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Autore: Rohhh    08/07/2018    1 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Ciao a tutte ragazze!
Eccomi qua, finalmente ce l'ho fatta!
Come al solito sono in mega ritardo ma stavolta, oltre ai normali impegni, si è aggiunto il fatto che il mio pc ha deciso di smettere di funzionare decentemente e spesso mi si spegneva all'improvviso, facendomi perdere quello che scrivevo. é stato difficilissimo completare il tutto e a volte ero così scoraggiata che non avevo il coraggio di accenderlo. Adesso ho trovato un sistema per evitare che si spenga ma devo sempre stare attenta anche perchè al momento non posso prendere un altro.
Comunque, detto questo, spero che il capitolo vi piaccia e che mi perdonerete per l'assenza.
Vi ringrazio sempre tanto e spero di aggiornare il prima possibile!
Un abbraccio1

Cap. 39 Risvegli

 

La prima alba del nuovo anno era ormai trascorsa da molte ore, lasciandosi alle spalle una nottata di festeggiamenti, chiasso e confusione infernale.

Adesso però lo scenario era totalmente cambiato: la musica era cessata, la maggior parte della gente dormiva profondamente dopo aver fatto le ore piccole nei locali e un silenzio alquanto surreale regnava in città.

Il sole doveva già essere alto in cielo, o almeno così si poteva supporre visto che in realtà una fitta coltre di nuvoloni grigi lo offuscavano quasi completamente, impedendo ai suoi timidi raggi di illuminare la superficie del mondo esterno, avvolto dunque in un'atmosfera spettrale e oscura, che contribuiva a rendere il paesaggio ancora più tetro.

Non era certo il giorno ideale per cominciare un nuovo anno e, al contrario, quell'aria cupa non sembrava presagire nulla di buono.

Ashley aprì gli occhi facendo uno sforzo incredibile, nemmeno fossero stati sigillati con della colla potente.

Sbadigliò, si girò a pancia in sù e impiegò qualche secondo prima di riuscire a mettere a fuoco l'ambiente circostante e rendersi conto di trovarsi nella sua stanza, sotto le coperte del suo letto.

Le tempie e la fronte le provocavano un dolore talmente intenso da darle l'impressione di avere una corona di chiodi conficcati attorno alla sua testa ed era terribile.

All'improvviso emise un gemito di sofferenza e strizzò gli occhi a causa di una fitta più forte delle altre che la costrinse a rimanere sul cuscino proprio mentre cercava di sollevarsi per capirci qualcosa in più del caos tremendo che albergava nella sua mente.

Non ricordava di essersi sentita più confusa in vita sua e fisicamente aveva la sensazione di essere riemersa da un cumulo di macerie.

Cosa diavolo era successo quella notte?

Lentamente, dopo un altro tentativo, riuscì a mettersi a sedere, si tastò a casaccio le braccia e il petto e si accorse quindi che indossava ancora il vestito scuro e corto della festa di Capodanno, compresi i collant sulle gambe, leggermente smagliati in un punto, ma una morbidissima vestaglia di pile, color turchese chiaro, le avvolgeva il corpo regalandole un piacevole calore.

Non era sua e, dal fatto che le stesse piuttosto corta e che le lasciasse un po' scoperti i polsi, intuì che dovesse appartenere a Melissa, piccola di statura.

Il problema era che lei non ricordava assolutamente di avergliela chiesta e nemmeno di averla indossata.

Era stata la sua amica a mettergliela? Perchè non era riuscita a cambiarsi i vestiti da sola per coricarsi?

Ma soprattutto...perchè non aveva idea di come fosse arrivata nella sua stanza, sul suo letto quella notte?

Una certa ansia cominciò ad invaderla, facendola sudare improvvisamente, perciò di riflesso slacciò la cintura della vestaglia e allontanò le coperte per mettere le gambe giù dal materasso.

Prese un lungo respiro, si portò una mano sul petto per calmare i battiti e provò a concentrarsi.

Di quella serata ricordava la musica assordante, la confusione bestiale, la noia che aveva provato nel dover passare ore seduta su un divanetto scomodo e l'aria soffocante da svenire.

Fino a lì ci arrivava ma non bastava.

Contrasse le sopracciglia e si sforzò di più.

Ricordò perfettamente Michelle, i suoi modi odiosi, le insinuazioni esplicite sulla sua relazione segreta, il suo sguardo gelido sopra di lei e poi...

