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Autore: Laly of the Moonlight    30/06/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte passò senza intoppi, a parte qualche scossone dovuto al mare che si era agitato leggermente dopo la mezzanotte. I due passeggeri riuscirono quantomeno a riposare per diverse ore, dormire era assolutamente fuori questione data la presenza di un’enorme quantità di pericoli attorno a loro. Poco dopo l’alba, l’intera nave venne svegliata da un fastidioso rumore di metallo che cozzava insistentemente contro altro metallo: qualcuno stava sbattendo un mestolo contro il fondo di una pentola, sbraitando ai cialtroni nullafacenti che popolavano quella bagnarola di alzarsi immediatamente o non avrebbero avuto nemmeno un tozzo di pane per colazione.
Rya alzò leggermente la testa, indecisa se alzarsi e andare a tirare il collo di quel gallinaccio che seguitava ad urlare ferendole le orecchie o se girarsi e mettersi il cuscino sulla testa, attendendo pazientemente che quel supplizio finisse.
Decise di adottare la soluzione diplomatica, almeno per quella volta: si girò dall’altra parte tirandosi le coperte fin sopra le orecchie, pensando a quanto fosse fortunata quella sveglia umana a poter vivere un giorno in più.
Si accoccolò meglio sul fondo dell’amaca, pregustandosi un’altra mezz’ora abbondante di dolce far nulla, ma ben presto si accorse di aver fatto i conti senza l’oste – pardon – senza il gallo.
Ecco infatti che il fracasso infernale si fece via via più nitido mentre l’incaricato della sveglia si avvicinava sempre di più alla porta della loro cabina, latrando loro di alzarsi immediatamente.
  • Lo stesso vale per voi due, turisti delle mie braghe! Ordini del Capitano, alzatevi immediatamente e vedete di rendervi utili o questa sarà la vostra prima e ultima giornata in mar… -
Non riuscì nemmeno a terminare la frase che la porta si era già spalancata e lui si ritrovò sbattuto contro al muro, sollevato da terra e con la gola serrata in una morsa ferrea. Davanti ai suoi occhi spalancati, uno sguardo azzurro e assassino.
  • Ascoltami bene, gallinaccio spelacchiato. – ringhiò Rya, a un soffio da lui – Azzardati di nuovo a fare qualcosa di simile e ti spedisco all’altro mondo. Ordini del Capitano o meno. – l’uomo deglutì sonoramente, spaventato a morte. Accennò un sì con la testa, per quanto poco potesse muoversi a causa della posizione e la ragazza si limitò a lasciarlo andare, rivolgendogli un’ulteriore occhiataccia. Poi tornò sui suoi passi e si ritirò nella cabina, chiudendosi la porta alle spalle.
  • Fortuna che dovevamo tenere un profilo basso. –
  • Non l’ho ammazzato. Già per questo dovrebbe ringraziare il cielo e la mia clemenza. – ribatté lei stizzita, tornando a infilarsi sotto le coperte – Difficilmente qualcuno che mi sveglia in maniera così fastidiosa e insolente, senza avere un buon motivo per farlo, rimane vivo. L’unico a non averci rimesso la pelle credo sia Acnologia. – aggiunse poi, dopo essersi accomodata meglio sul suo giaciglio.
  • Perché hai paura di lui? – azzardò lui, no riuscendo a trattenere un sorriso.
  • Perché è il mio Re. E le leggi draconiche vietano i regicidi, se non per giusta causa. – borbottò lei in risposta. Il Mago del Crush si limitò a ridacchiare divertito, ma senza aggiungere altro.
