Color di Sogno
C'è sempre
qualcosa di folle nell'amore
e qualcosa
di sensato nella follia.
~ Con gli occhi chiusi
-
Perchè devo andarmene, mamma? Perchè non posso
restare a casa con
te? Non ci voglio andare lì, non voglio. È
perchè ho fatto
qualcosa di male che non mi vuoi più con te? Mi dispiace
tanto,
vedrai che sarò buona, te lo prometto, te lo prometto, ma
non
mandarmi via! Mamma! Ti prego, non voglio! - Aveva cominciato a
piangere quasi subito. Dopotutto era una bambina, solo una
bambina. Quelle nuove vesti erano troppo lunghe e
scomode, e
la impacciavano nei movimenti. Il velo che era stata costretta a
indossare per coprirsi il capo pizzicava e le faceva prurito alla
fronte. Voleva riavere indietro i suoi vecchi abiti, confortevoli e
caldi, e soprattutto voleva che qualcuno le spiegasse cosa stesse
succedendo, perchè sua madre l'avesse vestita in quel modo
strano,
perchè i suoi occhi fossero lucidi al debole chiarore delle
lampade,
e perchè non rispondesse nemmeno alle sue domande. Si era
ritrovata
a supplicarla senza neanche rendersene conto.
-
Sakura, adesso ascoltami bene - la voce di sua madre era bassa e
tremava - Devi essere forte, capito? Non potremo vederci
più, ma so
che sei sempre stata coraggiosa, e starai bene anche senza di noi -
mormorava asciugandosi piano le guance - Sei una sacerdotessa ora,
Sakura. Devi capire che questo cambierà molte cose. Il tuo
destino
ormai è lontano da qui. Ma sarai trattata con rispetto,
vedrai
piccola mia, vedrai che ti troverai bene, non devi preoccuparti
… -
-
Ma io voglio restare a casa, mamma. Non voglio essere una
sacerdotessa. Per favore, voglio rimanere con voi, oh, ti prego, non
mi mandare via, mamma! - La donna soffocò un singhiozzo e l'abbracciò
stretta, baciandole la testa ricoperta dal velo scomposto. Quello era un addio, realizzò
con orrore la piccola Sakura, artigliando con i pugni le vesti ruvide
della madre per non lasciarla andare, mentre scuoteva forte la testa
e le lacrime uscivano da sole.
L'ultimo
ricordo che le rimase di quella notte fu l'immagine di sua madre,
sfocata oltre la patina lucida del pianto, che si allontanava, mentre
lei veniva sospinta sul carro da uomini che non aveva mai visto
prima, strappata per sempre alla sua famiglia per adempiere al suo
destino. In quel momento odiò profondamente
la Dea e quel dono potente e terribile, mentre gridava e tendeva le
mani in avanti, cercando di afferrare l'ombra di donna che svaniva
lentamente davanti agli occhi gonfi e arrossati. Quando
giunsero al tempio era ormai del tutto calato il buio, e Sakura si
era addormentata nella rozza coperta di lino che sua madre le aveva
cacciato in mano frettolosamente, esausta dal troppo piangere e
chiamare a vuoto. Si sentì confusamente sollevare tra le
braccia,
prima di cadere di nuovo nel sonno, e pensò che doveva
trattarsi per
forza di un incubo, solo di un altro incubo. Doveva essere
un incubo. Si
strinse la coperta al petto, facendo attenzione nel suo leggero
dormiveglia a non lasciarla cadere. Era
l'unica cosa che aveva con sé che sapesse ancora un po' di
casa.
