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Autore: LadyMintLeaf    28/06/2018    1 recensioni
"Lei era bella e gentile a tal punto che nessun'altro fuorché un folle avrebbe potuto desiderare di farle del male.
Ma Loki le aveva fatto del male, molto male; troppo forse, ed in un istante ad esso tornarono in mente un antico poema runico norvegese che aveva letto una volta in un libro proveniente da Midgard.
"Þurs vældr kvinna kvillu, kátr værðr fár af illu", diceva e tradotto, significava "Il gigante causa dolore alle donne, pochi uomini gioiscono della sfortuna.".
E forse lui non era figlio di uno di quei giganti che tanto facevano tremare la gente al solo sentirli nominare?
Ma no.
Lui non voleva essere considerato un mostro..... Non voleva fare del male a nessuna donna.
Eppure a Sigyn aveva già fatto del male."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Sigyn, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nonostante le continue raccomandazioni di Loki, non appena Sigyn scorse gli Einherjar armati che facevano irruzione nel corridoio, ella si lasciò sfuggire un singhiozzo allarmato e si accosto ancora di più con il suo corpo a quello dell’uomo alto davanti a lei, ora senza più pensare alla ormai inesistenze distanza che li separava.
Voleva solamente rendersi invisibile e chiudendo gli occhi con forza, si avviluppò attorno al corpo l’ampio mantello dorato indossato da Loki, pregando silenziosamente che gli  Einherjar non notassero nulla di strano nel travestimento del Dio degli Inganni.
Loki, avvertendo la tensione della donna, strinse le dita sulla spada sottratta poco prima alla guardia svenuta e contemporaneamente, probabilmente seguendo l'istinto più della ragione, afferrò con l'altra mano il polso di Sigyn, stringendolo appena, come per incitarla a mantenere la calma.
In un momento come quello, trovava particolarmente irritante la debolezza che Sigyn stava mostrando, quel suo modo pavido che aveva di essere donna.
Non stava ascoltando nessuna delle istruzione che lui le aveva dato e se in quel momento si fosse mosso, era certo che lei non lo avrebbe seguito.
Era troppo impaurita dal pensiero di ciò che gli Einherjar avrebbero potuto farle se l’avessero trovata lì, in compagnia del principe traditore, per farlo.
Avvertendo il contatto della mano di Loki sul suo braccio, Sigyn sobbalzò leggermente e lui di rimando, strinse con ancor maggior forza il suo polso, conficcandole le unghie nella pelle, facendole male, e sibilandole al contempo, a bassissima voce: << Sta buona… >>.
Deglutendo a vuoto, Sigyn non rispose, ma cercò di restare più immobile che poteva, tanto vicina alla schiena di lui da poter avvertire il calore del suo corpo, senza riuscire ad evitare di continuare a fissare ad occhi spalancati, attraverso uno spiraglio sotto il mantello che la celava alla loro vista, i sodati che si stavano ora avvicinando a loro, ormai certa che avrebbero immediatamente scoperto il nuovo inganno ordito dal fratello di Thor.
Ma Loki, sorprendentemente sembrava aver già ideato un nuovo piano e con la disinvoltura che solo una persona abituata a mentire in continuazione poteva possedere, esso si mise improvvisamente a gesticolando verso le guardie appena sopraggiunte, indicando contemporaneamente il corridoio dal quale lui e Sigyn erano appena sopraggiunti, urlando concitatamente: << Presto! Loki e la donna che l’ha liberato sono andati da quella parte! Il principe traditore sta fuggendo! Dobbiamo inseguirlo! >>.
Appena videro quei suoi gesti e sentirono le sue parole, i soldati che si stavano avvicinando a loro, si guardarono l’un l’altro per un istante, quindi, senza obiettare, si misero a correre nella direzione indicata da Loki, seguendo alla lettera i suoi ordini.
Non esitarono, non si soffermarono ad ascoltare il timbro della sua voce, che in altri casi e altre circostanze, avrebbero certo riconosciuto come quella del Dio degli Inganni e non si trattennero nemmeno un istante a guardarlo in viso.
Semplicemente si fidarono di lui e delle sue parole.
Ai loro occhi, Loki in quel momento era solamente un altro Einherjar fedele alla corona e ad Asgard.
Il principe dai capelli neri si concesse un breve ma astuto sogghigno, mentre i suoi occhi verdi scintillavano trionfanti.
Se riusciva a farsi superare da quel plotone di caproni vestiti con le loro risplendenti armature dorate, avrebbe avuto la via di fuga libera.
<< In quel corridoio! >> continuò ad incitarli con un enfasi quasi eccessiva: << Li ho visti fuggire di la! >>.
Loki era sempre più disinvolto nel mentire, e Sigyn alle sue spalle, si accorse che il corpo del Dio degli Inganni si era leggermente rilassato, ora che vedeva che il suo piano, rischioso o no, sembrava funzionare come lui aveva sperato.