Poi l'immagine di Matt lontano, il dolore che le aveva provocato vederlo abbracciato a un'altra, il senso immenso di frustrazione e di tristezza e infine la voglia di scomparire, semplicemente di dimenticare.

L'ultima scena che riusciva a ricordare con certezza era Michelle che la sfidava a bere, il suo tono di voce insopportabile e lei che per non dargliela vinta ci cascava come una stupida e cominciava a bere.

Aveva bevuto e bevuto, non ricordava quanto ma sapeva di non essere abituata a farlo, era ben cosciente di non reggere troppo l'alcool, probabilmente le erano bastati un paio di bicchieri per ridursi da schifo e da lì in poi ogni ricordo si faceva sfumato e poco nitido.

Erano solo sensazioni distorte, colori, suoni e tra tutti, quello che le era rimasto più impresso era ancora e soltanto lui.

Non aveva dubbi, adesso che si sforzava le pareva di risentirle le sue braccia che la sorreggevano e quel profumo, sì, proprio il suo, inconfondibile, quello a cui si era ormai abituata e che la faceva sentire immediatamente protetta e al sicuro...e poi la sua voce calda mentre le sussurrava all'orecchio che sarebbe andato tutto bene e altre parole ancora che però non riusciva proprio a ricordare.

Era tutto confuso e incerto ma lui, come sempre, rappresentava l'unica e sola certezza anche in mezzo a quel casino.

Da lì in poi diventava tutto buio, come fosse piombata nell'oblio più totale e capì che probabilmente la spiegazione più plausibile era che si fosse addormentata, vittima di quella maldestra sbronza.

Chissà poi come erano andate le cose, chi l'aveva trovata e riportata a casa o se qualcuno avesse scoperto il suo segreto e adesso si trovasse in un mare di guai.

Si portò le mani al viso e lo coprì per la vergogna e la disperazione.

Si era ubriacata come una povera deficiente e per di più era finita nella trappola di Michelle, rischiando di rovinare tutto.

Era proprio caduta in basso, si odiava e avrebbe dedicato l'intera giornata a insultarsi se solo non avesse avuto delle questioni molto più importanti da chiarire e non c'era altro tempo da perdere o esitazioni.

Si alzò di scatto, barcollò lievemente per un giramento di testa ma poi si stabilizzò.

Una leggera nausea residua la colse e si portò una mano all'altezza della bocca dello stomaco, che le bruciava da morire.

Respirò profondamente un paio di volte, appoggiandosi alla scrivania, poi riuscì pian piano a calmarsi, le brutte sensazioni finalmente si attenuarono ed Ashley scostò la finestra rendendosi conto che fuori il tempo pareva fare a gara con lei su chi dei due fosse ridotto peggio.

Sembrava notte ma il suo cellulare non poteva mentire e sul display lesse chiaramente che era ormai passato da un bel po' mezzogiorno, anche se dall'esterno della sua porta non proveniva il minimo rumore e la casa sembrava immersa in una profonda tranquillità.

Si chiese se quello fosse un segnale positivo o meno e, nonostante il tempaccio, spalancò le ante e fece entrare una ventata di aria fredda che però le diede un enorme sollievo, ristorandola e aiutandola a riprendere la lucidità che aveva perso.

Senza indugiare oltre afferrò il telefono e, mentre giurava a sè stessa che mai e poi mai per il resto della sua vita avrebbe più toccato una sola goccia di alcool, si apprestò a fare l'unica cosa sensata che le rimaneva per capire se, per colpa di quella cazzata, avesse gettato alle ortiche gli ultimi mesi della sua misera esistenza.

 

 

«Sei sempre la solita irresponsabile! Quante volte ti ho detto di non esagerare se poi devi stare uno schifo!» sbraitò Terence accigliato, in piedi davanti alla sorella, spalmata sul divano con una cera orribile.

Lei sbuffò infastidita poi prese due cuscini e li premette sulle orecchie per attutire il rumore della ramanzina di suo fratello.

«Vuoi smetterla di urlare? Mi scoppia la testa!» piagnucolò, cercando di suscitare un briciolo di pietà senza però riuscirci. Terence ne aveva abbastanza dei comportamenti infantili di sua sorella e la notte precedente era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

«E ci credo bene! Hai bevuto come una spugna! Si può sapere che gusto ci trovi a divertirti così per poi stare di merda?» le domandò snervato, camminando avanti e indietro come un leone in gabbia.

