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Autore: mikimac    03/07/2018    4 recensioni
Potrebbe sembrare impossibile, ma due anime gemelle riescono sempre a stare insieme, perché l'Universo non permette che ciò che è stato creato per essere unito sia diviso e incompleto.
Soulmate.
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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Addio ai sogni
Stava di nuovo nevicando. Stavolta, però, non era la neve soffice e giocosa del giorno prima. I fiocchi erano piccoli e gelati. John non se ne rese conto. Correva lungo il viale che dalla villa di Sebastian Moran portava al cancello. Doveva raggiungere Sherlock e spiegargli che non si sarebbero persi. Rassicurarlo. Garantirgli che non lo avrebbe mai lasciato. Impedirgli di fare qualcosa di stupido. John sapeva di dovere fare in fretta. Non riusciva a comunicare con lui attraverso il loro neonato legame. Erano troppo lontani. Percepiva appena le emozioni di Sherlock, come fantasmi aleggianti nella periferia della propria mente. Eppure, John sapeva con assoluta certezza che quelle emozioni, profonde, violente e devastanti, appartenevano a Sherlock. Il giovane uomo biondo provava un profondo senso di colpa verso la propria anima gemella. Si sentiva come se lo avesse tradito. Allo stesso tempo, però, era conscio del fatto che non avrebbe mai potuto abbandonare a se stessa quella che avrebbe potuto essere la sua famiglia. Per quanto disprezzasse Trent, John sentiva di essere responsabile per il benessere della madre e dei fratellastri, incolpevoli per la grettezza di Davemport.
Arrivò al cancello quasi senza fiato. La strada era deserta, salvo per un’auto nera, con i vetri oscurati, parcheggiata poco distante dalla villa di Moran. John si guardò intorno, cercando la fermata di un qualche autobus o della metropolitana. Non poteva sperare nel passaggio causale di un taxi. Quella era una zona residenziale di lusso e i suoi abitanti avevano anche più di un autista al proprio servizio. Inoltre, non sapeva dove andare. Sherlock non era certo a Baker Street e John non aveva idea di dove cercarlo.
L’auto nera si mosse e si fermò davanti a lui. La portiera posteriore fu aperta e comparve il volto sorridente di una giovane donna mora: “Signor John Rowling? Prego, salga. La porto da Sherlock Holmes.”
John la fissò, interdetto: “Lei chi è? Come fa a conoscermi?”
“Lavoro per Mycroft Holmes. Mi ha chiesto di passare a prenderla per portarla dal fratello.”
John non esitò oltre. Salì sull’auto e chiuse la portiera.


