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Autore: Aleatoria    08/07/2018    1 recensioni
"Era così che si sentiva da anni: divisa tra le aspettative e la morale ovviamente Grifondoro della sua famiglia, e la sua indole solitaria, così poco incline al trinomio audacia, fegato e cavalleria che aveva guidato le eroiche gesta dei suoi genitori e della sua famiglia ai tempi della guerra.[...] quando al suo primo anno, con il fantasma della grande famiglia Potter-Weasley sulla testa, si era seduta sullo sgabello e aveva indossato il Cappello Parlante, aveva guardato mille paia di occhi puntati su di lei, impietositi da chissà cosa, e non aveva pensato a farsi coraggio, ma soltanto a rendersi indifferente e glaciale fino a che il cappello aveva urlato:
SERPEVERDE!"
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PROLOGO - Partenze



 
 

 

Seguiva le gocce di pioggia che scorrevano all’esterno del finestrino con le dita creando un mosaico di segni sulla condensa fredda del vetro e attraverso i solchi lasciati dal polpastrello osservava la campagna perdersi velocemente. La luce di Settembre era fredda pallida e i prati e gli alberi si lasciavano avvolgere da una nebbiolina umida. Ogni anno si estraniava volentieri dalla confusione di bauli e schiamazzi che anticipava la partenza dell’Espresso per Hogwarts. Osservò il suo riflesso nel vetro, che si confondeva con il verde profondo delle colline. L’immagine che le tornò indietro non lasciava trasparire nessuna emozione. Con l’indice toccò il suo viso attraverso lo specchio e tracciò una linea netta a dividerlo a metà. Era così che si sentiva da anni: divisa tra le aspettative e la morale ovviamente Grifondoro della sua famiglia, e la sua indole solitaria, così poco incline al trinomio audacia, fegato e cavalleria che aveva guidato le eroiche gesta dei suoi genitori e della sua famiglia ai tempi della guerra. Tutti quei bei valori non avevano davvero salvato il mondo. Non per lei. Non era servito il coraggio Grinfondoro a suo padre quando durante un raid in un covo di mangiamorte ancora latitanti era finito in una trappola ed era stato torturato fino alla morte cerebrale. Era finito in coma, alimentato da macchinari medici babbani perché la magia non aveva potuto fare nulla per salvarlo. Il coraggio non era servito nemmeno a sua madre, quando lo aveva lasciato andare, e non era più tornata la stessa donna di prima. Non era servito a Harry Potter che si era chiuso sempre di più in sé stesso, con la colpa di aver salvato il mondo da Voldemort ma non il suo migliore amico, fino al divorzio con la moglie. Il coraggio non era servito nemmeno a lei, quando al suo primo anno, con il fantasma della grande famiglia Potter-Weasley - distrutta - sulla testa, si era seduta sullo sgabello e aveva indossato il Cappello Parlante. Aveva guardato mille paia di occhi puntati su di lei, impietositi da chissà cosa, e non aveva pensato a farsi coraggio, ma soltanto a rendersi indifferente e glaciale fino a che il cappello aveva urlato:

SERPEVERDE!


 

***



 

Osservava il riflesso argento della sua cravatta quando una voce la distrasse dai suoi pensieri.

- Rosie, ma sei già pronta? Siamo ancora lontani dal castello - Albus entrò nell’abitacolo senza bussare. Sapeva che l’avrebbe trovata lì.
- Nathan e gli altri ci stanno tenendo uno scompartimento. –

- Arrivo -
Da quando erano stati smistati entrambi a Serpeverde, Albus si era preoccupato di non lasciarla mai sola, inserendola nel suo gruppo ogni volta che poteva per evitare che si isolasse. In realtà i suoi sforzi erano piuttosto inutili considerato che anche in compagnia dei suoi amici rimaneva in silenzio per la maggior parte del tempo, se non per rispondere con educazione alle domande che le porgevano. Era buono Albus, e come lei si era ribellato inconsciamente a coloro che avrebbero voluto vederli seguire la strada dei loro genitori. Ma non c’era più nessuna strada da percorrere, nessun orgoglio nell’essere smistati in una casa piuttosto che in un’altra. La guerra era finita e si era portata via tutto. Avevano perso tutti, Grifondoro e Serpeverde e non c’era niente di cui essere orgogliosi.

