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Autore: ThiefOfVoid    07/07/2018    0 recensioni
Scarlet Bonher, giovane assassina londinese, ma di grande esperienza e capacità, si ritrova a dover lasciare improvvisamente la patria diretta verso i Caraibi per evitare una tragedia annunciata ai danni della confraternita nel Nuovo Mondo. Non può però immaginare che un imprevisto cambierà completamente la sua vita, rendendola a tutti gli effetti parte integrante dell'età d'oro della pirateria. Attenzione: questa fanfiction è, come si intuisce, un unico gigantesco spoiler.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Kenway, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Nassau, gennaio 1717

Sono alla taverna con Edward e tento di scrivere qualcosa nel mio diario quando arrivano due uomini che non conosco, a modo loro interessanti, ma comunque poco affidabili. Hanno un breve dialogo con Edward e Barbanera, e poi scopro che sono Charles Vane e Calico Jack

"Ah, quindi sei il pazzo dell'Arca Del Maestro. Per mia pura curiosità, come ti è venuto in mente di attaccare quel vascello in quelle condizioni?” esordisco senza muovermi e alzando a malapena lo sguardo dalla pagina che sto scrivendo

“Un pirata che non osa almeno un po' non è un vero pirata” risponde il capitano Vane

“Già, lo spirito di autoconservazione è roba da mammolette” rispondo sarcasticamente

Vane mi guarda abbastanza male, mentre Calico mi si avvicina, e con un gesto apparentemente casuale chiudo il diario "Forse hai ragione bellezza, non è stata una grandissima idea. Ma qual è il tuo nome?"

"Scarlet, piacere di conoscervi. Spero soltanto di non cambiare idea fra qualche tempo"

"Non preoccuparti, non accadrà" si avvicina leggermente troppo per i miei gusti, così lo invito ad allontanarsi con un gesto della mano "Ma che ci fa una bella ragazza come te qui?"

Non faccio molti sforzi per nascondere il mio disappunto "Sono nella ciurma di Edward, come vice capitano a dire il vero" non riesco a trattenere una leggera risata che ha un che di strafottente vedendo la loro espressione “Per quale altro motivo dovrei andare in giro armata fino ai denti altrimenti?”

Calico tenta ancora di provarci, ma fortunatamente Thatch mi aiuta a fargli capire che è tutto inutile “Lascia stare Rackham, Scarlet è l'ultima persona da interpellare per il tipo di compagnia che cerchi tu” mi sono persa tutto il loro discorso, ma capisco subito dove voglia arrivare

“Niente di più giusto, è londinese, troppo raffinata per comuni mortali come noi”

“Commento orribilmente prevedibile da un gallese come te, Kenway” rispondo a tono. Lascio di nuovo penna e calamaio ad Anne, per poi avvicinarmi ad Edward con discrezione “Scusa ma, che mi sono persa di importante nel vostro dialogo?” chiedo a voce bassa per non ledere la mia professionalità di fronte ai nuovi arrivati

“Pensa e scrivi un po' di meno, ascolta di più il tuo capitano” gli lancio un'occhiataccia, per quanto amichevole “In breve, domani mattina attacchiamo un forte che al momento custodisce un tesoro per conto di Torres”

“Ambizioso. Spero solo che le tue manovre evasive siano all'altezza dei loro mortai”

“Ho forse l'aria di qualcuno che ha intenzione di morire giovane?”


 

Salpiamo il prima possibile, raggiungendo il forte relativamente velocemente, e non posso fare a meno di sorridere alle parole di Adewalé che precedono l'attacco, con cui esprime come la Jackdaw sia l'unico paese dove può sentirsi a casa, è un po' un sorriso amaro, ma è bello vedere che si senta bene almeno qui. Il forte ha solo due torri, quindi in proporzione pochi cannoni, e per quanto Edward sia ben capace con le manovre evasive, ne usciamo leggermente danneggiati, le protezioni non hanno retto “Che cosa ti avevo detto? Focalizzarsi solo sulla potenza di fuoco non è stata esattamente una buona idea”

“Forse, ma guarda con che facilità abbiamo tirato giù le torri” lo dice con un tale entusiasmo da sembrare quasi un bambino

Sospiro alquanto esasperata “Scendiamo e finiamo il lavoro, e rinforziamo la Jackdaw il prima possibile”

