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Autore: missiswolf03    04/07/2018    0 recensioni
10 Agosto 2022, la mia ultima notte di San Lorenzo in Italia.
L'ultima occasione di stare con i miei amici e con Luca, il mio ragazzo prima di partire per l'Inghilterra, senza sapere quando tornerò.
L'ultima occasione per sistemare tutto.
Non ho nulla da perdere.
Nulla.
Eccetto lui.
L'ultima notte insieme.
Troppe cose da dire.
L'ultimo incontro prima dell'ultimo addio, stavolta per sempre.
L'ultima volta che potrò pronunciare il suo nome.
Kilian.
10 Agosto 2022.
Non c'è un modo diverso per dire le cose.
C'è quella notte.
C'è un prima.
C'è un dopo.
E poi c'è quella cosa, quella cosa strana, che a ripensarci adesso, assomigliava alla felicità.
[Prima]
Una canzone non è solo un insieme di note e parole.
Una canzone è un momento, un frammento di memoria trasformato in melodia.
Una canzone è il ritratto della persona a cui, inconsciamente, la dedichiamo.
E, pensa un po', io te ne ho dedicato un intero elenco.
[Dopo]
Sbagli.
Sbagli.
Ancora sbagli.
Ecco come posso riassumere il nostro rapporto.
Errori su errori.
Non impariamo mai.
C'ho provato, te lo giuro.
Ma no, è più forte di me.
E ora è troppo tardi.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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D'improvviso – Lorenzo Fragola

 

19 Giugno 2020

 

La ciocca di capelli ribelli mi cade per l'ennesima volta davanti agli occhi.

Provo a spostare il ricciolo soffiando, ottenendo come unico risultato di fare un gran baccano e ottenere un'occhiataccia della prof.

Dopo averla sistemata accuratamente dietro l'orecchio, riporto l'attenzione alla verifica già completa situata sul mio banco.

Potrei consegnare, ma non mi va di essere la prima, metti caso passassi per una secchiona troppo sicura di sé davanti alla professoressa Zampieri e a tutta la classe...

No, meglio di no.

Ricontrollo quei venti esercizi per l'ennesima volta, ricalcolo pure alcune espressioni, tanto per far passare un po' di tempo.

Dopo dieci minuti, comincio a perdere le speranze, e ormai ho finito le idee per far credere alla donna dietro la cattedra che abbia creato una verifica difficilissima e che mi trovi ancora in alto mare, cosa assolutamente improbabile dato che si tratta di un ripasso.

Mi guardo intorno, ma le facce dei miei compagni non mi rassicurano affatto.

Asia, la mia migliore amica, sta facendo finta di tirare delle testate al banco.

Miriam, un'altra mia cara amica, fissa il vuoto.

I ragazzi sembrano spersi.

Uff.

Potrei aspettare ancora, ma rischio d'impazzire se continuo a fissare un foglio per altri quindici minuti.

Tiro indietro la sedia, cercando di fare meno rumore possibile, e faccio per alzarmi, quando un sussurro mi arriva all'orecchio.

Giro la testa nella direzione da cui è arrivato, e incontro due occhi neri come la pece.

- Pss, Alisi, dammi una mano.

Kilian.

Sento un impulso rabbioso crescermi dentro.

Quanto lo odio.

È arrivato in questa classe da quattro mesi e già ha combinato troppi danni.

Con quella pelle scura, i capelli neri che gli arrivano alla mascella e gli occhi da predatore, ha proprio la tipica aria da bad boy. Per non parlare poi dei vestiti extra large che porta e del suo “profumo” da strada.

Una cane randagio e rognoso.

Lo guardo torva, poi però prendo un pezzetto di carta e comincio a scrivere.

Non lo vedo, ma so che sta sorridendo, fiero di aver trovato il modo di risparmiarsi un'altra insufficienza.

“Ride bene chi ride ultimo, Kilian.”

Ripiego il bigliettino con cura, poi mi alzo, stavolta senza prestare attenzione al rumore stridente che produce sfregando sul pavimento, e mi dirigo verso la cattedra.

Durante il tragitto, sto ben attenta a passare accanto al suo banco.

Quando ci arrivo, lascio scivolare il foglietto nell'astuccio con molta nonchalance e proseguo.

Il ragazzo si affretta a prenderlo, nascondendosi dietro l'astuccio, e lo apre velocemente. Nello stesso momento, poso il mio compito davanti alla Zampieri e torno verso il mio posto.

Quando alza gli occhi e li punta nei miei, vedo la rabbia dipinta sul suo volto.

