Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Flos Ignis    29/06/2018    3 recensioni
E se Edward fosse stato una ragazza?
In questa storia ripercorrerò le vicende di Brotherwood, con la principale variante che Edward, nella mia storia, si chiama Edith Elric.
Cosa potrebbe comportare questo cambiamento? Non molto, forse direte voi.
Ebbene, venite a scoprire come un solo dettaglio possa andare a cambiare le sorti di così tante vite.
Perchè Edith, per il semplice fatto di essere una ragazza, stravolgerà molti avvenimenti fondamentali.
Contemporaneamente, il suo cuore d'acciaio metterà a dura prova un certo Alchimista di Fuoco...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Siamo solo umani




Gli eventi che erano seguiti si erano imposti in maniera casuale e confusionaria nella mente di Edith.

Sapeva di aver perso il controllo, di aver semplicemente ceduto all'ira bestiale - ma così tanto umana - che le era sorta nell'anima e in fondo al cuore non se ne pentiva. Quell'uomo non meritava di essere chiamato padre, tanto meno essere umano.

Eppure le ultime parole che le aveva rivolto avevano lasciato un segno in profondità e continuavano a riecheggiarle nella mente, senza tregua.

Guarda il corpo di tuo fratello e il tuo... non è questo il risultato del vostro "giocare con le vite umane?" Hai visto un'opportunità e l'hai colta, anche se sapevi che era proibito... siamo uguali, tu e io...

Siamo uguali, tu e io...

Uguali...


La verità era che quelle parole avevano fatto male perchè si era sentita colpita nel segno.

Ed ora non riusciva a smettere di pensarci, esse continuavano a suonare le corde della sua anima, straziandogliela come fossero tanti vetri affilati. E più ci ripensava più essi affondavano nel suo cuore, facendolo sanguinare.

Con spirito masochistico, invece che cercare di dimenticarle o archiviarle come i deliri di un pazzo, Edith le assorbiva come un assetato nel deserto.

Desiderava solo punirsi.

Per il peccato che aveva commesso da bambina.

Per il fatto di aver coinvolto suo fratello Al.

Per non aver salvato Nina.

Nina, la bambina che aveva "adottato" come sorellina, che le correva incontro non appena la vedeva, che le regalava coroncine di fiori blu ogni giorno perchè diceva che lei somigliava ad un angelo con quel colore sui capelli dorati.

La piccola che aveva lo stesso sorriso e la medesima dolcezza di Alphonse.

Nina, che era stata tradita da chi avrebbe dovuto amarla incondizionatamente e proteggerla a prescindere da qualunque cosa.

Che era divenuta... anzi, che era stata trasformata in chimera.

E di nuovo, le parole di Tucker tornarono a traforarle la cassa toracica, lasciandosi dietro solo un deprimente e oppressivo vuoto che premeva sui suoi polmoni, rendendole difficile respirare.

Non seppe per quanto tempo rimase immobile, seduta sotto una pioggia scrosciante che, misericordiosa, nascondeva le lacrime che le bruciavano come acido sulle guance. Non sentì i vani, disperati tentativi di consolarla di Alphonse, nè i secchi ordini dei militari che urlavano per udirsi a vicenda sotto il frastuono del temporale.

Era tutto incredibilmente ovattato, come una culla di benevolo oblio... al centro esatto dell'inferno.




A riscuoterla dal torpore in cui si era avvolta fu una voce roca e profonda, dal timbro basso e familiare. Fu incredibile come essa squarciò il velo che Edith aveva interposto tra sè e la realtà, nonostante gli urli che li circondavano e i tuoni che facevano sentire le grida di indignazione del cielo per la crudeltà umana.

Eppure lei lo sentì, perchè l'avrebbe riconosciuto anche in mezzo al caos più completo, in ogni luogo, in ogni tempo. Perchè era la stessa voce che l'aveva già ancorata alla vita la prima volta che essa si era mostrata in tutta la sua crudeltà, la stessa mano che avrebbe continuato a impedirle di cadere nell'oscurità. O che le avrebbe offerto l'aiuto necessario a darle anche solo la possibilità di rialzarsi.