Attracchiamo senza alcuna difficoltà per poi scendere tutti quanti per assediare e quindi poter conquistare il forte. Edward mi mette al corrente di come sia appropriato liberarsi degli ufficiali in questi casi, e viste le dimensioni di questo forte ce ne sarà soltanto uno d'istanza. Non vedendolo da nessuna parte scegliamo di salire e una volta individuato tengo a bada i soldati semplici mentre il capitano si occupa del loro superiore e riesce a far proclamare ai sopravvissuti la resa. Una volta ottenuta la sicurezza di non essere attaccati entriamo nel gabinetto di guerra, dove troviamo Torres con un paio di soldati al suo fianco

“Salute a voi, eccellenza. Ho sentito che eravate qui”

“So chi siete pirata, ma il vostro nome era un altro quando vi ho conosciuto”

“Ah sì, ricordo, signor Duncan Walpole, un po' mi manca. Dite, perché il Gran Maestro templare è lontano dal suo castello?” cerca di ottenere informazioni mentre con sicurezza, quasi con sfacciataggine, allunga le dita verso i dobloni

“Non posso dirvelo”

“Ma io posso tagliarvi la lingua e farvela mangiare” riesco a nascondere bene un leggero sorriso che nasce a causa del tono che usa, ben impressionata dalla minaccia

“Due anni fa abbiamo offerto una taglia per la cattura del Saggio, ora qualcuno dice di averlo trovato, l'oro è il suo riscatto” era l'ultima cosa che potessi aspettarmi, e istintivamente mi avvicino di più alla scrivania di Torres

“Chi l'ha trovato?” chiede prontamente Edward con tono deciso, e all'esitazione del governatore fa cenno sia a me che ad Ade di tirar fuori l'artiglieria pesante per smuoverlo, e quando i soldati fanno per reagire Torres li ferma con un gesto della mano

“Uno schiavista di nome Lawrence Prince, vive a Kingstone”

“Che bella storia Torres, e vogliamo aiutarvi a finirla, però lo faremo a modo nostro, usando voi e il vostro oro”

“A quanto pare però la vostra compagna di viaggio non è d'accordo”

Edward guarda inesorabilmente alla lama che istintivamente ho sguainato tentando di non essere sentita o vista “Non capisco perché ti ostini a portare avanti questa sottospecie di tregua” spiego guardando Torres negli occhi, senza nascondere la mia avversione per il soggetto “Francamente non vedo motivo per fidarci anche solo per un breve tempo. Quelli come lui sono molti bravi a simulare approvazione o onestà, e sono altrettanto bravi a pugnalarti alle spalle nel peggiore dei modi quando meno te lo aspetti. In fin dei conti è al comando di una colonia e anche dei templari. Ti lascia tenere il forte, aspetta che salpi, e poi ti aggredisce lasciando di te e della tua nave solo un mucchio di legno e resti umani nel fondo dell'oceano”

“Ma noi non siamo degli sprovveduti, giusto?” so già dove vuole arrivare, ed esasperata ritraggo la mia lama “Ho intenzione di correre il rischio, ma ti ringrazio per la tua preoccupazione”

Lascio che Torres e i suoi spariscano dalla vista per lanciare la mia provocazione, per non far trapelare alcun presunto segno di mancata coesione fra me ed Edward “Se le cose non dovessero andare per il verso giusto e per caso dovesse rimanere qualcosa di te, so già cosa far incidere sulla tua tomba. 'Dopotutto, Scarlet aveva ragione' ”

“Non ti sembra che a volte il tuo umorismo sia un po' troppo di cattivo gusto?” chiede Edward, che fa di tutto pur di sembrare infastidito, ma è ovvio che non lo sia affatto

“Ma in fin dei conti può essere molto utile per cercare di far tornare il buon senso a qualcuno non trovi? E poi è inutile, tanto lo sa anche Nettuno che apprezzi il mio umorismo in tutte le sue forme, cosa anche piuttosto saggia direi”

Senza alcuna possibile protesta alle mie parole finisce per cambiare discorso “Comunque in certe occasioni fatico a comprendere la tua sfiducia nei templari in quanto tali. Non sono gli unici assetati di potere in fin dei conti”

