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Autore: Aittam    06/07/2018    0 recensioni
Quante domande lascia in sospeso questa serie? Quante cose ci proponiamo di risolevere seguendola eppure nulla viene mai rivelato completamente? Ecco a voi la prima parte del Ciclo dei Miracoulus (oppure, visto che recentemente l'italiano è da sfigati: The Miracoulus Cycle) ovvero un insieme di serie che vadano a rispondere ad ogni nostro dubbio amletico riguardo a questo affascinante mondo.
In questa prima parte vedremo ciò che è stato nel passato a noi conosciuto: chi furono i primi portatori? che ruolo ebbero nelle varie età storiche e come si interfacciavano ai Kwami in dati periodi in cui la magia era più semplice di quanto in realtà non sia?
ovviamente non sarà una specie di libro di storia: ogni capitolo racconterà un evento che avrà come protagonisti alcuni portatori, alcuni realmente esistiti e altri inventati di sana pianta da me medesimo con uno studio ben strutturato dei personaggi e uno sviluppo caratteriale, in molti casi, ben studiato e organizzato... il tutto sarà guidato dai Kwami principali che, in un certo senso, saranno i nostri agganci veri e propri alla serie... non mancheranno però riferimenti diretti alla serie originale o anche ad altri media... aspettatevi molte citazioni.
Genere: Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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IL POPOLO DELLA MADRE
 
Scorre in ognuno di noi.
Scorre in tutti noi
Scorre, di più in noi, rispetto a voi.
Siamo l’antico popolo dei tumuli, siamo la voce dei colli.
Siamo la fiaccola che guida il disperso, siamo la voce che porta alla follia.
Siamo i figli di Danu, la madre, siamo la Quinta Razza, la Quinta Genia.
Cercateci, se volete, guardate ovunque vi guidi la mente.
Noi non ci faremo mai vedere… ma voi stolti, sarete sempre sotto i nostri occhi.
Temeteci e adorateci. Poiché ci temettero e ci adorarono.
 
