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Autore: BabaYagaIsBack    07/07/2018    0 recensioni
●Book I●
Aralyn e Arwen anelano alla libertà. Fin dall'alba dei tempi quelli come loro sono stati emarginati, sfruttati, ripudiati, ma adesso è giunto il momento di cambiare le cose, perché nessun licantropo ama sottomettersi, nessun uomo accetta la schiavitù. Armati di tenacia e coraggio, i fratelli Calhum compiono la più folle delle imprese, rubando a uno dei Clan più potenti d'Europa l'oggetto del loro potere. In una notte il destino di un'intera specie sembra cambiare, peccato che i Menalcan non siano disposti a farsi mettere i piedi in testa e, allora, lasciano a Joseph il compito di riappropriarsi del Pugnale di Fenrir - ma soprattutto di vendicarsi dell'affronto subìto.
Il Fato però si sa, non ama le cose semplici, così basta uno sguardo, un contatto, qualche frecciatina maliziosa e ogni cosa cambia forma, mettendo in dubbio qualsiasi dottrina.
Divisi tra il richiamo del sangue e l'assordante palpitare del cuore, Aralyn e Joseph si ritroveranno a dover compiere terribili scelte, mettendo a rischio ciò che di più importante hanno.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Triangolo
Capitoli:
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Non perdere i pezzi

Aralyn strabuzzò gli occhi, rendendosi improvvisamente conto di aver perso la cognizione del tempo e dello spazio intorno a sè. I pensieri si erano affollati con un'intensità tale da portarle la mente altrove, in un luogo estraneo. Il tutto era partito da qualcosa di semplice, la cena della sera prima, per finire poi su un tema più complicato di quanto si potesse credere: Josh. Ormai era da più di un mese che quel tizio girovagava per la tana senza combinare nulla di utile e, nonostante quello che era successo in città, non si era ancora fatta un'idea ben chiara su di lui. Dovevano tenerlo con loro? Cacciarlo? Cosa sarebbe stato meglio fare con un soggetto del genere? Arwen alternava nei confronti di lui momenti d'intenso interesse ad altri di sottilissimo astio, cosa che la lasciava ancor più perplessa.
Si tirò dritta sul letto, sospirando e prendendosi il viso tra le mani. Ogni giorno le sembrava sempre più difficile capire cosa fosse giusto fare, sia per quanto riguardava il clan, sia per quanto riguardava se stessa. Quel tipo si stava insinuando nella sua testa con sempre maggior impeto, non c'era giorno in cui riuscisse a tenerlo fuori: alle volte capitava che lo incrociasse per la casa, altre che qualcuno lo citasse e, persino quando era sola, succedeva che gli saltasse in mente -non ne poteva più. Forse, si disse ancora una volta, parlarne con suo fratello l'avrebbe aiutata a mettere insieme le idee, a capirci qualcosa.
Convinta, si alzò del tutto dal materasso, afferrò una maglietta e si portò fuori dalla camera mentre, svelta, cercava di mettersela addosso. Fuori, per i corridoi, si ritrovò immersa nel chiacchiericcio vivace della Tana. Ovunque posasse gli occhi incontrava visi familiari e sorridenti, lupi intenti a trascinarsi su quattro zampe verso le proprie stanze, licantropi in forma umana persi in discorsi dalle mille sfaccettature. Decine di odori diversi si andarono ad incontrare e scontrare all'intero delle narici della ragazza, fondendosi in un mix familiare, tranne per uno, che rimase isolato ed ammaliante più di qualsiasi altro. Rallentò così il passo, fiutandolo meglio, anche se non ci volle molto per collegarvi un nome e poi un viso: Lui. La stava perseguitando per caso? Aveva appena finito di pensarci, di valutare se e come discutere con Arwen sulla sua presenza lì e.. puff! eccolo comparire alle sue spalle.
Involontariamente i suoi occhi cercarono la figura di Josh, si mossero come saette per il secondo piano, quello con le stanze singole e doppie, provando ad intercettarlo prima che potesse farlo lui.