Just
like a spy trough smoke and lights
I
escaped trough the back door of the world
and
I saw things getting smaller
fear
as well as temptation
Proprio
come una spia tra fumo e luci
Sono
scappata dalla porta sul retro del mondo
e
ho visto le cose diventare più piccole
la
paura come anche la tentazione
Il tempio sorgeva sulla sommità di un altura piuttosto scoscesa, poco distante da un'ampia vallata baciata dal sole, rigogliosa e feconda, nella quale erano sorti numerosi villaggi di contadini e allevatori. Pur essendo lontana dalle calde correnti marine che soffiavano sulle coste, era comunque un luogo ospitale e relativamente conosciuto, poiché la rinomata Delfi distava solo pochi giorni di cammino. Il sacro fuoco di Hestia ardeva perennemente nella cella più interna del tempio, accudito dalle vestali che vi dimoravano, e per tutte costoro, la rinuncia alla propria libertà personale era una condizione necessaria e strettamente vincolante. E Sakura, così come ogni altro mortale, era venuta al mondo con un destino già scritto. Qualunque cosa avesse fatto, dovunque fosse andata, il dono le scorreva nel sangue, e questo non si poteva cambiare. Lo si lesse nei grandi occhi color smeraldo che guardavano il mondo curiosi e speciali, che quella bambina aveva qualcosa di raro. Il dono era innato dentro di lei, non poteva scegliere di non accettarlo. Era stata la Dea a chiamarla a sé, e una tale chiamata semplicemente non si poteva rifiutare.
Si
sorprese di trovare un'altra bambina nel tempio.
Era
comparsa sulla soglia dell'ampia scalinata, ed era rimasta accanto ai
sacerdoti mentre Sakura veniva trasportata in braccio all'interno del
cortile, troppo stanca per tentare di opporsi o scalciare. Dopo che
fu deposta a terra e lasciata libera di camminare sulle sue gambe, la
piccola novizia la accompagnò per mano al suo giaciglio e le
porse
della frutta e una broccia d'acqua fresca con un sorriso
incoraggiante e tremulo nel bagliore delle torce degli uomini. -
Voglio tornare a casa - mugugnò Sakura rifiutandoli entrambi
con
ostinazione.
-
Adesso la tua casa è questa - replicò la bambina
risoluta,
mettendole a forza la frutta in mano. Aveva corti capelli castani e
due occhi color del miele scuro. -
Prima riuscirai ad accettarlo, meglio sarà per te e tutti
noi -
asserì il più anziano dei sacerdoti - Devi
riuscire a comprendere
che d'ora in avanti sarai al sicuro. È questo l'importante,
giovane
Sibilla, qui il tuo prezioso dono sarà protetto e coltivato -
- Che cos'è una Sibilla? - domandò Sakura esitante
- Di cosa parlate?
Riportatemi a casa, per favore … non mi piace qui -
-
È stata la Dea a sceglierti -
-
Non mi importa niente -
-
Il tuo nome sarà Dafni, d'ora in poi -
-
Che state dicendo? Il mio nome è Sakura. Non ne voglio altri
-
Il
sacerdote aggrottò le folte sopracciglia bianche e la
guardò
severamente.
-
Non essere sciocca. La Dea ti ha scelto, ha posato il suo sguardo
venerabile su di te. Devi essere grata per questo -
Sakura
per tutta risposta si rannicchiò contro il muro, snervata,
si
nascose il viso con la tunica e si addormentò.
-
Dafni. Svegliati, Dafni -
Si
stropicciò gli occhi stanchi con una mano.
-
Mi chiamo Sakura. Io sono Sakura -
mormorò, ormai senza
neanche troppa convinzione. La bambina davanti a lei sorrise,
abbassandosi sui talloni con il mento appoggiato ai palmi e mostrando
due lunghe file di denti bianchi, i canini un po' sporgenti e i
capelli che in realtà non erano corti, come le era sembrato
la sera
prima, ma legati in due buffi codini rotondi ai lati della nuca.
