Capitolo Diciassette
– Un nuovo addio
Due persone erano presenti nella stanza: Sara, ancora profondamente
addormentata per via dell’anestesia, e Steve che sedeva su una non proprio
comoda sedia accanto al letto.
Il volto dell’uomo era stravolto dalla
preoccupazione per ciò che era capitato alla figlia, non tanto per la caduta
che le aveva procurato qualche contusione, niente di grave in fondo, quanto per
la faccenda legata al bambino.
Quando il chirurgo che aveva eseguito
l’intervento comunicò che Sara era fuori pericolo, ma che aveva perso il
bambino, tutti erano rimasti a bocca aperta come allocchi.
“U-un bambino? Ma che sta dicendo? Mia figlia era incinta?” erano state le sue
parole dopo un tempo che era parso infinito, e che avevano rotto il silenzio di
ghiaccio che era sceso tra i presenti.
Piano aveva volto lo sguardo verso gli amici più cari di sua figlia, ma sui
loro volti aveva letto la stessa sorpresa che poteva leggere su quello di Fran
e che, sicuramente, albergava anche sul suo.
Nonostante tutto, era consapevole
che alcuni di quei ragazzi sapevano più di ciò che volevano far credere, ma che
da loro non avrebbe ottenuto informazioni perché erano troppo leali nei
confronti di Sara.
“P-posso vederla?” aveva poi chiesto al medico che aveva prontamente annuito.
Steve si era voltato verso Fran che gli aveva stretto forte la mano prima di
lasciarlo andare; seguì il medico, lasciando tutti gli altri ad aspettare.
Quando entrò nella stanza i suoi occhi si posarono immediatamente sulla figura
della figlia, addormentata e pallida; il medico, strada facendo, gli aveva
spiegato che l’emorragia si era presentata piuttosto estesa, ma che non aveva
danneggiato nessun organo e che in futuro la ragazza avrebbe tranquillamente
potuto avere altri figli.
Stava fissando intensamente il viso di sua figlia, ora più rilassato, quando un
tocco leggero sulla spalla lo fece sussultare; Fran era entrata silenziosamente
nella stanza e gli si era avvicinata per sapere se avesse bisogno di qualcosa.
“No, tesoro! Vai a casa, io ti raggiungerò non appena Sara si sarà svegliata!”
le rispose.
“Assolutamente no! Sono entrata solo per costringerti a venire a prendere un
po’ d’aria fresca con me. Su forza, andiamo! Non voglio sentire scuse; se Sara
avrà riaperto gli occhi al nostro ritorno, sarà contenta di vederti in forma!”
le ultime parole ebbero l’effetto di spronarlo.
Era vero: Sara aveva bisogno di lui
ora più che mai, e non doveva farsi trovare in quello stato, sconvolto e
preoccupato.
Nel corridoio appoggiato con le spalle al muro, le braccia incrociate al petto
e gli occhi chiusi, c’era Kanon che voleva avere notizie sulle condizioni della
'sua' Sara.
“Non si è ancora svegliata, ma se vuoi puoi entrare e rimanere tu un po’ con
lei al posto mio! Sono sicuro che le farà piacere!” gli rispose Steve
sorridendogli appena e appoggiando una mano sulla sua spalla, in segno di
coraggio.
Insieme a Fran si allontanò, e Kanon entrò piano nella stanza
silenziosa.
Nonostante il
pallore la trovò bella, ma fragile come un fuscello spazzato dal vento; dopo la
disgrazia capitata alla madre e la notte passata con Saga questa proprio non ci
voleva!
Lei non ne era ancora al corrente, ma come avrebbe reagito alla notizia
del bambino? Come avrebbe affrontato tutta la situazione?
Queste e altre mille
domande gli giravano in testa, mentre soffermava il suo sguardo sulle sue
morbide labbra. Labbra da baciare!
Delicatamente prese la mano di Sara fra le sue e se la portò alle
labbra, imprimendovi un piccolo ma significativo bacio; rimase in quella
posizione, con gli occhi nuovamente chiusi, per qualche minuto, fino a quando
sentì una leggera pressione.
