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Autore: anzy    03/07/2018    1 recensioni
Una ragazza triste, senza amici, arriva a Los Angeles per cominciare una nuova vita. Riuscirà a dimenticare il passato, oppure l'incontro con il bene e il male la trascinerà nuovamente nel baratro dell'autocommiserazione? Saranno l'amicizia e l'amore le ancore a cui aggrapparsi per iniziare a splendere e vivere?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciassette - Un nuovo addio

Capitolo Diciassette – Un nuovo addio

La camera era in penombra, la tapparella semi abbassata impediva alla luce di entrare e svegliare la sua occupante. Il silenzio era interrotto solamente dal bip intermittente della macchina per il rilevamento del battito cardiaco, per il resto era solo pace. 
Due persone erano presenti nella stanza: Sara, ancora profondamente addormentata per via dell’anestesia, e Steve che sedeva su una non proprio comoda sedia accanto al letto. 
Il volto dell’uomo era stravolto dalla preoccupazione per ciò che era capitato alla figlia, non tanto per la caduta che le aveva procurato qualche contusione, niente di grave in fondo, quanto per la faccenda legata al bambino.
Quando il chirurgo che aveva eseguito l’intervento comunicò che Sara era fuori pericolo, ma che aveva perso il bambino, tutti erano rimasti a bocca aperta come allocchi.

“U-un bambino? Ma che sta dicendo? Mia figlia era incinta?” erano state le sue parole dopo un tempo che era parso infinito, e che avevano rotto il silenzio di ghiaccio che era sceso tra i presenti.
Piano aveva volto lo sguardo verso gli amici più cari di sua figlia, ma sui loro volti aveva letto la stessa sorpresa che poteva leggere su quello di Fran e che, sicuramente, albergava anche sul suo. 
Nonostante tutto, era consapevole che alcuni di quei ragazzi sapevano più di ciò che volevano far credere, ma che da loro non avrebbe ottenuto informazioni perché erano troppo leali nei confronti di Sara.

“P-posso vederla?” aveva poi chiesto al medico che aveva prontamente annuito. 
Steve si era voltato verso Fran che gli aveva stretto forte la mano prima di lasciarlo andare; seguì il medico, lasciando tutti gli altri ad aspettare.

Quando entrò nella stanza i suoi occhi si posarono immediatamente sulla figura della figlia, addormentata e pallida; il medico, strada facendo, gli aveva spiegato che l’emorragia si era presentata piuttosto estesa, ma che non aveva danneggiato nessun organo e che in futuro la ragazza avrebbe tranquillamente potuto avere altri figli.

Era passato parecchio tempo dal momento in cui si era seduto sulla sedia, ma Sara non si era ancora svegliata; Steve incominciava a sentire la stanchezza pesargli sulle spalle, ma avrebbe voluto esserle accanto a tutti i costi nel momento in cui avrebbe riaperto gli occhi.
Stava fissando intensamente il viso di sua figlia, ora più rilassato, quando un tocco leggero sulla spalla lo fece sussultare; Fran era entrata silenziosamente nella stanza e gli si era avvicinata per sapere se avesse bisogno di qualcosa.

“No, tesoro! Vai a casa, io ti raggiungerò non appena Sara si sarà svegliata!” le rispose.

“Assolutamente no! Sono entrata solo per costringerti a venire a prendere un po’ d’aria fresca con me. Su forza, andiamo! Non voglio sentire scuse; se Sara avrà riaperto gli occhi al nostro ritorno, sarà contenta di vederti in forma!” le ultime parole ebbero l’effetto di spronarlo.
Era vero: Sara aveva bisogno di lui ora più che mai, e non doveva farsi trovare in quello stato, sconvolto e preoccupato.
Nel corridoio appoggiato con le spalle al muro, le braccia incrociate al petto e gli occhi chiusi, c’era Kanon che voleva avere notizie sulle condizioni della 'sua' Sara.