Si trascinarono lungo il corridoio dell’Espresso, uno dietro l’altro, schivando prontamente i primini o gli studenti del secondo anno che schiamazzavano e si rincorrevano. Erano quasi arrivati in fondo al treno quando Nathan Zabini, in piedi di fronte alla porta di uno scomparto, cominciò a sbracciarsi per farsi raggiungere.

- Siamo qui ragazzi! Ehi Al, ce ne avete messo di tempo. Ciao Rose - Albus gli diede il pugno e venne spinto dentro su uno dei sedili mentre Nathan prendeva teatralmente la mano a Rose per farle il baciamano.

- Ciao Potter, Weasley - Amber Greengrass era seduta di fronte a lei. I suoi capelli biondi e i suoi lineamenti decisi e alteri erano l’immagine della perfetta purosangue Serpeverde. Poco prima della guerra i coniugi Greengrass pur condividendo gli ideali di Voldemort avevano deciso di non schierarsi ed erano fuggiti in Irlanda con le due figlie, Astoria e Daphne. Dopo la morte del Signore Oscuro erano stati giudicati innocenti e la loro famiglia aveva continuato a godere di tutti i benefici che aveva in passato. La stessa cosa era successa alla famiglia Zabini che era scappata da alcuni parenti in Italia. Ma Nathan non aveva niente della algida superbia aristocratica di Amber, anzi si beffava senza vergogna di tutti quei pochi che ancora si ostinavano a portare avanti certe antiquate rivendicazioni di potere.

- Allora ragazzi, avete passato bene l’estate? - Nathan senza aspettare una risposta aveva iniziato a sproloquiare sulle sue fantastiche vacanze al mare in Italia.

- Come sono andate le vacanze Rose? Mi sembra che il sole ti abbia fatto bene, sei ancora più sexy del solito -
Rose era così concentrata sui racconti di Nathan che non si era nemmeno accorta degli altri due ragazzi seduti di fronte a lei, affianco ad Amber.

Christopher Nott guardava Rose radiografando la sua divisa e in particolare la sua gonna che si era leggermente alzata.

- Lasciala stare Chris, tanto non ci viene a letto con te. Trovatene un’altra. -
Albus si era eretto come al solito a cavaliere difensore di Rose e mai come in quel momento le venne da ridere. All’improvviso tutta la carrozza piombò nel silenzio. Se ne accorse perché perfino Nathan che aveva smesso di parlare. E oddio, la stavano osservando tutti, compreso l’ultimo inquilino dell’abitacolo che stava sul sedile di fronte e fino a quel momento aveva continuato a guardare fuori, del tutto indifferente ai discorsi dei suoi amici. Adesso invece la scrutava con interesse e con sorpresa? Era perché aveva riso? Era davvero così strano? Si sentiva le orecchie in fiamme.