Per tutta la serata Michelle non aveva fatto altro che atteggiarsi da oca e importunare Ashley sempre per la solita storia finchè non aveva cominciato a bere per poi sfidare la rossa a fare lo stesso con conseguenze che erano state disastrose per tutti.

Non aveva ben compreso come Ashley, di solito molto matura e responsabile, avesse finito per cedere alle stupide provocazioni di Michelle ma era stato troppo impegnato a conversare con una sua amica per accorgersi della piega che stava prendendo la situazione.

Quando finalmente aveva realizzato cosa fosse successo era stato troppo tardi, Michelle delirava e cominciava a non rispondere più delle sue azioni mentre Ashley era sparita e il ragazzo, dopo aver affidato sua sorella a Colleen, si era precipitato a cercarla per poi ricevere la chiamata di Melissa che lo informava di averla trovata fuori, da sola, in un angolo.

Gli era sembrato tutto un po' strano e sospettoso, in effetti: il comportamento anomalo di Ashley, il fatto che Melissa, piuttosto imbranata, fosse stata capace di rintracciarla in mezzo a quella confusione, per non parlare del fatto che la moretta gli era apparsa comunque tranquilla, nonostante avesse trovato l'amica in quelle condizioni, da sola e mezza addormentata per terra.

Sembrava troppo calma, proprio lei che di solito si agitava persino se doveva prendere parola in pubblico figurarsi a gestire una situazione del genere, eppure la sua sicurezza in quell'occasione lo aveva sbalordito.

O Melissa aveva un sangue freddo invidiabile che veniva fuori nei casini più improbabili, o c'era qualcosa sotto sul quale non aveva avuto comunque tempo di riflettere troppo.

Aveva recuperato le due ragazze, le aveva riaccompagnate a casa e poi aveva portato con sè sua sorella, visto che Beth avrebbe dormito dal suo ragazzo e Colleen, arrabbiatissima, non ne aveva voluto sapere di rinunciare a fare lo stesso col suo fidanzato solo per badare all'ennesimo guaio combinato dalla cugina.

Insomma, poteva affermare tranquillamente che si fosse trattato di una serata da dimenticare.

«Non sto così male...ho solo un fottutissimo mal di testa e peggiori la situazione se continui a farmi la predica!» osò ribattere Michelle, mentre Terence lottò con sè stesso per evitare di tirarle una sberla, una di quelle che i suoi da piccola non avevano mai avuto il coraggio di darle quando faceva i capricci. E quello era il risultato, adesso.

«Non stai male?! Adesso forse no ma ti assicuro che ieri sera non eri un bello spettacolo mentre vomitavi l'anima in un'aiuola senza la forza di reggerti sulle tue gambe! O forse l'hai dimenticato visto come eri ridotta!» continuò a rincarare la dose Terence, esasperato.

Michelle si imbronciò ma almeno ebbe la decenza di non insistere. Sapeva di doverlo ringraziare per quello che aveva fatto per lei ma il suo maledetto orgoglio glielo impediva.

«Certo che mi ricordo...- sussurrò appena, portandosi una mano sulla testa per sorreggerla – io non dimentico le cose...a differenza tua, evidentemente – commentò amara, poi voltò lo sguardo in direzione del corridoio – a tal proposito, chi è quella che dorme di là?» chiese con tono indagatorio, riprendendo il suo tipico sguardo sospettoso.

L'allusione al fatto che suo fratello aveva superato il torto subito a causa di Ashley e si dedicava già ad altre conquiste, facendo l'amico con la rossa come niente fosse successo, la faceva imbestialire.

«É solo una mia amica, le avevo promesso che poteva rimanere a dormire qui visto che abita fuori città – rispose acido il fratello, capendo al volo a cosa si stesse riferendo la castana – e comunque, anche se così non fosse, non vedo cosa ci sarebbe di tanto strano!» ribattè deciso, giusto per mettere in chiaro le cose.

Michelle sbuffò per l'ennesima volta e brontolò qualcosa di incomprensibile per poi sdraiarsi sul divano poggiando le gambe ciondolanti sul bracciolo.

«Ashley dov'è?» domandò poco dopo, come se all'improvviso le si fosse illuminata una lampadina nel cervello.