Tutti gli Einherjar lo raggiunsero e lo oltrepassarono senza dire una sola parola, uno dietro all'altro, ordinati anche nella massa, come il mucchio di soldatini ben addestrati quali erano, sguainando le spade e impugnando le lance a due mani.
Allora Loki fu rapido a muoversi nella direzione opposta, trascinandosi letteralmente dietro la esterrefatta Sigyn, sempre docilmente nascosta sotto al mantello dorato indossato dall'uomo.
Immediatamente guidò la donna dai capelli biondi in un nuovo corridoio, spostandosi con la sua solita silenziosa rapidità.
Non appena però ebbero voltato l’angolo, Loki si trovò faccia a faccia con un altra coppia di  Einherjar e dovette arrestare di botto la sua fuga, per evitare di finire dritto addosso al primo dei due soldati ritardatari.
Trattenendo il fiato, il Dio degli Inganni mosse un lento passo a ritroso, quasi inciampando nelle gambe e nel vestito di Sigyn, che sempre gli stava alle spalle, ben celata sotto al manto dorato.
Chinando il capo nel tentativo di rendere il suo viso meno riconoscibile alla scarsa luce che albergava nelle antiche prigioni asgardiane, Loki si impose di nuovo la calma, cercando di ideare immediatamente un nuovo piano d’azione.
Avrebbe semplicemente potuto ricominciare a camminare come se nulla fosse successo, ma era troppo vicino alle due sentinelle e di certo esse si sarebbero insospettite; anche perché lui e Sigyn stavano praticamente dirigendo i loro passi dalla parte opposta a quella in cui ogni altro Einherjar si stava muovendo.
<< Che ci fai qui da solo, soldato? >> chiese la prima delle due guardie appena sopraggiunte nel corridoio, interpellando Loki con aria attenta.
Il Dio degli Inganni non rispose, ma invece  si scostò lentamente dal passaggio, assumendo un atteggiamento marziale con le braccia lungo i fianchi, le spalle dritte e le gambe unite; immedesimandosi nel personaggio che doveva interpretare, cercando di sembrare un vero e proprio Einherjar e al contempo nascondendo tutta la tensione che provava, sotto alle false sembianze di un comune soldato Asgardiano.
<< Sto parlando con te! >> continuò il nuovo venuto, evidentemente un Einherjar di grado superiore, a giudicare da come si muoveva impettito e sicuro di sé e da come parlava rivolgendosi a Loki: << Dov'è il resto degli uomini che erano con te? A quale drappello appartieni? >>.
Loki ancora non rispose, sicuro che questa volta, se avesse osato parlare, quel soldato avrebbe subito potuto intuire dalla sua voce chi egli fosse in realtà.
Non ricevendo da lui alcuna risposta, l’ Einherjar continuò ad avvicinarsi a Loki con passo fermo.
Dietro di lui l’altra sentinella non sembrava sicura quanto il primo soldato e osservava Loki con una strana espressione di profondo sospetto dipinta in viso.
Sigyn alle sue spalle aveva iniziato a tremare leggermente e Loki tornò ad afferrarle il braccio con forza, stringendola con tanta violenza da strapparle quasi un grido.
Lei però riuscì a trattenersi e mordendosi il labbro, s’impose di restare ferma. 
Loki davanti a lei fremeva per la collera.
Lui e la donna che lo aveva liberato di prigione stavano quasi riuscendo a fuggire da quelle maledette prigioni; ed ora non poteva mandare ancora tutto a monte per colpa di due guardie impiccione, che non si erano sbrigati a seguire il resto del loro gruppo. 
Loki avrebbe dovuto ideare un nuovo piano d’azione, ma di tempo non ne aveva e ormai la sentinella era troppo vicina a lui.
Era impossibile continuare a mentire.
Avrebbe dovuto semplicemente agire.
<< Di un po’, soldato, per caso non ci senti?! >> continuò l’ Einherjar di grado superiore, arrivando tanto vicino a Loki da poter scorgere il suo viso nell'ombra.
Allora il Dio degli Inganni smise completamente di pensare e prese parola, senza più imbrogli, senza più travestimenti, senza fare nulla per cercare di ingannare il soldato che, ormai fermo a pochi passi da lui,  lo osservava con un’espressione sempre più sospettosa.
<< Oh, al contrario, ci sento benissimo. >> esclamò sollevando in fretta il volto verso le due sentinelle in modo che esse potessero vedere bene la sua faccia pallida ricoperta di tagli e lividi: << Però forse tu non ci vedi molto bene. Perché sai, io non sono un soldato, ma un principe. >>.
<< Ma che… >> l’ Einherjar  di grado superiore non riuscì a concludere la frase, perché Loki fu più rapido di lui e lasciando andare il braccio di Sigyn, sollevò contemporaneamente la spada per aria, colpendo a tradimento i due Einherjar ancora stupefatti nell'essersi trovati di fronte proprio l’uomo a cui stavano dando la caccia.