“Stai scherzando spero. Torres e i suoi sono dei bastardi, ma sorpresa, i templari sono pressoché tutti della stessa pasta. E' estremamente probabile che chi è assetato di potere sia anche un templare. Non hai idea dell'influenza che, purtroppo, hanno un po' ovunque da secoli. Quelli come loro sono i miei nemici da molto prima che io tenessi in mano una spada. Se solo sapessi nel dettaglio cosa la mia famiglia, così come altre, ha dovuto subire forse cominceresti a capire che anche solo una tregua temporanea può essere un suicidio, o per lo meno un'orribile colpa”

“Allora raccontamelo Scarlet, chissà, magari riuscirai a farmi aprire gli occhi” controbatte mentre mi riavvio verso la Jackdaw

“Non ora, non oggi. In realtà non contare sul fatto che io possa raccontartelo molto presto” rispondo troncando la conversazione. Non sono ancora pronta a raccontare nuovamente cosa sia successo. Recentemente avevo trovato il coraggio per raccontare i dettagli di questa storia ad Adéwalé, ma a posteriori me ne sto pentendo: far riaffiorare quei ricordi sepolti con tanta fatica ha leso il mio equilibrio.


 

Il viaggio verso Kingstone è lungo in una maniera straziante. Di solito non direi mai una cosa del genere, è sempre bello per me passare molto tempo in mare aperto nonostante le difficoltà. In fin dei conti sono abbastanza riservata, non sento troppo la mancanza della vita sociale che la terra ferma offre. Considero amiche così poche persone, e la maggior parte di loro viaggia con me su questa nave. Certo, non posso dire che io non senta la mancanza delle serate alla taverna con anche Thatch, James ed Hornigold, ma anche diversi giorni di viaggio sulla Jackdaw offrono situazioni benefiche per la mia anima. Cantare con la ciurma e dialogare lungamente con Edward e Adé è sufficiente per me, senza contare le grandi risate che ci facciamo fra una sosta e l'altra. Eppure, forse a causa della mia sfiducia per Torres, ci sono diversi momenti durante questo viaggio in cui sento un forte peso addosso. Finché si canta tutto va bene, ma quando per un motivo o per l'altro torniamo tutti a concentrarci profondamente sulla navigazione mi sembra di avere l'acqua alla gola durante una tempesta. Come se non bastasse sto dormendo estremamente male da quando abbiamo lasciato il forte. I miei incubi ricorrenti sono tornati, ed essendo passato un po' di tempo dall'ultima volta risultano particolarmente violenti. Come se non bastasse se n'è aggiunto uno, che si accompagna a dei flashback del dialogo al forte, dove si realizza quella che ora è la mia paura più grande: la perdita della Jackdaw per mano dei Templari e della loro flotta. Con la premura di non svegliare i pochi che sono sulla Jackdaw e non accampati sull'isoletta che abbiamo scelto come approdo per stanotte, salgo sul ponte, sapendo che tanto non riuscirò a riprendere sonno e che già all'alba starò lavorando in qualche modo pur di non pensare. Mi appoggio alla Jackdaw con lo sguardo perso all'orizzonte, cercando pace nella visione del mare, pacifico all'apparenza ma potenzialmente mortale, e quindi a me rassomigliante in qualche modo. Di loro mi sono rimasti soltanto i ricordi e le armi che mio padre mi ha lasciato, più qualcosa d'altro che ho paura di non ritrovare se mai tornerò a Londra. Non riesco più nemmeno a dire a casa, perché in un certo senso ormai è la Jackdaw la mia casa, ma so che purtroppo non durerà per sempre. Col passare del tempo le cose per quelli come noi si metteranno sempre peggio, come in fin dei conti c'era da aspettarsi, e prima o poi dovremo lasciare questa nave, sempre di non fare tutti una brutta fine insieme a lei. Al momento qualcuno mi definirebbe catastrofista a sentirmi, ma c'è già qualche piccolo segno di cedimento di questo nostro equilibrio. Sento dei passi alle mie spalle, ma non bado nemmeno a girarmi, si tratta di qualcuno che qui ha tutto il diritto di stare, e questo al momento mi basta. In fin dei conti siamo in mezzo al nulla.