Vi potrei raccontare di come i miei antenati salirono al potere… di come divennero potenti e surclassarono un popolo di bifolchi isolani.
Di come uno di loro incontrò la madre e di come si unirono generando il primo dei Tuatha.
Di come poi la madre ricomparve unendosi al mio avo più prossimo e di come da quell’unione nacque mio nonno.
La madre è sempre esistita e sempre esisterà. Lei è libera, a differenza dei Limitati, così lei li  chiama, che sono rinchiusi e li piange… li piange poiché non li vedrà mai… se non alla fine del nostro tempo: ‘Quando la torre che nasce dal suolo e punta al cielo si sarà abbattuta sulla Nuova Ys.
Come so questa strana frase? Me lo disse un giorno un vecchio che portava una spilla blu a forma di conchiglia: diceva di chiamarsi Sudratha e di venire dalla città di Gorias, a nord del mondo… solo i miei antenati hanno visto quella città e so che  l’arma che ora impugno proviene da li.
Pare però che la corte in cui abitavo un tempo fosse composta da figli bastardi della stessa madre che generò il popolo del mio ramo paterno.
Popolo deforme e orribile: con aspetti mostruosi e innaturali: non appartenevo a quel popolo che mi insultava e mi sbeffeggiava dandomi dell’ibrido… e questi avevano teschi di caprone, altri un solo braccio, una sola gamba e un solo occhio… altri invece erano umani nell’aspetto ma con occhi rossi e corna di muflone… ecco cos’era il popolo dei Fomorian: malvagi d’aspetto e d’animo.
Mia madre però era diversa: era umana per aspetto e per carattere: meno barbarica e violenta e certamente più vicina a mio padre; certo: aveva anche lei delle corna che le spuntavano dai folti capelli rossi e due iridi ampie e rosse ma la amavo comunque e lei amava me.
Il matrimonio era stato sancito da un’alleanza avvenuta non so quanto tempo prima della mia nascita tra i Tuatha e i Fomorian… finì molto male.
Mio nonno, Balor, era un guerrafondaio: una volta tentò di affogarmi poiché non sopportava il fatto che fossi figlio di quel popolo, a detta sua, codardo e contaminato dal genere umano.
Diciamo che lui era il peggiore di tutti i Fomorian esistenti: orribile e abbastanza grande da spaccarti le ossa dandoti una manata sulla spalla: aveva un solo occhio che teneva sempre chiuso ma, stranamente, si muoveva sempre in modo molto, molto, molto veloce e sicuro… su quell’occhio si raccontavano storie inquietanti: la storia che girava di più era che fosse maledetto: un giorno gli comparve il Padre e lo maledisse a vita facendo si che il suo occhio fulminasse chiunque. Ora è cieco ma si muove bene, sia nel palazzo che sul campo di battaglia.
In più mi odiava… mi odiò ancora di più, in seguito, quando gli infilai la lancia su per lo sterno!
Un giorno non ne potei più: io Lug, il Simpolitecnico: in grado di fare qualsiasi cosa semplicemente volendolo! Perché rimanere in quella gabbia di matti quando sapevo che un popolo molto più civile e avanzato di quella marmaglia mostruosa avrebbe potuto ospitarmi essendo sangue del suo sangue?
Fuggi.
Sellai il mio cavallo e, a soli dodici anni, mi diressi verso la zona centrale dell’isola, dove sapevo che si trovava il centro del potente regno dei Tuatha de Danann: il popolo sacro di Danu.
Sapevo che ad Est sorgeva un palazzo di smeraldo tanto bello da abbagliare: Moy Tura: il Colle Sacro, ove dimorava il popolo prescelto e i più potenti e illustri dei suoi esponenti.