Il soldato più anziano, quello che aveva parlato, venne ferito da Loki in pieno volto e, prima ancora di avere la possibilità di reagire, cadde a terra, inerte.
Il secondo Einherjar riuscì ad emettere un grido invocando aiuto, quando scorse il volto pallido di Loki che lo guardava minaccioso da sotto l'elmo dorato.
Poi, coraggiosamente, si avventò sul Dio degli Inganni cercando di colpirlo con la spada.
Loki non fu abbastanza svelto per evitare la lama della spada del secondo Einherjar che lo raggiunse al braccio destro, trapassando l’armatura e ferendogli la pelle di striscio.
Sigyn alle sue spalle si lasciò sfuggire un urlo terrorizzato.
Digrignando i denti per il bruciante dolore, per l’odio che provava per la guardia di fronte a lui e per se stesso, perché non era risulto ad evitare abbastanza rapidamente il suo attacco, Loki si lasciò sfuggire un sibilo di rabbia, prima di sollevare i suoi occhi verdi, da folle verso l’ Einherjar che aveva osato colpirlo.
Questo non si lasciò intimorire dall'espressione furente del Dio degli Inganni e invece di temere una sua qualche ritorsione, gli domandò con aria di sfida, forte del fatto d’essere riuscito a colpire seppur di striscio uno degli uomini che ultimamente venivano considerati i più pericolosi di tutto il regno di Odino: << Volevi farti passare per uno di noi? Credevi davvero che un simile trucchetto sarebbe riuscito ad ingannare noi Einherjar? Noi siamo le guardie scelte dal Padre degli Dei e sappiamo contro chi dobbiamo combattere, Dio degli Inganni.  >>.
Loki accennò un sogghigno, prima di ripetere con un tono di voce che rasentava la superbia: << Le guardie scelte dal Padre degli Dei… Be, credo che negli ultimi tempi Odino abbia perso un po’ della sua lungimiranza, visto che voi non mi sembrate un granché. >>.
La guardia respirò a fondo e raddrizzò le spalle, controbattendo in fretta: << Sbagli se credi di intimorirmi, traditore! >>.
Il Dio degli Inganni rimase per un istante immobile a fissare l’ Einherjar davanti a lui con sufficienza.
Poi, indicando vagamente con la mano destra la sagoma dell’altro guerriero accasciata con la stessa grazia di un sacco di patate mezzo vuoto, a terra, dove Loki l’aveva scagliato pochi attimi prima, osservò: << Il tuo compagno qui, è cascato nel mio piccolo inganno con una facilità a dir poco grottesca. Ed era persino un tuo superiore. >> sorrise appena e scosse il capo: << Lui non mi ha riconosciuto. Non ne ha praticamente avuto il tempo. >>.
<< Lui no, ma io si. >> ribatté di nuovo l’ Einherjar davanti a lui, sollevando il mento come se avesse tutta l’intenzione di sfidare il Dio degli Inganni a replicare di nuovo alle su parole.
Loki non lo fece attender e immediatamente esclamò: << E per questo ti consideri un uomo sveglio? Credi di potermi battere? >>.
L’altro non rispose immediatamente, ma nemmeno si mosse. Continuò a tenere lo sguardo su Loki, i piedi ben piantati sul pavimento.
Solo la spada, stretta sempre più convulsamente nelle sue mani, poteva far intuire il disagio della sentinella nel doversi trovare solo ad affrontare il Dio degli Inganni, senza altri Einherjar accanto a lui, a dargli man forte.
Notando il nervosismo della guardia armata, sul volto di Loki tornò ad allargarsi un ampio sorriso raggelante, mentre lui domandava, quasi con affabilità: << Vuoi tentare di sfidarmi? >>.
E mentre poneva questa semplice domanda, mosse un breve passo nella direzione dell’altro uomo, sollevando un poco la spada sottratta al primo Einherjar,  che ora Loki impugnava saldamente nella mano destra.
Questa volta, la sicurezza ostentata fino ad allora dalla guardia asgardiana che stava tentando di tenergli testa vacillò leggermente ed esso mosse istintivamente un passo a ritroso, temendo che il Dio degli Inganni avesse potuto attaccarlo immediatamente, balzandogli addosso come una furia.
Negli occhi dell’ Einherjar balenò l’incertezza e tutto ciò che riuscì a rispondere fu un balbettante e confusionario:  << … I ….Io… >>.
Quindi tacque di botto, sollevando a sua volta la spada un po’ più in alto, come se, nonostante tutto, fosse pronto a combattere contro Loki.
<< A giudicare dalla tua monosillabica risposta, non sei poi tanto sveglio come credi. >>
Sentendosi umiliato da quelle velenose parole, l’ Einherjar parve ritrovare un po’ del suo coraggio perso e sbottando: << Non dovresti sottovalutarmi a questo modo. >>, tornò a stringere con maggior saldezza la propria arma fra le mani.
<< E tu non dovresti sopravvalutarti se tieni alla tua pelle. >> gli fece notare Loki, sempre più divertito da quello scambio di battute dal quale al momento ad uscirne vincitore era sempre stato lui.