Interruppe subito il contatto, osservando attentamente:
Sara si stava lentamente risvegliando, e gli stava stringendo la mano con poca
forza, ma tale da farsi sentire. Anche le palpebre si stavano aprendo pian
piano, e gli occhi azzurri della ragazza fecero capolino dal buio che li aveva
circondati fino a quel momento.
Sara fece molta fatica a mettere a
fuoco ciò o chi le stava di fronte in quel momento; tutto
“M-ma d-dove sono?” chiese con un filo di voce alla figura che intuì la stesse
fissando.
Sentì una mano posarsi sulla fronte, in una carezza dolce e gentile;
non poté sbagliarsi: avrebbe riconosciuto tra mille il tocco di Kanon, perciò
corrugò ulteriormente la fronte.
“Kanon?” chiese ancora, ma con voce più sicura questa volta.
“Sì, sono io!” le rispose subito il ragazzo.
“Mi sento strana! Che cosa mi è successo?”
“Non ricordi nulla?”
“Insomma! I miei ricordi si fermano a subito dopo la cerimonia di diploma: so
di aver lasciato il gruppo per dirigermi in bagno perché mi era venuto caldo…”
s’interruppe improvvisamente.
Gli occhi di Sara diventarono limpidi,
e la giovane fissò lo sguardo in quello del ragazzo.
“Kanon, dimmi che cosa ci faccio in un letto di ospedale!”
“Flare ti ha sentita urlare e ti ha trovata ai piedi delle scale, svenuta e
ferita!"
“Non ricordo nulla!” si lamentò Sara.
“Non ti devi sforzare! Hai appena subito un intervento delicato!” si fermò
prima di rivelarle troppo.
“Come sarebbe a dire ‘intervento delicato’? E perché sento questo
indolenzimento al basso ventre? Kanon parlami per favore, spiegami!”
“Non posso!”
“Kanon, ti prego!” lo implorò ora con le lacrime agli occhi.
Kanon non sapeva più come cavarsi
d’impiccio, non voleva essere lui a rivelarle la verità sull’incidente.
Fu
salvato in extremis dalla porta che si aprì alle sue spalle; Fran e Steve
entrarono.
Notando Sara sveglia si precipitarono al suo capezzale, mentre Kanon
lasciò a loro l’incombenza di svelarle i fatti; in fin dei conti era giusto
così!
Uscì dalla stanza senza fare alcun
rumore, ma Sara fu subito conscia della sua assenza, e se ne dispiacque perché
avrebbe voluto sapere da lui che cosa fosse accaduto.
Fu suo padre invece a parlarle.
“Tesoro, ricordi che cosa è accaduto?” le chiese.
“No papà! Assolutamente nulla! Papà, che cosa mi è successo?” chiese con le
lacrime che le pungevano gli occhi, e passando lo sguardo da suo padre a Fran
in continuazione.
Fran si sedette sul bordo del letto e le prese la mano, cercando di calmarla.
“Sara, ascoltami! Sei caduta dalle scale; ti ha trovata Flare dopo averti
sentita urlare! Quando sei giunta in ospedale, hanno dovuto sottoporti ad
intervento chirurgico perché avevi una forte emorragia, segno che era in corso
un aborto…” cercò di spiegarle nel modo meno doloroso possibile, anche se era
molto difficile.
Lo stupore che si dipinse sul volto di
Sara confermò loro il sospetto che non fosse a conoscenza di essere incinta, ma
questo non migliorava di certo le cose!
“Aborto?” riuscì solo a ripetere Sara, prima di lasciar libero sfogo alle
lacrime.
“No! Anche questo no! Dio…perché? Perché hai permesso che rimanessi incinta?
Perché, dopo tutto quello che ho passato? Un figlio di Saga era l’ultima cosa
che avrei voluto nella vita! Una creatura innocente che avrebbe pagato gli
errori da me commessi per la sua intera esistenza! Prima me lo hai dato, e poi
me lo hai tolto…mi spieghi a cosa serve tutto questo?” stava pensando, lo
sguardo fisso sulle sue mani che si martoriavano a vicenda, e la mancanza di
coraggio per affrontare le due persone che lei era sicura fossero profondamente
deluse.