Mezz’ora dopo, i due decisero che era arrivato il momento di alzarsi. Il vociare dei marinai era diventato fin troppo insistente e di sicuro non sarebbero più riusciti a guadagnare nulla in termini di riposo. Rya sistemò i capelli in una comoda treccia e si accomodò il mantello sulle spalle, senza però alzare il cappuccio. Usciti dalla cabina e chiusa la porta a chiave, i due si diressero verso la cambusa, da cui proveniva uno strano odore, come di cibo andato a male e caffè bruciato. Ignorando il più possibile il tanfo, la ragazza guidò Gildarts attraverso la fiumana di gente che si muoveva in senso opposto, arrivando finalmente davanti ad una sala sudicia e maleodorante, in cui erano disposti lunghi tavoli attorniati da panche, il tutto in legno tarlato e sporco. Dalla parte opposta troneggiava un paiolo di peltro, l bordo superiore incrostato di avanzi di cibo e le pareti esterne percorse da strisce di unto che riluceva giallastro nella tenue luce delle lampade ad olio.
La ragazza sollevò un sopracciglio e arricciò il naso, schifata dalla visione disgustosa che le si era palesata.
  • Che schifo. Peggio di quanto mi aspettassi. –
  • Suvvia, non possiamo fare gli schizzinosi. Dopotutto siamo ospiti. – cercò di sdrammatizzare Gildarts, senza però risultare molto convincente. Nemmeno lui sembrava molto entusiasta dello stato della cucina.
  • Passeggeri paganti. Come tali andremmo trattati meglio. Poco male, dal rollio della nave direi che fuori c’è bonaccia, ne approfitteremo per pescare qualcosa di commestibile da mettere sotto i denti. –
  • Pensi che queste buone anime di marinai ci presteranno delle reti o magari una canna da pesca? – ironizzò lui, scuotendo la testa e osservando alcuni inservienti portare via la pentola ormai vuota.
  • Da loro non mi aspetto nemmeno un calzino bucato. Beh, meglio muoversi, qui non abbiamo più nulla da fare. – rispose lei, scuotendo il capo, seguendo l’aroma leggero della salsedine per orientarsi nel ventre della nave, fino a trovare la strada giusta per il boccaporto.
Prima di salire l’ultima rampa di scale, la ragazza si fermò un momento, controllando che non ci fosse nessun altro oltre a loro due. Tese l’orecchio per qualche secondo, captando qualsiasi segnale che annunciasse l’arrivo di qualche mozzo, ma una volta accertatasi della totale assenza di umani nel raggio di almeno una decina di metri, schioccò le dita della mano destra. Una scintilla di luce bianca si sprigionò dal contatto, allungandosi velocemente per poi sparire dopo pochi istanti, lasciando al suo posto una canna da pesca, con tanto di vermiciattolo già attaccato all’amo. Una volta raggiunta la coperta, Rya si stiracchiò, inalando aria a pieni polmoni, cercando di allontanare la puzza di stantio e legno marcio che regnavano sotto le assi che stava calpestando.
  • Stomaco delicato, eh? – il Capitano si avvicinò ai due Maghi, guardandoli divertito. Gildarts si limitò a scrollare le spalle.
  • Il vostro menù non era esattamente di nostro gradimento, spero che per cena le cose andranno meglio. –
  • Qui la sbobba è sempre la stessa, pranzo e cena. Prendere o lasciare. –
  • Io lascio, grazie. Non ci tengo a morire avvelenata. – sentenziò la ragazza, facendo ondeggiare lievemente la canna da pesca.
  • Beh, fa un po’ come ti pare. Ma se morirai di stenti saranno affari tuoi, ragazzina. –
  • Sì, sì. Certo. – Rya si avvicinò al parapetto, osservando attentamente la piatta e immensa distesa blu, girandosi poi a scrutare le nubi all’orizzonte e la posizione delle vele, notando che quasi tutta la velatura disponibile era stata aperta, senza essere tuttavia sufficiente a muovere la nave di più di pochi metri per volta.
Annuì fra sé e sé, facendo leva sulle braccia e andando a sedersi a gambe incrociate in equilibrio molto precario sulla parte superiore della balaustra, sotto lo sguardo allibito del Secondo Marcus e quello interrogativo di Gildarts. Lanciò la lenza con attenzione verso un punto preciso, aspettando pazientemente che qualcosa, possibilmente il loro pranzo, decidesse di abboccare. La quasi totale assenza di onde dava alla nave un moto abbastanza uniforme, per cui la ragazza riuscì a mantenere la posizione senza troppa fatica. Il suo compagno le si avvicinò, appoggiando i gomiti poco distanti dalle sue ginocchia, osservando l’oceano in silenzio, aspettando che fosse lei a parlare per prima. Dopo più di un’ora d’inutile attesa, fu lui a rivolgerle la parola.