Portava un ciondolo di osso a forma di mezzaluna appeso al collo, e
la veste delle novizie orlata di tintura rossa ai bordi. - Ti
chiamerò Sakura allora, se vuoi così. E lo
dirò anche alle altre
ragazze, sta' tranquilla -
-
Rimarrò qui per sempre, è così? Non
potrò più tornare al mio
villaggio o rivedere i miei genitori? -
-
Noi novizie in genere veniamo scelte tra le famiglie dei contadini e
portate qui per l'apprendistato -
-
E quanto … quanto durerà questo apprendistato? -
chiese lei
timidamente.
-
Dieci anni, per accedere alla carica di sacerdotesse e avere il
permesso di celebrare i riti e interpretare i vaticini -
-
Ma, io veramente intendevo … per quanto dovremo essere
sacerdotesse? Quando ci lasceranno andare? -
-
Saremo sacerdotesse fino all'ultimo dei nostri giorni - rispose la
bambina con un certo sussiego.
Sakura
abbassò lo sguardo, sempre più sconfortata, e
avvertì il proprio
stomaco borbottare dalla fame.
Si
arrischiò quindi ad addentare con un po' di diffidenza un
pezzetto
di pane, sotto lo sguardo gentile dell'altra.
-
Come ti chiami? - domandò con un accenno di sorriso per
ricambiare
tutte quelle premure nei suoi riguardi.
-
TenTen - rispose quella sorridendo a sua volta - Diana, per
i
sacerdoti -
-
Sarai mia amica, TenTen? Non conosco nessun altro qui e mi sento sola
- piagnucolò Sakura tirando su col naso.
-
Ma certo che saremo amiche - replicò la brunetta,
prendendole una
mano e aiutandola ad alzarsi - Ti mostrerò il tempio adesso,
e ti
presenterò alle altre novizie. Vieni, e mi raccomando, fai
attenzione che il vecchio guardiano non veda quei frutti che ho preso
dalle offerte di stamane, altrimenti diventerà tutto rosso
per la
rabbia e si gonfierà come un satiro col raffreddore! -
Sakura la
fissò incredula per qualche secondo e poi scoppiò
poi a ridere di
cuore, sentendosi alleggerire un po' dopo tanto sconforto e
abbandono. Strinse la mano di TenTen e si lasciò condurre
per il
corridoio antistante alla loro stanza, sperando che dopotutto
qualcosa di buono ad attenderla, in futuro, potesse esserci anche per
lei.
Now
everything is reflection
as
I make my way trough this labyrinth
and
my sense of direction
is
lost like the sound of my steps
Ora
ogni cosa è un riflesso
mentre
mi faccio strada in questo labirinto
Ed
il mio senso d'orientamento
si
è perso come il suono dei miei passi
Quando
accade, non è mai perchè lo desideri.
Non
è qualcosa di naturale e acquisito, né qualcosa
che puoi scegliere,
o evitare.
È
la perdita di controllo dei propri sensi, per qualche attimo
infinitesimale in cui il cosmo e l'etere palpitano nelle tue vene al
posto del sangue.
Non
è mai qualcosa che puoi controllare, o dominare, o piegare
alla tua
volontà. È la Dea che guarda attraverso i tuoi
occhi.
Come
il camminare a tentoni nella nebbia, seguito dall'improvviso
scostarsi di un velo che ti impediva la vista.
La
sensazione di umido e torpore attorno a te ci si avvicina molto.
Sospesi tra corpo
e anima, in quel momento vedere diviene quasi necessario come
respirare, e smette di essere doloroso.
Ma
poi ci sono lo strappo violento alla base dell'ombelico quando ricadi
nella pesante consapevolezza del tuo corpo e la tua mente che ritorna
imprigionata nella sua umanità.
Il
sapore ferroso e familiare del sangue sulla lingua, le gambe
instabili e le nocche serrate sui braccioli del tripode. Sono tutte
cose che conosci fin troppo bene.
Sei
una sacerdotessa. È il tuo dono pericoloso, il tuo destino e
la tua
condanna … Questo è ciò che tutti si
aspettano da te.