Lo trovò in un angolo non troppo lontano, intento a scambiare qualche breve chiacchiera con altri membri del clan. Il viso imperlato di sudore ed i muscoli tesi sotto alla stoffa della maglia, appiccicata al corpo, le fecero intendere che doveva aver preso parte agli allenamenti pomeridiani con Garrel, il trainer del clan da... sempre!
Avvantaggiata dal fatto che non si fosse ancora accorto della sua presenza, Aralyn rimase alcuni istanti ferma ad ammirarlo in tutta la sua bellezza stanca e trasandata, forse persino più intrigante del suo solito aspetto. Avrebbe voluto allungare una mano e sfiorargli la pelle accaldata, spostargli i ciuffi dalla fronte umida. Le sarebbe persino piaciuto semplicemente bearsi del suo odore ancora più intenso del normale. Involontariamente mosse un passo verso di lui, poi un altro e, quando se ne rese conto, trasalì appena. Era tutto sbagliato, completamente fuori luogo. Lui non doveva piacerle, non doveva catalizzare le sue attenzioni in alcun modo, figurarsi quello! Scosse alcune volte la testa, cercando di togliersi da lì dentro simili pensieri e, con quel gesto, finì con l'attirare le attenzioni di lui.
Josh si rese conto della sua presenza e fermò per un istante il discorso, mettendosi a fissarla a sua volta.
L'incrocio di sguardi parve creare un'alchimia capace di sospenderli entrambi in una sorta di bolla. Aralyn avvertì un vuoto crearsi nello stomaco ed il battito accelerò a tal punto da farle mancare l'aria nei polmoni. Che diamine le stava succedendo? Perché tutto d'un tratto il suo corpo aveva iniziato a reagire a quel modo al cospetto di quel novellino?
No, non era una cosa accettabile, non doveva accadere. Così si convinse di dover interrompere al più presto il contatto e, mordendosi le labbra, riprese a camminare a testa alta, salutando chiunque le rivolgesse la parola. Non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di averla in pugno, di poterla soggiogare. Gli passò accanto senza degnarlo né di una frase né di un'occhiata. Avrebbe resistito fino alla fine, ma non gliel'avrebbe data vinta. Lo superò stringendosi la lingua tra i denti per ricordarsi di non far cavolate e, una volta raggiunte le scale, tirò un lunghissimo sospiro. Chissà se l'aveva seguita con lo sguardo, se si era chiesto come mai l'evitasse a quel modo; chissà quale pensiero aveva vorticato nella sua testa mentre gli passava davanti senza alcun interesse. Scese i gradini tormentandosi con quelle domande, come una ragazzina alla prima cotta, ma non seppe trovare alcuna risposta. Perché era così complicato leggere nella mente di quel tipo? Perché meno sapeva più bramava di conoscere?
Una falcata dietro l'altra, raggiunse il fratello in caffetteria. Arwen le sorrise amabilmente dal suo posto vicino alla finestra: in una mano la tazza di caffè-latte, nell'altra "il Faust". Appena si accorse di lei chiuse il volume, invitandola a sedersi con lui.
Aralyn non si fece attendere, aumentò il passo sperando che la presenza dell'Alpha potesse in qualche modo scacciare il fantasma di Josh. 
«Non è un po' tardi per svegliarsi? Ti sei persa gli allenamenti» le disse con un sorriso rilassato, affascinante come pochi, anche se, per la prima volta dopo molto tempo, non le fece guizzare il cuore in gola. La ragazza fece finta di controllarsi una ciocca di capelli, in modo da non far notare all'altro il disagio che la stava animando dentro «Vorrei poter dire di aver dormito fino ad ora, ma ho avuto altri pensieri per la testa» sbuffò poi, rinunciando a trovare doppie punte. Controvoglia, si ritrovò a dover alzare lo sguardo sul fratello, intento a fissare e sorridere a qualcuno oltre di lei. Grazie al cielo, non si era curato di quello scambio di commenti; così facendo, non aveva potuto notare nel suo sguardo una punta di dubbio, di stranezza.
Rimase in attesa che Arwen tornasse alla conversazione, certa che avrebbero presto toccato il tema "nuovo arrivato". Dovevano parlarne, aggiornarsi e decidere il da farsi, non potevano perdersi in questioni meno futili: in fin dei conti si trattava pur sempre di un estraneo nel loro clan, nella loro famiglia.
