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Autore: Selena Rose    28/06/2018    2 recensioni
[Spin-off della storia "Il Leone e la Fenice"]
Hogwarts, secolo XIX.
Nella scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo tutti sono a conoscenza dell'interesse di Nathaniel Greengrass per Lucille Nott, ma cosa succederebbe se, proprio quando Lucille sembrerebbe disposta a ricambiare i suoi sentimenti, si facesse avanti una ragazza di Corvonero dagli occhi di ghiaccio?
La storia di Nathaniel e Lucille, dal loro primo incontro da bambini alla prima volta in cui, nel bel mezzo della Sala Grande, Nathaniel urlò "Lucille tesoro!"
E' necessaria la lettura della storia principale al fine di comprendere meglio le dinamiche qui narrate.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Lion and the Phoenix'
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Disclaimer: Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Le ambientazioni e in generale l’intero universo in cui si muovono i personaggi non mi appartengono, così come la maggior parte dei cognomi che troverete nella storia. Tuttavia, i personaggi sono tutti di mia creazione e di questi rivendico la proprietà nonché l’uso esclusivo.

 

Capitolo 1

Giochi di bambini

Lucille Nott sedette sull’erba senza preoccuparsi del vestitino bianco che avrebbe potuto sporcare; in quel momento aveva problemi più urgenti da risolvere e le lacrime che solcavano il suo visetto le impedivano di concentrarsi a dovere.

Non capiva perché suo fratello Oliver l’avesse scacciata in malo modo, impedendole di giocare con lui e i suoi amici; cosa significava che era troppo piccola? Aveva compiuto sei anni la settimana scorsa e lui ne aveva solo sette.

Lucille posò la testa sulle braccia e singhiozzò con forza. Aveva pensato che a quella festa in giardino si sarebbe divertita, libera di correre e giocare, invece le sue aspettative erano state deluse: non aveva amici con cui scherzare, il caldo soffocante non le dava tregua neanche all’ombra e gli adulti non si curavano di lei, intenti a discorrere di argomenti che Lucille non capiva.

«Perché piangi?»

Una voce sconosciuta si fece strada fra i pensieri di Lucille, che sussultò sorpresa; era certa che, in quell’angolino nascosto del cortile, nessuno l’avrebbe vista né sentita.

Davanti a lei c’era un bambinetto paffuto che doveva avere all’incirca la sua età. Aveva i capelli neri e gli occhi azzurri, e in mano teneva un dolce mangiato per metà. Il lato destro della sua giacchetta era pieno di briciole e istintivamente Lucille arricciò il nasino davanti a quella mancanza di buone maniere.

«Ti stai sporcando i vestiti» replicò infine, scacciando le lacrime ormai secche che ancora le rigavano le guance. «Non sta bene mangiare in quel modo, avresti dovuto procurarti un piattino».

Il bambino abbassò lo sguardo, ma l’ispezione dei propri vestiti non dovette turbarlo più di tanto perché sorrise e scrollò le piccole spalle con noncuranza. Forse, pensò Lucille, aveva una mamma meno severa della sua.

«Allora, perché piangevi?» insistette il bimbo.

«Perché mio fratello dice che sono troppo piccola per giocare con lui e con i suoi amici, ma lui ha solo un anno in più di me!» confessò Lucille con la voce resa acuta dall’indignazione. «E un suo amico ha aggiunto che non volevano una femmina nel gruppo».

Ripensando a quelle offese, un broncio di disappunto si fece strada sul viso di Lucille; a casa Oliver giocava sempre con lei e Meryl perché gli altri fratelli Nott erano troppo piccoli per essere inclusi in tutti i loro giochi, specie nelle esplorazioni delle soffitte.

«Puoi giocare con me e mio cugino» disse ancora quel bambino curioso. «Abbiamo appena fatto amicizia con Marcus».

«Ma io non ti conosco!» esclamò Lucille, chiedendosi anche chi fosse questo Marcus.

La mamma e il papà erano stati molto chiari con lei e i suoi fratelli, asserendo di non volere che i propri figli facessero amicizia con bambini che non fossero Purosangue. Lucille non sapeva bene cosa quel termine significasse, ma la nonna le aveva spiegato che i Purosangue avevano entrambi i genitori dotati di poteri magici.

«Sono Nathaniel Greengrass» si presentò il bambino, allungando verso di lei una manina paffuta e coperta di briciole.

L’espressione disgustata di Lucille parlava da sé e Nathaniel, resosi conto della situazione, strofinò con noncuranza la mano sul lato pulito della giacca. Lucille tese la sua manina con circospezione e mormorò il proprio nome.