  • Quell’affare da dove arriva? –
  • L’ho creata io. – rispose lei, senza distogliere lo sguardo dal galleggiante colorato, mosso da leggere increspature a pelo d’acqua.
  • Credi di riuscire a prendere qualcosa? –
  • Qua sotto c’è abbastanza pesce da sfamare un esercito. Evitiamo di dirlo ai nostri simpatici amici però, non vorrei che decidessero di approfittare pure loro della nostra riserva personale. Comunque io sto puntando a un salmoncino che sta girando allegramente sotto la poppa della nave. Vediamo se decide di farsi pigliare. –
  • Come fai a sapere che c’è un salmone qui sotto? –
  • Leggere il flusso vitale che scorre in ogni essere vivente è la mia specialità. – si irrigidì appena, notando un movimento più deciso del filo semi-trasparente, sentendone aumentare la tensione.
Strinse con più forza la base della canna, rimanendo in attesa e trattenendo il respiro. Gildarts fece lo stesso, ipnotizzato anch’egli dal movimento rapido e scattoso del galleggiante, segno che qualcosa stava lottando per liberarsi della morsa dell’amo. Rya attese ancora qualche istante poi, con un solo movimento fluido, sciolse le gambe dandosi una spinta all’indietro con le punte dei piedi, portando con sé anche la canna e la lenza che vi era attaccata. Fu questione di un attimo e il grosso pesce uscì dall’acqua, le squame che rilucevano argentee sotto la luce solare appena schermata dalle nuvole. Dal labbro superiore si vedeva spuntare la punta dell’uncino, mentre il salmone si dimenava a più non posso nel tentativo di liberarsi dalla morsa letale. Pochi istanti ancora e venne issato sulla tolda, mentre la ragazza provvedeva rapidamente a estrarre un pugnale da sotto al mantello per conficcarglielo nel cranio, fermando una volta per tutte i suoi movimenti convulsi.
  • Beh, che ne dici? Può andare? –
  • Vorrai mica mangiarlo crudo. –
  • Per me non fa differenza, ma se preferisci possiamo cuocerlo o affumicarlo. –
  • Cotto sarebbe perfetto. – sentenziò il mago, guardandosi attorno. I marinai, che avevano smesso di lavorare per osservare i movimenti dei due, si rimisero subito a fare ciò che avevano interrotto.
  • D’accordo. Vado a vedere se in cucina almeno il fornello è utilizzabile. – tagliò corto lei, tirando su il pesce tramite la lenza e sparendo con esso lungo le scale che portavano alla sotto coperta.
Mezz’ora dopo, eccola risalire portando con sé una bella serie di tranci di salmone scottato alla bell’è meglio direttamente sulla fiamma. Evidentemente le pentole che avevano a disposizione gli sguatteri della nave non erano di suo gradimento.
I due si misero a mangiare, comodamente appoggiati al parapetto sul cassero della nave, osservando la scia di schiuma perlacea lasciata dalla nave dietro di sé.
  • Faremmo bene a tenerne un po’ per domani. –
  • Uh? Di cofa? – domandò Rya, masticando un boccone di pesce.
  • Di cibo. Non so quando riusciremo a prenderne ancora. – lei finì di deglutire.
  • Rilassati. Questa è solo una parte del salmone di prima. Un altro quarto l’ho cotto e nascosto in cabina, l’ultima metà l’ho messo sotto sale. Abbiamo cibo a sufficienza per un paio di giorni. –
  • Massimo fino a domani sera… - calcolò Gildarts, facendosi pensieroso. Lei scosse il capo.