“Non si è ancora svegliata, ma se vuoi puoi entrare e rimanere tu un po’ con lei al posto mio! Sono sicuro che le farà piacere!” gli rispose Steve sorridendogli appena e appoggiando una mano sulla sua spalla, in segno di coraggio. 
Insieme a Fran si allontanò, e Kanon entrò piano nella stanza silenziosa.
Si avvicinò al letto lentamente e prese posto sulla sedia occupata da Steve fino a qualche minuto prima; appoggiò i gomiti alle ginocchia e scrutò attentamente il viso di Sara. 
Nonostante il pallore la trovò bella, ma fragile come un fuscello spazzato dal vento; dopo la disgrazia capitata alla madre e la notte passata con Saga questa proprio non ci voleva! 
Lei non ne era ancora al corrente, ma come avrebbe reagito alla notizia del bambino? Come avrebbe affrontato tutta la situazione? 
Queste e altre mille domande gli giravano in testa, mentre soffermava il suo sguardo sulle sue morbide labbra. Labbra da baciare!
Ricordava ogni singolo bacio, ogni sensazione provata tutte le volte e, mai come in quel momento, avrebbe voluto stringerla forte a sé, confortarla, e assicurarle che tutto si sarebbe sistemato! 
Delicatamente prese la mano di Sara fra le sue e se la portò alle labbra, imprimendovi un piccolo ma significativo bacio; rimase in quella posizione, con gli occhi nuovamente chiusi, per qualche minuto, fino a quando sentì una leggera pressione. 
Interruppe subito il contatto, osservando attentamente: Sara si stava lentamente risvegliando, e gli stava stringendo la mano con poca forza, ma tale da farsi sentire. Anche le palpebre si stavano aprendo pian piano, e gli occhi azzurri della ragazza fecero capolino dal buio che li aveva circondati fino a quel momento.

Sara fece molta fatica a mettere a fuoco ciò o chi le stava di fronte in quel momento; tutto era tremendamente sfocato e provava una forte pressione alle tempie, e non capì né dove si trovava né la motivazione.

“M-ma d-dove sono?” chiese con un filo di voce alla figura che intuì la stesse fissando. 
Sentì una mano posarsi sulla fronte, in una carezza dolce e gentile; non poté sbagliarsi: avrebbe riconosciuto tra mille il tocco di Kanon, perciò corrugò ulteriormente la fronte.

“Kanon?” chiese ancora, ma con voce più sicura questa volta.

“Sì, sono io!” le rispose subito il ragazzo.

“Mi sento strana! Che cosa mi è successo?”

“Non ricordi nulla?”

“Insomma! I miei ricordi si fermano a subito dopo la cerimonia di diploma: so di aver lasciato il gruppo per dirigermi in bagno perché mi era venuto caldo…” s’interruppe improvvisamente.
Gli occhi di Sara diventarono limpidi, e la giovane fissò lo sguardo in quello del ragazzo.

“Kanon, dimmi che cosa ci faccio in un letto di ospedale!”

“Flare ti ha sentita urlare e ti ha trovata ai piedi delle scale, svenuta e ferita!"

“Non ricordo nulla!” si lamentò Sara.

“Non ti devi sforzare! Hai appena subito un intervento delicato!” si fermò prima di rivelarle troppo.

“Come sarebbe a dire ‘intervento delicato’? E perché sento questo indolenzimento al basso ventre? Kanon parlami per favore, spiegami!”

“Non posso!”

“Kanon, ti prego!” lo implorò ora con le lacrime agli occhi.
Kanon non sapeva più come cavarsi d’impiccio, non voleva essere lui a rivelarle la verità sull’incidente. 
Fu salvato in extremis dalla porta che si aprì alle sue spalle; Fran e Steve entrarono.
Notando Sara sveglia si precipitarono al suo capezzale, mentre Kanon lasciò a loro l’incombenza di svelarle i fatti; in fin dei conti era giusto così!
Uscì dalla stanza senza fare alcun rumore, ma Sara fu subito conscia della sua assenza, e se ne dispiacque perché avrebbe voluto sapere da lui che cosa fosse accaduto.
Fu suo padre invece a parlarle.

“Tesoro, ricordi che cosa è accaduto?” le chiese.

“No papà! Assolutamente nulla! Papà, che cosa mi è successo?” chiese con le lacrime che le pungevano gli occhi, e passando lo sguardo da suo padre a Fran in continuazione.
Fran si sedette sul bordo del letto e le prese la mano, cercando di calmarla.

“Sara, ascoltami! Sei caduta dalle scale; ti ha trovata Flare dopo averti sentita urlare! Quando sei giunta in ospedale, hanno dovuto sottoporti ad intervento chirurgico perché avevi una forte emorragia, segno che era in corso un aborto…” cercò di spiegarle nel modo meno doloroso possibile, anche se era molto difficile.
Lo stupore che si dipinse sul volto di Sara confermò loro il sospetto che non fosse a conoscenza di essere incinta, ma questo non migliorava di certo le cose!