«Non conosci nessuno qui, a parte tuo fratello?» chiese Nathaniel osservandola con la stessa curiosità di cui lei l’aveva fatto oggetto poco prima.

«No; sarebbe dovuta venire anche mia sorella maggiore, ma stamattina non si è sentita bene ed è rimasta a casa assieme ai più piccoli» spiegò Lucille velocemente.

«Hai altri fratellini a casa?»

«Ho due sorelle gemelle, un fratello di tre anni e una sorellina di uno» disse Lucille tenendo il conto con le dita.

Nathaniel sgranò gli occhi ed esclamò, sorpreso: «Siete in sette? Dev’essere meraviglioso!»

Lucille sorrise con gentilezza, limitandosi ad annuire con un educato cenno del capo. Aveva visto la mamma farlo tante volte ed era felice di aver trovato un’occasione in cui poterla imitare.

Nathaniel la guidò fino a un piccolo gazebo attorno al quale si rincorrevano bambini di tutte le età, raccontandole in continuazione della sua famiglia e di quello che succedeva a casa sua. A Lucille era stato proibito di discutere della famiglia con gli estranei e non si capacitava di come facesse il ragazzino a parlarne come se niente fosse.

«Lui è mio cugino, Vincent Baston» disse Nathaniel quando raggiunsero due bambini intenti a rincorrere un Boccino d’Oro che svolazzava al di sopra delle loro teste. «E questo qui è Marcus Potter, lo abbiamo conosciuto oggi».

Lucille tese nuovamente la manina, quasi aspettandosi di essere respinta. I due bambini invece la salutarono con un sorriso e la coinvolsero subito nel gioco, incitandola ad acchiappare il Boccino.

Il tempo passò velocemente e, con la semplicità tipica della loro giovane età, la maggior parte dei bambini presenti alla festa finì col fare amicizia. Lucille non aveva mai avuto tanti compagni di gioco come in quel giorno né si era mai divertita tanto; impiegò poco a dimenticare tutte le regole sul buoncostume che aveva faticato a imparare, ridendo spensieratamente e rotolandosi sull’erba verde del prato.

«Guarda come ti sei ridotto, pasticcione che non sei altro!» esclamò una voce all’improvviso, facendo prendere uno spavento a Lucille.

Un ragazzo più grande con lunghi capelli neri e vivaci occhi azzurri si era avvicinato di soppiatto, sollevando Nathaniel fra le braccia e facendolo ridere. Assomigliava molto a Nathaniel e Lucille si ricordò che in precedenza il bambino aveva affermato più volte di avere un fratello maggiore con cui, stando a quanto diceva, ne combinava di tutti i colori.

«Mettimi giù, Michael!»

«Dovremo rimettere a posto i tuoi vestiti prima che la mamma li veda» affermò Michael con un sorriso, salutando Vincent che si era subito unito a loro. «Avete fatto amicizia con tutti i bambini presenti, a quanto vedo».

Lo sguardo di Michael abbracciò i presenti e il giovane annuì, apparentemente compiaciuto. Subito dopo tirò fuori la bacchetta e borbottò ‘Gratta e netta!’ svariate volte, fino a quando la maggior parte delle briciole sulla giacca di Nathaniel non furono svanite.

«Dov’è finita la tua giacchetta, Vincent?» chiese afferrando il cuginetto per un braccio e cominciando a rimuovere le macchie di cibo sulla sua camicia.

«L’avevo poggiata laggiù» disse Vincent indicando col dito una panchina poco lontana. «Avevo caldo e non riuscivo a prendere il Boccino».

«Volete che vi aiuti a sistemarvi?» disse infine Michael Greengrass facendo cenno di avvicinarsi a Lucille e a un altro bambino al suo fianco, Livius Malfoy.

Livius si era unito al loro gruppo poco dopo Lucille, trascinandosi dietro la sorellina più piccola che non aveva spiccicato una parola. Lucille credeva che non si fosse veramente divertito, impegnato com’era a rialzare la sorella ogni volta che finiva a terra; quest’ultima, che Livius aveva presentato come Georgiana, lo allontanava ogni volta con un gesto impaziente della manina, determinata a farcela da sola.

Mentre Michael faceva sparire le macchie d’erba più grandi che imbrattavano il vestitino di Lucille, lei fissava con una punta d’invidia la piccola Georgiana che, nonostante fosse caduta più volte, era riuscita in qualche modo a far rimanere inamidato il suo abitino bianco.

«Grazie, sei stato molto gentile» trillò Lucille a lavoro finito, osservando il suo vestito con soddisfazione; adesso la mamma non avrebbe potuto sgridarla, pensò, ignara delle macchie verdi sul retro.

