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Autore: Elena 1990    28/06/2018    1 recensioni
La storia mai narrata del terribile imperatore dello spazio.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Il giorno dopo mi misi subito in moto. Sentivo la necessità di mettere a posto le cose prima che mi sfuggissero di mano. Avevo scosso la torre del potere e dovevo urgentemente renderla stabile nella sua nuova posizione prima che potesse collassare e tornare al suo vecchio posto.
Sapevo di aver rabbonito mio padre con quel posto da consigliere. Lo conoscevo da abbastanza tempo da sapere che se ne stava tranquillo, finché aveva il potere in mano e le chiappe parate. Mio fratello invece avrebbe potuto rivoltarmisi contro in ogni momento. Dovevo trovare qualche potente pronto a spalleggiarmi.
Non potevo contare su mio padre. Non avrebbe messo così a rischio il suo culo regale.
Avevo però in mente qualcun altro a cui rivolgermi.
-- Zarbon, prendi carta e penna.-- dissi dopo averlo fatto chiamare nella sala del trono. -- Voglio mandare un messaggio a Re Vegeta.
-- Con tutto il rispetto Lord Freezer-- s'intromise Dodoria -- Perché non usare i mezzi di comunicazione standard? Il messaggio arriverebbe molto prima e potreste parlare con il sire in tempo reale.
Scossi il capo. -- No. Voglio usare carta e inchiostro.
La carta era merce rara sul mio pianeta, direi praticamente solo di importazione ed ovviamente, era costosissima. Come i fiori, a volte anche di più se era di fattura pregiata. E la mia lo era. Era la migliore in circolazione. Re Vegeta lo sapeva e ricevendo un messaggio su carta avrebbe di certo colto la mia intenzione di onorarlo. Feci usare l'inchiostro più pregiato in circolazione. Da noi non mancava vista la grande quantità di animali marini. Era una delle tante cose che esportavamo. Si vendeva bene e tutti ne avevano bisogno.
Come diceva mio padre, la presentazione è importante.
Decisi di scrivere il messaggio di mio pugno, in modo di dargli ancor più valore.
Nel messaggio mi congratulavo con lui per le fiorenti attività commerciali di Plant, lodavo la sua maestria nella gestione del governo e delle risorse ed altre smancerie burocratiche per poi andare dritto al punto.
Gli dissi che i nostri due regni avrebbero di sicuro tratto giovamento dalla reciproca collaborazione commerciale e militare essendo i saiyan un popolo fiero e leale. Per concludere, lo invitai ad un banchetto.
I banchetti. Il modo migliore per farsi amici o nemici, se sei un imperatore. Scordate le guerre, il destino di un regno si decide all'angolo fra le tartine di caviale e le olive ripiene.
Non invitai solo lui, ovviamente. Mandai altri messaggi di egual fattura ad altrettante cariche di spicco nel mio impero ma solo su quello di Vegeta posi il sigillo imperiale, a sottolineare il fatto che l'avevo a cuore più degli altri. Di Vegeta volevo l'alleanza, mentre tutti gli altri erano già sotto il mio controllo. Quel banchetto serviva per rabbonirli entrambi e anche ad altro.
Invitai mio padre e Cooler, ed invitai Neve. Lei all'inizio rifiutò ma insistei a tal punto che si convinse.
Dopo la mia incoronazione lei incominciò a passare del tempo al castello, perché potesse abituarsi a quella vita, ma rimaneva ancora molto legata alla vecchia e alla baraccopoli. Speravo di poter rendere le cose più facili per lei e di farle apprezzare quella vita di agi e lussi. Lei però non dimenticò mai le sue umili origini.
Chiamai il sarto reale e gli feci confezionare un abito da capogiro, sia per il prezzo che la qualità. Mobilitai tutta la servitù perché preparassero nei dettagli il più grande banchetto mai visto sul pianeta.
Furono giorni pieni di cose da fare, quelli, ma io ero entusiasta.
-- Tutto questo spreco di cibo e denaro Freezer-- protestò Neve mentre il sarto le prendeva le misure. -- Perché? Con i soldi spesi per il banchetto potresti ristrutturare interi quartieri.
Mi avvicinai e presi la sua mano fra le mie. -- Ci sarà tempo per quello, fiore mio. Questa è una cosa che va fatta. Devo mostrare la mia grandezza affinchè nessuno si ribelli a me.
-- Ci sono tanti modi più economici per mostrare grandezza.
-- Il banchetto è quello che funziona meglio con i potenti. E soprattutto non sparge sangue inutilmente.
Lei mi sorrise. -- Tesoro, non sono solo i potenti quelli che devi conquistare.
Sospirai. Come sempre aveva ragione. -- Zarbon!
Arrivò tutto trafelato, dopo qualche minuto. -- Ai suoi ordini, Lord Freezer.
-- Spargi la voce fra il popolo. Dì che per questo mese il pagamento della quota alla famiglia reale è annullato e che tutti coloro che vorranno lavorare durante la preparazione e lo svolgersi del banchetto riceveranno un degno compenso.
Non credevo che la cosa avrebbe avuto così tanto successo. I popolani vennero a dare una mano felici di guadagnare del denaro in più per le loro famiglie. Mi ritrovai le cucine piene ed il palazzo brillante come uno specchio. Alla fine tenni i miei abituali servitori per gli ospiti durante il banchetto e lasciai il resto del lavoro ai popolani che non conoscevano il bon ton.
Il banchetto fu un successo. Una vera dimostrazione di lusso e sfarzo. Avevo invitato gente da ogni provincia, inclusi mio padre e Cooler.
L'unico che non era sotto il mio governo era Re Vegeta, lì presente con il figlio.