Avevo sentito narrare storie incredibile sui loro sovrani e sulla loro stirpe… non me ne fregava nulla dei Fomorian e della loro storia: erano solo barbari incivili, bravi solo a rovinare le feste con la loro sola presenza.
Invece di loro avevo sentito cose straordinarie: il loro attuale re aveva conquistato l’Eriu chissà quanto tempo fa soppiantando i Fir Bolg, i quali però erano comunque stati inclusi nei Tuatha de Danann.
Nuada, ancor oggi, era un guerriero formidabile: con un fichissimo braccio d’argento fuso alla carne e una spada di bronzo resistentissima e intrisa di malie di ogni genere.
Poi c’era Dagda: Il vecchio… lo ammiravo parecchio: saggio e potente, era il druido supremo e impugnava una calva magica: da un lato uccideva al singolo tocco e dall’altro ridava vita in un ciclo continuo; aveva poi un’arpa fatta d’oro puro che era due volte più grande di lui e poteva abilmente sollevarla e suonarla con la singola mente. Si raccontava che Dagda fosse figlio di Danu stessa.
Poi c’era il suo fratellastro Manannan Mac Lir; di lui si diceva che fosse figlio del grande padre-cervo e che fosse il potente sovrano delle onde e del mare: aveva una barca che si muoveva con la sua sola mente e un carro trainato da cavalli d’acqua… per non parlare di quel mantello che lo rendeva invisibile! Avrei dato anima e corpo per ottenerlo e usarlo per fini poco leciti come introdurmi nelle stanze delle ragazze e farle loro scherzetti non molto ortodossi... avevo ereditato la malizia di mio padre forse?
I miei pensieri furono però dissipati dalla vista che mi si spalancava davanti: un maestoso palazzo di smeraldo svettava toccando il cielo con molte torri e torrette che trasformavano la collina su cui si innalzava in una vera e propria montagna.
Mi avvicinai spronando il cavallo che si avviò verso il palazzo senza nemmeno ascoltarmi… per fortuna che ero in groppa e non a terra!
Notai come una cinta di mura verdi cingeva la cima del colle e come l’ingresso si trovava proprio sulla cima della collina dove era posto un Menhir alto due metri con numerosissime decorazioni e oggetti votivi accatastati sopra.
«Quella è la Lia Fail: la pietra che grida»
Mi voltai e vidi un ragazzo più o meno della mia età che mi squadrava da dietro il cancello.
«Chi sei?»
«Non ti è dato saperlo… non abbiamo bisogno di qualcuno in più, siamo già al completo»
«Potrei farvi da medico»
«Ne abbiamo già uno: Dian Cecht è ottimo e sa fare anche cose abbastanza difficili per il suo mestiere»
«Maniscalco?»
«Ce l’abbiamo»
«Falegname?»
«Idem»
«E che mi dici di un ciabattino?»
«Abbiamo anche uno di quelli»
«Almeno un potentissimo druido… ah no, se le storie sono vere avete anche quelli»
«E le storie non mentono»
«Quindi… se avete tutto ciò… non avete nessuno che possa fare tutto questo e molto altro?»
Il ragazzo rimase impalato con gli occhi sbarrati per poi sedersi a riflettere e rialzarsi nuovamente con una mano a pizzicarsi i pochi peli sul mento.
«Esattamente…»
«Esattamente cosa?»
«No! Non abbiamo nessuno che possa fare tutto questo»
«Allora avete proprio bisogno di qualcuno che lo sappia fare: mi presento, sono Lug, il Simpolitecnico: vengo dalla corte di Balor e sono suo nipote nonché figlio di Cian, del vostro popolo… ho scelto di abbandonarli in vostro favore»
«Lusingato; in questo caso sarai accettato sicuramente. Vieni, ti porto da Nuada»
Detto ciò lo seguì oltre l’arco che sovrastava Lia Fail.
 