La sentinella s’irrigidì ma parve ignorare le parole appena pronunciate dal principe dai capelli corvini.
<< Sei ferito, esausto e dolorante; cosa puoi fare contro di me? Non hai nemmeno un brandello dei tuoi vecchi poteri e…. >>.
<< Sei già il secondo Einherjar che parla di me a questo modo, valutandomi indifeso e fragile solo perché privo dei miei poteri. >> gli fece notare Loki, senza permettere all'altro di concludere le sue accuse.
Poi, aggrottando leggermente la fronte, gli chiese in tono leggero: << Vuoi sapere che fine ha fatto l’altro Einherjar che prima di te mi ha svilito a questo modo? >>.
<< Presumo…. >> mormorò la guardia asgardiana, stringendo la mano sull'elsa della spada con maggior forza.
Aveva le mani sudate e le labbra secche per l’agitazione, ma non voleva demordere.
<< Presumo sia morto. >> concluse alla fine, chinando leggermente il capo.
Il sorriso tornò lento e duro sulle labbra del Dio degli Inganni, mentre ribatteva con semplicità: << Non è morto. Ma non posso garantire che lo stesso sarà per te. >>.
Tacque un istante, per lasciare il tempo all'altro di comprendere appieno il significato delle parole da lui appena pronunciate, quindi, proseguì, dichiarando: << Ora ti dirò la stessa cosa che dissi a lui. Togliti dai piedi e non intralciare scioccamente la mia ritirata e forse… Avrai salva la vita. >>.
L’ Einherjar  piegò la testa leggermente di lato, come se stesse riflettendo sulle parole appena pronunciate dal Dio degli Inganni.
Come se si stesse sforzando di capire se in ciò che l’alto uomo dai capelli scuri aveva detto, ci fosse qualche inganno nascosto.
Qualcuna delle sue bugie da svelare.
Poi, indurendo la mandibola con un ostinazione quasi esagerata, decretò: << Io non mi muovo da qui. >>.
Il volto pallido di Loki esprimeva adesso una intensa sorpresa, mentre socchiudendo leggermente gli occhi verdi, scrutava l’ Einherjar con maggior attenzione: << Sei sicuro? >>.
Sembrava non essersi aspettato dall'altro una risposta simile, e lo guardava adesso come se fosse l’altro ad essere un pazzo privo di buonsenso.
<< Tu sei solo; io ho altri compagni con me che giungeranno presto in mio aiuto. Allora verrai sconfitto e ricondotto nella cella dalla quale sei sgusciato fuori come un viscido serpente. >> ribatté la guardia asgardiana, con un coraggio ed una faccia tosta impensabili per uno che si trovava nella sua situazione.
<< Davvero? >> Loki prolungò quella semplice parola in modo provocante, in un qual modo inquietante.
Fece una pausa; fingendosi stupito.
Sapeva che l’ Einherjar dinnanzi a lui non stava mentendo.
Il plotone di Einherjar che Loki aveva spedito nel corridoio sbagliato solo pochi attimi prima non era l’unico ad aggirarsi per le prigioni.
Lui stesso aveva sentito le voci di altre guardie del Regno impegnate nella sua affannosa ricerca nei cunicoli delle antiche prigioni asgardiane, ma al momento nessuno di quegli uomini sembrava essere nei paraggi.
Probabilmente in quel momento, gli altri Einherjar stavano setacciando zone diverse di quei bui sotterranei all’apparenza infiniti.
Nessuno sarebbe dunque giunto in aiuto dell’illusa guardia cocciutamente ferma davanti a lui.
O almeno non nell'immediato futuro.
Gli occhi del Dio degli Inganni ispezionarono ancora per un breve attimo i bui corridoi alle spalle dell’ Einherjar; quindi commentò sarcasticamente: << Io non vedo nessuno. Giusto pochi minuti fa ho spedito un plotone dei vostri nei più profondi recessi di queste orribili celle e non credo, faranno tanto in fretta a tornarne indietro. E riguardo agli altri Einherjar di cui parli, se davvero esistono, devono averti abbandonato qui. Probabilmente non tutti sono sconsideratamente avventati come te. Le altre guardie devono aver deciso di seguire il buonsenso; oppure, troppo spaventati, sono fuggiti dalle prigioni. >>.
<< Gli Einherjar non fuggono mai di fronte al pericolo. >>
Loki aggrottò la fronte, fingendosi nuovamente perplesso: << È questo? Questo è quello che vi insegnano, quando venite addestrati alla guerra? Mai fuggire? Mai pensare? Solo agire, combattere e parlare a vanvera? >>.
Il principe dai capelli neri smise di parlare solo per un istante, fissando la spada impugnata dall’ Einherjar dinnanzi a lui.