-Noi Alchimisti di Stato siamo le armi umane dell'esercito. In caso di necessità dobbiamo essere pronti a sporcarci le mani. Mettendo a confronto il valore che diamo noi alle vite umane con quello che ha fatto Tucker, non c'è poi molta differenza.-

Ecco la conferma che temeva: le voci nella sua testa misero radici in profondità, facendole sanguinare l'anima. Se anche il suo superiore trovava logiche le accuse che le aveva rivolto Tucker, allora si trattava davvero di Verità.

-Anche se ti comporti come un'adulta, sei ancora una bambina, Fullmetal. Dovrai probabilmente affrontare angosce anche più grandi di questa sul cammino che hai scelto, ma tutto ciò che potrai fare sarà accettare la situazione e andare avanti.-

Sentì all'improvviso la mano guantata del Colonnello Mustang poggiarsi sul suo capo: d'istinto scosse la testa, ma egli tornò a farle una veloce carezza sui capelli, imperterrito, ignorando la breve ribellione della sua piccola protetta.

Perchè quel calore confortante non faceva altro che aumentare il suo bisogno di piangere?

-Sei stata tu a scegliere questa strada per recuperare i vostri corpi, Edith. Non importa che tu venga chiamata cane dell'esercito o demonio, devi sempre guardare avanti verso il tuo obiettivo. Non hai il tempo di fermarti per qualcosa di trascurabile.-

E il calore divampò, divenne fiamma e bruciò di rabbia il suo corpo, finalmente scioltasi dalla stasi in cui era caduta. Si alzò con gli occhi dorati che divampavano incontrollati, alla ricerca del paio nero come la notte di Mustang, ancora in piedi accanto a lei.

-Trascurabile? Recupererò i nostri corpi, non importa come verrò chiamata! Ma anche se mi definiscono cane o diavolo, noi non siamo demoni e nemmeno dèi. Siamo esseri umani... insignificanti esseri umani che non sono nemmeno riusciti a salvare una bambina!-

Mustang non abbassò lo sguardo nemmeno per un secondo, limitandosi a subire lo sfogo che aveva sperato di provocare. Se si fosse tenuta tutto dentro, era certo che sarebbe impazzita. Chi meglio di lui, d'altronde, sarebbe stato in grado di farla arrivare al punto da cavarle fuori tutta la furia che aveva immagazzinato?

-Vieni, Fullmetal, o ti prenderai un raffreddore...-

Cercò di prenderla sotto braccio per portarla con sè in un posto più riparato, ma stavolta lei si ribellò con furia, guardandolo con lo stesso odio che provava per Tucker e se stessa. Odiava tutti in quel momento, chi per i peccati che aveva commesso e chi per le giustificazioni insignificanti trovate per essi.

Ma più di tutti odiava Mustang, con la sua faccia così tranquilla e dannatamente comprensiva, perchè sapeva che stava parlando apposta in quel modo per farla stare meglio. Lei però non voleva stare meglio, desiderava soltanto patire il dolore di Nina, perchè non era stata in grado di proteggere la sua sorellina.

In preda ad una rabbia cieca sferrò un gancio destro all'uomo, che non tentò nemmeno di difendersi. Subì il suo pugno stoicamente, lamentandosi appena per l'impatto col suo pugno d'acciaio, ma restò in piedi e tornò subito a cercare gli occhi di Edith.

E questo, per qualche motivo, la fece stare persino peggio. Tutto il suo ardore si spense in un attimo, come la fiammella di una candela sotto quell'incessante pioggia, rendendola solo una bambola inerme tra le braccia del Colonnello, che la accolsero senza indugi. Faceva davvero caldo in quelle braccia, pensò, un secondo prima di abbandonarsi ad esse con tutta se stessa, a metà tra il sonno e la veglia, tormentata dagli incubi che avevano aggiunto un nuovo volto al suo dolore.




Fu una notte infinita.

Il volto di Trisha Elric continuò a presentarsi nei sogni di Edith, tingendo i dolci ricordi d'infanzia che facevano da sfondo in incubi su ciò che sarebbe accaduto in seguito. 

La giovane dai capelli dorati riviveva ogni notte il suo peccato sotto la sguardo perennemente vigile di suo fratello minore, impossibilitato a dormire o riposarsi, costretto ad un'eterna veglia ininterrotta. Il suo corpo fittizio aveva diverse controindicazioni, e di certo la solitudine che provava durante le lunghe notti come quella era una tra le più crudeli. 