Moy Tura era magnifica anche dentro: pareti smeraldine e auree tappezzate di arazzi magnifici e fiaccole che ardevano illuminando a giorno ampie sale con finestre alte e maestose.
Ci addentrammo sempre di più nel palazzo finché non persi completamente l’orientamento: ci ritrovammo quindi in una gigantesca sala ampia un centinaio di metri e altrettanto alta: al centro un gigantesco mosaico rappresentava un Triskele in cui scorreva un liquido che cambiava colore  a seconda delle zone: al centro era arancione come la fiamma più pura, nel braccio superiore era azzurro come il cielo, nel braccio posteriore era verde come l’erba di Eriu e nel braccio anteriore era blu come il mare.
Dietro al cerchio che racchiudeva il Trischele si innalzava un trono fatto di svariate pietre preziose sulla cui sommità campeggiava il Nodo Celtico: tre ellissi che si incrociavano formando quello che, a detta di molti, dovrebbe essere un’utero stilizzato, simbolo di fertilità e buona sorte.
Al centro di quel simbolo notai due figure, una femminile, verde e azzurra e una maschile bruna con la testa di cervo che parevano brillare di luce propria; erano semplici arazzi ma percepivo una vita che vi trascendeva.
Sul trono era seduto un uomo vestito con un’armatura gialla e nera, l’elmo, anch’esso di quei colori, lo faceva apparire in modo abbastanza spaventoso ma il suo sguardo, ora, lasciava intravedere una certa inquietudine.
«Chi sei?» mi chiese il sovrano.
Mi inchinai.
«Io sono Lug, figlio di Cian, dei Tuatha De Danann e nipote di Balor, sovrano di Fomorian; ho deciso di abbandonare quelle terre poiché li non posso rimanere a lungo: mio nonno ha tentato di uccidermi divere volte ed ora temo che possa attuare un piano definitivo; una profezia infatti dice che sarò io ad ucciderlo guidando l’esercito nemico»
L’uomo annuì silenziosamente.
«Ebbene?» gli chiesi.
«Ti accolgo con l’onore dovuto all’ospite; Brigid ti mostrerà la tua nuova dimora»
Detto ciò una giovane ragazza entrò da una porta laterale; ne rimasi affascinato: capelli lunghi e nero-bluastri raccolti in una treccia che le ricadeva sulla schiena, occhi color degli smeraldi e una lunga veste rossa legata da una fascia nera a decorazioni dorate.
«Questa e Brigid, mia cugina, ti mostrerà il palazzo e ti condurrà alla tua nuova casa»
 