Poi spostò di nuovo il suo sguardo sul volto della sentinella vestita di oro e metallo, sorridendo lentamente: << Ho già avuto modo di scontrarmi con altri Einherjar, ma non pensavo che foste tutti uguali. Le vostre frasi sono monotone, identiche fra loro. Sembra quasi le abbiate imparate a memoria e non facciate altro che ripeterle come pappagalli. >>.
<< Bada a come parli. >> tentò di farlo tacere la guardia, agitando la lama della spada dinnanzi a lui.
<< Bada tu a come parli, soldato. Hai visto ciò che ho fatto al tuo compagno d’armi, poco fa. >> di nuovo, indicò con un vago cenno del capo l’altro Einherjar disteso a terra, privo di sensi: << Niente mi impedisce di fare lo stesso con te. >>.
Allora, inaspettatamente, l’ Einherjar che gli sbarrava il cammino scoppiò a ridere quasi istericamente in faccia a Loki e come se si stesse rivolgendo ad un mendicante, annunciò: << Ma guardati! Tu non sei più nulla, Dio degli Inganni. Sei solamente un cencioso prigioniero, privo di magia, forza e potere, costretto a rubare le armature di altri uomini per crearti false identità. Parli male di noi Einherjar, ma l’unico vero codardo qui sei tu. Non sei più il nostro principe. Tu ti credi invincibile, ma sei solo un idiota. >>.
La sentinella tacque di colpo, evidentemente accortasi d’aver parlato troppo.
Ma ormai era tardi per pentirsi di ciò che aveva detto.
<< Che cosa hai detto? >> la voce di Loki ora si era fata improvvisamente bassa e minacciosa.
<< Io… >> l’ Einherjar dinnanzi a lui scosse il capo e non riuscì ad aggiungere altro.
<< Lo pensi davvero?! Io sarei un idiota? >> Loki strinse la mano sull'impugnatura della spada, finché le nocche non diventarono bianche.
Fino ad allora si era quasi divertito a punzecchiare quella guardia, giocando con lei con quello strano botta e risposta, ma adesso l’ Einherjar aveva davvero esagerato.
<< Un idiota più grande di te, soldato? >> adesso Loki fremeva di rabbia: << Un idiota così idiota da avventurarsi con un solo compagno nei sotterranei dove si trova uno dei peggiori nemici del regno di Odino? >>.
L’ Einherjar deglutì a vuoto e non rispose.
Gli occhi verdi del Dio degli Inganni fissarono brucianti il volto dell’ Einherjar a poca distanza da lui, pieni di malcelata collera.
Idiota…
Quella parola continuava a turbinare nella mente di Loki all'infinito, rendendolo furioso.
Come aveva osato dargli dell’idiota?
Quel misero vermiciattolo in armatura non si rendeva forse conto a chi si stava rivolgendo?
Lui era Loki; uno dei principi del regno di Asgard e nessuno poteva dargli dell’idiota.
Nessuno…
<< Finora ho sopportato con fin troppa pazienza la tua stupida aggressione e ti ho lasciato blaterare quanto volevi, dandoti la possibilità di andartene. Ma tu non mi hai ascoltato. Oh, no. Al contrario, hai continuato a parlare senza pensare a nulla, ma ora tocca a me, soldato. >> mentre parlava, Loki non riusciva a dissimulare tutto l’odio che provava mentre le parole uscivano sibilanti, minacciose, dalle sue labbra: << Tu, sei solo un misero, patetico omuncolo che si crede più forte di quello che è solo perché indossa un armatura scintillante. >>.
Si spinse in avanti, minaccioso, lasciando Sigyn indietro di cinque o sei passi.
La giovane donna dai lunghi capelli biondi non lo seguiva più ora; sconvolta dall'audacia della sentinella asgardiana e dal furore che riusciva a leggere sul volto pallido e ferito del Dio degli Inganni.
Lei ancora non poteva sapere che cosa il fratello di Thor avesse intenzione di fare, ma ella temeva di conoscere già la risposta e sospettava con preoccupazione che ciò che sarebbe accaduto di li a poco, non le sarebbe piaciuto.
Come altre volte in precedenza, Sigyn aveva l’impressione di scorgere in quel momento la follia negli occhi color smeraldo di Loki.
<< Sei venuto qui, nelle prigioni, mi hai attaccato, mi hai insultato e pensi di potermi ricondurre in cella da solo? >> sbottò Loki infuriato, mentre la sua voce si faceva più acuta, echeggiando lungo le pareti di pietra dei sotterranei.
L’ Einherjar era impietrito adesso: << I… Io… >> balbettò, senza riuscire ad aggiungere altro.
Sentiva il gelo attorno a sé.
Lo stesso gelo che scaturiva dalle parole pronunciate dal Dio degli Inganni.
Ritto in tutta la sua altezza, con la spada che aveva rubato all’ Einherjar poco prima stretta in pugno ed i lunghi capelli neri sciolti sulle spalle, in disordine, il volto rigato dalle ferite e dalle percosse subite durante la prigionia, sembrava un demone tremendo, capace di distruggere chiunque con la sola forza dell’odio che fuoriusciva delle sue parole.