Si era presa una bella sbronza ma ricordava ancora piuttosto bene come si erano svolte le cose.

Aveva provocato Ashley e lei ci era cascata, il suo piano aveva funzionato e questo la faceva gongolare, peccato che poi la sbronza le avesse impedito di controllarla e di farle le giuste domande per smascherarla sotto l'effetto dell'alcool.

Un piano quasi perfetto che però alla fine era fallito.

Era stato solo un tentativo, ci era andata vicina ed era sicura che presto sarebbe arrivata alla verità, in un modo o nell'altro.

«A casa insieme a Melissa – rispose Terence, facendosi preoccupato in viso – era messa forse anche peggio di te, non so cosa diavolo le sia preso, non l'ho mai vista ridursi così finora e non me l'aspettavo proprio, a dire il vero» affermò serio, senza mentire.

Michelle scosse la testa e un ghigno le spuntò sulle labbra.

«Le persone ti sorprendono sempre nel peggiore dei modi, non è vero? Ashley fa la parte della santarellina ma ormai abbiamo prove a sufficienza per poter affermare che non lo sia per niente. Mi chiedo perchè continui ancora a farla stare nella mia casa!» esclamò gelida, fissando il fratello.

«Non esagerare, adesso! Avrà avuto i suoi motivi, ne sono sicuro...solo che lei è sempra stata difficile da decifrare» ammise con una sfumatura di malinconia nella voce al ricordo dei giorni in cui si sforzava di capirla per poi fallire miseramente.

«In un parola, infida! - precisò Michelle fredda, osservando con disappunto lo smalto rovinato sulle sue unghie – E si può sapere dove si era cacciata, ridotta come uno zombie?»

Terence si sedette sul divano accanto a lei e massaggiò le tempie socchiudendo gli occhi, ancora fortemente provato dalla stanchezza della notte prima.

«Era fuori, seduta per terra accanto a una siepe e dormiva» rispose senza nemmeno alzare lo sguardo.

«Era da sola?» incalzò Michelle, sempre più incuriosita dalla vicenda.

Se solo fosse rimasta sobria e avesse potuto seguirla per scoprire lei stessa dove si fosse imboscata quella traditrice!

Terence scosse la testa «No, era con Melissa quando sono arrivato» rispose.

Lei rimase un momento in silenzio per elaborare le informazioni ricevute, poi aggrottò le sopracciglia.

«E Melissa come ha fatto a trovarla? Vuoi dirmi che lei, la ragazza timida e insicura che conosciamo, è stata capace di farsi largo in mezzo a centinaia di sconosciuti, recuperare l'amica ubriaca e rimanere da sola con lei senza farsi venire un attacco di panico? - chiese sbarrando gli occhi per l'incredulità e scoppiando a ridere subito dopo – Andiamo, è già ridicolo solo raccontarlo!»

Terence stavolta non potè dare torto a sua sorella e annuì poco convinto.

«Beh, so che sembra strano eppure è proprio quello che ho visto! Erano da sole, non c'era nessun altro e Melissa era il ritratto della serenità» ribadì, con lo sguardo pensoso perso nel vuoto.

Michelle sospirò, sembrò spremersi le meningi per cavarci qualcosa da quel mistero ma poi si arrese e gettò la testa all'indietro. Non si era ancora ripresa completamente dagli eccessi della sera prima e tutto quel rimuginare le faceva male.

«C'è qualcosa che non mi quadra» mormorò infine, sospettosa.

Terence però non aveva intenzione di assecondarla, si alzò di scatto e si allontanò per dirigersi verso il corridoio.

«Ti prego di non fissarti anche su questo, adesso! Lascia perdere, ok? - la ammonì, beccandosi un'occhiata di disappunto – Vado a vedere se Maddy sta ancora dormendo» la informò infine, lasciando la stanza.

«Sì, certo...se dorme - lo provocò lei con l'ennesima battutina maliziosa, ridacchiando e ottenendo come risposta un bel dito medio da parte del fratello, troppo esausto per risponderle a parole, poi il suo sguardo stranamente si addolcì – Comunque grazie, Terence» ammise infine, in uno dei rari momenti in cui la sua parte tenera riusciva a venire fuori.

Lui si voltò e sbarrò leggermente gli occhi per la meraviglia prima di accennare un sorriso in direzione della sorella e darle le spalle.