…
tu
invece hai
semplicemente smesso di aspettarti qualcosa.
I
store all my days in boxes
and
left my wishes so far behind
Ho
riposto tutti i miei giorni in scatole
e
lasciato i miei desideri così lontano dietro di me
La
giovane donna dagli occhi color di sogno si coprì il capo
con il
velo candido, nascondendo i soffici capelli alla vista.
Con
passo cadenzato, attraversò il porticato interno al tempio
tenendo
lo sguardo basso. La luce del mattino creava strani giochi di ombre
sulle colonne levigate nella pietra. Sakura conosceva quei luoghi
come se stessa ormai. Avrebbe potuto camminare a occhi chiusi dal suo
spoglio giaciglio fino alle porte lignee che si aprivano sulla
vallata sottostante. Conosceva le formule di rito e gli inni dei
sacerdoti che si innalzavano fino agli altari sacri dell'oracolo di
Delfi. Conosceva alla perfezione il suo mondo, limitato nelle mura di
quel tempio, e il suo unico dono. Nient'altro
all'infuori di
questo che avesse per lei davvero importanza.
-
Divina Sakura, dove state andando? - domandò qualcuno alle
sue
spalle, con un tono spensierato così lontano dai suoi
attuali
pensieri.
-
Alla fonte, Matsuri. Abbiamo quasi esaurito la nostra riserva -
replicò Sakura senza fermarsi o voltarsi indietro.
-
Posso andare io per voi - si offrì la novizia quindicenne,
sorridendo.
-
Non è necessario. Posso farcela anche da sola -
-
Ma Divina Sakura - fece Matsuri, esitante - Veramente credevo che
foste stanca. Avete appena … -
-
Lo so, ed è per questo che desidero uscire. Ho bisogno di
respirare
un po' d'aria fresca e schiarirmi la mente -
-
Posso accompagnarvi allora, vi farò compagnia -
-
Matsuri, non c'è bisogno, dico sul serio -
-
Oh, ma lo sapevate che la nostra migliore arciera ha avuto il
permesso di uscire a caccia, stamattina? - esclamò
allegramente la
ragazza camminandole a fianco. Sakura alzò brevemente gli
occhi al
cielo con un sorriso, accorgendosi del goffo tentativo della ragazza
di intavolare un discorso di diverso argomento. - Bene, ne sono
felice. Avremo di certo buona selvaggina per i vaticini allora, i
sacerdoti saranno molto soddisfatti - rispose Sakura, sorridendo con
dolcezza al pensiero della gioia che TenTen doveva star provando in
quel momento - E … Matsuri? -
-
Sì, Divina Sakura? - trillò la novizia.
-
Non è forse il tuo turno di badare al fuoco sacro stamane? -
domandò
lei gentilmente.
La
novizia aprì la bocca per replicare, e un intenso rossore le
salì
alle guance - Sì, Divina Sakura. Mi perdoni -
mormorò, chinando il
capo in segno di congedo e correndo via. Sakura scese quindi i pochi
gradini, sbattendo le palpebre colpita dall'improvviso riverbero del
sole in contrasto con l'oscurità quasi completa che regnava
all'interno del tempio. Si sfilò i sandali e li raccolse con
la mano
libera, nell'altra invece reggeva una brocca. Con le gambe ancora un
po' instabili a causa del vaticinio appena concluso, si
avviò
lentamente sull'erba lucida di rugiada, inspirando a pieni polmoni.
Scent
of dried flowers
and
I'm walking trough the fog
Profumo
di fiori secchi
e
sto camminando attraverso la nebbia
All'alba,
hai visto il giovanissimo figlio dell'aurora dai riccioli di luce
raccogliere la sua bianca faretra.
Hai
visto il vento giocare insieme a lui nella sua corsa scanzonata tra i
boschi, sollevando per scherzo le gonne delle baccanti e correndo
nelle luci dei templi.