Steve prese posto dall’altra parte del
letto e parlò con una calma che Sara non si sarebbe mai aspettata.
“Sara…non siamo arrabbiati, se è questo che pensi e di cui hai paura! E non
siamo neanche delusi; siamo solamente preoccupati! Certo non ci aspettavamo una
notizia del genere, ma vogliamo solo sapere come ti senti, cosa pensi…” le
disse.
Sara trovò finalmente il coraggio di alzare lo sguardo carico di
lacrime.
“Scusa!” riuscì solo a dire, prima di scoppiare in singhiozzi.
Steve
l’abbracciò stretta e Sara si sentì protetta dalle forti braccia del padre dopo
tanto, tanto tempo.
Le accarezzò i capelli fino a quando si calmò e,
finalmente, riuscì a dire qualche parola.
“Non sapevo di essere rimasta incinta, di certo non era nelle mie intenzioni!”
si spiegò, gli occhi profondamente segnati dal pianto.
“Il padre era…” cominciò a chiedere Fran, convinta che il ragazzo con cui Sara
aveva avuto rapporti fosse Kanon.
Sara intuì il nome che stava per pronunciare
e la prevenne.
“No! Non era Kanon!” rispose abbassando lo sguardo ancora una volta, e
rabbrividendo al pensiero delle mani di Saga sul suo corpo.
“Tesoro, te lo devo chiedere prima che lo faccia qualcun altro: eri
consenziente o…” non riuscì a terminare la frase, perché il solo pensiero che
sua figlia avesse potuto subire una violenza simile gli mozzava il respiro.
“No! No, papà…ero consenziente…” si rifiutò di spiegare loro la storia del
ricatto perché sapeva che, se Kanon era riuscito a controllarsi, suo padre non
avrebbe fatto altrettanto!
Vide il volto di Steve rilassarsi e tirò un profondo sospiro di sollievo.
Fran notò la stanchezza sul suo volto
e propose al marito di lasciarla riposare con la promessa di ritornare la
mattina seguente.
Appena sola Sara chiuse gli occhi e si appisolò nuovamente,
fino a quando avvertì il rumore della porta che si apriva piano; lentamente
aprì gli occhi e riconobbe il viso di Flare e quello di Shaina e Marin che la
osservavano con tristezza.
“Ehi!” disse loro piano, sorridendo appena.
Flare non resistette oltre e
l’abbracciò così forte che Sara dovette chiederle di smetterla perché l’avrebbe
presto soffocata.
“Come ti senti?” le chiese Marin.
“Fisicamente un po’ meglio” rispose.
“Ma…?” fu Shaina a proseguire. Sara esitò un attimo, poi continuò.
“Ma quando ho saputo del bambino il mondo mi è crollato addosso! Non c’è
punizione peggiore di quella di aver concepito una nuova vita con Saga, e forse
me lo sono meritato! Kanon come l’ha presa?” le ragazze non si aspettavano
quella domanda, non quando la persona maggiormente colpita da quella faccenda
era lei!
“Veramente non lo abbiamo capito! Dalla sua espressione non è trapelata nessuna
emozione, ma è stato qui no? A te cosa ha detto?” le chiese Flare.
“Mi è sembrato preoccupato ma, quando gli ho chiesto di spiegarmi cosa fosse
successo, non ha voluto farlo ed è fuggito non appena sono rientrati mio padre
e Fran! Vorrei vederlo, ho bisogno di parlargli, di chiedergli scusa”
“Tu chiedere scusa? Se lui avesse avuto un minimo di fiducia in te tutto questo
non sarebbe successo!” si infuriò Shaina.
“Non è stata colpa sua!” lo difese Sara.
“Ah no? E allora perché, quando gli hai detto di aver creduto alle accuse di
Saori, subito se ne è andato? Perché non ha insistito un po’ di più?” le chiese
causandole un nuovo sfogo lacrimoso.
Flare sapeva che Shaina le parlava in quel
modo per farla reagire, ma non avrebbe sopportato oltre di vederla soffrire
così.
