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Autore: mikimac    05/07/2018    4 recensioni
Potrebbe sembrare impossibile, ma due anime gemelle riescono sempre a stare insieme, perché l'Universo non permette che ciò che è stato creato per essere unito sia diviso e incompleto.
Soulmate.
Genere: Angst, Commedia, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sebastian Moran, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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L'ora della verità
Il pomeriggio inglese era soleggiato e gelido. La chiesa era illuminata dal sole, che filtrava attraverso le finestre colorate, creando arcobaleni variopinti sul marmo bianco dei pavimenti. I banchi erano pieni di ospiti, che assistevano al matrimonio, testimoni dell’unione di due uomini che sarebbero stati dichiarati marito e marito e anime gemelle.
Era tutto perfetto?
No.
Almeno a giudicare dalle espressioni sconvolte e allibite presenti sui volti degli ospiti e di Padre Julian O’Brien, il prete che stava officiando la cerimonia.
Padre O’Brien aveva quasi settanta anni e si stava avviando verso il termine della propria onorata carriera al servizio della Chiesa Anglicana. Era un uomo alto e robusto, con radi capelli bianchi e vivaci occhi marroni. Sempre pronto al sorriso e disponibile verso tutti, aveva sposato tanti giovani (e meno giovani) durante gli anni della sua carriera ecclesiastica, che era stata tranquilla e ordinaria. Non gli era capitato mai nulla di strano o particolare. Aveva celebrato anche matrimoni combinati o imposti o contrastati. Aveva visto sposi felici o arrabbiati o disperati, ma non gli era mai successo che qualcuno rispondesse alla domanda di rito: “Se qualcuno conosce un motivo per cui queste due persone non debbano essere unite nel sacro vincolo del matrimonio, parli ora o taccia per sempre.” Anche nei matrimoni più contrastati, a quella frase era seguito l’assoluto silenzio.
Padre Julian O’Brien non avrebbe mai dimenticato quel giorno. Alla sua domanda avevano risposto ben due voci distinte che si opponevano al matrimonio che lui stava celebrando.
Le teste di tutti si voltarono, curiose e incredule, verso Allyson Davemport e Mycroft Holmes.


L’ora della verità


Greg non riusciva a capacitarsi del fatto che il marito stesse opponendosi al matrimonio di John con Moran. Sapeva che Mycroft e Moran appartenevano a due schieramenti politicamente contrapposti, ma non poteva credere che il marito avesse atteso quel preciso momento per mettere in difficoltà un avversario politico.
“Ovviamente ho avuto la conferma solo ora, altrimenti avrei fermato questa farsa molto prima. Sai quanto sia complicato avere i risultati del test del DNA da tre laboratori inappuntabili e inattaccabili nel giro di pochi giorni?” Sbottò Mycroft, alzando un sopracciglio quasi indignato all’indirizzo del compagno. Prima che Greg potesse ribattere, uno sorridente Sherlock attirò l’attenzione del fratello su di sé: “Hai scoperto qualcosa su John che impedisca questa follia, vero?”
Mycroft non riuscì a rispondere nemmeno al fratello minore. Un vociare furioso dalla prima fila attirò l’attenzione di tutti gli astanti. Allyson e Trent Davemport litigavano e le loro voci stavano assumendo toni sempre più alti e concitati.
“Sei impazzita? Che cosa pensi di fare? Vuoi mandare tutto a monte? Pensa a Ken e Barbie. Che cosa ne sarà di loro? Stai rovinando la vita dei tuoi figli per permettere al piccolo bastardo di essere felice?”
“Quello che stiamo facendo non è giusto! John ha trovato la sua anima gemella e noi non abbiamo il diritto di negargli la sua felicità,” ribatté Allyson, cercando di liberarsi dalla presa del marito.
“Questa storia dell’anima gemella è troppo sopravvalutata. Si vive benissimo anche senza,” sibilò Trent.
“Lo dici solo perché tu non hai mai trovato la tua.”
Un lampo furioso attraversò gli occhi di Davemport: “Voi, che avete trovato la vostra anima gemella, vi sentite superiori a noi e ci guardate con pietà, ma non siete altro che spocchiosi e altezzosi bastardi…”
“Direi che lei abbia detto già anche troppo, signor Davemport,” Mycroft si era portato di fianco ai due litiganti e intervenne in tono tranquillo, ma deciso, interrompendo l’invettiva del patrigno di John.
“Che cosa vuoi tu? Sto parlando con mia moglie.”
“Credo sia meglio che andiamo a parlare in sacrestia. A meno che lei non voglia spiegare perché John e Sebastian non si possano sposare qui, davanti a tutti,” rispose Mycroft, in tono minaccioso.
Allyson e Trent si irrigidirono entrambi. Con un gesto deciso, la donna si liberò dalla ferrea stretta del marito e andò verso il maggiore degli Holmes: “Lo sa anche lei,” affermò, sollevata.
“Ne ho le prove, ma sarebbe più opportuno se fosse lei a spiegare tutto,” annuì Mycroft.
“Grazie per avermi dato questa possibilità. Padre O’Brien, potremmo andare in sacrestia? Dovremmo parlare di una cosa molto importante.”
“Ora? A cerimonia quasi conclusa?” Domandò il prete, incredulo.
“Sì padre, ora,” confermò Allyson.
“Se non terminiamo la cerimonia, il matrimonio non sarà valido!” Sbottò padre O’Brien, sconvolto.
“Ed è giusto che sia così,” sentenziò la donna, con sicurezza. Allyson si diresse verso John e gli accarezzò il viso, teneramente: “Spero che tu possa capire e perdonarmi,” sussurrò, in tono dispiaciuto.
Prima che John potesse chiedere qualche spiegazione, Allyson si avviò verso la sacrestia. Lei sapeva che cosa volesse dire avere un’anima gemella. Lei sapeva quale fosse la differenza fra il vivere con la propria anima gemella o con qualcuno di cui ci si era solo innamorati. Era giunto il tempo che ciò che l’universo aveva creato per stare insieme, fosse finalmente unito.


