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Autore: izzie_sadaharu    28/06/2018    1 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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9

 



 
Kyungsoo non metteva piede dentro al Blumenladen da tanto, tantissimo tempo. Si sentiva decisamente male per come si era comportato nei confronti di Chanyeol ma, ehi, non era colpa sua: Jongin aveva stretto le labbra in disappunto l’ultima volta, quando gli aveva confessato di avere passato il pomeriggio con il più grande. Era solo giusto che Kyungsoo non facesse niente che potesse irritare il suo ragazzo, vero? Non stava sbagliando. Era normale così. Era giusto così.
Tuttavia, quel pomeriggio aveva decisamente bisogno di parlare con il suo migliore amico. Poteva ancora definirlo così, non è vero? Decise di ingoiare il groppo in gola che gli stava rendendo difficile respirare, e cercò con lo sguardo il gigante.
«Yeol...?» Non ebbe risposta. Cominciò a vagare tra i vasi enormi pieni di fiori, titubante. Nel negozio vigeva il silenzio più totale, rotto soltanto dal rumore delle scarpe di Kyungsoo sul pavimento in cotto. «Yeol, ci sei?» Un forte profumo di tiglio gli solleticò il naso, e Kyungsoo notò con un sorriso delle saponette su un tavolino, evidentemente appena fatte. Ripensò con malinconia a quando le preparavano insieme, da piccoli, con le mani sempre impiastricciate e gli odori dolciastri che si spandevano per casa. Sorrise, quando un rumore alle sue spalle lo fece sobbalzare. Si voltò di scatto, e si trovò di fronte una grossa micia grigia, con il muso costellato di macchie bianche. «Oh, ciao, Katze.»
Si inginocchiò a terra per accarezzarle il muso, mentre la gatta faceva piano le fusa.
«Le sei sempre piaciuto.»
Kyungsoo si ritrovò per la seconda volta nell’arco di pochi minuti a sobbalzare. Quando guardò in alto, si trovò di fronte al suo migliore amico, che lo osservava senza sorridere. Gli occhi erano sempre gli stessi, dolci e gentili, eppure Kyungsoo sentiva una grande amarezza emanare da quello sguardo. Beh, non che potesse biasimarlo.
«Ehi, Yeol… non ti vedevo da nessuna parte.»
Chanyeol si accucciò di fronte a lui. A separarli c’era solo Katze, che appena vide il padrone gli si strusciò alle ginocchia. Chanyeol passò le mani delicatamente sulla gola, e finalmente Kyungsoo gli vide spuntare un sorriso sulle labbra.
«Ero sul retro. Stavo finendo di sistemare una composizione per un matrimonio.»
Il più piccolo annuì sorridendo. «Allora riesci ancora a lavorare. Nel senso, c’è ancora qualcuno che compra i fiori, nonostante la crisi…»
Chanyeol scosse la testa, senza smettere di accarezzare la gatta. «No. Però mi piace farlo lo stesso. Domani saranno già appassiti, eppure non riesco a fare a meno di continuare a prepararli, come se qualcuno dovesse venire tra qualche ora a ritirarli.»
Kyungsoo non rispose. Inspirò piano, poi alzò lo sguardo sul suo migliore amico. Si sorprese a notare che lui lo stava già guardando, con un’espressione pensierosa.
«Cosa ci fai qui, Soo? Pensavo che avessi rinunciato a venire.»
Il minore si rialzò, seguito da Chanyeol – con grande disappunto di Katze, che arrotolò la coda al suo polpaccio magro. «Niente, Yeol. Avevo voglia di parlare un po’ con te. Sai, sei il mio migliore amico e…» Fu interrotto dalla mano alzata di Chanyeol, che lo guardò severo. «Non rifilarmi queste baggianate, adesso. Non ci vediamo da mesi, e non far finta di non sapere perché. Lo sai tu, lo so io, e lo sa anche Jongin.» Dopo aver nominato Jongin, Chanyeol si ritrovò a pensare a Baekhyun. Chissà se l’aveva incontrato, se stava bene. Si costrinse a cacciare il piccoletto dai capelli ammuffiti dai suoi pensieri, e guardò Kyungsoo negli occhi. «Ti ripeto la domanda, Soo. Cosa ci fai qui?»
