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Autore: MomoiDancho    30/06/2018    1 recensioni
Sento la magia scorrere nelle dita e, sfiorando la tavola nel punto in cui avevo disegnato un grosso ippogrifo, succede il disastro.
Le luci scoppiano, si sente un rumore di unghie d'acciaio che sfrega contro il pavimento.
“Ti prego, ti prego… fa che non… non…” apro gli occhi e mi trovo faccia a faccia con una bestia dalle proporzioni mastodontiche: esso si guarda intorno, scrutando con gli occhi gialli la commissione, rimasta senza parole.
Genere: Azione, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque, ci siamo.
Respira, Arianna, respira.
Mi sfrego la punta delle dita sui jeans e percepisco un’elettricità forte: chissà come sarebbe se non avessi fatto una magia per calmarmi.
Mi chiamo Arianna Ferrari e sono una fattucchiera.
Beh, “fattucchiera” è un po’ antiquato, diciamo che sono una giovane strega: voi penserete “beh, vorrei essere al tuo posto, poter fare magie è il sogno di tutti!”. Niente di più vero.
Poter far lavare le stoviglie da sole, mettere tutto in ordine con uno schiocco di dita e far venire il morbillo a quelle persone che sembrano non avere altro da fare che spettegolare sul tuo ultimo colore di capelli è indubbiamente un gran vantaggio.
Tuttavia, il problema è riuscire a controllare la magia sotto stress.
Oggi ho il mio esame di maturità e sono agitatissima: per assicurarmi di non fare magie non volute in presenza della mia commissione non-magica, ho lanciato un incantesimo di nascosto su me stessa; a meno che non veda qualcosa color tortora, la mia magia sarà totalmente “bloccata”.
Affronterò quest’esame come ogni studentessa normale.
Arrivo a scuola ed entro nell’aula A, quella di laboratorio di pittura, portando le mie tavole raffiguranti Caravaggio, Van Gogh e Goya, sistemandole sui cavalletti.
«Lei è la signorina Ferrari Arianna?» mi chiede un uomo sulla cinquantina, con i capelli brizzolati e un sorriso rassicurante, «Sì, sono io» rispondo con voce leggermente tremante.
«Prego, inizi pure ad esporre la sua tesi»: comincio a parlare e, per dieci minuti, nessuno mi interrompe; appena concluso l’ultimo argomento, la destrudo freudiana, subito iniziano le domande.
Svevo e Pirandello in italiano, Orwell e Beckett in inglese, l’espressionismo tedesco in storia dell’arte,  il rapporto luce e colore in fisica… tutte cose che mi ero saggiamente ripassata.
“Forse riuscirò ad uscire con 83!” penso felicemente quando, finalmente, il mio professore di indirizzo mi mostra le tavole che ho prodotto durante la seconda prova.
Orrore.
“L’avrei dovuto considerare, maledizione. Lui e le sue dannatissime stravaganze!”: faccio appena in tempo a pensarlo, dopo aver notato con immensa agitazione l’enorme anello in metallo con incastonata una grossa pietra color tortora.
Sento la magia scorrere nelle dita e, sfiorando la tavola nel punto in cui avevo disegnato un grosso ippogrifo, succede il disastro.
Le luci scoppiano, si sente un rumore di unghie d’acciaio che sfrega contro il pavimento.
“Ti prego, ti prego… fa che non… non…” apro gli occhi e mi trovo faccia a faccia con una bestia dalle proporzioni mastodontiche: esso si guarda intorno, scrutando con gli occhi gialli la commissione, rimasta senza parole.
Un grido, così acuto da perforare i timpani, rompe il silenzio ed è subito caos: l’animale apre le ali e inizia ad impennarsi sulle zampe posteriori; non ho scelta e con un gesto veloce, creo una muraglia fatta dai banchi dietro i quali erano seduti i professori, di modo che si possano riparare insieme ai due testimoni che erano venuti a vedere il mio orale.
Mi trovo da sola davanti all’ippogrifo, mentre cerco di impedirgli di andare contro le altre persone.
Penso freneticamente a cosa possa fare, decidendo di provare a domarlo salendogli ingroppa e manipolando la sua mente, ma non riesco a farmi levitare perché sono troppo in preda al panico; con una zampata la bestia mi lancia dal lato opposto dell’aula e mentre vedo che si sta avvicinando con sguardo da predatore verso la commissione urlo … all’improvviso, apro gli occhi.
Sono madida di sudore, con la mano ancora protesa verso il vuoto: un sogno.
Mi ributto sul letto, mentre la sveglia continua imperterrita a suonare.
La spengo a distanza con un veloce gesto della mano, mentre cerco di calmare il battito del mio cuore.
Tiro fuori il libro di interpretazione dei sogni e velocemente leggo le prime righe di un lungo paragrafo:
Nel caso in cui si verifichi un sogno premonitore negativo, è bene cambiare assolutamente le condizioni in cui esso si sia verificato” scorro senza leggere con attenzione il resto della pagina, trovo la fattura e la applico: “Adieu tortora, benvenuto… pervinca!” soddisfatta del mio cambio di programma, inizio a prepararmi.
Mi dirigo a scuola e, grazie a Dio, tutti gli argomenti che i docenti mi avevano chiesto nel sogno, si ripresentano: arrivo al professore di pittura e fisica che, con un sorriso, si sistema i capelli.
“Ditemi che state scherzando”.
Un grosso ciondolo color pervinca spunta fuori dalle lunghe ciocche di capelli e in quel momento, mi ricompare davanti come un flash l’immagine del libro di interpretazione dei sogni.
Nel caso in cui si verifichi un sogno premonitore negativo, è bene cambiare assolutamente le condizioni in cui esso si sia verificato; inoltre è bene ricordare che è molto probabile che l’utilizzo di incantesimi su se stessi, dopo un fatto simile, riportino degli esiti disastrosi. ”.

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Buongiorno!
Come anticipato in una risposta ad un commento sulla mia storia precedente, questo è un breve one-shot che mi è venuto in mente mentre assistevo ad un esame orale (avrei dovuto prendere appunti sulle domande, ma alla fine è andata così ahah). Fatemi sapere se vi piace, le recensioni sono sempre apprezzatissime!
   
 
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