La sagrestia era piccola e arredata con semplicità, quasi in modo spartano. Padre O’Brien non amava il lusso o i mobili troppo vistosi. L’armadio, la scrivania e le sedie erano senza decorazioni e avevano delle fogge semplici ed essenziali. In quel momento, la stanza era affollata. Oltre a Padre O’Brien, che spalancò la finestra posta di fronte alla porta anche se fuori la temperatura era gelida, c’erano i coniugi Davemport, John, Moran, i fratelli Holmes e Greg. Decisamente troppe persone per quel piccolo luogo di pace.
Allyson si andò a sedere, tenendo la schiena rigida, in una delle sedie e si voltò verso John, accennando all’altra sedia con una mano: “Devo dirti una cosa, ma è meglio che tu sia seduto.”
John aggrottò la fronte, ma non disse nulla. Si sedette accanto alla donna con il cuore che batteva a mille. La sua mente riusciva a formulare un unico pensiero: “Forse Sherlock aveva ragione. Forse io sono davvero John Watson. Altrimenti, perché Allyson avrebbe interrotto la cerimonia?”
“Imparalo da ora, John. Io ho sempre ragione,” sogghignò Sherlock.
John lo ignorò, concentrandosi sulla donna. Allyson respirò profondamente, come se dovesse fare appello a tutto il proprio coraggio per riprendere a parlare: “Avevi ragione. Tu non sei mio figlio. Tu sei il suo caro amico, il dottor John Watson,” pronunciò tutto d’un fiato.
“Questa donna è pazza! Sta mentendo! Si sta inventando tutto per permettere a suo figlio di andare a vivere con la propria anima gemella!” Sbraitò Trent, furente, quasi lanciandosi sulla moglie per aggredirla fisicamente.
Greg si parò prontamente fra i due coniugi, minaccioso: “Sarà meglio che si calmi, signor Davemport. La sua posizione è già abbastanza grave, non mi sembra il caso di aggiungere altre accuse a quelle che verranno sicuramente mosse a lei e a sua moglie per questo piccolo imbroglio che avete orchestrato.”
Allyson si afflosciò sulla sedia, quasi in lacrime: “Dopo l’incidente, la polizia ci ha informato che mio figlio John era in ospedale, ferito gravemente. La polizia ci disse che non aveva documenti, dato che aveva lasciato la giacca al suo posto, ed era stato identificato grazie all’anello di fidanzamento che portava al dito. Quando ti vedemmo in ospedale, capimmo immediatamente che c’era stato uno scambio di persona. Io ero sconvolta, perché anche mio figlio era morto. Trent mi disse che dovevamo lasciare le cose come stavano. Se avessimo rivelato la verità, noi avremmo perso tutto. Dovevamo pensare ai nostri figli, al loro futuro e al loro benessere. Prendere tempo per trovare una soluzione. Io accettai. Sapevo che John stava viaggiando con un amico, che non aveva né una famiglia né un’anima gemella. John Watson. Una volta che ti fossi svegliato, ti avremmo chiesto di aiutarci, almeno per un po’ di tempo. Sapevo che era una truffa, ma Sebastian è un uomo molto ricco. Quello che ci avrebbe dato non lo avrebbe mandato in rovina, mentre per noi quella cifra era di vitale importanza. Avremmo approfittato della cosa per poco tempo. Trent si sarebbe trovato un lavoro, così tu avresti potuto divorziare da Sebastian e riprendere la tua vita. Quando i medici ci hanno informati del fatto che tu non ricordassi nulla, mi è sembrato quasi un segno del destino. Come se il nostro piccolo sotterfugio fosse stato compreso e approvato dall'alto. Non pensare male di noi, John. Volevamo solo guadagnare un po’ di tempo per risolvere i nostri problemi, ma ti avremmo rivelato tutto.”
“Sotterfugio? Hai un bel coraggio, Allyson! Questa è una truffa,” sibilò Moran, furioso.
“Mi dispiace, Sebastian,” mormorò la donna, avvilita.
“Smettila di fare la scena, Ally, non mi inganni più. Avete sempre approfittato del buon cuore di Kathy per spillarle più soldi che potevate. Ora avete sfruttato l’amnesia di quest’uomo per continuare a pretendere denaro che non avevate il diritto di chiedere…”
“Non abbiamo mai chiesto soldi a Kathy!” Sbottò Allyson, scattando in piedi, oltraggiata.
