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Autore: La_Sakura    29/06/2018    4 recensioni
Diciassette anni e una città nuova: una sfida per crescere e maturare, ma soprattutto per fare chiarezza con i propri sentimenti. Queste le premesse all'arrivo di Sakura nella ville Lumière. Ma il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" si rivelerà corretto? D'altronde il suo cuore è già impegnato... oppure la confusione nella sua testa aumenterà, fino a farle dubitare persino dei suoi sentimenti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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La prima settimana di scuola è andata bene, i professori stanno avendo un leggero occhio di riguardo nei miei confronti e non mi tartassano troppo. Più che altro li vedo interessati al mio livello di istruzione che, almeno per quanto riguarda la matematica, è più alto rispetto a quello dei miei coetanei.

«La storia di Francia mi fregherà, già lo so…» mormoro a Yves che, seduto accanto a me, si gusta la sua merenda della ricreazione di metà mattina. Siamo in giardino, le temperature sono ancora molto miti e ci permettono di goderci il sole e le belle giornate.

«Nah! – esclama, richiudendo la buccia della banana nel sacchetto – Ti aiuterò io, e tu mi aiuterai in matematica. Così saremo pari.»

«Mi piace, come scambio.» annuisco sorridendo.

«Parlami ancora della tua città.»

«Nankatsu? – gli chiedo; lui annuisce e io appoggio la schiena alla panchina per mettere i piedi al bordo del tavolo, socchiudendo gli occhi per immaginarmela davanti agli occhi – Ti ho già raccontato tutto… il Fuji, la baia, i negozi…»

«Il campo da calcio?»

«Jacques, possibile che tu abbia solo quello in testa?» lo rimprovero mentre lui, con un balzo, scavalca la panca e si accomoda accanto a me; tecnicamente di storie da raccontare su quel campetto ne avrei a iosa.

«Detto da una il cui fratello è andato in Brasile per diventare pro…»

«Appunto, hai detto bene, fratello, non io.»

«Vuoi dirmi che non ti piace il calcio?» esclama quasi inorridito. Yves sembra interessarsi alla questione, appoggia i gomiti al tavolo di legno e si prende il mento fra le mani. Mi sento osservata e molto al centro dell’attenzione, così arrossisco.

«Si può sapere che vi prende? Raccontatemi di voi piuttosto!»

«Sei più interessante tu!» mi risponde assumendo un’aria furba e pretenziosa.

«Sakura.» mi sento chiamare alle mie spalle, così mi volto: Napoléon ci sta fissando con le braccia conserte.

«Louis! – gli sorrido e gli faccio cenno di accomodarsi accanto a noi – Come stai, tutto bene? Pensavo di vederti questa settimana.»

«Abbiamo delle sessioni intensive di allenamento. – mi risponde sedendosi accanto e posando la mano sul legno della panca dietro di me – A breve inizia il campionato.»

«Florence si è lamentata tutta settimana che non passavi a salutarla.» ridacchio, coprendomi la bocca con una mano.

Con la scusa di gettare la banana, Yves si allontana da noi, e Jacques lo segue in silenzio senza dire nulla.

«Stai attenta.»

«Uh?»

«A Chevalier.» e col mento indica Jacques, intento a chiacchierare con due ragazzine.

«Non capisco.»

Louis si volta verso di me e mi sorride: il sole riflette sui suoi capelli biondo scuro facendoli brillare.

«Meglio così.»

Mi spettina i capelli e si allontana, lasciandomi lì in preda ai dubbi su cosa avrà voluto dire.

«Sei pronta? Sta per suonare…»

Yves mi riporta alla realtà, così mi alzo e lo affianco per rientrare in classe.

«Come fai a conoscerlo?»

«Louis?»

Yves annuisce, lasciandosi cadere sulla sedia.

«Vivo da sua zia. E tre anni fa ha giocato contro mio fratello durante un torneo.»

Annuisce nuovamente, poi si volta verso di me e mi fissa con i suoi occhioni marroni da cerbiatto.

«Quanto lo conosci?»

«Perché questa domanda?»

«Quanto lo conosci?» insiste.

«Insomma, Leroux, abito a casa di sua zia da tre settimane, non posso di certo dire che sia il mio migliore amico.»

«Stai attenta.» stavolta è Jacques a parlare, non mi sono neanche accorta che ci aveva già raggiunto.

«Ma che avete tutti oggi!» sbuffo, un po’ troppo ad alta voce perché il prof di inglese, che stava scrivendo delle frasi alla lavagna, si volta e mi fissa con un’aria tra l’interrogativo e il seccato.

«C’è qualche problema, Miss Ozora?»

Avvampo all’istante e maledico questi due che mi hanno fatto fare questa pessima figura.

«No, prof… io…»

«Si offre per venire alla lavagna? Molto bene, si accomodi.»

Dopo aver sibilato un Questa me la pagate ai miei vicini di banco, mi appropinquo alla cattedra e prendo in mano pennarello nero che il prof mi sta porgendo.