“Aborto?” riuscì solo a ripetere Sara, prima di lasciar libero sfogo alle lacrime.

“No! Anche questo no! Dio…perché? Perché hai permesso che rimanessi incinta? Perché, dopo tutto quello che ho passato? Un figlio di Saga era l’ultima cosa che avrei voluto nella vita! Una creatura innocente che avrebbe pagato gli errori da me commessi per la sua intera esistenza! Prima me lo hai dato, e poi me lo hai tolto…mi spieghi a cosa serve tutto questo?” stava pensando, lo sguardo fisso sulle sue mani che si martoriavano a vicenda, e la mancanza di coraggio per affrontare le due persone che lei era sicura fossero profondamente deluse.
Steve prese posto dall’altra parte del letto e parlò con una calma che Sara non si sarebbe mai aspettata.

“Sara…non siamo arrabbiati, se è questo che pensi e di cui hai paura! E non siamo neanche delusi; siamo solamente preoccupati! Certo non ci aspettavamo una notizia del genere, ma vogliamo solo sapere come ti senti, cosa pensi…” le disse. 
Sara trovò finalmente il coraggio di alzare lo sguardo carico di lacrime.

“Scusa!” riuscì solo a dire, prima di scoppiare in singhiozzi. 
Steve l’abbracciò stretta e Sara si sentì protetta dalle forti braccia del padre dopo tanto, tanto tempo. 
Le accarezzò i capelli fino a quando si calmò e, finalmente, riuscì a dire qualche parola.

“Non sapevo di essere rimasta incinta, di certo non era nelle mie intenzioni!” si spiegò, gli occhi profondamente segnati dal pianto.

“Il padre era…” cominciò a chiedere Fran, convinta che il ragazzo con cui Sara aveva avuto rapporti fosse Kanon. 
Sara intuì il nome che stava per pronunciare e la prevenne.

“No! Non era Kanon!” rispose abbassando lo sguardo ancora una volta, e rabbrividendo al pensiero delle mani di Saga sul suo corpo.

“Tesoro, te lo devo chiedere prima che lo faccia qualcun altro: eri consenziente o…” non riuscì a terminare la frase, perché il solo pensiero che sua figlia avesse potuto subire una violenza simile gli mozzava il respiro.

“No! No, papà…ero consenziente…” si rifiutò di spiegare loro la storia del ricatto perché sapeva che, se Kanon era riuscito a controllarsi, suo padre non avrebbe fatto altrettanto!
Omise di proposito l’intera vicenda. 
Vide il volto di Steve rilassarsi e tirò un profondo sospiro di sollievo.
Fran notò la stanchezza sul suo volto e propose al marito di lasciarla riposare con la promessa di ritornare la mattina seguente. 
Appena sola Sara chiuse gli occhi e si appisolò nuovamente, fino a quando avvertì il rumore della porta che si apriva piano; lentamente aprì gli occhi e riconobbe il viso di Flare e quello di Shaina e Marin che la osservavano con tristezza.

“Ehi!” disse loro piano, sorridendo appena. 
Flare non resistette oltre e l’abbracciò così forte che Sara dovette chiederle di smetterla perché l’avrebbe presto soffocata.

“Come ti senti?” le chiese Marin.

“Fisicamente un po’ meglio” rispose.

“Ma…?” fu Shaina a proseguire. Sara esitò un attimo, poi continuò.

“Ma quando ho saputo del bambino il mondo mi è crollato addosso! Non c’è punizione peggiore di quella di aver concepito una nuova vita con Saga, e forse me lo sono meritato! Kanon come l’ha presa?” le ragazze non si aspettavano quella domanda, non quando la persona maggiormente colpita da quella faccenda era lei!

“Veramente non lo abbiamo capito! Dalla sua espressione non è trapelata nessuna emozione, ma è stato qui no? A te cosa ha detto?” le chiese Flare.

“Mi è sembrato preoccupato ma, quando gli ho chiesto di spiegarmi cosa fosse successo, non ha voluto farlo ed è fuggito non appena sono rientrati mio padre e Fran! Vorrei vederlo, ho bisogno di parlargli, di chiedergli scusa”

“Tu chiedere scusa? Se lui avesse avuto un minimo di fiducia in te tutto questo non sarebbe successo!” si infuriò Shaina.

“Non è stata colpa sua!” lo difese Sara.