Lo
hai visto incoccare la freccia, e il tuo cuore si è fermato
con il
suo. È la sensazione che si prova quando il tempo si arresta
e
l'enormità dell'universo, la sua energia fremente ti sfugge
tra le
dita, velocissima. Ma di certo il suo dardo dorato non ti
colpirà
mai, e bastare a se stessi non è una gran consolazione.
È
comunque triste pensare che l'amore non sarà mai cosa per te.
Per
nessuna di voi.
C'era
qualcosa di veramente insolito, quella mattina, alla fonte.
Il
canto degli uccelli non si levava dalle cime degli alberi, e un
silenzio innaturale ricopriva la radura.
Sakura
immerse il secchio nelle acque lucide, trattenendo il fiato, come in
attesa di qualche pericolo incombente.
Quando
però abbassò lo sguardo sulle proprie mani, lo
spavento fu tale che
lasciò cadere il secchio e ritrasse il braccio, sconvolta.
Le
acque erano striate di rosso.
C'era
del sangue che si mescolava alla limpidezza illibata di quella sacra
fonte.
Un
uomo. C'era un uomo, riverso sulla sponda, e Sakura si
domandò come
avesse fatto a non notarlo prima.
La
testa scura immersa per metà, e le vesti chiazzate di sangue
che si
spargevano informi nell'acqua. Era morto.
Sakura
rimase paralizzata dal terrore. Non aveva più nemmeno la
forza di
alzarsi e correre via. C'era un cadavere a insozzare la sua
fonte sacra. Quello che ormai aveva finito per considerare il suo
nascondiglio segreto, dove si rifugiava quando le visioni erano
troppo nitide da stordirla, o le regole e le imposizioni del rigido
sacerdozio la opprimevano fino a soffocarla. Ma ora doveva scuotersi,
fare qualcosa. Qualcosa come tornare subito al tempio e avvertire i
sacerdoti. Qualcosa come tenersi lontana, gridare aiuto. Qualcosa che
almeno non fosse palesemente stupido.
E
invece Sakura si avvicinò a gattoni, ignorando la
repulsione,
sospinta da un'inspiegabile senso di attrazione, lacerandosi la veste
e sporcandosi di terra, ed entrò persino nella fonte,
bagnandosi
fino alle ginocchia, e annaspando per mantenersi in piedi. Il morto
aveva tutta l'aria di essere un soldato. Sakura li aveva visti
arrivare saltuariamente alle soglie del piccolo tempio e rendere
omaggio alla Dea. Non accadeva spesso, ma aveva assistito quando era
capitato. Ricordava però di essere rimasta spaventata dai
loro volti
arcigni e dalle cicatrici che li deturpavano, e da quelle armi
terribili e che portavano alla cintura, ancora incrostate di sangue
rappreso. Con il cuore che le batteva furiosamente nelle orecchie,
Sakura allungò un braccio tremante verso quella sagoma
indistinta.
Il sangue colava copioso da una ferita aperta e lucida alla base
della spalla, e anche se giaceva riverso e non poteva vedergli il
volto, era sicuramente molto giovane. Con uno sforzo, chiuse i pugni
sul mantello fradicio e vischioso, facendo leva all'indietro per
sollevarlo dall'acqua. Era pesante, e lei era ancora debole dopo il
vaticinio, e dovette ricorrere a tutte le sue forze per riuscire a
trascinarlo a riva e rivoltarlo sulla schiena.
Una
striscia di sangue gli colava dalla fronte lungo una guancia,
percorrendo il volto pallido come la morte.
Eppure
Sakura si ritrovò senza fiato, e non solo per la fatica e
l'angoscia.
Era
… bellissimo.