Quando la sagoma del ragazzo sparì dalla sua visuale, Michelle sospirò pesantemente, si stropicciò gli occhi contornati da due profonde occhiaie e legò i capelli disordinati in una coda alta.

Rimase in silenzio, da sola, con l'espressione contratta e dubbiosa, a torturarsi ancora senza riuscire venire a capo di nulla.

 

 

Matt si rigirò scompostamente sul letto quando il suono del telefono rimbombò nelle sue orecchie come lo scoppio di una bomba.

Intorno a lui lenzuola stropicciate e arrotolate fino ai piedi del letto e i vestiti della sera prima, ancora gettati a casaccio sul letto.

Quella notte non aveva certo avuto tempo di pensare all'ordine, si era sentito così esausto da avere solo la forza di spogliarsi e buttarsi sul materasso per poi piombare in un sonno profondo non appena le sue palpebre si erano chiuse.

Nonostante fosse senza maglietta e in pieno inverno dentro la sua stanza si moriva di caldo, la temperatura era quasi tropicale visto che la nottata turbolenta gli aveva fatto dimenticato di regolare il riscaldamento e già immaginò che avrebbe dovuto lavorare il doppio quel mese per pagare le bollette salate che sarebbero arrivate.

Senza perdere tempo si sollevò di scatto, stiracchiò le braccia e non appena lesse il nome di chi si ostinava a fare squillare il telefono, perse un battito e sospirò pesantemente.

Lei, il suo peggiore incubo e la sua gioia più grande.

Come poteva una sola persona racchiudere due concetti così distanti fra loro?

«Pronto» disse con la voce roca per via del sonno, grattandosi la nuca..

Ashley dall'altra parte rabbrividì, si vergognava per il comportamento della notte prima e non ricordare cosa diavolo avesse fatto complicava ancora di più la situazione, ma riuscì comunque a recuperare il coraggio necessario per utilizzare le corde vocali e parlare.

«Ehi, ciao...scusa, forse ti ho svegliato...» esordì con la voce colma di imbarazzo, senza sapere da dove iniziare.

«No, tranquilla – mentì Matt, soffocando in tempo uno sbadiglio e stropicciandosi il viso con una mano per riprendere i contatti col mondo – tu come ti senti, Ashley?» chiese subito, impaziente di sapere se la ragazza si fosse ripresa da quella sbronza devastante. Aveva capito che non ci fosse abituata e, al di là delle ragioni che ci fossero dietro quel pasticcio, quello che gli premeva era innanzitutto accertarsi che stesse bene.

«Mentirei se ti dicessi che sto bene ma...probabilmente sto molto meglio di ieri, non è così?» rispose lei, esitando appena nel momento in cui decise di fargli intuire che non ricordava quasi niente della serata trascorsa.

Il suono di una risata accennata le arrivò come risposta e in un certo senso Ashley tirò un sospiro di sollievo, forse Matt non era così arrabbiato come pensava anche se questo non bastava a farla sentire meno in colpa.

«In effetti non eri proprio un bello spettacolo...sei piuttosto imbranata e difficile da contenere in quelle condizioni, sai?» la informò Matt, ridendo sotto i baffi perchè immaginava l'espressione a metà tra l'infastidito e l'imbarazzato di Ashley, anche se non poteva vederla, purtroppo.

Lei, infatti, arrossì violentemente e prese a camminare con fare nervoso per tutta la stanza.

«Ti prego non infierire, per la cronaca, so benissimo di essermi comportata da stupida» commentò con la voce ridotta a un soffio.

Matt sorrise «Ti dirò, la Ashley ubriaca è molto diversa da quella di tutti i giorni ma...per certi versi non è così male, anzi...a tratti sembravi più...genuina, spontanea...avevi quel pizzico di irrazionalità e disinibizione che ti dona, ad essere sincero. Qualche volta dovresti provare ad essere così anche da sobria» precisò il biondo, il quale, a differenza di Ashley, aveva ben impressi nella memoria i fatti della notte prima.

Lei, che si liberava di ogni maschera e paura, che non aveva timore di fare ciò che desiderava anche a costo di sembrare ridicola, di dire ciò che pensava, di esprimere i propri sentimenti, anche quelli più scomodi come la gelosia...o l'amore.

Non l'aveva presa in giro: la Ashley libera da tutti i freni che usava per proteggersi le era piaciuta e pensava sul serio che avrebbe dovuto prenderne esempio ogni tanto, anche quando non c'era l'alcool a scorrerle in corpo.