Sua sorella dormiva quasi sempre male, si agitava al punto da urtare qualunque cosa avesse intorno e si lamentava come se la stessero pugnalando, più e più volte, sempre nel suo punto debole. Alphonse si sentiva impotente come non mai in quelle ore solitarie, svegliare la sorella non era nemmeno un'opzione da contemplare: in primo luogo se veniva destata contro la sua volontà era capacissima di iniziare a sferrare colpi d'acciaio prima ancora di sollevare le palpebre, in secondo non era per nulla semplice strapparla a quegli incubi avvolgenti come tele di profonda oscurità.

Quella notte non fu diversa dalle altre per il ragazzo costretto nell'armatura, ma Edith provò un tormento ancora più profondo del solito.

Perchè insieme a sua madre, trovò anche la piccola Nina a chiamarla nel sonno, alle volte con la vocina dolce che aveva quando si erano incontrate la prima volta, mentre subito dopo rivelava il tono roco e a tratti animalesco che aveva udito provenire dalla chimera che era nata dall'unione della piccola e del suo fidato amico a quattro zampe.

Fu un caleidoscopio di incubi e terribili sensazioni soffocanti che Edith dovette affrontare nella desolazione della sua anima addormentata, più e più volte, senza un attimo di pace per il suo cuore ferito.

Fu forse una grazia divina a destarla nel grigiore di un'alba piovosa, o più probabilmente il fulmine che aveva illuminato la stanza in cui avevano trascorso quelle inquiete ore.

Edith ci mise diversi secondi a riprendere il controllo di sè, a capire di essere sveglia e no, ciò che aveva sognato non stava accadendo davvero, non di nuovo.

-Nee-san, ti sei svegliata. Ti sei agitata molto stanotte, hai avuto un incubo?-

Lei per tutta risposta nascose gli occhi quasi completamente neri per quanto le pupille si erano dilatate, inglobando il naturale oro in una paura ancestrale e indomabile. Strinse le ginocchia al petto e vi nascose il viso, appoggiandosi con la schiena al muro dietro di sè.

Quando fu certa di non crollare davanti al fratellino, osò alzare nuovamente la testa, ponendo la prima domanda che le passò per la testa.

-Dove siamo?-

-A casa del Colonnello Mustang.-

Questo ebbe il potere di far balzare Edith giù dal letto come una scheggia, rendendola guardinga e attenta come se stesse svolgendo una missione in territorio nemico. Questo strappò una breve risatina ad Al, che però riprese ben presto a parlare per colmare le ore di tristezza che aveva consumato, al buio, senza poter condividere con nessuno dell'orrore cui aveva assistito. Il suo cuore era troppo grande e gentile per venire a conoscenza di certe crudeltà, Edith glielo ripeteva spesso da quando si era unita all'esercito...

-Ieri sei praticamente svenuta addosso a lui, perciò ha voluto portarti a casa sua visto che stava piovendo e che l'albergo era troppo distante. Io sono rimasto qui, mentre lui è tornato subito al Quartier Generale. Credo siano tutti in fermento visto che quanto successo è...-

-...imperdonabile.- fu lei a terminare la frase del fratellino, nuovamente padrona di se stessa e finalmente pronta ad affrontare quanto accaduto.

-Cosa accadrà a Nina, nee-san?-

-Non lo so nemmeno io Al... ma di certo intendo scoprirlo. Vieni, usciamo. Restare in questa casa mi mette ansia, ma il Tenente Hawkeye abita qui vicino: sono certa che se le chiedessimo informazioni non ci saranno problemi. Abbiamo tutto il diritto di sapere.-

Si intrecciò velocemente i capelli, indossò il cappotto rosso con il simbolo della sua maestra di Alchimia sulla schiena e infilò gli stivali. Mentalmente, ringraziò che il dannato Colonnello non si fosse azzardato a cambiarla per la notte, ma si rincuorò pensando che in quel caso Al avrebbe preso in mano la situazione.

Le scocciava da morire dovere un favore a quell'uomo, senza contare che era imbarazzante il modo in cui si era lasciata andare con lui. Arrossì di botto fin sulle orecchie, ma decise che doveva fare qualcosa per Mustang o non ci avrebbe dormito la notte. Si fermò di botto davanti alla porta d'uscita, prendendo la sua decisione.