I
capelli neri, scurissimi, che grondanti incorniciavano l'ovale
perfetto del viso, il naso dritto e le labbra sottili. Era il giovane
più bello che Sakura avesse mai visto, nonostante la sua
esperienza
in materia non fosse di certo così vasta. Ma ricordava i
volti
abbronzati dal sole e gioviali dei contadini e dei ragazzi del suo
villaggio, e nessuno di loro poteva neppure lontanamente competere
con la bellezza quasi eterea di questo sconosciuto. Sakura riprese
infine a respirare pesantemente, scostandosi da quel corpo immobile.
- Quanta vita strappata a un così giovane uomo …
- mormorò piano,
strizzando tra le nocche la propria veste bagnata per asciugarla e
accorgendosi con un brivido di sconforto che si era macchiata di
rosso in più punti. Come avrebbe fatto a spiegare una cosa
del
genere, una volta tornata al tempio? Come? Solo in quel momento
realizzò che in effetti sarebbe già dovuta esser
corsa via da un
pezzo a cercare aiuto. Dopotutto chi lo aveva ucciso, chiunque fosse,
poteva ancora essere nei paraggi, e lei stessa era in grave pericolo.
Era una vergine sola e indifesa. Se l'avessero attaccata, avrebbe
avuto ben poche possibilità di salvare se stessa e il suo
onore.
Appoggiò una mano tremante sul viso del giovane, chinandosi
a
sfiorargli le labbra con un orecchio, trattenendo il respiro,
cercando di cogliere anche il più piccolo indizio, un
soffio, un
respiro gelido, uno spasmo, qualsiasi cosa che le provasse che fosse
ancora vivo. Ma egli giaceva immobile, e Sakura si ritrasse
sconfitta.
Doveva allontanarsi, decise, non poteva rimanere un attimo
di più.
Ma
nell'esatto momento in cui raccolse la veste e fece per rimettersi in
piedi, una mano fredda e bagnata si richiuse con violenza sul suo
polso, strappandole un ansito e un gemito di sorpresa. Fece appena in
tempo a incontrare gli occhi neri, letali e vivi del
giovane soldato, prima di sentirsi gettare con furia nell'abisso
della fonte, e affondare impotente, con le acque che si richiudevano
sopra di lei riempiendole i polmoni e gli occhi di terrore.
Doveva
respirare, doveva assolutamente riprendere a respirare.
Fu
il primo incoerente pensiero che le attraversò la mente
sconvolta,
nell'avvertire quanto fosse gelida l'acqua, quanto le vesti
appesantite le impedissero di riemergere con facilità, e
quanto
fosse inaspettatamente profondo e oscuro il centro della fonte.
Sakura aprì la bocca, tentò di urlare, si scosse,
tese le mani, ma
fu tutto inutile. Stava morendo, fu il suo secondo pensiero, presa da
un panico incontrollato che, stupidamente, la portò a
gridare di
nuovo, perdendo anche le poche riserve d'aria rimaste. E forse
sarebbe morta davvero, se d'improvviso non fosse stata afferrata per
un lembo della veste da qualcuno sopra di lei, e riportata
all'istante in superficie. Riemerse annaspando, scossa dai tremiti e
talmente terrorizzata che si aggrappò strettissima al petto
e alle
spalle del suo salvatore, senza badare alle convenzioni, ai divieti o
a qualsiasi altra cosa che non fosse il fatto di poter di nuovo
respirare. La prima boccata d'aria che le riempì i polmoni
le fece
male e la lasciò ansante, la seconda la riportò
definitivamente
alla vita. Si sentì inaspettatamente afferrare per le gambe,
e tentò
di reagire, ma poi si rese conto che in realtà il giovane
stava solo
tentando di riportare entrambi a riva sani e salvi, e perciò
rimase
inerte tra le sue braccia, sbattendo le ciglia per mandare via le
gocce rimaste attaccate. Anch'egli stava ansimando pesantemente, come
se ogni passo gli costasse uno sforzo immane, e solo allora Sakura si
ricordò che era gravemente ferito, e ogni movimento doveva
provocargli un dolore lancinante. Infatti, una volta raggiunta la
sponda, la lasciò ricadere senza alcuna cura sulla terra, e
si
accasciò anche lui senza respiro. Sakura si volse a
guardarlo,
tremante e spaventata. Il soldato aveva gli occhi grandi, resi ancora
più grandi dal dolore e dallo sconcerto, e la fissavano con
mille
domande, anche se la sua bocca era troppo impegnata a riprendere aria
per porgliele. - Chi … diavolo siete … voi? - riuscì a
malapena a sussurrare,
prima di perdere di nuovo conoscenza e lasciar ricadere la testa
sull'erba.