“Come no? Ogni mese il tuo caro marito veniva a battere cassa con Kathy, facendola sentire in colpa per avere un uomo pieno di soldi come anima gemella. Kathy gli ha sempre dato tutto quello che lui chiedeva. Questo era l’unico motivo per cui litigavamo in continuazione. Kathy non riusciva a dirvi di no. Ho dovuto accettare di sposare John a causa di quella stupida tradizione. Se non fosse stato che avrei perso prestigio e potere, avrei rotto i ponti con voi sfruttatori senza pensarci due volte, dopo la morte della mia Kathy.”
Allyson era incredula. Si portò un pugno alla bocca, come per impedire a un urlo di uscire. Guardò il marito, inorridita: “Trent… che cosa hai fatto…” mormorò.
“Non penserai di riuscire a farmi credere che non ne sapevi nulla!” Ringhiò Moran, sarcastico.
“Non sta mentendo. – intervenne Sherlock, in tono deciso – Ha accettato di far passare John Watson per suo figlio, ma non sapeva veramente che il marito chiedesse soldi alla figlia.”
“E io penso che non sappia nemmeno che il marito stia avvelenando John,” si intromise Mycroft, pigramente appoggiato alla porta della sagrestia.
L’attenzione di tutti si spostò sul maggiore degli Holmes. Trent lo fissava furioso, consapevole che non avrebbe potuto fuggire da nessuna parte.
“Sta avvelenando John?” Chiese Sherlock, stupito e arrabbiato.
“Io ho fatto eseguire un test del DNA, per sapere chi fosse veramente John. Per evitare che qualcuno mi accusasse di avere imbrogliato le carte, ho fatto eseguire il test in tre laboratori diversi. Ti farò avere i nomi, Sebastian. Il medico di uno dei laboratori ha chiesto l’autorizzazione a eseguire altri esami, per testare alcuni nuovi macchinari appena arrivati. La mia assistente ha accettato. In fin dei conti, i risultati non sarebbero mai stati resi pubblici. Quando ha avuto gli esiti, il medico è rimasto molto sorpreso, notando che qualcuno stava avvelenando John con del cianuro.”
“No. Non è possibile,” mormorò Allyson.
“Perché mi dovrebbero avvelenare? Sto facendo tutto quello che vogliono!” Domandò John, allibito.
“Bisogna sempre leggere le clausole scritte in piccolo, John,” Mycroft sorrise sornione.
“La clausola sul mantenimento! – Sherlock intervenne, con gli occhi che brillavano per la rabbia – Il contratto prematrimoniale prevedeva che, in caso di divorzio, John Rowling avrebbe ricevuto 250.000 sterline al mese, fino al termine della sua vita. Alla sua morte, la famiglia non avrebbe ricevuto nemmeno un centesimo. Invece, se John Rowling fosse deceduto mentre era ancora sposato, Moran sarebbe stato costretto a versare alla famiglia Davemport 500.000 sterline al mese.”
“Ricordo quella clausola. È abbastanza comune nei contratti prematrimoniali firmati in circostanze come queste. Io non ero molto propenso a farla inserire, ma Davemport ha insistito per metterla comunque. Ha spiegato che lo faceva per Allyson, per assicurarle un futuro sereno nel caso in cui fosse successo qualcosa anche a John. Ho ritenuto che non ci fosse nulla di strano, in quella richiesta. Come ho detto, è una prassi comune inserirla nei contratti prematrimoniali,” chiarì Moran.
“Anche perché avresti fatto di tutto per far durare questo matrimonio il meno possibile. Ti sei adeguato alla tradizione per convenienza. Inoltre, sapevi che l’eventuale divorzio non ti avrebbe causato alcun danno d’immagine. Tutti sanno che i matrimoni con la seconda anima gemella non durano. Avresti solo confermato la statistica e avvalorato l'idea che solo le vere anime gemelle possono convivere,” Mycroft interloquì, con un sorriso sarcastico sulle labbra.
“Davemport conosceva le statistiche, come tutti. Non poteva permettere che Moran esasperasse John fino al punto di chiedere il divorzio. Davemport non avrebbe ricevuto benefici economici. Anzi. Allora, ha fatto inserire quella clausola, prima dell’incidente ferroviario. Aveva già pianificato di uccidere John Rowling, per riceverne l’eredità. Dopo lo scambio di persona, l’omicidio di John è diventato ancora più impellente. Davemport non poteva permettere che John Watson riacquistasse la memoria, rovinandogli il piano di farsi mantenere da Moran a vita,” concluse Sherlock.