“Non mi aspettavo di trovarti sveglia” si tratta di Edward, che nel frattempo si avvicina alla mia sinistra

“Stanotte i miei fantasmi hanno deciso di non lasciarmi in pace nemmeno nel sonno” mi guarda in tono interrogativo, pensando a diverse sfumature del problema probabilmente “A volte ho degli incubi, sono ricorrenti in realtà, ma ogni volta sembrano guadagnare in brutalità dopo avermi lasciato un po' di tregua”

“Se ti va di parlarne non esitare a farlo” dice seriamente e in tono comprensivo, probabilmente avendo provato sulla sua pelle angosce simili

“Ti ho vagamente detto che non ho nessuno ad aspettarmi a Londra se non il mio mentore, che non ho più una famiglia da tempo ormai e probabilmente hai anche capito chi sia la causa di tutto questo. Ma non sono mai scesa nei dettagli più crudi che danno vita ai miei incubi proprio per evitare di alimentarli. Bhe, a 15 anni i templari hanno ucciso mio padre perché troppo influente e ben informato riguardo ai manufatti, a quanto pare progettava di mettersi sulle tracce dell'osservatorio se non fosse stato per me e di conseguenza aveva già qualche informazione, i templari non potevano rischiare che da Londra ci fossero dei rinforzi troppo utili da mandare nel nuovo mondo e quindi hanno deciso di eliminarlo, o almeno così sembra. In quel caso ho solo ricevuto la notizia insieme a mia madre, che da quel momento però è sempre stata molto prudente, e in poche parole non ci lasciavamo mai da sole. Temeva che i templari potessero colpire ancora, e aveva ragione. Un giorno, quando avevo da poco compiuto i 18 anni, mi chiese di raggiungere il mentore e di farlo venire a casa per parlargli del mio addestramento, voleva che lo iniziassi per proteggerci entrambe. Non so se fu solo una svista o se avesse voluto rimanere intenzionalmente da sola per evitare che morissi anche io, ma quando tornai a casa mi trovai davanti a segni di colluttazione, e spostandomi in soggiorno la vidi a terra, in una pozza di sangue e con ancora il pugnale nel petto. Non ho perfettamente registrato la mia reazione,ricordo solo di essermi trovata fuori all'improvviso. Mi è stato detto che tremavo come una foglia, senza dire una parola, il che non mi stupisce” Fermo il mio racconto per un momento e prendo un respiro profondo per gestire al meglio le mie emozioni “Quell'immagine continua a tormentarmi nei miei incubi, e ogni volta va a finire che non mi riaddormento, sia perché finisco per pensare troppo sia perché voglio evitare di rivedere di nuovo quella scena nella stessa notte”

“Cristo” commenta semplicemente “non era mia intenzione far riaffiorare quei ricordi e ridare vigore a questo tuo problema”

“Tu non c'entri Edward. Qualche giorno prima di attaccare il forte cominciavo ad avere l'impressione che gli incubi sarebbero tornati a breve. Adé si era accorto che qualcosa non andava in me, e così gli ho scioccamente raccontato quello che ora sai anche tu. Me li sono ritirata addosso da sola. Certo, la questione di Torres non ha certo aiutato, ma il danno già era fatto”

“Da quanto non ti davano noia?”

“Da parecchio in realtà. Poco dopo la strage a Tulum ho avuto una crisi piuttosto breve, probabilmente dovuta al fatto che già non fossi molto emotivamente stabile a causa di quello che era successo, poi però più nulla fino ad ora”

“La prossima volta che ti succede una cosa del genere però vienimi a cercare. Crogiolarsi in solitudine quando certi ricordi riaffiorano non è esattamente l'idea migliore che si possa avere, per mia sfortuna lo so per esperienza” tutto ciò che riesco a fare è osservarlo perplessa, chiedendogli in silenzio se c'è qualcosa che non so “E' una storia lunga, ma essenzialmente della gente ben poco raccomandabile voleva essere totalmente certa che Caroline non avesse modo di cambiare idea dopo essere tornata dal padre, per avere questa sicurezza avevano deciso che bruciare quella che era la nostra casa in piena notte con i miei genitori all'interno fosse una buona idea. Ho evitato che facessero una brutta fine per pura fortuna, stavo per partire per venire qui nel Nuovo Mondo. So bene che non sono mai stato un figlio modello, ma nonostante il mio tentativo di proteggere la famiglia mio padre mi ha rinnegato, essenzialmente perché a quanto pare non sono quello che lui avrebbe voluto che io fossi”