Ci incamminammo lungo un viale ai cui lati crescevano vari alberi; Brigid mi chiese come mai avessi deciso di recarmi proprio a Moy Tura e perché non fossi. Magari, fuggito nel continente.
Le spiegai che una profezia sosteneva che io avrei dovuto uccidere Balor e donare potere definito al popolo dei Tuatha su tutta l’Eriu e Balor mi temeva per questo.
Brigid sembrava interessata e ne volle sapere di più.
Parlammo per così tanto tempo che non mi accorsi di non essere ancora arrivato all’alloggio che la ragazza avrebbe dovuto presentarmi; le chiesi come mai e lei mi disse che aveva deciso di allungare un po’ il tragitto per ascoltare meglio la mia storia e farsi un’idea su di me; mi avrebbe poi rispiegato al strada quando sarebbe venuta a prendermi poi, poco prima che il resto del popolo si riunisse nella grande sala dei banchetti per cenare.
Brigid mi spiegò di essere figlia di Dagda, il vecchio druido, e di una delle sue molte compagne e iniziammo poi a parlare del più e del meno. Nel giro di tre ore diventammo subito amici.
Ad un certo punto raggiungemmo una grande piazza dove una grande statua del Padre e della Madre, con i corpi intrecciati tra di loro in posizione verticale spiccava da una fontana; davanti alla fontana una strana figura se ne stava seduta davanti a un gruppo di persone che lo ascoltava reverente.
Aveva un aspetto da anziano: barba e capelli erano lunghi e ricci, di un castano tendente al rosso e le rughe solcavano il viso che sembrava dimostrare più di tremila anni. Gli occhi erano però animati da una grande foga mentre narrava di un combattimento con un tasso gigante che aveva affrontato per liberare la stessa collina su cui ora vivevano.
Aveva una corporatura che, definire anziana, sarebbe stato molto offensivo: il fisico era infatti quello di un cinquant’enne in canre e robusto, con muscoli delle braccia ben accentuati e un largo petto; indossava una tunica bruna lunga fino al ginocchio e legata da una cinta decorata con decorazioni geometriche; tra i capelli spuntava una corona anch’essa decorata e con un nodo celtico sopra la fronte. alla sua cinta era legato un falcetto d’oro e al suo fianco ribolliva un grande calderone al cui interno si poteva vedere quella che sembrava una carne stranamente invitate rispetto al solito.
Stava suonando un’arpa grande almeno due volte lui; quell’arpa fluttuava a mezz’aria e potevo distintamente vedere le corde muoversi singolarmente o in contemporanea componendo melodie pazzesche e bellissime. Lo riconobbi.
«Quello è Dagda? Tuo padre giusto?»
«Esattamente: lui è il più anziano dei Tuatha nonché il più potente. Vieni a conoscerlo»
Brigid mi condusse da Dagda che si stupì nel vedermi.
«Toh! Guarda chi c’è! Lug! Sei veramente tu! Ma come ti sei fatto grande bello di tuo bisnonno!»
Lug rimase immobile per un secondo poi chiese.
«Sono tuo nipote?»
Dagda annuì: «Alla lontana si: mio figlio Dian Chect è padre di tuo padre Cian; non sembra ma io ho più di quattrocento anni»
«Non l’avrei mai detto» disse Lug sedendosi assieme agli altri.
«Vorrei farti alcune domande»
«Parla figliolo»
«Cosa mi sai dire della profezia legata al mio futuro»
«Quella che predissi io stesso vorrai dire»
«Cosa?»
«Già; non ti stupire: tu sei destinato a grandi cose, forse diverrai persino re del nostro popolo un giorno non molto lontano. Ti dico solo che dovrai trovare un’oggetto che ti è destinato fin dalla nascita»
«Un’arma?» chiese Lug speranzoso.
«No, ti devi recare a sud, nel territorio della scogliera di Moer ho nascosto un’oggetto che tu troverai nel giro di una notte. Ti è destinato»
«Quando posso recarmi li?»
«Andrai domani, ti farai anche accompagnare da Brigid, a cui affido i miei più preziosi paramenti»
Dagda si portò le amani al capo e si staccò qualcosa dalle orecchie.
«Fanne buon uso»
«Perché a me padre? Sono potenti e sono destinati a te»
«Ma io posso concederteli, se li vorrai usare»
Brigid prese due piccole pietre rosse che teneva in mano il padre e le mise nalla sua tasca.
«Se li perdessi?»
«Non accadrà: i miraculous tornano sempre al loro portatore»
Brigid assent’ con il capo per poi incamminarsi verso un’alta dimora a nord-est della piazza.
«Aspettami!» le gridai per poi ringraziare Dagda che, sorridendomi, mi mise una mano sulla spalla.
«Ripongo moltissima fiducia in te ragazzo, mi raccomando rendimi fiero di aver te come discendente»
«Lo farò» dissi io per poi salutarlo formalmente e seguire Brigid.
 