Il più piccolo si girò verso un vaso lilla, contenente delle rose bianche. Le ammirò per qualche istante, conscio dello sguardo di Chanyeol su di sé. Inspirò ed espirò a fondo, poi parlò. «Jongin non è tornato a casa, ieri.» Ignorò lo sbuffo del più alto, e proseguì. «E ora starai pensando che sia venuto perché, in fondo, se Jongin non è a casa, non può sgridarmi se sono venuto qui. E in parte è vero, Yeol, non mentirò.» Si girò a guardarlo, per vedere se il più alto avesse qualcosa da replicare, ma Chanyeol rimase in silenzio. Kyungsoo continuò. «E in parte è perché sono preoccupato, nonostante sia successo già altre volte, e tu sei il mio migliore amico, quello che mi è sempre stato vicino e che mi conforta quando ne ho bisogno. Sarò egoista, ma non riesco a rinunciare alla nostra amicizia.»
Chanyeol prese uno sgabello da dietro il tavolino con le saponette, e lo allungò verso Kyungsoo. «Siediti, Soo.» Quando il più piccolo si fu accomodato, anche Chanyeol si sedette su un pouf polveroso. Katze si affrettò ad acciambellarsi ai suoi piedi. «Ti rendi conto che non è giusto che Jongin ti impedisca di vedermi, vero?»
«Jongin non mi impedisce di vederti-»
«Ma non ti rivolge la parola per il resto della serata se lo fai. Non è la stessa cosa?»
Kyungsoo non rispose, mordendosi il labbro inferiore delicatamente. «Ieri era strano. O meglio, sembrava essere tornato il Jongin di una volta. Te lo ricordi, Yeol?»
A Chanyeol tornarono alla mente sprazzi di ricordi, di pura gioia dorata in cui tre ragazzini giocavano tutti insieme per i vicoli di Berlino. Quando ancora non c’era la crisi. Quando ancora il padre di Jongin era vivo, e alla sera cenavano tutti insieme a casa sua.
«Me lo ricordo.» Disse, piano.
«Era tornato a essere quello di un tempo, Chanyeol. Si preoccupava per me, era premuroso e gentile. Poi è arrivata Frieda, e l’ha trattata come sempre, eppure… eppure era più dolce. Era diverso dal solito, Yeol, e non so cosa gli fosse successo. Mi ha detto che ci vedremo lunedì, eppure sai come fa di solito, viene lo stesso da me anche prima. Anche solo per parlare. Invece non l’ho più visto.»
Chanyeol sospirò, poi prese in mano una saponetta e cominciò a rigirarsela tra le mani, pensieroso. «Forse è solo impegnato.»
«Lo so, Yeol, non mi dovrei preoccupare. Ma te l’ho detto, avevo bisogno del tuo conforto.»
 Il più alto sorrise amareggiato. Anche lui aveva avuto bisogno del conforto del minore, diverse volte, eppure negli ultimi mesi Kyungsoo l’aveva evitato come la peste. Decise di rimanere in silenzio, però, e continuò a giocherellare con la saponetta.
«Yeol?» Kyungsoo sospirò piano. Sapeva che probabilmente non meritava di essere consolato e aiutato, quando lui stesso aveva rifuggito la compagnia del più alto per mesi. «Senti, mi dispiace di essere sparito. Non merito il tuo perdono, forse, ma sarò abbastanza egoista da chiedertelo comunque. So che Jongin si è comportato male nei tuoi confronti, ma-»
Il fioraio lo interruppe, gli occhi sgranati, come colto da un’illuminazione. «Baekhyun.»
«Eh?» Kyungsoo lo guardò, sconcertato. «Chi?»
Chanyeol si diede una manata in fronte, posò la saponetta sul tavolino e sorrise, chinandosi verso l’amico. «So dov’è Jongin. O meglio, so con chi dovrebbe essere: Baekhyun.»