Addio ai sogni


L’auto nera partì subito. L’interno era lussuoso, ma non pacchiano. Era una dimostrazione di autorità e ricchezza, senza essere troppo manifesta. John aveva incontrato Mycroft Holmes una sola volta, al ballo, ma quella macchina rispecchiava completamente la sua personalità di uomo riservato e severo.
La giovane donna mora era molto bella. Doveva essere alta e aveva un fisico perfetto, sottolineato in modo delicato da un abito lungo e nero. I capelli neri e ondulati cadevano ordinati sulle spalle, mentre gli occhi neri sorridevano divertiti, come se lei sapesse qualcosa che a John sfuggiva: “Mi può chiamare Anthea,” si presentò, allungando una mano.
“Che, ovviamente, non è il suo vero nome. – ribatté John, inclinando la testa e sorridendo – Se me lo dicesse, poi mi dovrebbe uccidere?”
La risata della donna fu cristallina e divertita: “Quasi.”
John prese la mano che la donna gli aveva porto, ma la ritrasse subito, provando una fitta. Si guardò la mano e vide che stava sanguinando. Anthea portò lo sguardo sulla mano ferita e frugò rapidamente nella propria borsetta, dispiaciuta: “Oh, santo cielo. Mi dispiace. Il mio anello ha un difetto nell’incastonatura di una pietra, ma di solito la tengo in alto, in modo che nessuno si ferisca. Evidentemente si è spostato senza che me ne accorgessi. Spero che non le faccia troppo male. Prenda questo fazzoletto. Sono veramente mortificata. Non è una ferita profonda, vero?”
John le sorrise rassicurante, tamponando la ferita: “Non è nulla di grave. Guardi. Si sta già fermando,” aggiunse, mostrando il piccolo taglio superficiale. John stava per mettere in tasca il fazzoletto, quando Anthea lo prese: “Lasci pure a me. Lo farò lavare io. È il minimo che posso fare, visto che si è ferito per colpa mia.”
“Ho subito ferite peggiori, non si preoccupi. Dove stiamo andando?”
“Il signor Holmes ha fatto portare il fratello in un luogo sicuro. Ci aspettano là,” rispose Anthea, evasivamente.
John sospirò e sperò che il posto sicuro fosse vicino. Dai finestrini poteva vedere il paesaggio esterno. Evidentemente i vetri oscurati erano stati pensati per non permettere di vedere chi si trovasse all’interno dell’auto, ma i passeggeri potevano vedere dove stessero andando. Questo lo rassicurava appena un po’. Era salito sull’auto senza pensarci due volte, fidandosi di una sconosciuta che poteva anche avere cattive intenzioni o non lavorare affatto per Mycroft Holmes. John scrollò mentalmente le spalle. Percepiva sempre più forte la presenza di Sherlock e questa era l’unica cosa che contasse per lui.
Il tragitto sembrò eterno, ma non durò più di mezz’ora. La neve ghiacciata continuava a cadere, rendendo le strade scivolose. Davanti agli occhi di John si aprì quella parte della periferia di Londra, caratterizzata da fabbriche e magazzini abbandonati.
“Il luogo perfetto per eliminare e far sparire qualcuno,” si disse.
“Mio fratello ha un senso dell’umorismo molto particolare,” gli rispose Sherlock.
John non poté evitare di sogghignare. Qualsiasi cosa stesse per accadere, loro sarebbero stati insieme e questo era rassicurante. L’auto entrò in quello che era stato un enorme magazzino per le merci della fabbrica posta accanto. Entrambi erano stati abbandonati da molto tempo. Le intemperie e gli anni avevano lasciato segni indelebili sulla grande struttura. La macchina si fermò e John scese, accolto da Mycroft. Il maggiore degli Holmes sorrideva, appoggiato pigramente al proprio ombrello.
“Signor Holmes,” lo salutò John, esitante.
“Mi chiami pure Mycroft. In fin dei conti, è pur sempre l’anima gemella di mio fratello. Siamo quasi parenti e le formalità fra noi sono superflue.”
“Mycroft… dove è Sherlock?”
“Sono qui,” rispose il giovane Holmes, comparendo alle spalle del fratello.
“Mi dispiace. Non sai quanto vorrei non averti deluso. Quanto vorrei che le cose non fossero andate in quel modo. Io…” proruppe John, superando Mycroft e andando verso Sherlock.
“Non devi scusarti. Sapevamo che sarebbe stato difficile rimandare o annullare il matrimonio, non avendo prove concrete in mano,” lo interruppe Sherlock.
I due uomini si allontanarono dall’auto. Anche se nessun altro era in grado di percepire i loro pensieri, volevano avere più intimità possibile. Mycroft non diede segno di essere infastidito dai movimenti di John e Sherlock. Anzi, si rivolse alla propria assistente: “Fatto?”
“Fatto,” rispose Anthea, picchiettando leggermente sulla propria borsetta.
“Allora vada subito. Pensiamo noi a riportare John in hotel.”
“Bene, signore. Farò ogni pressione possibile per avere i risultati al più presto,” garantì la donna.
“Non ho dubbi,” Mycroft inclinò il capo, riconoscente.
L’auto con a bordo Anthea lasciò il vecchio magazzino. Sherlock e John erano talmente impegnati nella loro discussione che non se ne accorsero.