La Scogliera di Moer era un’antica formazione rocciosa veramente magnifica che raggiungemmo in pochi giorni di cavalcati da Moy Tura: le pareti levigate e perfettamente verticali ricadevano a strapiombo nel mare e le acque sotto erano di un blu intensissimo e profondo.
«Cosa dovrei cercare?» chiesi a Brigid.
«Non saprei, direi di guardarti attorno e poi, quando ti sentirai attratto da qualcosa, prendilo.»
Iniziai a girovagare per la scogliera evitando crepacci e rocce sporgenti; finì per ritrovarmi da tutt’altra parte e inizia a non vedere più Brigid, l’avrei poi recuperata.
Camminai a lungo finché non udì uno strano rumore: davanti a me una strana creatura era appena sorta dalla roccia.
Aveva un corpo composto di pietra e estremamente robusto, testa ampia e zanne di cinghiale.
Ero completamente disarmato allora mi preparai a fronteggiarla apertamente ma la creatura sembrava molto più grossa, aggressiva e agguerrita di me.
Inizia a voltarmi in ogni direzione in cerca di un qualcosa che potesse salvarmi la vita; notai un luccichio tra due rocce e, con un salto, riuscì a raggiungerlo e lo raccolsi.
Un anello nero con l’impronta di un felino; preso dall’istinto infilai l’anello al medio e una fitta oscurità mi pervadeva mentre uno strano essere apparve al mio fianco.
«Bene bene bene… eccone un altro; inizio sinceramente a stufarmi di tutto questo»
Io rimasi immobile: lo spirito aveva una consistenza fumosa e grandi occhi verdi su un corpo minuto e nero, simil gatto.
«Chi sei?» gli chiesi.
«Non farti nessuna domanda» mi interruppe lui rapidamente «Ma dì semplicemente ‘Plagg trasformami’»
Io ero incerto.
«ORA!» gridò lo spirito emettendo un verso gutturale.
«Plagg, trasformami!» gridai e vidi lo spirito venir risucchiato dall’anello.
Mi ritrovai vestito con un’armatura nera e un elmo nero con decorazioni verde acido.
Estrassi un piccolo bastone e, appena ebbe premuto leggermente il manico lo sentii allungarsi diventando lungo almeno tre metri.
La creatura iniziò a ringhiare e ad avvicinarsi sempre di più spalancando le fauci.
«Affrontami mostro!» gridai io iniziando a correre verso di lui.
La bestia si sollevò su due zampe e roteò le zampe anteriori che erano diventate stranamente umanoidi.
Mi preparai a colpirlo con l’asta e riucii a centrargli l’occhio destro che scizzò via come un fulmine.
«Lug!» sentì gridare in lontananza.
«Sono qui Brigid! Vieni a darmi una mano con questo demone!» gridai io di risposta.
Vidi un lampo accecante e qualcuno apparve sul dorso della creatura colpendola con una piccola sfera legata ad una fune.
Ora Brigid indossava una gonna più corta e decorata a pois neri; il suo mantello era sparito e al so posto dalle sue spalle si spalancavano ampie ali trasparenti protette da elitre d’insetto. In mano teneva una strana arma: due dischetti uniti tra loro attraverso una lunghissima fune.
«Brigid?» le chiesi.
Lei si guardò gli abiti e sembrò apprezzare il cambiamento.
«Avevo visto solo mio padre nelle vesti di portatore… devo dire che io sto molto meglio» ridacchiò lei estraendo nuovamente la fune e colpendo la creatura con il corpo dell’arma.
«Cosa pensi che sia?» le chiesi.
«Boh, non ho mai visto nulla di simile»
Sentì una voce sussurrarmi qualcosa nell’orecchio.
Sollevai la mano al cielo e feci ciò che quella voce mi indicava di fare: pronunciai la parola: «Anachain!» e una strana energia iniziò a scorrermi dentro: appena sopra il palmo della mia mano ora danzava una sfera di energia oscura.
Chiusi rapidamente il palmo e lo riaprì: ora l’energia era distribuita su tutta la mano e mi pervadeva completamente.
Mi scagliai quindi verso il mostro e gli schiaffai la mano sul volto.
Il mostro iniziò a mugghiare e a sgretolarsi lentamente sotto la mia mano.
«Credo che abbiamo trovato ciò che mio padre ti ha detto di cercare» disse Brigid
«A quanto pare… torniamo a casa?»
«Si dai»
 
