Come spaventapasseri lasciati sotto il sole, beccati dai corvi, i corpi dei morti in battaglia giacevano inermi e freddi sul terreno dello scontro.

Occhi sbarrati e smorfie piene di dolore, neanche la premura di chiudere con un gesto le palpebre per poterli lasciar riposare nell'aldilà.

L'odore ferreo del sangue e lo scoccare del metallo dei sopravvissuti che si trascinavano mal messi tra le file di cadaveri accostati l'uno a l'altro, il sudore e la disperazione, lacrime amare che sgorgavano dalle vedove davanti ai loro mariti che lì ci avevano lasciato la vita.

Urla straziate dei bambini che insistentemente chiedevano dove fossero i loro genitori, ed il cielo rispecchiava il dolore di tutto, quel rosso fuoco coperto solo da nuvole passeggere del medesimo colore. 

Il fumo di una sigaretta galleggiava tranquillo nell'aria, quasi come la quiete dopo la tempesta, occhi stanchi e affannati di chi ne aveva viste fin troppe e le guance solcate da lacrime che lasciavano il segno a qualcuno che nella sua breve vita non aveva pianto mai.

Le dita affusolate tenevano ben salde il filtro arancione di quell'arma letale che lentamente distruggeva da dentro il corpo ma che dava piacere all'anima.

La gola bruciava, chiedeva aiuto, stringeva mentre lo stomaco si contorceva in quello scenario di morte che dava l'impressione di essere finiti nel genjustu di qualche sadico dell'akatsuki. 

Shikamaru osservò quasi come niente fosse successo, nella sua mente nessun pensiero, un solo flebile ricordo apparse all'improvviso non desiderato;

il suo caldo sorriso e quegli occhi del color verde prato, i capelli brillanti come il grano al sole ed ebbe come un blocco, il cuore gli si fermò e riprese a pompare un attimo dopo più velocemente, così freneticamente che le immagini nella sua mente cambiarono prospettiva; al posto del suo sorriso sangue scarlatto fuoriusciva ai lati delle sue labbra, da quegli occhi così vivi e brillanti ora si poteva ammirare solo il vuoto, si spegnevano come stelle davanti a lui mentre la sua candida mano, in un disperato segno di aiuto cercava la sua prima di crollare al suolo con un tonfo e segnare inesorabilmente la sua fine.