«Siete già in riunione?» domandò il vocione di Garrel alle spalle di lei, suono che finalmente la fece voltare nella stessa direzione dell'Alpha.
Aralyn corrugò le sopracciglia, restando sorpresa dal quesito: «Riunione?» chiese a sua volta. Il viso dell'omone, a quella risposta, si illuminò tutto d'un tratto. D'improvviso parve sentirsi invitato a sedersi a quel tavolo insieme ai fratelli Calhum. «Oh, allora non avete ancora iniziato, mi fa piacere! Temevo di essere in ritardo» e la sua risata corposa sovrastò ogni rumore nella caffetteria. 
Di che riunione stava parlando? Gli occhi di lei corsero al fratello, cercando di estorcergli qualche informazione extra che, purtroppo, non arrivò subito. Perché non l'avevano messa al corrente del fatto che ci sarebbe stata una riunione? Di cosa avrebbero parlato? E perché anche Garrel era stato interpellato prima di lei?
Arwen prese un lungo sorso dalla propria tazza, sviando poi il discorso ed ignorando completamente l'occhiataccia della sorella: «Come è andato l'allenamento?» si stava chiaramente rivolgendo all'amico, cosa che la ragazza trovò estremamente fastidiosa. Davvero aveva deciso di non considerarla? 
L'altro si passò una mano tra i capelli, sfoggiando un'espressione estremamente soddisfatta «Diamine, a mio malgrado devo ammettere che il moccioso ci sa fare. Sembra essere nato per il campo di battaglia, ha un'agilità ed una furia che pochi licantropi possono vantare» ammise, distogliendo lo sguardo dal capoclan e spostandolo sulle proprie mani, ora raccolte sul legno del tavolo. Il battito della lupa accelerò d'un tratto. Stavano parlando di lui, dello stesso Josh che lei stessa avrebbe voluto analizzare con proprio fratello solo alcuni momenti prima. Le orecchie le si rizzarono sulla testa, interessandosi ancor più alla questione che, fino ad un attimo prima, aveva creduto non aver alcun'importanza per lei ed i suoi dubbi. Le fu chiaro che suo fratello doveva aver chiesto al fedele Garrel di studiare, a livello bellico, il nuovo arrivato.
«Pensi che possa essere pronto per una missione?» il sorriso di Arwen non smise per un secondo di riempirgli il viso e, la sorella, vi vide una sorta di piega maligna. Avrebbe voluto alzarsi in piedi e chiedergli cosa diamine avesse in mente, se per errore divino intendesse mandare proprio quel pivello a fare lo scambio con gli uomini del Duca, ma rimase zitta, aspettando che fosse qualcun altro a tirar fuori il discorso. Si doveva far vedere il meno interessata possibile, anche se in realtà si sentiva bruciare dentro.
Il secondo lupo alzò le spalle «L'unica cosa che gli manca è l'affiatamento con gli altri fratelli, ma se messo con un team esperto potrebbe trovare facilmente il suo posto» valutò con fare esperto, come se avesse visto decine di soggetti simili a lui, prima.
Arwen annuì, restando in silenzio a ponderare quelle informazioni. D'improvviso, l'aria intorno ad Aralyn parve rarefarsi, si sentì mancare immaginando cosa potesse frullare nella mente di lui. Sì, forse non lo conosceva così bene come avrebbe voluto, ma certamente abbastanza da poter sospettare qualcosa. Trasalì a quel pensiero. Le opzioni che stavano passando tra i suoi pensieri erano poche, ed una peggio dell'altra.
«Lo vedremo presto allora, molto. Organizzatevi con lui e vedete di partire per il Rifugio. Ho bisogno che andiate da Fernando e Marion per farvi aggiornare sulla situazione là, per sentire se ci sono novità e capire quando lei è intenzionata a lasciare quel posto per tornare qui».
Fu ufficiale, la lupa sentì il proprio cuore pompare tanto da rischiare un infarto. No, non poteva essere vero, non voleva crederci in alcun modo. Far vedere a quel tipo l'intero branco voleva significare solo una cosa: l'Alpha stava realmente pensando di farlo entrare nel clan. Ma come? Perché? Non avrebbe dovuto confrontarsi con lei prima di prendere una simile decisione? Per la ragazza, quella decisione, fu come un tradimento.