  • No, il resto è tutto tuo. Con questa razione io posso stare senza mangiare per una settimana. –
  • Ma ne risentirai! –
  • Affatto. Sono abituata a periodi ben più lunghi di digiuno. –
  • Sicura? –
  • Senti, convivo col mio fisico da un buon numero di anni, ormai. Credo di sapere perfettamente quali siano i miei limiti. – sbuffò lei, scrollando la testa – In ogni caso, vedrò di non strafare. – aggiunse infine, sottovoce. Il Mago del Crush sorrise, ma non disse nulla. Un po’ le ricordava Natsu, soprattutto per il suo atteggiamento impulsivo. Solo che mentre il Dragon Slayer del fuoco spesso non poteva permettersi più di tanto di fare il gradasso, la ragazza che gli stava accanto probabilmente aveva abbastanza energia magica in corpo da stendere anche i Maghi della Croce Sacra.
Se n’era accorto immediatamente. I suoi compagni di Gilda probabilmente non ci avevano fatto caso, o semplicemente non erano riusciti a percepire la lieve aura che proveniva da Rya. Nei giorni precedenti aveva cercato di analizzare ciò che sentiva provenire da lei, senza riuscire a trovare davvero una risposta ai suoi interrogativi.
Sembrava quasi che l’aria attorno a lei fosse carica di elettricità statica, abbastanza da essere percepita, ma non sufficiente ad infastidire. Makarov doveva essersene accorto e anche Mavis ne sapeva sicuramente qualcosa, ma nessuna domanda era stata posta sulla questione e nessuna delucidazione era arrivata per spiegare quello strano fenomeno. L’unica cosa che gli era venuta in mente era che quella ragazza tenesse celata la propria aura magica dietro a pesanti barriere autoimposte, ma questa era di una potenza tale da non poter essere mascherata del tutto. E se ciò che sentiva era solo una minima parte di quella che doveva essere la sua magia, non osava davvero immaginare cosa potesse succedere nel momento in cui avesse lasciato fuoriuscire la vera essenza di ciò che teneva ben nascosto.
Nel momento in cui i suoi scudi e i suoi sigilli fossero caduti, a cosa avrebbe assistito?
Nel momento in cui il suo autocontrollo fosse venuto meno, cosa sarebbe accaduto?
Makarov aveva ragione.
Se Mavis aveva rispedito una maga del calibro di Rya da loro, sfruttando, forse a tradimento, la promessa che la legava a Fairy Tail, doveva esserci in gioco qualcosa di grosso.
Guardò verso l’alto, continuando a sbocconcellare il suo pezzo di salmone, perso nei suoi pensieri.
Voleva sapere a tutti i costi cosa doveva aspettarsi da quella ragazza. Per questo aveva deciso di portarla in missione con sé, senza chiedere il permesso al Master.
Aveva mentito su questo, ma dal modo in cui Rya lo aveva guardato, aveva intuito che lei dubitava fortemente che Makarov gli avesse dato il permesso di farsi accompagnare da lei. Eppure, aveva accettato.
  • A cosa pensi? – lo richiamò all’ordine lei, guardandolo in attesa.
  • A nulla in particolare. Penso che andrò a schiacciare un pisol… - la frase rimase in sospeso, mentre un rumore sordo di catene fece girare sia lui che la sua compagna. Sbatté un paio di volte le palpebre, giusto per assicurarsi di non avere le allucinazioni.
  • Ohi. Si può sapere che vi prende? –
 
Rya aveva già cominciato ad avvertire un cambiamento nell’atmosfera che regnava sul ponte. I suoi sensi oltremodo sviluppati avevano già captato bisbigli sospetti, suoni strani, movimenti inusuali. Aveva mostrato una calma velata di indifferenza, mentre continuava a tenere d’occhio i compagni di viaggio improvvisati. Aveva intravisto qua e là diversi baluginii, ma non era riuscita a capire se si trattasse di messaggi in codice o di qualcosa che veniva passato velocemente di mano in mano di nascosto. Diede un’occhiata a Gildarts, impegnato a osservare un punto indistinto dell’orizzonte: non sembrava essersi accorto di nulla. Affinando l’udito, la ragazza poté captare stralci di conversazioni, per nulla rassicuranti.