Allyson scuoteva la testa, incredula: “Trent… ti prego… nega…”
“Kathy e John avevano trovato la loro gallina dalle uova d’oro. Perché dovevano goderne i benefici solo loro? Perché non anche noi? Era giusto che anche noi avessimo la nostra parte. E io mi sono assicurato che fosse così. Tutto sarebbe andato bene, se questo piccolo bastardo non avesse incontrato la sua dannata anima gemella. Ora siamo rovinati, perché tu ti sei lasciata impietosire!” Urlò Trent, con disgusto.
“Trent Davemport, la dichiaro in arresto per truffa e tentato omicidio. Chiuda la bocca ed eviti di peggiorare la sua situazione. Allyson Davemport…”
“Non sporgerò denuncia contro mia suocera. Ha perso due figli. Direi che abbia già pagato abbastanza. Per Trent non provo alcuna pietà. Potete sbatterlo in cella e buttare via la chiave. Se il dottor Watson vuole sporgere denuncia contro entrambi, faccia pure,” Moran interruppe Lestrade.
“Sono d’accordo con Sebastian. Allyson mi ha rivelato la verità. Non farò nulla, contro di lei,” concordò John.
Un leggero bussare alla porta fece spostare Mycroft, che aprì l’uscio. Alcuni agenti entrarono nella stanza.
“Arrestate Trent Davemport e portate anche Allyson Davemport a Scotland Yard. Io vi raggiungerò subito,” ordinò Greg. I poliziotti scortarono i Davemport fuori dalla sagrestia e dalla chiesa.
Sebastian si rivolse a John: “Ovviamente, dottor Watson, non è tenuto a rispettare il contratto prematrimoniale, dato che non la riguarda. Credo che possiamo dichiarare chiusa qui la nostra conoscenza. Vado a spiegare ai miei ospiti che non vi sarà alcun matrimonio. Visto che è già pagato, li inviterò tutti a quello che doveva essere il nostro banchetto di nozze. Festeggerò il fatto di essere sfuggito a un imbroglio ben combinato. Le auguro una vita felice, insieme a Sherlock Holmes. Sono sicuro che non si annoierà.”
“Avrebbe potuto evitare tutto questo, se avesse accettato di rinviare le nozze, come le aveva chiesto John,” ridacchiò Sherlock.
Moran si irrigidì. Le labbra divennero una linea sottile: “La storia di John sembrava incredibile. Non potevo credere che Trent e Allyson potessero architettare una truffa come questa.”
“Grazie, Sebastian. Credo che non ci rivedremo più,” lo salutò John, prima che Sherlock ribattesse.
“Lo credo anch'io,” annuì Moran, uscendo dalla sagrestia.
Padre O’Brien si passò una mano nei capelli: “Immagino che voi due non siate ancora pronti a sposarvi,” sorrise a John e a Sherlock.
“Direi che sia prematuro, Padre. Quando saranno pronti, Sherlock e John verranno sicuramente da lei,” rispose Mycroft.
“Allora è il caso che io vada ad aiutare Lord Moran a spiegare agli ospiti che cosa sia accaduto. Prendetevi tutto il tempo che vi serve, figlioli. Capisco che la vostra vita insieme sia cominciata in modo complicato e diverso dal solito, ma avete dimostrato di essere forti e di poter superare qualsiasi cosa. Insieme. Sono sicuro che la vostra convivenza sarà interessante,” sogghignò Padre O’Brien, uscendo dalla sagrestia.
Nella stanza rimasero solo i fratelli Holmes, Greg e John.
E ora?



Angolo dell’autrice

Manca solo un ultimo brevissimo capitolo alla conclusione di questa storia. Come avrete capito, non voleva essere un racconto complesso e dalla trama intricata. Siamo in estate, c’è caldo, quindi ho optato per qualcosa di molto leggero. Forse può sembrare tutto semplicistico, ma una commedia non deve avere necessariamente una trama complicata.
Se vi va, fatemi sapere che cosa ne pensate.

Grazie per avere letto. Grazie a emerenziano, Night_Angel, CreepyDoll, 1234ok e meiousetsuna per i commenti agli scorsi capitoli.

A domani per l’ultimo capitolo.

Ciao!
   
 
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