Provò ad aprir bocca per ribellarsi, ma non trovò le parole adatte per farlo. Era sconvolta, shockata. Avrebbe voluto ribellarsi a quella decisione, eppure non riuscì a farlo, incapace di trovare un'argomentazione valida per difendere la propria decisione. L'unica cosa che avrebbe potuto dire per far cambiare idea al proprio capoclan, sarebbe stata la spiacevole disavventura in città, ma a quasi una settimana di distanza, la cosa aveva improvvisamente assunto una connotazione negativa non solo per Josh, ma anche per lei che l'aveva tenuta segreta per tutto quel tempo. Che fare, allora? Accettare senza opporsi una simile decisione? No, non era da lei e mai lo sarebbe stato, anche se infine, con riluttanza, si ritrovò ad acconsentire tacendo.


 

Ͽ

Senza nemmeno badare a ciò che stava facendo, Aralyn lanciò il proprio borsone nel bagagliaio della vettura e, subito dopo, sentì il rimprovero di Garrel arrivare da dentro l'abitacolo. Ciò che lo infastidiva, più di quei modi poco raffinati, era il fatto che vivesse la cosa come una mancanza di rispetto nei confronti della propria macchina, unica "femmina" ad averlo conquistato con una sola uscita su strada. Era il classico cliché di un uomo innamorato del mezzo di trasporto che si era scelto e, pensandoci, la ragazza non riuscì a trattenere un sospiro rassegnato. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma non sarebbe mai riuscita a persuadere l'amico dal fatto che, in fin dei conti, si trattava solo di un oggetto. 

 

Socchiuse gli occhi, tentando in tutti i modi di non perdere altro tempo sulla questione e, nel farlo, aspirò a pieni polmoni l'aria pomeridiana densa degli ultimi tepori del sole. L'ossigeno s'infilò nelle narici portando con sé il profumo del sottobosco, del terriccio secco e di un compagno di viaggio tutt'altro che desiderato e che, con i suoi consueti dieci minuti di ritardo, aveva finalmente deciso di farsi vivo. Da sopra la spalla gli gettò un'occhiata torva, studiandolo e rimproverandolo senza però aprir bocca -a quello ci pensò Garrel che, evitando accuratamente di sporgersi al di fuori del finestrino, gli inveì contro apostrofandolo con l'appellativo di "moccioso". Se la sorella del capoclan risultava essere infastidita appena da quei minuti extra sull'orologio, per l'omaccione non c'era alcuna scusa, soprattutto quando si trattava di una partenza paragonabile a quella di una missione vera e propria. 
Il ragazzo abbozzò un lieve sorriso, fingendo di non aver sentito. Buttò il proprio zaino accanto al bagaglio di lei e, senza nemmeno rivolgerle il saluto, si fiondò sui sedili posteriori della vettura.
Aralyn ne rimase stranita, forse persino delusa. Per quale ragione dopo tutti quei contatti, sia visivi che fisici, la stava ignorando a quel modo? Non era forse lui quello che aveva sempre cercato di avvicinarla? Pensandoci, si ritrovò a mordicchiarsi nervosamente il labbro inferiore. Capire il nuovo arrivato le pareva essere ogni giorno più difficile, eppure desiderava farlo con sempre maggiore insistenza. Chissà quali pensieri si celavano dietro ai suoi bellissimi occhi color ghiaccio; quali ragionamenti le sue sinapsi trasportavano da un capo all'altro del cervello.
Scuotendo la testa si decise a lasciar perdere la questione: non c'era altro tempo da perdere ed il motore aveva già iniziato a rombare nel cofano cercando di richiamare la sua attenzione.