-Tu vai avanti, ho dimenticato una cosa. Ti raggiungo in un attimo.-

Mentre Alphonse obbediva senza alcun sospetto per la piccola bugia della sorella, Edith si diresse nella camera in cui aveva dormito, constatando che era proprio quella del suo superiore.

Era passata per il salotto con cucina a vista giusto un momento prima, mentre Al era uscito dalla porta in mogano scuro che c'era sulla parete opposta ad una grande finestra che illuminava i pochi, essenziali mobili che componevano l'ambiente che solitamente costituiva il centro pulsante di una casa. Oltre alla stanza che li aveva ospitati c'era solo un'altra porta chiusa, che suppose portasse al bagno. 

La camera da letto di Roy Mustang era molto più semplice di quanto non ci si potesse aspettare, composta solamente da un comodo letto matrimoniale, un armadio in legno scuro, una scrivania bianca ingombra di documenti, una libreria chiusa con le ante superiori in vetro smerigliato e un comodino occupato da una lampada e un libro aperto con la copertina in alto, dimenticato in quel modo chissà quanto tempo prima.

Nuovamente, si trovò ad arrossire al pensiero di aver dormito nel letto che di solito usava quel dongiovanni del Colonnello. Ignorando la breve fitta che la colpì a quel pensiero, si rimboccò le maniche e battè le mani, pronta a ricambiare il favore che le era stato fatto da Mustang.




Sono morti. Entrambi. Sarebbe meglio per voi non vederli.

Le parole di Riza Hawkeye erano state trancianti, talmente crudeli nella loro semplicità che per la seconda volta nel giro di due giorni Edith si ritrovò a fare i conti con le voci che affollavano la sua testa, piene di angoscia, tormento e dolore... crudeltà, follia e disperazione.

Aveva così tanto a schiacciarle il cuore che fu incredula quando notò che i suoi passi erano leggeri e silenziosi sotto la pioggia, passava incredibilmente inosservata in mezzo a quelle poche persone che si affrettavano a cercare un riparo. Lei si limitò a sedersi vicino a una statua un po' discosta in una piccola piazza della città, certa di non venir notata nemmeno avvolta in quel colore sgargiante. Ma persino quel fiero rosso che indossava con orgoglio quel giorno sembrava cupo a causa della pioggia che lo appesantiva... assomigliava al colore del sangue.

-Sai Al, sono davvero una sciocca. La nostra maestra ci aveva insegnato le leggi dell'Alchimia, credevo di averle comprese. Ma in realtà ero talmente piena di me che pensavo di poterle aggirare, di poter comunque riportare indietro la mamma. Allora credetti veramente di aver compreso... ma non sono migliorata nemmeno un po' da quel giorno. Perchè c'è stato un attimo incredibilmente lungo in cui ho iniziato a pensare al modo migliore per riportare in vita Nina. Nonostante sappia qual'è il prezzo di tale operazione e della sua impossibilità. Nonostante tutto, io ancora ho pensato a un modo per salvarla.-

Alzò il viso verso la pioggia, grata del silenzioso conforto del suo fratellino. Alphonse, quanto gli voleva bene... senza di lui sarebbe già crollata.

-Credevo che la pioggia mi avrebbe fatta sentire meglio, ma ogni goccia che mi colpisce mi fa solo deprimere ancora di più. Non lo trovi triste?-

-Lo è, nee-san. Però io non posso nemmeno sentirla, questa pioggia che ci bagna, e anche questo è triste. Io voglio ritornare umano, desidero riavere il mio corpo più di qualunque altra cosa. Anche se ciò significasse andare di nuovo contro le correnti naturali del mondo. Lo trovi egoista?-

-No, Al. Solo umano.-




-Tu sei Edith Elric. L'Alchimista d'Acciaio.-

D'istinto alzò lo sguardo, nonostante la spossatezza che le scorreva nelle vene insieme al sangue l'avesse privata di ogni forza. Alcuni ciuffi di capelli le erano scivolati davanti agli occhi, e la pioggia continuava a cadere incessantemente rendendo difficile vedere bene, ma le fu chiaro abbastanza presto che lei non conosceva quell'uomo dalla pelle scura e con un corpo che esprimeva potenza.

Un tipo di forza distruttrice che si concentrò nella sua mano destra, diretta senza alcun indugio e a gran velocità verso di lei.





  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Flos Ignis