Le parole del ragazzo però a lei misero addosso un'ansia incredibile.

Che aveva fatto di così idiota?

«Ti prego Matt...non ricordo un accidente...potresti almeno avere la gentilezza di dirmi se ho detto o fatto qualcosa di imbarazzante o di cui mi pentirò a vita?» gli domandò, le mani le tremavano in attesa di una risposta che la spaventava non poco.

Matt dall'altra parte esitò qualche secondo, rimanendo in silenzio.

Ricordava perfettamente le parole di Ashley, il momento in cui gli aveva rivelato di stare bene solo con lui, di desiderarlo, il suo sfogo di dolore nel realizzare che insieme loro due non potevano starci ma soprattutto...la sua ammissione di essersene innamorata che lo aveva spiazzato e destabilizzato.

Si era sentito in qualche maniera felice dentro, una felicità che lo indeboliva ma che allo stesso tempo lo rendeva più umano.

Non poteva affermare che la confessione della rossa fosse al cento per cento autentica, considerato che da ubriachi si rivela spesso la verità ma si possono dire anche molte cazzate, ma gli era piaciuto almeno per un po' credere che fosse tutto vero.

Riflettè e poi parlò «A parte saltarmi addosso e tentare di spogliarti in pieno inverno e in un luogo pubblico...no, direi che non hai fatto nient'altro di particolarmente degno di nota» mentì, omettendo la parte più importante.

Non era giusto spiattellarle in faccia confessioni così intime date in un momento di poca lucidità in cui era stata vulnerabile e senza possibilità di difendersi o di avere il controllo di sè.

E poi quelle stesse parole, se mai sarebbe mai successo di nuovo, le avrebbe volute sentire da una Ashley consapevole e sicura dei propri sentimenti e di certo quella telefonata non era l'occasione giusta.

«Oh mio Dio – le sentì mormorare dall'altra parte, quasi impercettibilmente – e come avresti fatto a trovarmi? Io ricordo solo tanta gente e...il mondo che mi girava intorno...e poi il tuo viso, le tue braccia che mi reggevano...la tua voce» gli spiegò, sedendosi sul letto con una mano a massaggiarsi la fronte per via del mal di testa che le era tornato.

«Non ti ho trovato...sei stata tu a trovare me. Quando ti ho detto che mi sei saltata addosso...beh, intendevo letteralmente. All'inizio ho seriamente pensato ad un'aggressione!» raccontò lui, con un tono scherzoso che però non riuscì a coinvolgere Ashley, sempre più mortificata.

Lei, infatti, sospirò, si gettò sul cuscino e socchiuse gli occhi.

«Matt, mi dispiace così tanto...sul serio, io...non so cosa mi sia preso...devo solo ringraziarti per l'ennesima volta. Chissà come mai, ogni volta che ne ho bisogno, ci sei sempre tu a salvarmi la vita» ammise senza vergogna, quella frase le venne fuori spontaneamente e racchiudeva solo la verità.

«Non so che dirti...sarà un caso» provò a sminuire la cosa lui, scherzandoci sopra.

«Già...sarà un caso» ripetè Ashley, seria e con la consapevolezza che si trattava davvero poco di casualità.

Pareva esserci qualcosa, come un filo che li univa e che alla fine, nonostante tutto ciò che li divideva e allontanava, li portava sempre a cercarsi l'un l'altra e a ritrovarsi.

«Piuttosto, come hai fatto a ridurti così? Non mi sembri tipo da alzare il gomito tanto spesso!» le domandò, aggrottando le sopracciglia, gli premeva sapere cosa ci fosse dietro quel comportamento strano anche se aveva intuito lo zampino di Michelle.

«Non lo sono per nulla, infatti! Michelle mi ha provocato, continuava a ripetere che nascondo qualcosa e che avevo paura di poter dire la verità se bevevo...lo so è stato terribilmente stupido ma ci sono cascata! Ti giuro, non so che mi sia preso, ero stanca e incazzata...non me lo perdono, poteva scoppiare un casino, potevano vederci...a proposito, ci ha visto qualcuno?» chiese ansiosa quando si rese conto che in realtà non poteva ancora escludere quell'eventualità, soprattutto perchè non sapeva chi l'avesse portata a letto nella sua stanza.