-- Che noia!-- protestò il piccolo Vegeta.
-- Vedi di comportarti bene.-- gli replicò il re.
Scesi le scale con Neve a braccetto e la vidi preoccupata. -- C'è un sacco di gente importante Freezer. Non so se ne sarò all'altezza.
-- Tu resta vicino a me. Vedrai che andrà tutto bene.
Indossava un abito bianco e rosa e una finissima tiara colma di diamanti. Non avevo davvero badato a spese per lei.
-- Quelli sono Re Cold e il principe Cooler.-- disse preoccupata. -- Che devo fare?
-- Salutali. Sii semplicemente te stessa.-- le dissi. -- Vedrai che quel rudere oppurtunista di- Padre! Che piacere avervi qui. Fratello.-- lo salutai con un cenno del capo.
Neve fece loro un inchino. -- Vostra Altezza è un onore conoscervi. E anche voi, Lord Cooler.
I due si guardarono. -- Ehi chi è la dea che ti porti appresso?
-- La mia futura sposa, fratello.
Cooler mi guardò sorpreso, in un modo così finto che avrei voluto rompergli il naso. -- Ah, la tua fiamma dei bassifondi? E io che credevo ti piacesse solo divertirti con le popolane.-- guardò Neve. -- Avete davvero un bel vestito lady. Vostra madre deve aver sudato sette camice per cucirlo.
Feci per dire qualcosa ma Neve mi precedette. -- Mi sorprende che un membro della famiglia reale non riconosca la differenza tra una stoffa pregiata e uno straccio.
Cooler sorrise cordiale quanto falso. -- Voi forse conoscete la differenza?
-- Ovviamente milord. Anche un cieco riconoscerebbe il valore di questa stoffa ma non sono io colei la cui arguzia deve essere d'esempio per i sudditi. Non ancora almeno.-- ridacchiò.
Cooler assottigliò lo sguardo e Re Cold rise. -- Figlio mio, te la sei scelta bella come l'aurora e tagliente come il ghiaccio.
-- Vi ringrazio Altezza.-- disse lei ed io fui orgoglioso di come non si era fatta mettere i piedi in testa. Ero stato parecchio in pensiero per lei, dato che le sue origini sarebbero state di sicuro argomento di chiacchiericcio nell'alta società. I nobili non amano chi scala la piramide, solo chi nasce in cima. Portare Neve al banchetto equivaleva a lanciare una colomba in una gabbia piena di gatti.
La folla di invitati mi assorbì e la persi di vista. La ritrovai poco dopo, intenta a conversare con niente meno che mio padre.
Vedendo che se la cavava bene, mi trattenni a lungo con Re Vegeta per discutere i termini del nostro accordo e quando la serata volgeva al termine, salii con Neve sulla balconata ed annunciammo a tutti il nostro imminente matrimonio. Mio padre si congratulò con me pochi giorni dopo, dicendo che era rimasto molto colpito dalla mia sposa e approvava appieno la nostra unione.
Dopo quel banchetto, io e Re Vegeta diventammo alleati. Certo data la mia indiscutibile superiorità in potenza sia fisica che bellica la sua era praticamente sottomissione mascherata da alleanza. Non osava contraddirmi, anche quando approfittavo delle sue squadre di elite per sedare le ribellioni nelle zone più lontane dell'impero.
Bardack divenne il messaggero prediletto, dato che lo conoscevo e mi fidavo di lui. Re Vegeta acconsentì, dato che era l'unico in grado di rabbonirmi e che sapeva con che pinze prendermi se avevo la luna storta.
Sposai Neve e vissi con lei gli anni migliori della mia vita. Mi diede due figli: Ize ed il piccolo Kuriza.
Ize nacque con una grave malattia che ci portò a prendere la decisione di ibernarlo. Era una malattia che colpiva i cuccioli e che se ne andava con l'età adulta, ma il piccolo Ize era in un tale stato che temevamo per la sua vita. Rimase nel ghiaccio cinquant'anni e ne uscì per fare voi sapete cosa. Riguardo quel che ho detto a Piccolo, beh, ho mentito. Perché avrei dovuto aiutarlo e poi, comprendetemi, ci si annoiava talmente in quell'antro che il nostro unico divertimento era farlo andare in paranoia quando accadeva qualcosa sulla terra.
Il piccolo Kuriza invece venne su sano e forte e per un po' fummo solo noi tre.
Non sono mai stato un padre presente. Cercavo di ritagliarmi del tempo per Kuriza ogni volta che potevo. Gestire un impero richiede molto tempo e molte energie. Ero sempre, perennemente sommerso di cose da fare.
Neve si rivelò un'imperatrice perfetta. Il popolo stravedeva per lei, che era sempre molto attenta alle loro esigenze. Era bella, aggraziata ma anche molto intelligente. Divenne la mia migliore consigliera. Mi consultavo con lei per tutto, beneficiando dei suoi saggi consigli. E quando la giornata finiva, lei era la mia adorabile moglie e la mia più cara amica.
Erano giorni faticosi ma felici. Molto felici.
Solo un'ombra macchiava quel bel sogno.
Un giorno, la vecchia venne da me.
-- Ti ho visto in sogno, Lord Freezer.-- mi disse. -- Qualcuno ti ha ferito. Più la ferita si allarga e sanguina, più la tua ombra si allunga sui pianeti vicini. Il giorno verrà che la tua ombra coprirà l'universo, ma tutto il tuo corpo sarà una ferita aperta.
Quelle parole mi lasciarono scosso, ma tutto andava bene e continuò ad andare bene per molti anni, tanto che alla fine, le dimenticai.
  
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