Mentre i due ragazi si allontanavano le ceneri si mossero e una figura apparve da esse.
«Credi che ce la faranno a scacciali?»
«Forse… stanno infestando quest’isola da troppo tempo»
«Come tutti, noi siamo i primi a riporre speranza in loro mia amata; Non temere, loro riusciranno ad allontanarli»
 
La piana era immensa e guarnita di persone: gli schieramenti erano stati distribuiti e il biondo sedicenne se ne stava a capo dell’esercito a cavallo di una magnifica giumenta color latte; al suo fianco la sua amata compagna impugnava una spada rossa a pois neri e suo padre, a sua volta, se ne stava al suo altro fianco cavalcando un gigantesco maiale.
«Pronto figlio mio?» gli chiese Cian quando fu tutto sistemato nello schieramento.
«Non vedremo mai più i Fomorian in quest’isola»
«Lo garantisco!» gridò la bellissima Eriu dall’alto della collina con il suo cavallo dal manto verdastro.
«Richiama le tue sorelle!» gridò poi a Brigid e lei suonò nel corno mentre due altre si avvicinavano a lei.
«Pronte?» chiese Brigid a due ragazze su cavalli neri che erano proprio dietro di lei.
«Ora» gridò una di loro ed estrasse un ciondolo che portava al collo che rappresentava un’ala nera; l’altra ne estrasse una identica e speculare; Brigid ne estrasse un’ultima, che invece rappresentava la testa di un corvo.
Dopo che ebbero unito i tre monili tre figure alate comparvero e le tre dissero all’unisono: «Ravv: trasformateci!»
I tre Kwami rientrarono nei Miraculous e le tre donne divennero ben diverse: i loro capelli si sciolsero, comparvero elmi neri e i loro mantelli si ricoprirono di piume di corvo.
Morrigan sollevò la spada nera e rossa e gridò con furia omicida: «MORTE!»
L’esercito avanziò con Lug e Morrigan in testa; ora Lug indossava l’elmo nero decorato con decorazioni celtiche di un verde chiaro che formavano il volto di un gatto; con un rapido colpo il bastone fece apparire due lame ai lati mentre nell’altra mano la sua lancia infallibile brillava di una luce gloriosa.
Dagda non combatteva con alcun cavallo; si muoveva con salti quasi inumani tra uno schieramento e l’altro falcidiando chiunque incontrasse colpendoli o con lo yoyo o con un piccolo bastone di legno utilizzando la metà scorticata e pallida nello schieramento opposto e quella ricoperta di tralci e foglie nello schieramento dei Tuatha.
Il suo mantello rosso a pois neri lo faceva apparire come una sorta di coccinella incappucciata omicida che si bagnava nel sangue delle sue vittime per assumerne il colore. Nuada intanto faceva roteare una trottolagigantesca decapitando più fomorian possibili con la sua spada dalla lama nera e gialla; la sua chioma nera volteggiava sotto l’elmo d’ape e ad un certo punto si sollevò da terra volando come un insetto mentre bersagliava gli sfortunati sotto di lui con sciami di pungiglioni dal veleno mortale.
Balor era li in mezzo: immenso e spaventoso: la barba biancastra sporca di sangue e l’elmo che copriva l’occhio emanava un’aura di terrore. Brandiva una spada gigantesca che avrebbe potuto spiaccicare Lug in un solo colpo; ma il ragazzo spronò la sua giumenta verso il mostruoso nonno e, appena ebbe preso la mira, si preparò a scagliare la lancia contro lo sterno del capo dei Fomorian quando questi si tolse l’elmo e iniziò lentamente ad aprire la palpebra: una luce accecante investì coloro che aveva di fronte e Lug lo colpì appena in tempo: la lama penetrò il suo sterno e il sangue sprizzò come in una fontana inondando coloro che avevano subito il suo sguardo; Lu si allontanò il più possibile e fece appena in tempo a recuperare il corpo di Nuada,c he era caduto sotto lo sguardo del nonno.
Lug sedeva ora sul suo trono, era stato eletto democraticamente dal popolo che lo aveva designato come successore di Nuada e Brigid ne era felice; il giorno dopo si sarebbe celebrato il matrimonio tra loro due.
 
 
Dovute spiegazioni
Rieccomi, dopo un’assenza imperdonabile (infatti mi faccio perdonare con una doppia pubblicazione: sono un genio!) vi chiedo comunque di perdonarmi e spero che abbiate apprezzato questo mio nuovo racconto ambientato molto più a nord dell’ultima volta.
Ovviamente il miraculous del gatto nero non è passato subito da Bast a Lug nel giro di pochi minuti; quest’ultimo è vissuto parecchio tempo dopo di lei e se dovessi dirvi tutti i portatori che ci possono essere stati nel corso di diecimila anni… non finiremmo mai più e allo stesso tempo vi potrei spoilerare cose che vanno ad aggiungersi nel corso del mio ciclo.
L’Irlanda (Eriu in gaelico) è una terra densa di magia, ricca di miti, di leggende, di poteri, di oggetti magici e di molte divinità (non sapete quanto sia difficile organizzare il pantheon celtico… almeno in questo caso posso dirvi che questi qui erano certamente dei... anche se con i Tuatha non si può mai sapere) ed era perciò ovvio che almeno una ventina di Miraculous fossero finiti qui.
Avrei potuto parlarvi di altri personaggi come Cuchulainn o simili, ma ho pensato che la battaglia di Moy Tura, l’epica battaglia tra le forze del caos e quelle dell’ordine in stile titanomachia rendesse molto di più: è giusto che si comprendi il messaggio che traspare dall’opera.
Quanto ai personaggi: Lug era destinato palesemente a portare il miraculous del gatto nero: un condottiero come lui era sicuramente adatto a portare il miraculous della distruzione e non ho avuto problemi a consegnarglielo.
Se mi volete fare qualche domanda riguardante il demone, il Padre e la Madre, le varie entità del mondo e simili chiedetemi pure.
 
 
 
 
 
 
 
  
 
   
 
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