Richiuse tutto e, senza ulteriori indugi, si trascinò fino al proprio posto accanto all'omaccione. Ciò che non si sarebbe mai aspettata appena la portiera si andò a bloccare, fu d'essere investita dall'odore penetrante ed intenso di Josh, una zaffata di testosterone e selvaticità che solo in suo fratello e qualche breve occasione le era capitato di sentire. Senza farsi vedere iniziò a boccheggiare. L'aria parve mancarle nei polmoni, sostituita da quel sentore; la pelle si riempì di piacevoli brividi e, quasi incontrollati, i suoi istinti conversero tutti su di lui. Garrel non si stava sentendo male? Non riusciva a percepire come lei quelle sensazioni? Che le stava prendendo? Non era certo la prima volta che stava a così stretto contatto con quel tipo, ma mai le era capitato di sentirsi così sopraffatta dalla sua presenza. Tutto d'un tratto il nuovo arrivato era diventato calamita per il lupo presente in lei. 
Al cospetto di tali reazioni, le venne naturale chiedersi se anche in precedenza il profumo di Josh fosse stato così corposo o se, per qualche strano motivo, qualcosa in lui era cambiato. 
Temendo di perdere il controllo o di venir notata dai propri accompagnatori, Aralyn premette con foga l'indice sul tasto dei finestrini. Doveva assolutamente far entrare ossigeno pulito nell'abitacolo. Mentre il suo braccio destro non ne sentiva la necessità, lei ne aveva un bisogno irrefrenabile.
Pigiò e pigiò ancora, ma la discesa del vetro non sembrava mai abbastanza veloce. Che avrebbe fatto se, d'improvviso, la sua parte animale avesse preso il sopravvento? 
L'omone le schiaffeggiò il palmo, cercando di farla smettere: «Guarda che così rovini la mia piccina!» la rimproverò poi con tono severo. La ragazza si bloccò di colpo. Davvero, che diamine le stava succedendo? Fece sbattere un paio di volte le palpebre, rendendosi conto del fatto che avesse esagerato. Il finestrino era ormai completamente abbassato, eppure lei nemmeno se ne era accorta, smaniosa nel dover avere sempre più aria per pulirsi il corpo dal sentore inequivocabilmente affascinante di Josh.

Ͽ

Dal proprio posto sul sedile posteriore, Joseph corrugò le sopracciglia non riuscendosi a spiegare il motivo per cui Aralyn si stesse comportando a quel modo. Cosa le era preso? Che soffrisse di una lieve forma di claustrofobia? No, era impossibile. L'aveva vista stare in altri abitacoli in tutta serenità, senza mai preoccuparsi dell'aria viziata o altro, quindi non poteva certo essere per un motivo tanto stupido: ma allora perché reagire così? 
Fece scivolare lo sguardo verso lo specchietto laterale presente sul lato di lei e, anche se non nitidamente, vide nelle sue guance riflesse uno stuolo di piccoli brividi. Che non si sentisse bene? Magari un qualche ramo dell'influenza la stava infreddolendo più del solito, spiegazione che certamente pareva avere più senso di quella precedente. Scosse quindi la testa, cercando di non concentrarsi troppo su di lei, come gli aveva suggerito di fare Garrel, peccato solo che, come gli era spesso capitato anche nel proprio clan, le cose vietate gli avevano sempre creato interesse maggiore. Tutto ciò che andava contro alle regole dei lupi a lui superiori, altro non era che il suo pane quotidiano -ma in questo caso doveva davvero desistere. Aralyn non solo era off-limits per chissà quale motivo imposto da quel gorilla, era anche una nemica e, soprattutto, un'Impura. Nessun Nobile gli avrebbe mai perdonato l'affronto di essersi interessato in tal modo ad una di quella specie, non sapendo che proveniva dal branco dei Menalcan, diretto discendente di Douglas.

Facendo un profondo respiro, Joseph scosse la testa e cercò di scrollarsi di dosso ognuno di quei pensieri, anche se a fatica. Provò a distogliere lo sguardo e puntarlo fuori dal finestrino, dove gli alberi avevano preso a susseguirsi senza logica, all'infinito. Il panorama rimase uguale per i chilometri seguenti, non cambiò nemmeno di una virgola durante la prima mezz'ora di viaggio, poi qualche cartello ed incrocio parvero mozzare quella monotonia. 