“Basta Shaina! Per oggi Sara deve solo riposare; andiamo, torneremo domani a
trovarla!” disse con tono perentorio.
Le tre amiche salutarono la ragazza con
un abbraccio e si accomiatarono.
Sola per la seconda volta quel pomeriggio, Sara ripensò alle parole di Shaina.
“Ha ragione! Non sono io che dovrei chiedere scusa, semmai Saga! Ma lui non
lo farà mai, lui non si renderà nemmeno conto di cosa significhi tutto questo!
Certo, un bambino non era ciò che volevo in questo momento, ma di certo non gli
avrei impedito di nascere!” pian piano scivolò in un sonno ristoratore che
la portò in un mondo diverso da quello reale, il mondo dei sogni e delle
speranze ormai perdute.
La mattina seguente si svegliò presto e chiese all’infermiera di aiutarla a
scendere dal letto per andare in bagno; assicurando poi la donna che se la
sarebbe cavata da sola perché se ne sentiva in grado, si apprestò a
rinfrescarsi in attesa del cambio che sicuramente Fran le avrebbe portato di lì
a poco.
Quando uscì dal bagno, si fermò in
mezzo alla stanza cercando di sconfiggere un’improvvisa vertigine che l'aveva
assalita; l’infermiera le aveva spiegato che sarebbe stato normale, perché
aveva in corpo ancora gli effetti dell’anestesia.
Stava traendo profondi respiri, quando
la porta si aprì e Sara si voltò di scatto; nel farlo la vertigine riprese più
forte e sarebbe caduta, se due forti braccia non l’avessero sostenuta e
accompagnata al letto sul quale si sdraiò di nuovo.
“Non ti saresti dovuta alzare!” la rimproverò Kanon.
Sara lo guardò, stupita
della sua presenza, e gli chiese come avesse fatto ad entrare.
“Non è stato difficile” rispose lui laconicamente. “Come ti senti?” le chiese
poi.
“Meglio” rispose Sara, evitando il suo sguardo “Tu?” gli chiese poi di rimando.
Kanon rimase sorpreso della domanda.
Era lei che si preoccupava per lui?
Questo era davvero troppo: prima il ricatto
di Saga, accettato per salvarlo dalla galera, poi la notte da incubo passata
con suo fratello, l’essere rimasta incinta e aver perso il bambino e infine?
Chiede a lui come si sente? Si decise finalmente a dirle quello per cui era
venuto.
“Ascolta, Sara! Ho riflettuto: sono stato in giro tutta la notte e sono giunto
a una conclusione! Avevi ragione tu, quando alla festa di Seiya abbiamo parlato;
il destino ci divide, continuiamo a rincorrerci e l’incidente che ti è capitato
ne è la prova! Probabilmente non era destino che io e te potessimo stare
insieme, per cui volevo dirti che condivido la tua decisione di ritornare ad
essere, forse un giorno, soltanto amici! E’ la cosa migliore!” alle parole
pronunciate dal ragazzo il cuore di Sara prese a sanguinare dolorosamente, più
di quanto avesse fatto fino a quel momento.
Si fece forza e non pianse davanti a
lui, ma rimase seria e confermò la sua decisione.
“Perfetto! Ti auguro ogni bene, Kanon, e buona fortuna per il College!” gli
disse.
Kanon non rispose, si limitò a fare un mezzo sorriso e, con le mani in tasca,
si voltò e uscì dalla stanza e dalla sua vita per sempre!
Quella era stata la scelta che
lei aveva fatto: allontanare Kanon dalla sua vita, ma sentirsi confermare che
anche lui la pensava allo stesso modo fu devastante.
Sara non sapeva come avrebbe
affrontato il suo imminente futuro, sapeva solo che necessitava il conforto di
qualcuno che l’aveva amata più della sua stessa vita!
Un’idea prese a farsi
strada nella sua testa…
Certo, si disse poco dopo! Adesso sapeva cosa avrebbe fatto, solo si chiedeva
perché non
E
dopo l'ennesimo addio, cosa starà frullando nella testa della
piccola Sara? Tranquilli, l'attesa non sarà lunghissima...A
presto!!!!