Un sorrisetto da bastarda nasce spontaneo sulla mia faccia mentre gli passo accanto.

- Dovevi studiare prima, Brjshna.-, sussurro.

Forse questo non dovevo farlo, infatti me ne pento subito dopo.

Kilian si alza di scatto, facendo voltare tutti verso di noi, e inizia a urlare.

- Dovevo studiare prima?! Ma che cazzo ne sai te, che vivi nel tuo mondo perfetto fatto di soldi e affetto?! Sei proprio una bambina di merda, cresci!

 

*

 

Mi sveglio di soprassalto, ansimante.

Ancora lui.

Ormai sono passati tre anni dal nostro ultimo incontro, in terza media.

Eppure, nonostante non ci parliamo più da allora...

Mi manca.

E tanto anche.

È vero, il nostro rapporto non è iniziato nel migliore dei modi, ma dopo...

Dopo sono cresciuta.

Siamo cresciuti insieme, in realtà.

Da metà seconda media fino al giorno del suo esame, siamo stati quasi inseparabili.

Quasi.

Già negli ultimi mesi di scuola ci stavamo allontanando, piano piano, in maniera impercettibile.

Fino a quell'ultimo saluto, che voleva sembrare un “a domani”, ma che aveva tutta l'aria di un “a mai più”.

E vabbè, mi hanno detto tutti.

No, invece.

Dopo tre anni io ancora non riesco a non pensarlo.

E la cosa che mi distrugge di più è la consapevolezza che lui, a me, non ci pensa.

- Giorgia Alisi, hai esattamente venti secondi per scendere a fare colazione!

Asia mi chiama dall'altra stanza.

Come diamine ha fatto ad alzarsi così presto? Quando ci siamo addormentate erano le sei e venti... E ora sono le nove e mezza. Bah. Super poteri.

- Arrivooooo.

Balzo giù dal letto di Emma, la sorellina della mia migliore amica, che in questo momento è in vacanza con le nostre famiglie.

E noi invece ci godiamo la meritata pace in solitudine.

Che bello avere diciassette anni.

Entrando in cucina, il profumo di cioccolato mi stuzzica l'olfatto, provocando come conseguenza il brontolio della mia pancia.

- Vedo che il tuo stomaco è sveglio!-, ridacchia la ragazza alta e magra che sta armeggiando sul bancone della cucina.

- Solo lo stomaco, tranquilla, il resto è ancora addormentato...

Ridiamo entrambe.

- Mangia va'.-, dice con voce ridente mentre mi mette davanti una fetta di torta ancora fumante e una tazza di caffèlatte.

- Grazie Pimpa.-, rispondo, dandole un bacio sulla guancia.

I soprannomi idioti che ci siamo date in quinta elementare sono rimasti invariati, ma noi siamo cambiate tantissimo da allora.

Siamo maturate, abbiamo imparato dai nostri errori, abbiamo litigato, ma alla fine siamo sempre rimaste unite. È come una terza sorella per me.

Do un morso alla delizia che ho davanti.

È buonissima. In poco tempo, non rimangono che le briciole.

Scolo la bevanda e metto la tazza a lavare, vado in bagno, mi lavo i denti e torno in camera.

Apro l'armadio, alla ricerca di qualcosa di decente da mettermi per andare a fare una sessione intensiva di shopping.

Alla fine opto per un paio di pantaloncini chiari con del merletto in fondo e una canotta verde scuro, con le mie amate sneakers nere a concludere il tutto.

Volo di nuovo in bagno, mi do una passata di mascara, un filo di rossetto color caramello, sistemo i capelli e voilà, sono pronta.

- Pimpa, muoviti, su!

Asia fa una specie di salto sulla sedia su cui è seduta, facendomi scoppiare a ridere. Si sarà pure alzata prima, ma ha pur sempre dormito poco meno di tre ore, e non è abituata alla cosa, al contrario della sottoscritta.

- Scema di una Bimba, smetti di ridere e andiamo, su, che sennò poi è tardi è c'è un traffico infinito!

- Okay... Chi arriva ultimo è un mollusco!

Ho detto che eravamo maturate? Beh, forse siamo ancora due bambine sotto sotto.

Scendiamo le scale di corsa, facendo due scalini per volta, ridendo e spintonandoci.

Adoro questi momenti.

- Prima!-, esclamo, una volta davanti alla macchina.

- Si, si, prima... Ma tanto finché non arriva la Gaia siamo bloccate all'Impruneta.

Umpf, è vero, senza di lei non andiamo da nessuna parte.