Non gli levo lo sguardo di dosso mentre la mia rabbia cresce a dismisura “Tuo padre è un emerito stronzo!” commento scandalizzata, pensando a posteriori che potrei essere stata indelicata “Senza offesa ovviamente. Ma Cristo, come si può avere il coraggio anche solo di pensare di rinnegare il proprio figlio!? Il peggio è che è stato capace di farlo dopo che tu hai evitato che morissero. Come si può essere così meschini!?” prendo un respiro profondo per cercare di abbassare i toni “Sono solamente felice che tu non sia come lui. Te lo giuro, quasi quasi tornerei fino in patria solo per dirgli che razza di stronzo sia, userei tutte le mie capacità oratorie per farlo sentire il peggio possibile e farlo vergognare a morte di quanto meschino sia”

Solo la sua leggera risata interrompe parzialmente il mio rabbioso discorso, il che mi fa pensare che almeno in parte si sia messo il cuore in pace riguardo a tutta questa faccenda “Sempre meglio arrabbiata a morte che mortalmente triste. In ogni caso, visto che a quanto pare nessuno dei due sembra più poter sperare di chiudere occhio stanotte, hai qualche suggerimento su come passare il tempo fino all'alba?”

“Non c'è bisogno che tu rimanga sveglio per me, davvero. Oramai sono abituata a questa situazione, me la caverò”

“Scordatelo. Non saranno certo un paio d'ore o poco più di sonno in meno ad uccidermi” controbatte invitandomi a prestare attenzione al cielo con un cenno “E poi credo proprio che sia il caso che il vice capitano di una nave sia mentalmente stabile in pieno oceano, ti pare?”

Smetto di fare resistenza, e finiamo per rendere fruttuoso questo tempo. Seppur in modo scherzoso, Edward mi dà le giuste dritte per affrontare al meglio Kingstone e in generale il sud dei Caraibi. Soprattutto dalle parti di Kingstone le tempeste sono abbastanza frequenti e intense: le onde anomale vanno assolutamente prese di prua per evitare danni allo scafo e per limitare il rischio di perdere uomini in mare ed è consigliato navigare a mezze vele per aumentare la manovrabilità ed affrontare al meglio la tempesta, avventurarsi a vele spiegate è più indicato nei momenti di tregua che l'oceano concede e quando la tempesta sta scemando per cercare di uscirne il prima possibile. Inoltre vengo a sapere che il sud dei Caraibi è in generale più fruttuoso, per questo dopo esserci occupati dello schiavista resteremo a Kingstone per qualche giorno, o per lo meno da queste parti. Finendo per parlare a ruota libera di altro, in effetti l'alba arriva piuttosto velocemente. Mentre la ciurma si prepara molto velocemente, anche più velocemente del solito vedendoci già operativi, entriamo nella cabina di Edward, dove io ricontrollo per l'ennesima volta la rotta e lui si riarma di tutto punto, cosa che faccio anche io dopo qualche istante.

Il viaggio procede tranquillo per diverse ore, fino a pomeriggio inoltrato, ma ad un certo punto il vento cambia, e la cosa comincia a preoccuparmi. C'è aria di tempesta, e sono preoccupata per la gravità che potrebbe avere quest'ultima. Il cielo si chiude ed incupisce sempre più e ben presto inizia a diluviare

Edward richiama la mia attenzione, e l'espressione che ha stampata sul volto non mi consola per niente “Oh no, non guardarmi così. Non sarai davvero così pazzo da fare quello che sto pensando”

“Invece è proprio così che andrà. Prendi il timone”

“Edward, se vuoi ammazzarti non c'è bisogno che trascini anche noi nel baratro. Ci sono mille altri metodi meno dolorosi sai?” controbatto mentre a malincuore soddisfo la sua richiesta

“Smettila di dire idiozie, non affonderemo”