 
**


 
Jongin sapeva fin da subito che quella missione non sarebbe stata facile: in fondo era la prima, e il periodo assegnatogli era tutto meno che prospero e felice. Ciò nonostante, si era detto che, dopotutto, quello sarebbe stato il suo mestiere per tanti anni, forse per tutta la vita: tanto valeva imparare da subito a cosa potesse andare incontro. Quando, però, per l’ennesima volta si vide rivolgere uno sguardo di biasimo da un passante a caso, non poté trattenersi dal sospirare rumorosamente.  Baekhyun lo guardò comprensivo, ma non disse nulla. Stavano camminando per le strade di Berlino, alla ricerca di un qualsiasi segno che indicasse loro che la Crepa stava per formarsi proprio lì. Avevano respirato a pieni polmoni l’aria tedesca pregna di rancore e paura, avevano chiacchierato con qualche anziano signore che aveva raccontato loro le vicende della loro infanzia, si erano persino sforzati di ridere con finta cattiveria alla scena di un uomo ebreo che inciampava in un gradino. «Manco camminare sapete fare? Eh no, voi siete adatti solo a strisciare!», si era azzardato a urlargli Jongin. Come aveva poi confessato a Baekhyun, gli era sembrato di essersi lasciato un sapore amaro in bocca per tutte le ore seguenti.
Ora, stanchi e con gambe e cuore pesanti, avevano optato per una tranquilla passeggiata in silenzio, senza forzare troppo la copertura, senza strizzarsi negli abiti troppo stretti dei pre-nazi di Berlino.
«Ehi, Jongin…» Iniziò Baekhyun, esitante.
«Lo so, Baek. Vuoi andare al Blumenladen, vero?» Jongin gli aveva sorriso comprensivo. «Se vuoi ci passiamo davanti, e se vedi Chanyeol ti fermi. Io rimarrò indietro, così Chanyeol non mi vedrà. Da quel che ho capito, non gli vado molto a genio.»
Baekhyun scosse la testa. «Se anche lo dovessi vedere, non mi fermerò a parlargli. Diventerebbe troppo difficile distaccarmene. Te l’ho detto, Jongin, con lui… con lui è diverso.»
Il minore annuì, poi si diressero insieme verso il negozio di fiori. Come preannunciato, una volta arrivati nella via del Blumenladen, Jongin rimase indietro, e guardò con tenerezza Baekhyun, che avanzava lentamente verso il negozio. Nei suoi passi leggeva tutta l’incertezza di cui un tipo come Baekhyun era capace, e forse anche di più, e sorrise con dolcezza. Nonostante fosse più grande di lui, Baekhyun sapeva essere estremamente più indifeso e infantile, e non di rado gli ispirava degli istinti di protezione che non avrebbe normalmente nei confronti dei suoi hyung.
Baekhyun, dal canto suo, stava morendo in silenzio. Aveva intravisto la figura alta e snella di Chanyeol all’interno del negozio, e sembrava impegnato nella realizzazione di una grande composizione floreale. Sorrise tra sé e sé. Per un attimo provò l’irrefrenabile e irrazionale desiderio di correre dal più alto, abbracciarlo e dirgli che i suoi fiori erano stupendi. Ovviamente, però, non poteva: se si fosse affezionato anche solo un po’ di più al ragazzo, la riuscita della missione sarebbe stata sicuramente compromessa. E visto l’effetto che Chanyeol gli aveva fatto dopo solo un giorno insieme, non osava pensare cosa sarebbe potuto succedere se avessero stretto una vera e propria amicizia. Baekhyun rabbrividì impercettibilmente, all’idea di una amicizia con Chanyeol. Solo a pensarci soffriva: dopo tutte le volte che lo aveva incontrato, aveva capito che da lui voleva tutt’altro che amicizia. Inspirò a pieni polmoni l’aria fredda di Berlino, poi si voltò verso Jongin per allontanarsi. Sfortunatamente per lui, proprio in quell’istante Chanyeol alzò la testa dai mazzi di fiori, e incatenò lo sguardo al suo. Il tempo sembrò congelarsi, l’aria farsi più fredda e più calda al tempo stesso, e a Baekhyun rimase bloccato il fiato in gola. Annaspò leggermente, perdendosi negli occhi caldi e dolci del più alto. Chanyeol sorrise, e l’incantesimo si spezzò. Il fioraio alzò la mano in segno di saluto con quel sorriso perfetto dipinto sulle labbra perfette, ma Baekhyun voltò la testa, senza ricambiare il saluto. Si incamminò verso Jongin, sentendo distintamente il rumore di un cuore che si spezzava.
Non sapeva dire se fosse il suo o quello di Chanyeol.
 
   
 
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