 

Florence non riesce a smettere di ridere, mentre io sono ancora imbarazzata per la figura che i miei compagni mi hanno fatto fare col prof di inglese. Jean prende la parola e prova a consolarmi come può.

«Non ti preoccupare, Sakura, sono cose che possono succedere: qui non sono severi come in Giappone.»

«Odio fare queste figuracce… – mormoro, mentre Florence, che aveva quasi smesso di ridere, ricomincia – Oh, Florence, s’il te plaît

«Scusami, grenouille, ma immagino la tua faccia quando il prof ti ha sgridato e… ahahah.»

Scuoto la testa sconsolata, non c’è verso di farla smettere, a quanto pare. Tuffo il cucchiaio nel mio consommé cercando di dimenticare l’episodio, quando mi viene in mente che la figuraccia l’ho fatta “a causa” di Louis, così mi viene spontaneo porre quella domanda.

«Che persona è Louis?»

Florence si asciuga le lacrime col tovagliolo e mi dedica la sua attenzione.

«In che senso, Sakura?»

«Uhm, oggi ho avuto… l’impressione, che i miei compagni di classe lo evitassero.»

«Può darsi che non lo conoscano bene.» interviene Jean. Annuisco storcendo un po’ le labbra, e continuo a girare il cucchiaio nel consommé senza mangiarne.

«Non ti va più?»

Come se mi risvegliassi da uno stato di trance, alzo lo sguardo e incrocio le iridi azzurre di Florence che mi fissano preoccupate: solo allora mi accorgo che la cena si è raffreddata senza che io la finissi.

«No, no, mi va. Ero soprappensiero, ti chiedo scusa.»

Mi accarezza la testa e si alza per preparare il caffè a Jean, che si è spostato nel suo studio per finire del lavoro. C’è qualcosa nelle frasi di Louis e Jacques che mi ha lasciato un po’ con l’amaro in bocca, come se quei due si odiassero, ma non so se lo facciano a prescindere o perché è successo qualcosa.

Una parte di me, quella che si è affezionata al Napoléon che mi ha fatto da spalla nelle due settimane antecedenti l’inizio della scuola, vorrebbe indagare per capire cos’è successo, poi mi tornano in mente le parole di Tsubasa… 

 

«Non dico che sia un cattivo ragazzo, Sacchan, ma tu eri presente al Torneo, hai visto come si è comportato con Soda. Dico solo di stare attenta.»

«Non potrebbe essere maturato? Sono passati un po’ di anni da quella partita…»

«Puoi scoprirlo solo tu… ma se uno è testa calda, lo rimane.»

«Andiamo, Tsu–chan! Anche Wakabayashi era uno sbruffone, eppure…»

«È diverso. Fidati di me, e stai attenta.»

«Kamisama fratellone, mica me lo devo sposare!»

«Lo so, lo so, ma saperti a stretto contatto con quello lì  un po’ mi indispone…»

«Stai sereno, prometto che farò attenzione, ok?»

 

Inserisco il mio piatto nella lavastoviglie, chiudo lo sportello, dopo essermi assicurata che sia caricata col detersivo, e la faccio partire: Florence entra in quel momento in cucina e mi ringrazia per aver sparecchiato.

«Figurati. – rispondo – Dovere.»

«Sei una ragazza molto responsabile, Sakura, ma c’è sempre un margine di miglioramento.»

Assimilo le sue parole, poi la guardo con aria interrogativa: lei si siede e mi mostra un quaderno che ha tra le mani.

«Siamo abituati, con le ragazze che ospitiamo, a dividerci i compiti in casa: se sarai brava e seguirai le “indicazioni”, avrai diritto a dei bonus, come le tessere per telefonare all’estero.»

«Me le comprereste voi? Non posso accettarlo!» esclamo.

«Sarebbero il tuo premio, come una specie di paghetta. In effetti abbiamo pensato anche a quello, tra i bonus.»

«Soldi in cambio di servizi domestici?»

«Chiamali lavoretti

Mi sporgo sul quaderno per leggere la lista, sono tutte cose che già facevo a casa, apparecchiare, sparecchiare, lavare i piatti (qui è più facile, con la lavastoviglie), rifare il letto…

«Spolverare, spazzare, pulire la cameretta…»

«Tieni, la lista è tua. Ogni volta che farai qualcosa di questo tipo, ti daremo un premio.»

Annuisco e, rileggendola, mi dirigo in camera mia. Mi butto sul letto e mi volto su un fianco, osservando la foto che ho sul comodino. Io, i miei fratelli, mamma e papà.

«Chissà se riuscirete ad essere orgogliosi di me…»

 

 

Ed eccoci qua, con un nuovo aggiornamento. Iniziamo pian piano ad entrare nel mood del vivere in un'altra famiglia. Per l'impostazione che ha, Sakura non avrà problemi a gestire la parte di "lavori di casa", lo sappiamo bene. Il suo punto debole sono le relazioni sociali XD quindi dovrà cercare di sgomitare un po' per crearsi il suo posticino. 

Vi ringrazio per l'affetto con cui ci avete accolto, vi amiamo tanto!

Bacioni e buon fine settimana 


   
 
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