Non lo degno di alcuna risposta, troppo concentrata su quello che sto facendo. Devo far fronte a quella che sicuramente sarà una tempesta piuttosto forte, altrimenti Edward non si sarebbe divertito abbastanza a lasciarmi il timone se le cose non stessero così, il tutto senza perdere la rotta per Kingstone. Passano i minuti e le onde si fanno sempre più alte, fino a che non sento un orribile avvertimento “Brutta onda a tribordo, Scarlet!” nel panico più totale ordino che si passi alle mezze vele e manovro la nave così che la prua punti perfettamente all'onda anomala e sentendo come la nave si stia inclinando anche a me sfugge naturalmente un avvertimento “Tenetevi!” io stessa mi aggrappo all'aggrappabile e appena mi sembra di risentire tutto sufficientemente stabile sotto i miei piedi torno ad afferrare il timone. Rimango a mezze vele finché Edward non mi avverte di una tromba marina in avvicinamento. Ordino immediatamente che le vele vengano spiegate, ma sembra non bastare. Mi concentro così sui venti, e porto avanti una manovra un tantino azzardata per far sì che il vento più favorevole possibile gonfi le nostre vele, imprecando nel mentre, all'avvicinarsi di quell'invenzione satanica. Per un attimo, a causa del panico, credo che possa investirci, ma in realtà la tromba d'acqua ci passa comunque troppo vicino per i miei gusti, senza però danneggiarci in alcun modo. Sempre a vele spiegate, credo di vedere una speranza per noi, che si dimostra essere esatta, e riesco ad uscire dalla tempesta sotto l'approvazione generale della ciurma. Tiro anche io un sospiro di sollievo

“Scarlet, attracca a quell'isoletta laggiù. Non manca molto per raggiungere Kingstone, ma non manca nemmeno molto al tramonto, e le tempeste come questa stancano molto di più la ciurma rispetto al normale. Ci conviene fermarci” eseguo quelle che sono le sue indicazioni, e una volta lasciato il timone sento tutta la stanchezza dovuta dal poco sonno e dalla tensione. La ciurma lascia lentamente il ponte per preparare tutto per la notte e anche Edward fa lo stesso, ma prima di scendere poggia una mano sulla mia spalla, gesto che istintivamente mi porta a spostare lo sguardo su di lui “Ottimo lavoro con quella tempesta” commenta con tono sincero. Gli sorrido debolmente, ma sinceramente grata, anche se sembra ancora riflettere per un breve istante prima di scendere a terra “Hai mai provato a dormire con qualcuno, o comunque in spiaggia insieme alla ciurma, per placare gli incubi nei periodi peggiori?”

“Dormire con qualcuno a fianco no, ma quelle rare volte in cui ho scelto di passare la nottata sotto le stelle in effetti non ho avuto problemi. Forse però era un caso”

“Tanto vale provare, no?”

Lo osservo per un paio di secondi, sopraffatta da quella che è definibile attenzione per i miei problemi, ma come sempre preferisco stuzzicarlo “Caspita, anche il temibile Edward Kenway sa essere saggio”

“Ohw, la tua insolenza in confronto al mio buon cuore fa male” in tutta risposta, e un po' me lo merito, mi si avvicina e con un rapido gesto fa quello che di solito faccio io per infastidirlo e mi tira su eccessivamente il cappuccio, scompigliandomi anche un po' i capelli

Con tutto il necessario, lo seguo sulla spiaggia, dove troviamo un angolo più tranquillo e isolato per noi due ed Adé, che pure ha deciso di non rimanere sulla Jackdaw questa notte, e ci organizziamo per quello che sarà il nostro riposo. Quando l'isoletta diventa più silenziosa e quindi la maggior parte della ciurma ha preso sonno e seguiamo il loro esempio, mi sento diversa rispetto alle notti precedenti. Non sento nessun peso, nessuna paura. Probabilmente l'ipotesi di Edward era gusta, e il fatto di non essere isolata, come invece mi ritrovo di notte sulla Jackdaw, mi rende involontariamente più leggera e scaccia i miei incubi. Dopo diversi giorni non sento quella mia paura di addormentarmi e lentamente cado fra le braccia di Morfeo.

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Angolo autrice

In questa storia è il primo capitolo dove lo inserisco, il che è strano a dire il vero. Mi dispiace per l'attesa arrecata per quest'ultimo capitolo e per gli aggiornamenti un po' saltuari che ci sono stati fin'ora, ma quest'anno ho avuto la maturità ed ispirazione e tempo andavano spesso a scarseggiare. Ora però è tutto finalmente finito, e spero che da qui a quando inizierò l'università avrò modo di continuare il più possibile con questa e altre storie. Spero francamente che la fanfiction e il personaggio di Scarlet vi stiano piacendo. Sono molto legata a Black Flag, quindi spero vivamente di star facendo un ottimo lavoro.
Nella speranza che il capitolo sia stato di vostro gradimento, vi do appuntamento al prossimo c:

Alessia


 

  
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