In quell'esatto istante, scostandogli una ciocca fradicia dagli occhi chiusi con due dita tremanti, e soffermandosi a sfiorare la fronte madida, Sakura fu quasi sicura che la risata infantile e sciocca del piccolo birbante divino stesse risuonando fino alle pendici dell'Olimpo. Incredibile come fossero bastati pochi attimi a ribaltare il suo mondo. Il cuore le pulsava ancora come impazzito nel petto, e non sembrava avere intenzione di smettere entro breve. Con un sospiro, richiuse gli occhi e si stese accanto al giovane, lasciando che rimanesse a vegliarli soltanto il cielo immenso sopra di loro.
Forse è proprio quando smetti di aspettarti qualcosa, che qualcosa accade.
But
I want to stay here
'cause
I'm waiting for the rain
And
I want it to wash away
everything
Ma
voglio restare qui perchè
sto
aspettando la pioggia
e
voglio che lavi via
tutto
quanto
(Labyrinth ~ Elisa)
Allora,
per prima cosa, lo so, ho
l'altra fiction da continuare, ma nei rari (rarissimi) casi in cui
l'ispirazione chiama, in linea di massima io rispondo XD Chiariamo che, essendo questa una fic, tutta la faccenda è parecchio
romanzata, e anche se i riferimenti storici non sono messi
lì a casaccio, le incongruenze potrebbero esserci e infatti ci sono XD
Insomma, non è mica un trattato sulla storia della Grecia,
ecco.
Mi sono documentata su Wikipedia per avere maggiori informazioni
sull'oracolo di Delfi, le Vestali e le Sibille in generale,
perciò
cercherò di attenermici il più possibile. I pair saranno quelli già specificati, SasuSaku come coppia principale, NejiTen, NaruHina e Gaara/Matsuri, tutte coppie che adoro
letteralmente <33 Dunque,
il tempio descritto ovviamente non ha alcuna base storica, è
semplicemente immaginato come un (non specificato) santuario minore,
dedicato alla dea Hestia, da cui la menzione al fuoco sacro. Altra
cosa è il dono di
Sakura, che credo abbiate già capito di cosa si tratta,
perciò a
essere pignoli si verrebbe a creare una sorta di conflitto tra il suo
essere contemporaneamente vestale e sibilla, cosa non accettabile
storicamente, ma ripeto, è puramente un fatto romanzato per
esigenze
della trama. Altra cosa ancora, ho immaginato fin da subito TenTen
come votata alla dea Artemide, e qui alé, altro conflitto,
essendo
anche lei vestale come Sakura. Preciso quindi che la storia si ispira
ed è effettivamente ambientata nell'Antica Grecia, ma i
riferimenti
storico/culturali non
saranno sempre rispettati. Mmh, che altro dire? Il rating per ora
è
fisso sull'arancione, ma non si esclude che possa passare al rosso,
si vedrà XD
Bene,
direi che vi ho annoiati a sufficienza, ricordate che i commenti sono
sempre molto, molto graditi *O*
Se
vi va perciò fatemi sapere cosa ne pensate, mi farebbe tanto
piacere
^O^
Un
bacio a chiunque sia arrivato a leggere fin qui <33
Vostra,
Sisya