Si impose di conversare il meno possibile, di spostare lo sguardo giusto per circostanza, in modo da non dover avere alcun contatto con lei e, per una volta, fu grato a Garrel che senza saperlo mise a tutto volume la musica, limitando maggiormente le occasioni per relazionarsi tra loro.
Ogni tanto li udì accennare qualche commento sussurrato, ma non provò mai ad immischiarsi. Avrebbero potuto persino sparlare di lui, poco gli sarebbe importato.
Fu così che non accadde nulla d'interessante per la prima parte del viaggio, che venne definita tale nel momento in cui si fermarono ad un'altra anonimissima stazione di servizio, identica a molte altre che aveva incontrato durante il suo tragitto dalla Scozia a lì.
Furono tutti e tre costretti a scendere per sgranchirsi le gambe, azione indispensabile per la loro natura animale e a quel punto, volente o nolente, si ritrovò ad incrociare lo sguardo con Aralyn. Bastò un istante per mandare all'aria tutti i buoni propositi che si era fatto fino a quel momento e, involontariamente, gli sfuggì dalle labbra un saluto: «Ehi...» si ritrovò a dire a ridosso del viso di lei. A seguire poi, senza darsi tempo di pensare, si morse la lingua come punizione. Perché era così difficile mantenere la propria posizione? E così semplice cedere?
«Ehi. Ti serve qualcosa? Vuoi una merendina o una bibita? Entro nel negozio per pagare e magari può tornarti utile...» non la fece nemmeno finire di parlare. Una specie di onda gli nacque dentro con un impeto tutt'altro che aspettato: «Ti accompagno» disse frettolosamente, intimorito dal pensiero che potesse negarglielo «non si sa mai che ti servano un paio di mani in più» concluse con un sorriso abbozzato.
No, non c'era alcuna spiegazione a tutto ciò. Non era possibile scordarsi con così tanta semplicità di un odio secolare, eppure a lui capitava ogni volta che lei era nei paraggi. In pochi giorni Aralyn era riuscita senza far nulla a stravolgere le sue convinzioni ed i dogmi che i suoi confratelli gli avevano insegnato. Cosa avrebbero detto suo padre e suo fratello, sapendolo? E Kyle gli sarebbe stato ancora fedele dopo una cosa simile?
La ragazza corrugò le sopracciglia, giusto quel tanto da far trapelare lo stupore che sentiva dentro. Forse aveva creduto che si sarebbe rifiutato, o che avrebbe preferito restare nei paraggi di Garrel, chissà.
«Sì, certo... andiamo allora» con una mano fece segno di precederla, un invito a condividere del tempo da soli, anche se non avrebbe saputo dire chi, tra loro, lo desiderasse di meno. Camminarono uno di fronte all'altra in silenzio, cercando di non incasinare maggiormente la situazione -cosa più facile a dirsi che a farsi. Ad ogni passo il vento spingeva con più intensità il profumo di lei verso le sue narici, invitandolo a girare appena il capo per guardarla anche solo con la coda dell'occhio; eppure sapeva di non poterlo fare, di avere l'attenzione dell'altro licantropo appiccicata sulle spalle. Qualsiasi mossa avesse fatto prima di oltrepassare la porta della stazione di servizio, lui l'avrebbe vista e, certamente, gliel'avrebbe anche fatta pagare. 
I metri che li separavano dall'ingresso divennero quindi un'infinita tortura da sopportare: chi avrebbe ceduto per primo? Loro, mangiati dalle falcate improvvisamente più lunghe, o lui, troppo curioso per poter aspettare? Alla fine, vinse Joseph che, con un colpo secco del braccio, spalancò la porta, invitando Aralyn ad entrare.
Finalmente poteva guardarla per qualche secondo, inebriarsi del suo odore mentre gli passava davanti per mettere piede all'interno dell'edificio. Così inspirò a pieni polmoni il sentore di lei, trovandolo estremamente delizioso per appartenere ad un'Impura.
Perché non riusciva a tenere a mente gli insegnamenti di una vita? Per quale ragione il suo odio nei confronti di quel clan non era andato ad aumentare, con il passare del tempo vissuto al suo interno?