“Se ci fosse stato solo Sebastian, forse sarei riuscito a convincerlo a rinviare le nozze. Non pensavo di trovarmi davanti Trent… e… Allyson. Non so nemmeno come chiamarla. Ho così tanti dubbi,” John scosse la testa, avvilito.
“Posso immaginare la scena madre recitata da Trent Davemport. Su che cosa ha fatto leva?” Chiese Sherlock, senza nascondere il proprio disgusto verso il presunto patrigno di John.
“Mi ha accusato di volere fare il test per non mantenere la parola data, per il mio tornaconto personale, ma soprattutto… – John esitò, volgendo lo sguardo verso una finestra, posta troppo in alto e troppo sporca per potervi vedere attraverso – Mi ha detto che stavo dando dell’imbrogliona e della truffatrice a mia madre,” sospirò infine.
“Che bastardo! Ha approfittato del fatto che non ricordi nulla del tuo passato per fare leva sui sentimenti che provi o che ti senti in obbligo di provare per quella donna. Che cosa ha detto lei?”
“Nulla. Ascoltava, ma non è mai intervenuta veramente. Ha tentato di impedire a Trent di essere troppo duro, ma non ha mai parlato con me.”
“Ti è sembrata offesa dalle tue parole?”
John rifletté per qualche secondo: “Non direi. Fa qualche differenza?”
“Avrei dovuto venire con te. Mi sarebbe bastato osservare quella donna per capire se ti stessero mentendo.”
“Mi dispiace. Non volevo ferirti,” ripeté John.
“Non è colpa tua. Tu sei un uomo buono, un’anima generosa, che non approfitterebbe mai delle debolezze altrui per raggiungere il proprio tornaconto.”
“Sebastian mi ha messo davanti a un aut aut. O le nozze o la prigione per Allyson e Trent. Non ho potuto fare altro che confermare le nozze. Non potevo permettere che Moran distruggesse i Davemport, senza avere l’assoluta certezza che loro non fossero la mia famiglia.”
“Lo so,” ribatté Sherlock in tono secco.
John non poté evitare di percepire il senso di abbandono e solitudine provato da Sherlock. Gli arrivò nella mente l’immagine di un bambino magro e alto, preso in giro dai compagni di scuola per la sua intelligenza. Vide il bambino soffrire, perché non era accettato. Lo vide diventare sempre più solo e acido, perché nemmeno crescendo veniva compreso. Il cuore di John si strinse in una morsa dolorosa. Sherlock si sentiva abbandonato anche da lui. Dalla sua anima gemella. Dall’unica persona nell’universo che non avrebbe mai dovuto respingerlo.
“Io non ti lascerò mai,” disse John, a voce alta, con trasporto.
“John…”
“Non è tutto perduto. Solo perché mi sposerò con Moran, non significa che non possiamo rimanere amici, vederci, indagare sui tuoi casi insieme. Io non farò la parte dello sposo mantenuto. Non rimarrò chiuso nella mia gabbia dorata. Il contratto prematrimoniale prevede il divorzio solo nel caso in cui io tradisca Sebastian fisicamente. Non mi impedisce di avere un lavoro e rapporti con il resto del mondo. Nemmeno con la mia anima gemella. Sebastian Moran e Trent Davemport devono solo provare a impedirmi di frequentarti, come amico. Tu mi vuoi ancora come tuo assistente?”
Sherlock sorrise dell’entusiasmo e della spavalderia di John: “Potrebbe essere pericoloso,” sussurrò, suadente.
“Lo stai dicendo a uno che è stato in guerra in Afghanistan,” ribatté John, con lo sguardo serio.
“Ti voglio,” affermò Sherlock, in tono altrettanto serio. “Ti voglio in qualsiasi modo mi sia possibile averti. Come assistente, amico, anima gemella, amante, compagno, alleato. In ogni modo tu mi permetterai di averti. Fino a quando ti stancherai di me,” aggiunse, solo per loro.
“Se aspetti che io mi stanchi di te, dovrai abituarti ad avermi fra i piedi per sempre,” concluse John, avvicinandosi a Sherlock di un passo. Erano così vicini che potevano sentire i loro cuori battere velocemente, all’unisono. Erano così vicini da sentire uno il respiro dell’altro sul proprio viso. Erano così vicini da vedersi riflessi negli occhi dell’altro.
“Promettimi che non farai nulla di stupido,” sussurrò John.
“Prometto di non fare nulla che non approveresti,” mormorò Sherlock.
John inclinò la testa di lato: “Mi sa che mi debba accontentare di questo, vero?” Sorrise.
“È meglio che lei vada. Non vogliamo che Moran venga a cercarla, vero?”
John esitava. Non voleva lasciare solo Sherlock. Non era giusto.
“Vada pure, John. La mia auto la riporterà in hotel,” intervenne Mycroft.
“Voi come tornerete?”
“Oh, non si preoccupi. Noi ce la caveremo.”
John fece un cenno con il capo, strinse le spalle e marciò verso l’auto. Sherlock lo osservò mentre si allontanava. Poteva anche avere perso il primo round, ma non era detto che la partita fosse veramente chiusa.


Angolo dell’autrice

Sherlock comprende sempre le azioni di John e non gli rinfaccia mai nulla. Del resto, come si fa a rinfacciare qualcosa a qualcuno, quando questo cerca di proteggere la propria famiglia?

Grazie per avere letto anche questo capitolo. Grazie a 1234ok, meiousetsuna, CreepyDoll ed emerenziano per i commenti ai capitoli precedenti.

Ogni commento è sempre benvenuto.

A domani!
Ciao!
   
 
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