«È stato un piacere» disse Michael con un sorriso che ricordava molto quello del fratello minore. «Finché non cambieranno la legge e ci sarà consentito fare magie fuori dalla scuola sono pronto a venire in vostro soccorso».

Sentendo quelle affermazioni Nathaniel scoppiò a ridere, mentre Lucille si limitò a sorridere educatamente; non era certa di aver capito a cosa si riferisse il ragazzo e il papà le aveva raccomandato più volte di non intervenire quando gli adulti menzionavano questioni che lei non poteva comprendere, evitando così di fare una brutta figura.

«A te non serve aiuto?» si informò Michael gentilmente, sorridendo alla piccola Malfoy.

Georgiana lo guardò per qualche momento con quei suoi grandi occhi grigi che sembravano troppo adulti per appartenere a una bambina, poi scosse il capo e riprese a fissare il sole che si abbassava sull’orizzonte.

«Georgiana non ha mai parlato» spiegò Lucille con aria d’importanza, felice di avere finalmente qualcosa da dire. «Ha giocato con noi ma non ci ha mai rivolto la parola. È stato suo fratello a dirci il suo nome».

Michael annuì lentamente dopo che Lucille ebbe terminato il suo discorsetto, trattenendosi dal ridere apertamente dei modi pomposi della bambina.

«Tu invece ti chiami…?»

«Lucille Nott» rispose subito la bimba tendendo la manina con fare elegante.

«Lucille è stata bravissima» disse Nathaniel guardandola con ammirazione. «È riuscita a prendere il Boccino per tre volte!»

«Ti ringrazio» replicò Lucille educatamente, non mancando però di scoccare un lieve sguardo di biasimo al ragazzino per il modo un po’ brusco con cui si era inserito nella conversazione. Nathaniel naturalmente non se ne accorse e continuò a osservarla con un sorriso beato impresso sul volto.

«Bene, sono certo che sentiremo parlare molto di te in futuro, Lucille» disse infine Michael, prendendo per mano sia Vincent che Nathaniel per condurli dai loro genitori, pronti ad andarsene.

Anche la mamma di Lucille si stava avvicinando al gazebo, trascinandosi dietro un imbronciato Oliver, e la bambina salutò con allegria i suoi nuovi amici.

«Ci vediamo presto, Lucille!» esclamò Nathaniel, agitando freneticamente la mano. «Puoi venire a casa mia a giocare a Quidditch. La mia nuova scopa si alza di un metro!»

«Chi è quel bambino, Lucille?» domandò la mamma con voce imperiosa, sistemando alcune ciocche di capelli che erano sfuggite al fiocco con cui li aveva acconciati quel pomeriggio.

«Un nuovo amico» mormorò la bambina, sperando che i suoi genitori non avessero nulla in contrario verso quella famiglia. «Si chiama Nathaniel Greengrass».

La mamma approvò con voce bassa e calma la sua nuova conoscenza, ma non ritenne appropriato concedere a Lucille il permesso di giocare a Quidditch.

«Ne riparleremo quando sarai più grande» spiegò tacitando le proteste della bambina. «Per ora è meglio che giochiate mantenendo i piedi per terra».

Lucille non aggiunse altro perché sapeva che altrimenti sarebbe finita in punizione, ma scambiò uno sguardo complice con Oliver che aveva seguito la conversazione in silenzio. C’era quella vecchia scopa che avevano scovato nella soffitta insieme a Meryl la settimana scorsa e, se non si fossero fatti scoprire né dai loro genitori né dalla loro Elfa ormai troppo anziana per seguirli, avrebbero potuto giocare quanto volevano, in attesa di diventare grandi.

 

 

 

 

Note dell’autrice.

Questa storia nasce come spin-off de “Il Leone e la Fenice” per coinvolgere maggiormente una coppia di personaggi, Nathaniel e Lucille, che lì si trovano in secondo piano. Per la comprensione della storia è necessario leggere quella principale, perché naturalmente molte cose qui verranno date per scontate e perché non verrano descritti gli epidosi già narrati nella storia principale.

Cercherò di aggiornare la storia il più frequentemente possibile, almeno per quanto riguarda i primi capitoli pensati più come una sorta di lunga introduzione, ma tutto dipenderà dai turni che mi assegneranno col nuovo lavoro.

Sarei felice di leggere qualche parere su questo primo capitolo e di conoscere le vostre impressioni, qualora abbiate qualche minuto di tempo da dedicarmi.

A presto,

Selena

   
 
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