<< Be, ti sbagli. >> concluse, senza mai staccare lo sguardo dall'ora atterrito Einherjar ; senza battere quasi le palpebre: << Se prima ti ho offerto la possibilità di fuggire, ora puoi scordarti di tutto. Perché sai…. >> scosse il capo, quasi desolatamente; come se gli dispiacesse pronunciare quelle ultime parole: << Temo che tu non uscirai mai più da qui. >>.
Né l’ Einherjar, né Sigyn ebbero quasi il tempo di comprendere appieno ciò che quell'ultima affermazione di Loki voleva significare, quando il Dio degli Inganni partì fulmineo all'attacco, scagliandosi in un lampo contro la sentinella armata.
Si mosse in fretta, furente ed indignato, riuscendo al primo colpo a ferire l’ Einherjar al petto.
Quindi, senza esitazione, si piegò sulle ginocchia, ruotò la lama della spada che impugnava e colpì le gambe della sentinella asgardiana, che cadde a terra con un urlo, lasciando andare la presa sulla propria arma, mentre il clangore dell’armatura che indossava riverberava per l’intero sotterraneo.
Allora Loki si mosse di nuovo, veloce e silenzioso, balzandogli sopra.
Per un istante, il Dio degli Inganni parve fermarsi a contemplare l’orrore e la paura sul viso della sentinella asgardiana e sembrò persino compiacersi della sua debolezza, mentre un oscuro sorriso gli si dipingeva sulle labbra sottili.
<< Mi arrendo… Ti…. Ti supplico … >> bofonchiò la sentinella asgardiana, alzando lentamente le braccia in segno di resa, tenendo i palmi delle mani aperte come per mostrare all'altro la sua impotenza.
<< Ora dimmi, soldato. Chi è il vero idiota, fra noi due? >>
<< P… Principe Loki, vi prego….non uccidetemi… >> balbettò ancora la guardia, disperatamente.
<< Oh; ora ti ricordi le buone maniere. Ricordi che sono un principe. Ricordi anche il mio nome, vero? >> replicò Loki, con il viso pallido contratto dall'ira: <<  Adesso che hai paura di me; che temi che io possa toglierti la vita. >>.
<< No…. >> Alle sue spalle Loki sentì che a Sigyn  sfuggiva un gemito di orrore.
Aveva ricominciato ad essere spaventata da lui, ma in quel momento a Loki non importava nulla, fuorché umiliare e ferire quel presuntuoso Einherjar.
<< Non sono più solo il traditore, non è così? >> continuò sempre rivolto alla sentinella che adesso teneva inchiodata al suolo con il suo corpo: << Adesso sono tornato il Principe Loki. Ma le tue moine non mi ingannano. Tu stai tentando di ammansirmi per ottenere la libertà. >> scosse il capo: << Ma è troppo tardi ormai. >>.
<< Principe Loki, io…. >>
<< è troppo tardi per le tue penose scuse. >> urlò Loki, digrignando i denti.
<< Non farlo! Loki, ti prego! >> la voce tremante di Sigyn raggiunse l’udito del Dio degli Inganni da lontano, da qualche parte alle sue spalle, ma lui non badò minimamente alla sua supplica e, in fretta, sollevò la spada verso l’alto, prima di abbassarla con forza verso il petto del soldato.
Per un attimo, il silenzio cadde di nuovo sui cunicoli bui delle antiche prigioni.
Loki, ansimando, rimase a guardare con disprezzo l’ Einherjar a terra, immobile, quindi si volse a cercare Sigyn che, durante la lotta era sgusciata fuori dal mantello, lontano da lui.
La trovò addossata contro la parete di roccia, di fianco ad una delle porte rugginose di una delle tante celle lì presenti; pallida come un cadavere, che fissava gli Einherjar a terra con aria allucinata.
Loki scosse infastidito il capo e, avvicinandosi a lei, le tese la mano, borbottando: << Avanti, alzati. Dobbiamo ricominciare a muoverci. >>.
Quando Sigyn vide che l'altro le si accostava, non riuscì ad evitare che un gemito le sfuggisse dalle labbra, e si ritrasse istintivamente, ignorando la mano che lui le tendeva.
Inaspettatamente Loki aggrottò al fronte, domandandole, come se ciò che lui aveva appena fatto fosse la cosa più naturale del mondo: << Che c'è? >>.
<< Che… Che cosa hai fatto? >> balbettò a sua volta Sigyn, sconvolta.
Adesso guardava Loki come se l’uomo di fronte a lei si fosse di colpo tramutato in un orrendo mostro.
Loki aggrottò ancora di più la fronte, senza rispondere alla domanda che la donna gli aveva appena posto.
Invece, borbottò senza dare troppo peso al comportamento di lei: << Non ho fatto nulla di diverso da quello che potrebbe fare qualunque altro asgardiano di fronte ad un nemico. >>.