Dopo aver ascoltato per diversi minuti, capì che i marinai intendevano prenderli alle spalle mentre erano intenti a mangiare per derubarli e gettarli in mare, in pasto alle creature degli abissi.
Che razza di piano!
Sospirò pesantemente, prima di riportare la sua attenzione su Gildarts, ancora perso nel suo mondo, attirandone l’attenzione. Sentiva che il cerchio attorno a loro si stava chiudendo, non poteva parlare ad alta voce di quello che aveva sentito, ma poteva almeno rendere il suo compagno di viaggio più vigile.
Quando entrambi sentirono il rumore di catene, si voltò anche lei, incrociando le braccia e guardandosi attorno con occhio critico.
 
Una decina di uomini, alcuni armati di coltellacci solo sommariamente puliti, altri avevano in mano delle spesse catene di ferro arrugginito, macchiato di sangue incrostato.
Dunque quegli uomini avevano già ucciso?
Rya scrutò attentamente nei loro occhi, annusando l’aria. Non c’era tensione omicida, sentiva addirittura l’odore della loro paura. Evidentemente non tutti erano d’accordo con quell’assurdo modo di agire, ma alla fine avevano acconsentito a comportarsi da perfetti idioti: davvero credevano di poter avere qualche speranza?
  • Ora, cari i miei ospiti, resterete fermi dove siete, ci darete la chiave della vostra cabina e poi vi farete legare senza opporre resistenza. – era stato il Capitano a parlare, armato di una strana sfera di cristallo, al cui interno era racchiusa una sorta di voluta di vapore dai colori cangianti – Se lo farete, ne uscirete illesi. –
  • Sicuro. Dopo averci derubati ci slegherete e ci offrirete tè e biscotti e tutto si concluderà con un magico banchetto sotto le stelle. – lo canzonò Rya, incrociando le braccia e guardandolo ironica – Non siamo tutti un po’ troppo cresciuti per le favole? – per tutta risposta, l’uomo sorrise.
  • Credi di poterti permettere tutto questo sarcasmo, signorina? Grazie a questo simpatico gingillo, ora i vostri poteri magici sono completamente bloccati. Quindi ora vedete di non farmi perdere tempo. – una scintilla di magia bluastra si sprigionò dalle dita dell’uomo, mentre le onde del mare cominciarono ad ingrossarsi.
  • Un Mago dell’Acqua, eh? Bene bene, se pensi che ci arrenderemo senza combattere ti sbagli di grosso. – continuò lei, facendo schioccare sonoramente le nocche della mano destra, sottolineando il tono minaccioso con cui aveva pronunciato l’ultima parte della frase. Gildarts si limitò a rimanere fermo, dando corda alla Dragon Slayer. Poteva sentire il flusso della sua magia che rallentava, come se improvvisamente si fosse trasformata in un fluido viscoso, ma non era del tutto bloccata. Probabilmente le loro reazioni sarebbero state più lente, ma nulla che non si potesse equilibrare con una maggior velocità nello sferrare i colpi. Rimase calmo, attendendo le mosse dei loro gentili ospiti.
  • Ostinata e cocciuta, vedo. Cambierai presto idea. Water Slicer! – l’acqua salata del mare si sollevò, formando dei piccoli agglomerati a forma di lame, che si abbatterono ad altissima velocità verso il punto in cui i due Maghi sostavano. Rya scosse il capo, allargando il braccio destro.
  • Fairy Sphere. –
 
La luce invase completamente il campo visivo di Gildarts, talmente intensa da costringerlo a ripararsi gli occhi dietro allo schermo protettivo offerto dalle dita della mano sana. Le parole che lei aveva pronunciato gli rimbombavano ancora in testa, incapace di crederle vere.
Fairy Sphere.
Così l’aveva chiamata.