- Nott, non ci verrei a letto con te, ma ho passato una bella estate - disse sorridendo Rose e tentando inutilmente di apparire decisa. A quel punto proprio lui disse - ti ha steso amico - facendo scoppiare a ridere tutti. Nathan allora riprese a parlare della sua estate e tutti tornarono a concentrare la loro attenzione su altro. Scorpius Malfoy però continuava a fissarla insistentemente con un sorrisetto a mezza bocca. Per la prima volta sotto quello sguardo glaciale e profondo si sentì a disagio e involontariamente abbassò lo sguardo, tornando a guardare fuori dal finestrino. Scorpius al contrario degli altri purosangue non aveva avuto una vita facile. La sua famiglia aveva ricoperto un ruolo fondamentale tra le fila di Voldemort, e nonostante l’intervento dello zio Harry in loro difesa, erano stati spediti ad Azkaban. Lucius Malfoy era rimasto in prigione mentre la moglie e Draco erano usciti per buona condotta ma con un impero economico completamente distrutto e una vita da ricominciare da zero. Draco aveva poi sposato Astoria dal cui matrimonio era nato Scorpius. Gli stessi fanatici che avevano preso di mira la famiglia di Rose però erano arrivati anche ai Malfoy, i traditori che avevano patteggiato con gli auror. Avevano ucciso Astoria di fronte agli occhi del piccolo Scorpius. E una volta giunto a Hogwarts per lui non c’era stata pietà ma solo sguardi pieni di rancore e “Se lo sono meritati” sussurrati da un orecchio all’altro. Rose si chiedeva se anche lui si fosse imposto quella fredda indifferenza per sfuggire agli sguardi delle persone, per difendersi dai ricordi che facevano riaffiorare o se quella compostezza fosse solamente la conseguenza di un’educazione ferrea e gelida come il sangue del serpente. Lo osservò di sottecchi senza farsi notare. I capelli biondi e leggermente mossi ricadevano sulla fronte e sul naso dritto. I suoi lineamenti erano spigolosi e duri ma non la bocca. Era leggermente aperta e il respiro usciva dalle labbra e formava una piccola nuvola di condensa. Era una bocca morbida e carnosa, che faceva contrasto con il resto del suo aspetto, così come la sua voce, calda e carezzevole. Era molto bello, e questo aveva contribuito a far nascere la sua fama da don Giovanni, di cui lui non sembrava però curarsi troppo. Era piuttosto Albus che di solito si vantava delle conquiste sue e dell’amico nella Sala Comune, e quasi sempre alla presenza di gruppi di ochette adoranti, alludendo a mirabolanti incontri a quattro nel loro dormitorio.

Il viaggio passò in serenità, tra una chiacchiera e una partita a Spara schiocco, e quando il buio avvolse il verde e umido paesaggio scozzese, Rose sentì la trepidazione salirle in pancia. Vide il lago e i tetti spioventi di Hogsmeade, illuminati dalla luce delle lanterne a olio e, più in lontananza, delle alte torri. Le osservò a lungo, con amorevole dolcezza, finché non sparirono dietro gli edifici della stazione. L’Espresso di Hogwarts, si arrestò fischiando e all’esterno si sentiva già il vocione di Hagrid che radunava gli studenti del primo anno per accompagnarli alle barche. Albus si era alzato e le tendeva la mano. Sorrideva, lo sguardo lo specchio del suo. Erano a casa.


 

***



 

Il rumore dei tacchi che procedevano spediti sul pavimento dell’Atrium risuonava riempiendo l’enorme sala e conferendo all’incedere della donna una certa altezzosità che fece girare al suo passaggio molti dei – pochi- uomini presenti al Ministero a quell’ora tarda di sera.

Olivia Sayre, strega Purosangue di nobili origini, possedeva un grande potere: la consapevolezza. Del proprio aspetto, della sua sottile e astuta intelligenza e della particolare influenza che esercitava sulle persone, che tra l’altro sapeva perfettamente come utilizzare a proprio vantaggio.

Procedette in fretta verso l’ascensore e attese battendo ritmicamente la punta del piede a terra, guardando l’orologio da polso con fare impaziente.

Ottavo piano, Atrium” La voce femminile dell’altoparlante anticipò l’apertura delle porte. Entrò velocemente e disse con voce decisa – Settimo piano! -

L’ascensore si mosse veloce verso l’alto, facendole quasi perdere l’equilibrio e si arrestò bruscamente. “Settimo piano, Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, sottouffici: Quartier Generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, Club Ufficiale di Gobbiglie, Ufficio brevetti ridicoli”.