<< Un nemico!?….>> ripeté Sigyn esterrefatta: << Quello non era un nemico. Era un Einherjar. >>
<< Appunto. Pensavo di averti già spiegato la mia opinione riguardo le guardie del regno. >> replicò Loki con la stessa noncuranza di poco prima, osservando con noncuranza la lama della spada che ancora reggeva nella mano destra: << E quello era un Einherjar che non portava il dovuto rispetto ad uno dei principi di Asgard. >>.
I tratti spigolosi del viso di Loki si indurirono, mentre concludeva: << Ha osato darmi dell’idiota. >>.
Sigyn sobbalzò nell'udire quelle parole.
Loki aveva ragione ad essere furioso.
Lui si sentiva ancora un principe; uno dei figli di Odino e perciò esigeva rispetto dalle guardie del regno.
E quell’ Einherjar aveva parlato troppo.
Si era comportato come un vero incauto e aveva offeso il Dio degli Inganni come mai nessun’altro, presumeva Sigyn, avesse avuto l’ardire di fare in precedenza.
Quella guardia si era comportata avventatamente, questo era vero, tuttavia Loki non aveva alcun diritto di togliere la vita a qualcuno, solo perché esso non aveva saputo trattenere le parole che aveva nella mente.
Cercando di riacquistare un minimo di calma, sempre timorosa dell’uomo alto dai capelli scuri che le stava davanti, ancora impugnando la spada Einherjar fra le mani, Sigyn mormorò cautamente: << Tu sei un principe, questo è vero, ma sei anche un prigioniero; un fuorilegge. Era normale che quella guardia..… >>.
<< Dovresti essere la moglie di un guerriero. >> la interruppe Loki con una nuova nota di astio nella voce, scoccandole un’occhiata furente e smettendo di botto di rigirare la spada fra le mani: << Pensavo fossi abituata a vedere la gente morire. >> fece una pausa, prima di concludere con voce un po’ più bassa: <>.
<< Lo… Lo so, ma….>>
<< Ma che cosa? >> la interrogò lui, perentorio, avvicinandosi a lei di un altro passo.
Sigyn si affrettò a distogliere una volta ancora lo sguardo, evitando di incontrare gli occhi verdi del Dio degli inganni.
Aveva iniziato a tremare violentemente, come se il suo corpo fosse stato sferzato da un gelido vento invernale che solo lei riusciva ad avvertire.
<< Non è la stessa cosa e…>> Sigyn scosse furiosamente il capo, mentre cercava il coraggio per contrastare il terrore e le parole per riuscire a dire a Loki quello che ella pensava veramente: <<  Quell’ Einherjar si era arreso. Non stava più combattendo. Ti ha pregato di non ucciderlo ma tu non hai ascoltato le sue suppliche… Tu….>>.
Sigyn tacque di colpo, senza più riuscire ad esprimere ciò che pensava e con le gambe tremanti, scivolò lungo la parete, finendo seduta a terra, senza trovare il coraggio di allontanare lo sguardo dai due soldati accasciati al suolo a poca distanza da lei.
<< Tu lo hai ucciso ugualmente! >> riuscì lei ad accusarlo infine, attingendo a chissà quale coraggio nascosto.
Nonostante tutto non riusciva a smettere di tremando come una foglia.
<< Come hai potuto..... Come hai potuto.... >> continuò a ripetere, mentre la sua voce si riduceva ad un bisbiglio ansimante.
<< Ho dovuto farlo. >> tagliò corto lui, distogliendo lo sguardo per un istante.
Stranamente non poteva sopportare di guardare gli occhi di lei.
Non riusciva a sostenere l’infinita sofferenza che vi leggeva in quel momento.
Era spaventata, ma sembrava anche delusa; tremendamente delusa da lui, dal suo comportamento violento e feroce.
<< Non avevo scelta. >> borbottò Loki inaspettatamente, lasciando che la collera abbandonasse per un istante il suo corpo, per venire sostituita da una sorta di rassegnazione: << Ho dovuto ucciderlo prima che lui facesse lo stesso con me o…. >> esitò appena, soggiungendo: << …Con te. >>.
Il volto di Sigyn avvampò improvvisamente, e con voce ferma esclamò: << Non è vero! C'è sempre una scelta! Potevi persino evitare di far loro del male se lo volevi….. >>
<< E lasciare in questo modo che fossero loro a farlo a me? >> chiese improvvisamente Loki, battendosi una mano sul petto per mostrare se stesso.
Questa volta aveva parlato solamente per lui; e Sigyn non se ne sorprese.
Aveva capito ormai che Loki fingeva solamente di avere a cuore anche la sua incolumità.
Lui pensava solo ed unicamente a sé stesso e per restare vivo era disposto anche a sterminare tutti gli Einherjar che incontrava sul suo cammino; ignorando il loro dolore e le loro suppliche.
La voce gelida del Dio degli Inganni rimase sospesa nel silenzio delle prigioni, mentre i suoi occhi verdi fissavano quelli impauriti della donna, inginocchiata a terra, davanti a lui.
