Fiamma
/fiàm·ma/

sostantivo femminile

1.
Fonte di calore e di luce originata dalla combustione di una sostanza solida, liquida o gassosa e costituita da masse gassose incandescenti.

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Fire

Barnaby odiava il fuoco.

Quell'elemento così forte e distruttivo, il calore eccessivo, l'aria secca che bruciava le vie aeree.

Barnaby ricordava che c'era stato del fuoco, quando erano morti i suoi genitori, i loro corpi erano stati quasi irriconoscibili quando la polizia era giunta sul posto, l'incendio da poco domato dai vigili del fuoco.

Forse era per questo che il suo corpo si era bloccato non appena lo sguardo si era posato sulla struttura in fiamme di fronte a lui, mentre Kotetsu si buttava a capo vuoto per salvare chiunque fosse ancora salvabile da quell'edificio esploso all'improvviso.

Barnaby sapeva che avrebbe dovuto intervenire, aiutare il partner per fare più in fretta, muoversi.
Fare qualcosa.
Ma non riusciva a fare niente, il ricordo di quella notte maledetta che gli si ripeteva in testa.

Forse fu per questo che non sentì le urla di Dragon Kid, che tentava disperatamente di richiamarlo all'attenzione mentre aiutava Fire Emblem a portar via alcuni feriti.

Fu per questo che Rock Bison si ritrovò costretto ad afferrarlo per le spalle e riscuoterlo con forza dalla trance nella quale era caduto, Blue Rose che teneva il fuoco sotto controllo grazie al suo potere.

E Wild Tiger?

Barnaby si rese conto solo in quel momento che Tiger mancava all'appello, ed un mix di sentimenti nacquero in lui.

Preoccupazione, stordimento, paura.

Barnaby prese un respiro tremante, poi scosse la testa e si costrinse ad inoltrarsi nella struttura ormai quasi del tutto collassata, il cuore che rimbombava nelle orecchie.

Non si aspettava certo di dover trascinare fuori sia Kotetsu che un ragazzino, entrambi incoscienti, di cui l'ultimo aveva indosso il casco del primo, probabilmente per proteggerlo meglio dai fumi.

Barnaby sembrava non capire, ma la priorità era salvarli.

Salvare Tiger.

Il resto della serata, per lui, era solo una macchia indistinta.

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Quando Kotetsu riaprì gli occhi non si aspettava di vedere Barnaby seduto vicino al suo letto, scomodamente appisolato contro la parete bianca e immacolata dell'ospedale, una mano stretta alla sua.

Fu per questa sua sorpresa che rimase ad osservare il compagno per lunghi minuti, seguendo in silenzio il suo lento risvegliarsi che presto tramutò in confusione, sollievo e, subito dopo, rabbia.

Barnaby sapeva che il partner si sentiva in dovere di proteggere chiunque, anche se non ne capiva ancora appieno il motivo, ma questo non voleva dire che poteva rischiare la vita come se a tutti gli altri non importasse di lui.

Lo rimproverò con tutta la preoccupazione, mascherata da rabbia, che aveva provato fino al suo risveglio, poi gli assicurò che ogni persona portata fuori dall'incendio si era ripresa, chi più e chi meno, ed infine cadde il silenzio più confortevole che il biondo avesse mai provato in compagnia di Kotetsu.

Finché lo sguardo nocciola del veterano non si incatenarono con lo sguardo smeraldo del più giovane, ed il silenzio, dapprima confortevole, sembrò dilatarsi in maniera infinita e tesa, fino a quando il ferito dei due non schiuse le labbra per prender parola.

"Cosa ti è preso?"

La domanda rimase a galleggiare nell'aria satura di disinfettante, e le iridi del biondo presto si scostarono da quelle partner con rara colpevolezza.

Tornò il silenzio, ma solo per pochi secondi prima che un sospiro stanco sfuggisse dalle labbra schiuse di Barnaby.

"Quando ho visto quell'edificio in fiamme, io..."

Poteva fidarsi? La risposta era chiara e cristallina nella sua mente.
Insieme avevano sconfitto Jake, Kotetsu aveva fatto di tutto per aiutarlo, anche mettere in secondo piano sé stesso e la propria salute fisica.

Barnaby non aveva dubbi che il più grande avrebbe capito.

"... Mi sono ricordato della notte in cui sono morti i mie genitori."

Tiger rimase in silenzio, incitandolo con lo sguardo a continuare mentre posava la propria mano su quella dell'altro per fargli sapere che lui c'era.

Nonostante tutto, lui era lì per lui.

Barnaby gli rivolse l'accenno di un sorriso stanco.

"Nonostante il caso sia chiuso e Jake sia morto, continuo a sognare quella notte.
L'odore del sangue, quasi del tutto surclassato dall'odore della mobilia in fiamme, lingue di fuoco che lambivano le pareti, il fumo nero, i corpi distrutti, ed io... Io-"

Le parole gli morirono in gola quando una mano grande e forte, ma allo stesso gentile, gli sfiorò una guancia, e scoprì di star piangendo, le iridi smeraldine si puntarono stupite sul compagno, il cui sguardo gentile gli era rivolto.

Kotetsu si mise a sedere, afferrò il volto di Barnaby con entrambe le mani e se lo portò vicino, le loro fronti a contatto.

"Non importa..."

Un mormorio leggero, la voce morbida e piena di affetto, e Barnaby ringraziò l'assenza di pena in quello sguardo, perché la pena era l'ultima cosa che voleva ricevere dall'uomo.

"Capisco la tua difficoltà, non hai bisogno di scusarti con nessuno. Non è colpa tua, capito?"

E Barnaby si ritrovò a sopprimere appena un singhiozzo, perché anche se non aveva espresso le scuse che gli vorticavano in testa l'altro lo aveva capito, quel suo stato d'animo turbato, quel suo lato emotivo.

"Se fossi stato più forte, tu- Tu non saresti qui..."

Un altro mormorio.
A Barnaby piaceva mormorare, la voce era bassa e armoniosa, gli argomenti più intimi, la vicinanza maggiore.

"Non dire stupidaggini, Bunny. Tu sei forte, ma la propria mente ha quasi sempre la meglio.
Le paure, le incertezze, traumi passati."

Barnaby chiuse gli occhi, i pollici di Tiger che gli sfioravano le guance e portavano via le lacrime, con una gentilezza così strana da associare a quell'uomo irruento.

"Ogni essere umano ha le proprie debolezze, nessuno ne è esente, ed anche se sei un eroe per tutti gli altri, fuori da quella tuta rimani sempre una persone come altre."

Percepì un paio di labbra sulla punta del proprio naso, che si arricciò non appena il contatto cessò mentre la bocca accennavano un sorriso incerto.

"Forse hai ragione..."

Un'espressione allegra si dipinse sul volto del veterano, che con un ultimo bacio sulla fronte del giovane si allontanò per potersi alzare.

"Io ho sempre ragione, Bunny! E adesso andiamo, ho una fame!"

Lo sguardo verde del piu giovane sembrò accigliarsi, ed afferrò Tiger per un polso prima di costringerlo di nuovo a letto.

"Non ci pensare, Kotetsu-san! Rimarrai qua a riposo finché il dottore non dirà il contrario!"

Le lamentele che nacquero a seguito di quell' ordine fecero comparire una vena pulsante sulla tempia del biondo, che dovette reprimere un sorriso mentre andava a chiamare il medico.

Barnaby odiava il fuoco, ne aveva una paura matta, ma forse, piano piano, avrebbe potuto imparare a sopportarne la vista