Le grate dorate si aprirono su un’alta e grande sala circolare. Il soffitto era incantato similmente a quello di Hogwarts ed era trapuntato da miriadi di stelle. La luna piena illuminava quello che sembrava un campo da Quidditch, poco più piccolo di uno normale, ai due lati opposti della sala torreggiavano gli anelli. Scope incantate sfrecciavano molto sopra la sua testa, simulando schemi di Quidditch e manovre spettacolari. Le pareti erano rivestite di legno scuro ma erano quasi invisibili data l’enorme quantità di foto e ritratti appese ai muri. Marciò decisa verso la porta all’estremità opposta rispetto a lei, poco più grande delle altre, circumnavigando la sala. Squadre di Quidditch in posa la salutarono fiere al suo passaggio e un ancora giovane e aitante Roderick Plumpton, cercatore dei Tornados fino al 1935, sulla sua scopa in corsa le fece l’occhiolino, seguendola attraverso le fotografie e scatenando un gran putiferio tra gli occupanti. Sulla parete di sinistra svettava una lunga bacheca trasparente in cui facevano bella mostra di sé innumerevoli coppe e medaglie. Il trofeo più grande, un enorme boccino d’oro con ali incantate, si trovava al centro esatto della bacheca. La targhetta recitava “1994, Coppa del Mondo di Quidditch, 1° posto Irlanda.” Sbuffando, Olivia superò anche la bacheca. Si ricordava bene di quella giornata, e anche dei tumulti avvenuti dopo la partita, che avevano sancito l’inizio del ritorno al potere dell’Oscuro Signore. Due boccini che si rincorrevano a velocità elevatissima la costrinsero a interrompere il suo ricordo e ad abbassare la testa per evitare di venire investita. Imprecando tra sé, arrivò di fronte alla porta d’ebano nero sui cui si notava una sottile targa: “Lee Jordan, Direttore dell’ufficio per i Giochi e gli Sport Magici, dell’albo dei Magicronisti sportivi e Segretario della Lega di Quidditch”. Si mise bene dritta, rassettandosi il tailleur turchese e ravvivandosi il vaporoso caschetto platino con le mani e bussò.

Un uomo sulla cinquantina scuro di carnagione e con delle vistose treccine sulla testa aprì la porta con fare agitato e appena la vide si illuminò. Indossava un jeans nero con una camicia hawaiana che lo faceva assomigliare ancora a un ragazzino.

Si guardò intorno nervoso e la invitò ad entrare.
- Miss Sayre, cosa la spinge da queste parti? Prego si accomodi - con un tono di voce molto più alto del normale, attese che lei entrasse e richiuse velocemente la porta dietro di lei.

- Olivia, ti avevo detto di essere più discreta. Se ti vedessero qui, a quest’ora … La Granger mi sta addosso da quando mi ha quasi beccato a scommettere sulla partita delle Holyhead Arpies -

- Non preoccuparti Jordan – disse avvicinandosi e appoggiando lentamente una mano sul suo braccio
- So come non farmi vedere. – fece scorrere la mano verso il bicipite.
- Sei riuscito ad ottenere quello che ti avevo chiesto? - lo guardò ammiccando e spostando la mano sul suo pettorale in un lento massaggio.

- Sto facendo il possibile Olivia – disse Jordan appoggiando le mani sui fianchi della donna e stringendoli leggermente.
- Aggiungere una scuola partecipante al Torneo Tremaghi non sarà così semplice. Ci sono innumerevoli carte da compilare e ci vuole il consenso del Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale - Si era avvicinato e sussurrava all’orecchio della donna alternando qualche parola a baci bollenti lungo il lato del collo.
- e Anton McTavish è un uomo estremamente difficile oltre che tradizionalista. -
Scese con le mani lungo le cosce di Olivia e alzò lentamente la gonna del tailleur fino a scoprire le autoreggenti color carne. Miss Sayre allora attese, poiché sapeva che aveva altro da dirle, accettando di buon grado le sue attenzioni. Era un uomo insipido Lee Jordan, di aspetto e indole, ma occupava un posto importante e lei aveva bisogno di lui per ottenere ciò che le serviva. Si vedevano da due mesi ormai, sempre in ufficio, con la scusa di discutere di affari e mai per più di un’ora. Ma lei sapeva come trattare gli uomini come lui e nel giro di una settimana era ai suoi piedi, e rinnegava sua moglie nel nome di un’attrazione fulminante.

- Sono riuscito ad ottenere un incontro con lui e il Ministro per questo giovedì. - le disse spingendola rudemente contro la parete e stringendole i glutei con entrambe le mani.