Sigyn scosse di nuovo il capo, come in risposta alla domanda che l’alto uomo dai capelli scuri le aveva appena posto, anche se in realtà lei non lo stava nemmeno ascoltando, tanto era terrorizzata dalla sua vicinanza.
Adesso non riusciva a far altro se non pensare a lui come ad un pazzo assassino…. Un assassino che lei stessa aveva reso libero.
<< Potevi decidere di agire diversamente. >> continuò lei, parlando con la voce rotta dai singhiozzi: << Ma tu, come sempre, hai scelto di combattere e di uccidere, lasciandoti guidare dall'odio. >>.
Nell'udire quelle ultime parole Loki strinse con forza la mano sull'impugnatura della spada e il volto di Sigyn, nel notare quella sua silenziosa mossa, si fece ancora più pallido.
Sigyn aveva ancora paura di lui e l’avrebbe sempre avuta.
Paura…..Troppa paura.
Che cosa credeva, quella sciocca?
Pensava forse che avrebbe colpito anche lei, ora?
Lo vedeva davvero così tremendo e crudele?
Come una bestia senza cervello che attaccava tutto ciò che si muoveva o respirava?
Loki sentì montare dentro di sè una nuova ondata di collera.
Non sapeva il motivo preciso della propria rabbia.
Sapeva solo che era infastidito da come lei tentasse di proteggersi da lui; da come lo guardava.
Vedere quella donna tremante ai suoi piedi, avrebbe dovuto farlo sentire ancora più sicuro di sè; più forte, ma invece lo faceva solo stare male.
Come la prima volta, nella camera nuziale.
Lei lo faceva sentire un mostro; un individuo sbagliato.
La voce del Dio degli Inganni, quando parlò di nuovo, fuoriuscì dalle sue labbra come un sibilo di furore: << Tu non sai nulla di me e delle ragioni per cui ho agito in questo modo. Tu credi di sapere sempre come vanno le cose; eri convinta di poter far fare a me ciò che volevi solo perché mi hai liberato dalla prigione in cui ero rinchiuso?! Speravi nella mia gratitudine, non è così? Pensavi che se tu mi avessi gentilmente chiesto di non uccidere, io avrei ascoltato le tue parole, solo per farti felice? >>.
<< No…. >> mormorò Sigyn, chinando leggermente il capo e stringendosi le braccia attorno alle gambe, come per proteggersi meglio dalle parole sferzanti dell’uomo: << Desideravo solo che non facessi male a nessuno…. Io credevo che tu fossi stato onesto con me quando ti ho liberato. Mi avevi detto che non avresti ucciso nessun Einherjar .>>.
Una collera improvvisa, terribile, apparve negli occhi di Loki e lei capì subito d'aver sbagliato a parlare, ma ormai era troppo tardi.
Inoltre, lei pensava veramente ciò che aveva detto.
Non voleva che Loki facesse del male agli Einherjar.
Gli occhi del Dio degli Inganni la fissarono, ed il loro colore verde parve farsi di colpo più chiaro, freddo come il ghiaccio.
<< Adesso alzati. >> sbottò quindi, afferrandole a malo modo le braccia e iniziando a scuoterla con forza: << Alzati! >>.
<< No... >> Sigyn scosse furiosamente il capo.
Per un attimo Loki rimase ancora così, chino su di lei, in silenzio, guardandola con quei suoi occhi tremendamente luminosi.
Poi, inavvertitamente, le lasciò andare le braccia con malagrazia, quasi gettandola di nuovo a terra, con forza, decretando: << Allora resta pure dove sei a piagnucolare e lamentarti. Io me ne vado. Non ho alcuna intenzione di restare al tuo fianco per farmi catturare di nuovo. >>.
Quindi, senza aggiungere altro, le volse le spalle ed iniziò a correre via, nei cunicoli bui che si snodavano di fronte a lui.
A Sigyn occorse ancora un istante per riuscire ad apprendere appieno ciò che stava accadendo.
Loki la stava abbandonando lì sotto, nella pigione dalla quale lei lo aveva appena aiutato ad evadere.
Allora, colta improvvisamente da un altro tipo di terrore, Sigyn si sollevò in piedi, volgendosi nella direzione dove aveva visto dileguarsi il Dio degli Inganni.
<< Perdonami.... >> balbettò: << Loki, perdonami, non volevo... >>, ma si rese conto quasi immediatamente che le sue suppliche erano vane.
Ancor più spaventata di prima, timorosa di restare rinchiusa in quell'oscurità umida al posto dell'uomo che aveva da poco liberato dalle catene che, nonostante la promessa che le aveva fatto di non fare del male a nessuno, aveva già iniziato a fare le prime vittime, Sigyn iniziò a correre per i cunicoli, tutti identici, tentando freneticamente di ricordare la strada per raggiungere l'uscita da quel luogo orribile.
Correva alla cieca, nell'oscurità, con la sola compagnia del battito del suo cuore affrettato.
  
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