian sono stati uccisi”.
Gli occhi ardenti di lui incontrarono quelli di ghiaccio di lei, ed entrambi si ammutolirono all’istante.




SPAZIO AUTORE:
Un capitolo un po' inaspettato, vero? Ok, ammetto che aver ascoltato "Demons" durante tutta la stesura non mi ha aiutato a mitigare un po' il contenuto, quindi... io l'avvertimento l'ho aggiunto, anche se non credo di essermi spinto troppo oltre.
Mi sa che la prossima fanfiction però sarà ancora peggio, vero Nina? ;-) 
Alla prossima a tutti!
EDIT: Capitolo Revisonato.

 
  
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