“Ah no? E allora perché, quando gli hai detto di aver creduto alle accuse di Saori, subito se ne è andato? Perché non ha insistito un po’ di più?” le chiese causandole un nuovo sfogo lacrimoso. 
Flare sapeva che Shaina le parlava in quel modo per farla reagire, ma non avrebbe sopportato oltre di vederla soffrire così.

“Basta Shaina! Per oggi Sara deve solo riposare; andiamo, torneremo domani a trovarla!” disse con tono perentorio. 
Le tre amiche salutarono la ragazza con un abbraccio e si accomiatarono.
Sola per la seconda volta quel pomeriggio, Sara ripensò alle parole di Shaina.

“Ha ragione! Non sono io che dovrei chiedere scusa, semmai Saga! Ma lui non lo farà mai, lui non si renderà nemmeno conto di cosa significhi tutto questo! Certo, un bambino non era ciò che volevo in questo momento, ma di certo non gli avrei impedito di nascere!” pian piano scivolò in un sonno ristoratore che la portò in un mondo diverso da quello reale, il mondo dei sogni e delle speranze ormai perdute.

La mattina seguente si svegliò presto e chiese all’infermiera di aiutarla a scendere dal letto per andare in bagno; assicurando poi la donna che se la sarebbe cavata da sola perché se ne sentiva in grado, si apprestò a rinfrescarsi in attesa del cambio che sicuramente Fran le avrebbe portato di lì a poco.
Quando uscì dal bagno, si fermò in mezzo alla stanza cercando di sconfiggere un’improvvisa vertigine che l'aveva assalita; l’infermiera le aveva spiegato che sarebbe stato normale, perché aveva in corpo ancora gli effetti dell’anestesia.
Stava traendo profondi respiri, quando la porta si aprì e Sara si voltò di scatto; nel farlo la vertigine riprese più forte e sarebbe caduta, se due forti braccia non l’avessero sostenuta e accompagnata al letto sul quale si sdraiò di nuovo.

“Non ti saresti dovuta alzare!” la rimproverò Kanon. 
Sara lo guardò, stupita della sua presenza, e gli chiese come avesse fatto ad entrare.

“Non è stato difficile” rispose lui laconicamente. “Come ti senti?” le chiese poi.

“Meglio” rispose Sara, evitando il suo sguardo “Tu?” gli chiese poi di rimando.
Kanon rimase sorpreso della domanda. Era lei che si preoccupava per lui? 
Questo era davvero troppo: prima il ricatto di Saga, accettato per salvarlo dalla galera, poi la notte da incubo passata con suo fratello, l’essere rimasta incinta e aver perso il bambino e infine? Chiede a lui come si sente? Si decise finalmente a dirle quello per cui era venuto.

“Ascolta, Sara! Ho riflettuto: sono stato in giro tutta la notte e sono giunto a una conclusione! Avevi ragione tu, quando alla festa di Seiya abbiamo parlato; il destino ci divide, continuiamo a rincorrerci e l’incidente che ti è capitato ne è la prova! Probabilmente non era destino che io e te potessimo stare insieme, per cui volevo dirti che condivido la tua decisione di ritornare ad essere, forse un giorno, soltanto amici! E’ la cosa migliore!” alle parole pronunciate dal ragazzo il cuore di Sara prese a sanguinare dolorosamente, più di quanto avesse fatto fino a quel momento.
Si fece forza e non pianse davanti a lui, ma rimase seria e confermò la sua decisione.

“Perfetto! Ti auguro ogni bene, Kanon, e buona fortuna per il College!” gli disse.
Kanon non rispose, si limitò a fare un mezzo sorriso e, con le mani in tasca, si voltò e uscì dalla stanza e dalla sua vita per sempre!

“Ti amo…” sussurrò Sara.
Un singhiozzo, poi due, un susseguirsi di dolore e pentimento, rabbia e frustrazione. 
Quella era stata la scelta che lei aveva fatto: allontanare Kanon dalla sua vita, ma sentirsi confermare che anche lui la pensava allo stesso modo fu devastante.
Sara non sapeva come avrebbe affrontato il suo imminente futuro, sapeva solo che necessitava il conforto di qualcuno che l’aveva amata più della sua stessa vita! 
Un’idea prese a farsi strada nella sua testa…
Certo, si disse poco dopo! Adesso sapeva cosa avrebbe fatto, solo si chiedeva perché non ci avesse mai pensato prima!

E dopo l'ennesimo addio, cosa starà frullando nella testa della piccola Sara? Tranquilli, l'attesa non sarà lunghissima...A presto!!!!

 

   
 
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