A meno che non vogliamo spingere la macchina fino a Firenze.

Diciamo che non è una mia priorità, al momento.

Mi appoggio alla vettura, e tiro fuori il cellulare.

Nove chiamate perse da un numero sconosciuto.

Corrugo la fronte, mentre fisso il numero, cercando di ricordare se qualcuno di cui non ho il numero dovesse chiamarmi.

Niente.

- Asia, conosci questo numero?

Mostro il telefono alla ragazza, che prova a digitare il suddetto sulla sua tastiera, senza alcun risultato.

Decisa a scoprire chi si sia messo a chiamarmi per ben nove volte e, soprattutto, cosa caspita voglia e come mi abbia trovata, mi decido a richiamare.

Uno squillo.

Due squilli.

Tre squilli.

Quattro...

- Giorgia?

Quella voce.

Riattacco.

Guardo Asia con occhi sgranati, e lei mi fissa senza capire.

Allora richiamo ancora il numero, e metto il vivavoce.

Altri tre squilli.

- Gio? Sei tu?

Asia spalanca la bocca e riattacca.

Ci guardiamo, senza parole.

Il mio sguardo si sposta dalla sua faccia al cellulare.

- Che faccio?-, chiedo poi. Sono così confusa...

- Ovvio, richiami e senti cosa vuole! Sono troppo curiosa!

Vorrei ribattere ma ha ragione, e poi anch'io muoio dalla voglia di sapere cosa voglia.

Prendo un respiro profondo, poi ricompongo il numero per la terza volta.

Stavolta risponde subito, con voce stizzita.

- Allora, se è una presa per il culo non è div-

- Ciao, Kilian.

Il ragazzo si ammutolisce, mentre io trattengo il respiro.

Dall'altra parte della cornetta il silenzio si prolunga per qualche secondo, e ho quasi paura che abbia messo giù.

Magari è uno stupido scherzo. Ne sarebbe capace.

Ma dopo tre anni di silenzi?

No, deve per forza aver bisogno di qualcosa.

- Kilian Akash Xaji Brjshna, perché mi hai chiamato? E non dire che ti mancavo perché non ci credo.-, sbotto alla fine, decisa a chiudere la conversazione il prima possibile.

Sospira.

Adesso riattacca, ne sono sicura.

- Giorgia Giuseppa Giancespuglio Alisi, chiariamo un paio di cose;

primo, se perdo i numeri di telefono non è colpa mia, secondo, ovvio che mi mancavi, sei pur sempre il mio cespuglio preferito, e, terzo, devo per forza avere un buon motivo per chiamarti? Sei diventata una vip che non ha più tempo per me?

Lo dice con quella sua voce da cane bastonato che sa benissimo essere una specie di mio tallone d'Achille. E il fatto che si sia ricordato questo, oltre a tutti i miei soprannomi dell'epoca, mi fa ridacchiare.

Ecco, lo sapevo; non sono riuscita a fare la dura nemmeno per due minuti.

- Ki, ovvio che ho tempo per te, ma ti rendi conto che sono passati tre anni dall'ultima volta che ci siamo detti qualcosa?

Ripensare a tutto questo tempo mi provoca una fitta al cuore.

Se solo sapesse che non ho mai smesso di pensare a lui...

- Tre anni, che vuoi che siano, Gio... Io ancora sono fermo alle medie con la testa, perciò per me non è cambiato molto.

- Solo con la testa? Vuoi dirmi che finalmente sei riuscito a passare?-, ribatto, velenosa.

Mi ricorda troppo i nostri vecchi scambi, a colpi di battutine e frecciatine, che spesso capivamo solo noi.

- Quanta fiducia in me, eh, ti voglio bene anch'io...

E stavolta rido, rido come quella volta in cui mi scrisse la stessa cosa sul quaderno degli appunti. Risi così forte che la professoressa Degl'Innocenti smise di spiegare per guardarmi storto. Fortuna che mi adorava, fosse stato il prof. Guerra sarei stata sbattuta fuori sicuramente.

Asia mi guarda, come se fossi pazza, ma dato che conosce il soggetto sorride anche lei, forse immaginando cosa possa aver blaterato.

- Salutamelo.-, mima con le labbra.

- Asia ti saluta, Caprash.

- No, Asia! Che bomber, come se la passa?

- Chiediglielo tu stesso.-, esclamo, dando il cellulare alla mia migliore amica.