Eccola l’informazione che Olivia stava aspettando. Spinse il bacino verso il suo e prese a muoversi, con più decisione.
- Saranno presenti anche gli esponenti di Durmstrang e Beauxbatons? Chi sono? - chiese gemendo, per mascherare la trepidazione per quella notizia, e spingendolo bruscamente a sedere sulla poltrona, gli sbottonò in fretta i pantaloni e si abbassò sul suo membro con le labbra, guardandolo ammaliante.

Se Jordan non avesse provveduto, come sempre, a insonorizzare il suo ufficio con un Muffliato, forse i coraggiosi ancora rimasti a lavoro fino a quell’ora, si sarebbero chiesti perché il direttore dell’Ufficio per gli Sport Magici gridava con così tanta convinzione ed estasi, e in tarda notte, i nomi di Victor Krum e Gabrielle Delis immaginando forse, promiscui incontri a tre con un ex Cercatore, ora responsabile degli sport magici Scandinavi e un’importante delegata francese. Ma questi barricati dentro i loro piccoli cubicoli e sommersi di scartoffie, non sospettarono nulla e non videro Miss Sayre che leccandosi le labbra, riattraversava la grande sala tornando verso l’ascensore mentre il direttore Lee Jordan, i pantaloni ancora sbottonati e le mani ad artigliare i braccioli della poltrona su cui era seduto, fissava completamente sconvolto, il fondoschiena della donna che ancheggiando, si allontanava.

 

 

 



ANGOLO DELL'AUTRICE

Cari lettori,
sono Aleatoria, o più semplicemente Ale, e questa è la mia prima ff (*alcolisti anonimi mode on*). 
Il mio folle amore per il fandom di HP e in particolare per la nuova generazione mi ha spinto a cercare disperatamente nella mia testolina bacata idee e ispirazione e scrivere finalmente qualcosa di mio. É un passo molto importante per me per cui ringrazio in anticipo e con grande affetto chi avrà tempo e voglia di leggere quello pubblicherò. 

Passiamo alla storia: come avrete capito è incentrata sulla Nuova Generazione, i cui protagonisti sono i personaggi presenti nel prologo. Saranno però presenti anche gli altri membri del Clan Potter-Weasley, James, Lily, ecc. e i membri restanti del vecchio trio (povero Ron, che finaccia gli ho fatto fare). Tutti i personaggi non citati su HarryPotterWiki e quindi non usciti dalla penna della cara mamma Rowling, sono personaggi originali, pertanto non utilizzabili. 
Per il resto mi attengo a quanto scritto sui sette libri, per cui nell'anno corrente, la McGranitt è la preside di Hogwarts, Neville l'insegnante di Erbologia, Hermione lavora all'Ufficio di Applicazione della Legge sulla Magia e Harry è un auror. 
Di carattere seguo molto l'ispirazione del momento, per cui so a grandi linee cosa succederà (Olivia e Lee parlano di un Torneo Tremaghi, chissà chissà) ma chi può mai sapere come si evolveranno le storie che girano intorno ai personaggi! Lo so sono cattiva (*risata malefica*). 
Per questo motivo, non so ancora quanti capitoli avrà la mia creaturina. Potrebbero essere venti o novanta, chi può dirlo. In ogni caso, non credo che saranno meno di quindici. 
Per quanto riguarda l'aggiornamento, non credo che i miei ritmi (di lavoro e studio) asfissianti mi permetteranno di postare più di una volta al mese ma tenterò di non farvi attendere troppo. Il primo capitolo è quasi completo per cui uscirà prima. 
Piccola nota per il rating. Per ora è arancione, ma se servirà, in futuro lo cambierò in rosso.
Credo di aver detto tutto, tranne che le vostre recensioni, positive e soprattutto negative, saranno molto importanti, oltre che per farmi avere una idea di cosa migliorare nella scrittura, per oliare ben bene l'ingranaggio della mia ispirazione, quindi via a pareri, sospetti su eventi futuri, suggerimenti, e chi più ne ha più ne metta. 
Grazie ai coraggiosi che si sono sorbiti tutto il mio pippone mentale. Ho finito, giuro!
Vi saluto e vi mando un caldo abbraccio.

Ale

  
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