Entrarono entrambi, accompagnati da quelle domande. Non importava quanto poco prestasse loro attenzione, quei quesiti insistevano, continuavano a ronzargli fastidiosamente nella testa. Fu per quello che, tra gli scaffali del negozio, non riuscì a prestare realmente attenzione a quel breve e prezioso tempo concessogli con la ragazza. 
Quale tipo di maledizione gli avevano fatto i lupi di Arwen?

Ͽ

Il viaggio riprese troppo presto e durò troppo a lungo per i gusti del povero Purosangue, ma a dispetto di ciò, quando la macchina si fermò, vicino a quello che sembrava essere un motel in disuso, Joseph non poté impedirsi d'impallidire. Era forse quel fatiscente edificio, la loro meta? Non poteva essere vero. Se la Tana gli era sembrata datata e un po' troppo piccola per un clan come quello di Arwen, il Rifugio gli apparve persino peggio.
Le insegne avevano smesso di funzionare da almeno dieci anni, venendo così sovrastate da uno spesso strato di ruggine, mentre le poche tapparelle abbassate sembravano essere il ricordo sbiadito di ciò che erano state un tempo. Qualche fioriera rigogliosa cercava di coprire le inferriate logore dei balconi, fallendo ogni tanto, mentre le macchine parcheggiate lì intorno davano l'idea di essere state abbandonate a causa di un qualche pericolo improvviso. 
Nonostante questo però, quando Aralyn balzò fuori dalla vettura sfoggiando un sorriso soddisfatto, il Menalcan dovette mettersi il cuore in pace. Sì, quella era la destinazione ultima del loro viaggio. Riluttante si decise a scendere a sua volta, senza però smettere di studiare l'ambiente intorno a lui. L'odore di lupi era abbastanza intenso da confermargli ulteriormente l'utilizzo ed identità di quel posto, cosa che involontariamente mise tutti i suoi sensi in allerta. Si trattava infatti di un nuovo territorio, gestito in chissà quale maniera da licantropi di cui non aveva mai visto la faccia e questo purtroppo per lui, aizzò la parte Nobile della sua natura. Qualsiasi cosa fosse successa, sarebbe stato pronto per un attacco.
«Esternamente non è il massimo, lo so, ma le stanze sono confortevoli e il cortile interno è abbastanza vivibile. Purtroppo ci si deve accontentare, non siamo ricchi come certi Purosangue!» Garrel rise, picchiandogli sulla spalla e facendolo sussultare. Colto di sprovvista, il ragazzo sgranò gli occhi,cercando in tutti i modi di trattenere l'animale in lui e non saltargli al collo come il peggiore dei carnivori. Titubante, cercò di dare una spiegazione a quella reazione: «Sì, immagino... solo che... sbaglio o ve ne siete impadroniti da poco?» 
L'altro gli fece segno di seguirlo verso il bagagliaio e lì si fece aiutare a tirar fuori i vari borsoni e borsini. 
«Già. Essendo in perenne lotta con i Menalcan dobbiamo spostare alcuni membri del branco, in modo che ai loro occhi appaia che la nostra natura sia per lo più nomade. Se non ci hanno ancora scovati è anche per questo» si confidò tra un passaggio di oggetti e quello seguente. Garrel poteva anche nutrire per lui dell'inspiegabile risentimento, ma allo stesso tempo provava ad andarci oltre e colmare le lacune di un suo possibile e futuro compagno. Per il ragazzo, quel tentativo di scambio d'informazioni, apparve come una manna dal cielo.Finalmente qualcuno di un po' rilevante all'interno del clan aveva preso a raccontargli di più, a parlargli di strategie e trucchi; quanto sarebbe passato prima che lo informassero anche dei piani per il futuro?