Le sue facce sono impagabili, soprattutto quando ad un certo punto urla “Brjshna, io ti giuro che ti ammazzo!”, facendo girare tutte le persone presenti nella piazza-parcheggio, mentre io quasi rotolo per terra dalle risate.

Asia vorrebbe sotterrarsi, lo capisco dalle sue gote che da rosa pallido sono diventate rosso peperone. Si affretta a salutare il ragazzo, sempre promettendogli una morte prematura, e mi restituisce il cellulare.

- Posso sapere cosa le hai detto, scemo? Dev'essere stata roba pesa...

- Mh, naaaah...

Se la ride sotto i baffi, il bastardo.

Quanto mi mancava...

All'improvviso, una voce familiare mi arriva alle orecchie.

- Interrompo qualcosa?

Gaia arriva, con la sua solita camminata “sciallata” e il sorrisetto che lascia intendere cosa pensa di aver interrotto.

Le mostro con amore il mio bellissimo dito medio, mentre Asia le batte il cinque.

Come diavolo mi è saltato in mente di far incontrare queste due?

Mi sono tirata la zappa sui piedi da sola.

- Cespugliolo, ci sei? Hai sentito cosa ti ho chiesto?

La voce di Kilian nell'orecchio mi spinge a riportare la mia attenzione sulla nostra conversazione.

- No, scusa Ki, mi hanno distratto. Dicevi?

- Ti ho chiesto se saresti disposta a darmi ripetizioni di letteratura. Sai, dopo la bocciatura in prima vorrei evitare di ripetere l'esperienza...

Finalmente il motivo della telefonata esce fuori. Forse dovrei sentirmi indignata, o usata, ma la verità è che non m'interessa perché ha chiamato. Mi basta poterlo avere ancora vicino.

- Ma certo! Un ripasso del programma farà bene anche a me. Quando vuoi che ci troviamo?

Il mio entusiasmo deve averlo lasciato spiazzato, perché per un momento cala il silenzio. Dura solo un attimo però, il tempo di un respiro, poi la voce roca del ragazzo mi arriva nuovamente alle orecchie.

- Okay, beh, che ne dici di giovedì? Pensavo verso le 16, in biblioteca...

Storco il naso. La biblioteca è il posto meno adatto per dare ripetizioni.

- Giovedì alle 16, andata, ma vieni alla vecchia casa dell'Asia, sai quanto casino ci sia in realtà in biblio.

- Bono, ci vediamo allora! Bella, Gio!

- Ciao, Ki...

Prima di poter aggiungere altro, il giovane ha già riattaccato.

Sospiro, ma sorridendo. Non cambierà mai.

Mi giro e mi ritrovo sotto lo sguardo inquisitore delle mie due amiche.

- Che avete? Non posso nemmeno chiacchierare con un ragazzo che subito pensate male? Siete davvero impossibili!-, sbotto, mentre le due arpie si scambiano sguardi d'intesa.

Un bel facepalm ci starebbe proprio bene, adesso.

- Sentite -, dico alla fine, - sono stanchissima. Non penso che verrò a fare shopping con voi, mi dispiace. Salutate la Marta da parte mia.

E prima che possano ribattere, mi dirigo verso la nuova casa di Asia.

Non so bene cosa mi sia preso, ma non avevo voglia di passare del tempo con altre persone dopo aver parlato con lui.

Forse voglio solo riflettere.

Entro in casa, mi butto sul letto e mi metto le cuffiette.

Riproduzione casuale.

D'improvviso di Lorenzo Fragola.

Non penso ci sia canzone più azzeccata di questa al momento.

Chiudo gli occhi, persa nella melodia dolce della canzone, e intanto rifletto.

Voglio un mondo di bene a Kilian.

Ma forse, ancora una volta, gliene voglio troppo.

E se diventassi ancora una volta dipendente da lui? Se ci ricascassi?

So bene che non è una cosa da prendere sottogamba, potrei davvero risentirne.

Come lo spiego ai miei amici? Gli avevo promesso che non l'avrei mai più frequentato.

Cazzo, che confusione.

Affondo la testa nel cuscino, indecisa se urlare o meno.

Avrei dovuto dire no.

Ma non volevo dire no.

Mi tiro su a sedere, con una consapevolezza appena nata che mi ronza in testa.

Non voglio separarmi ancora da lui.

Chi se ne frega di cosa dicono gli altri, giusto?

È quello che voglio io che importa.

E sono sicurissima di essere abbastanza grande per non cadere più ai suoi piedi.

La canzone finisce, e con lei finiscono anche i miei dubbi.

Sono pronta a riprovarci. Sono determinata a riuscirci.

   
 
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