Ma era davvero possibile che una sola maga potesse evocare un incantesimo che sette anni prima soltanto la fusione di tutte le energie magiche dei membri più forti della Gilda aveva permesso di attivare?
Pochi istanti dopo, la luminosità si attenuò, permettendo finalmente al Mago e ai loro assalitori di comprendere meglio la situazione.
Attorno ai due Maghi di Fairy Tail era apparsa una barriera sferica, simile per consistenza ad una bolla di sapone, ma di colore giallo brillante. I raggi solari si infrangevano sulla superficie cangiante, creando giochi di ombre e movimento. Gildarts si guardò attorno, sconcertato, mentre Rya sorrideva tranquilla.
  • Quindi… adesso come la mettiamo? – chiese pacatamente lei, gli occhi azzurri fissi in quelli del Capitano. Lo sentì deglutire, mentre le gocce di sudore gli solcavano la fronte, fino a scendere lungo le guance e poi più giù, schiantandosi sul pavimento in legno. Non si aspettava che fossero ancora in grado di utilizzare la magia, non avrebbero dovuto avere possibilità di difendersi dal suo attacco. Eppure… eppure era così. Quella barriera non aveva solo respinto, ma completamente neutralizzato le sue lame d’acqua. Guardò nervosamente il globo che teneva ancora stretto in mano, domandandosi se non avesse perso efficacia.
  • Che hai in mente? – si intromise Gildarts, riprendendosi dallo stupore con cui aveva accolto la magia utilizzata dalla ragazza.
  • Non avevamo parlato di soluzioni diplomatiche? Preferivi un Fairy Glitter forse? – ricordando la potenza spaventosa della magia di Fairy Tail appena menzionata, il corpo del Mago venne scosso da un brivido freddo. Forse quella era davvero stata la soluzione migliore.
  • No, la barca ci serve ancora. –
  • Appunto. –
  • E-Ehi… sono sicuro che possiamo trovare una soluzione civile a questa situazione… -
  • Oh, sì. Tanto per cominciare pranzo e cena degni di questo nome. Niente più scherzetti di questo tipo, giusto per continuare.  – snocciolò Rya, tenendo il conto con le dita della mano destra – E, tanto per finire… dove avete preso quell’aggeggio? – indicò col mento la sfera cristallina nelle mani del Capitano.
  • Q-questa, beh… - balbettò lui, la gola improvvisamente inaridita.
  • Non ripeterò la domanda una seconda volta. –
  • Me l’ha data un uomo. –
  • Descrivilo. – si intromise Gildarts, improvvisamente più attento.
  • Capelli neri corti, portava una lunga veste rossa e una specie di stola bianca. –
  • Zeref… - mormorò senza fiato il Mago del Crush, mentre la sua compagna storceva la bocca.
  • Già, quella è una delle sue invenzioni. Si chiama Sfera Annulla-Magia. Il suo problema è che si basa sull’energia magica di chi la utilizza, quindi più è forte il Mago che la possiede più la sua efficacia aumenta. –
  • Conosci le magie di Zeref? –
  • Più di quanto mi faccia piacere ricordare. – concluse lei, facendo sparire la barriera magica con un semplice gesto dell’indice destro.
 
Osservò come le singole particelle di energia si staccassero creando qualcosa di simile a dei piccoli fiocchi di neve, disperdendosi nell’aria come minuscole farfalle gialle, danzando nel vento leggero fino a scomparire del tutto.
Zeref.
Ancora lui.
Sempre lui.
Avrebbe mai smesso di tormentarli?
Avrebbe mai smesso di mettere loro i bastoni in mezzo alle ruote?
Rya strinse una mano guantata a pugno, fissando un punto imprecisato tra le assi di legno, ricordando ciò che aveva visto tra i ricordi di Acnologia.
Mentre la ciurmaglia si disperdeva, facendo sparire catene e armi sotto lo sguardo attento di Gildarts, lei aveva un solo pensiero in testa.
 
Maledetto Mago Nero, prima o poi riuscirò a trovare il modo di farti scomparire dalla faccia di questo mondo.
  
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