Una voce arrivò alle loro spalle, interrompendo la conversazione proprio sul più bello e, quando Joseph si girò, si ritrovò a fissare un tizio riccioluto e grosso quasi quanto il gorilla al suo fianco: «Finalmente! È da ore che vistiamo aspettando». Con il busto l'uomo si sporse d'un poco dal balcone,mostrando un sorriso genuinamente felice. La portiera del bagagliaio si richiuse emettendo un tonfo e subito dopo, in risposta, si levò il tono profondo di Garrel «La prossima volta muovi il culo e vieni tu da noi, Fernando!Non immagini nemmeno quanto sia stato noioso fare il viaggio con una muta ed un pivellino». La confidenza con cui i due iniziarono a scambiarsi commenti dai lati opposti della strada fece sorridere persino il Purosangue che,accorgendosene, rimase stranito. Per quale ragione il loro buon umore stava influenzando anche lui? Da quando perdere cognizione del suo ruolo, sia con Aralyn che con tutto il suo branco, stava diventando così semplice? Soffermandosi un attimo a riflettere però, si rese conto che la cosa non andava poi a suo sfavore, ma che, a dirla tutta, gli permetteva di sembrare più coinvolto nella parte che si era scelto d'interpretare. Cosa c'era di più reale, di essere veramente parte di qualcosa? Convinto da quel ragionamento, Joseph smise di trattenere il sorriso e, mettendosi il borsone in spalla, attraversò il fiume d'asfalto che distanziava la loro auto dal Rifugio, ancora terribilmente brutto ai suoi occhi.
Seguendo la lupa con cui era arrivato fin lì, salì l'unica rampa di scale presente all'esterno, giungendo infine sul pianerottolo da dove "Fernando" li aveva salutati. Il licantropo era ancora nello stesso punto, intento ad aspettarli per poter proseguire. Non ci volle molto prima che la sua voce tornasse a riempire il silenzio con informazioni e domande. In primo luogo,salutò con un abbraccio Aralyn, che si ritrovò stretta tra due bicipiti tanto grandi da poter essere confusi con le sue cosce, poi si concesse una pacca fraterna con Garrel ed infine, si rivolse a lui: «Il giovanotto qui è nuovo, giusto?» si avvicinò di qualche passo, sorridendogli. «Piacere, sono Fernando, il custode di questo postaccio!» Protese la mano nella sua direzione ed il Menalcan non esitò ad afferrarla con la propria: «Josh, piacere». Per alcuni istanti l'altro rimase fisso a scrutargli il viso, quasi avesse notato qualche particolare curioso, poi, corrugando la fronte fece un'ulteriore domanda che, d'improvviso,raggelò il sangue del Nobile.
«Possibile che ti abbia già visto da qualche parte?» 
Joseph pregò il Dio Lupo di venirgli in soccorso, di far cambiare idea a quel tizio. Potevano essersi incrociati sul campo di battaglia, non lo negava,oppure poteva aver scorto in lui i tratti che lo accomunavano a suo fratello Gabriel, ma sperò vivamente che non fosse così.
La gola del ragazzo parve seccarsi, costringendolo ad esitare. Con quale scusa si sarebbe salvato ora? Su quanta fortuna poteva contare? E possibile che dovesse ogni volta finire a quel modo?
Per la seconda volta da quando era iniziata la sua missione, temette di essere veramente arrivato al capolinea, ma poi, quasi come una manna dal cielo,comparve Marion.
Sì, proprio quella barbie selvaggia stava venendo in suo aiuto.
«Ma certo che lo hai già visto! Era al Nacht Teufel un paio di giorni prima che tu tornassi qui!» la voce di lei, che solitamente aveva trovato a tratti fastidiosa, apparve come un canto angelico. Il riccio si volse verso di lei,sollevando le sopracciglia «Ah, davvero? Cavolo, non mi ricordavo proprio fosse stato lì!» tornò a fissarlo «Ma dopo una certa età è normale perdere i colpi, no?»
In quella vita, avrebbe voluto rispondergli il Purosangue, sarebbe stato meglio non perderne nemmeno uno.    
 


Yaga:
Oddio, finalmente mi sono rimessa in pari con parti revisionate e nuove pubblicazioni! Penso di non essermi mai sentita così soddisfatta. Ammetto che ci sono ancora tante cose da sistemare e correggere, ma per ora mi limiterò a fare il grosso. Voi? Avete visto le differenze? Cosa ne pensate?
Molte parti sono state tolte, altre nettamente modificate e alcune semplicemente sistemate, ma la sostanza resta quella.
Avete pareri? Consigli da darmi che non siano "devi velocizzarti"?
Let me know! Ci setiamo presto!


 
   
 
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