«Credo di no, o almeno...non all'apparenza. Ero solo quando sei piombata da me e ho cercato di spostarmi in un posto più nascosto. - cercò di tranquillizzarla lui, poi abbassò lo sguardo – però...Melissa ci ha visto. É stato inevitabile, era preoccupata per te, ha contattato Luke per sapere se ti aveva vista in giro e abbiamo dovuto chiamarla per aiutarci. Tu non ti reggevi in piedi e non potevamo riportarti dai tuoi amici, quella era la soluzione che avrebbe creato meno danni. Lei ha chiamato Terence perchè da sola ovviamente non riusciva a tenerti e noi ci siamo nascosti fino a che lui non è venuto e ti ha preso in braccio. Lui non ci ha visto, di questo sono sicuro. Comunque Melissa è una ragazza leale e di lei credo possiamo fidarci, sono certo che non dirà nulla.» concluse lui, anche se una sfumatura di preoccupazione colorò i suoi occhi chiari.

«Cosa ha visto, esattamente?» domandò Ashley con un nodo alla gola e bianca come un fantasma adesso che aveva sentito chiaramente come si erano svolti i fatti.

«Ti tenevo in braccio, tu mi stringevi, non volevi che ti lasciassi...non so cosa abbia sentito ma...direi che fosse piuttosto evidente che non fossimo solo due sconosciuti» disse Matt con sincerità. Era inutile nasconderle la realtà delle cose solo per non farla allarmare.

«Capisco...- sospirò confusa Ashley mentre il cuore le fece un tonfo - non l'ho ancora vista ma credo proprio che dovrò parlarle...non so ancora cosa dirle ma...a questo punto non posso evitarlo. Mi spiace solo che abbia dovuto scoprirlo in questo modo. Stavolta ho combinato proprio un bel casino, che razza di scema!» continuò a insultarsi mentre si copriva il volto con la mano per la disperazione.

«Qualunque cosa deciderai di dirle, mi fido di te. E comunque smettila di incolparti. Siamo esseri umani e sbagliare è nella nostra natura. Questa situazione ti ha portato allo stremo ed era inevitabile che potessi crollare. Non è detto che questo porterà a delle conseguenze disastrose, magari non succederà nulla!» provò a confortarla Matt ma il suo sguardo era estremamente serio perchè realizzò che forse adesso erano davvero arrivati al capolinea.

Non si poteva continuare a portare avanti quella relazione in quel modo e le alternative non erano tante: o saltava tutto fuori, stravolgendo ogni equilibrio, o la cosa finiva lì.

«Grazie, Matt, davvero – disse lei esausta, desiderando più che in ogni altro momento che lui potesse essere con lei in quella stanza desolata invece che solo una voce da un cellulare – adesso credo proprio che andrò da Melissa, augurami buona fortuna!» affermò con decisione, riuscendo persino ad abbozzare un sorriso.

«Melissa non mi sembra esattamente un mostro spaventoso...sono sicuro che capirà e che andrà bene» la rassicurò il biondo, ancora seduto sul letto, con le spalle chine per la stanchezza.

Ashley rimase in silenzio, dentro di lei sentiva il bisogno di dire altro, di esternare finalmente quei sentimenti che stavano sempre più stretti ma non era più ubriaca adesso e li ricacciò nuovamente chiusi a chiave nel suo cuore.

«Spero tanto che sia come dici tu. Ci vediamo, allora» disse soltanto, con la voce leggermente tremolante, il loro solito saluto senza promesse, senza stabilire se domani o fra una settimana o un mese.

«Ok...ciao Ashley» ricambiò lui, poi chiuse la chiamata, restò immobile a fissare il pavimento, coi capelli ricaduti sulla fronte e uno strano presentimento nell'anima.

 

 

Ashley mosse un paio di passi leggeri come quelli di un gatto ma pesanti da compiere.

Le sembrava di avere le gambe rigide e intorpidite ma sapeva che non era il suo fisico a stare male ma la sua mente a impedirle di muoversi.

La casa era silenziosa, Michelle doveva essere rimasta da Terence e questo le dava un enorme sollievo, mentre Beth e Colleen di sicuro erano felici coi propri fidanzati.

Melissa, però, doveva esserci e questo la rassicurava e terrorizzava allo stesso tempo.

Come avrebbe trovato il coraggio di guardarla negli occhi con la consapevolezza che l'amica, l'unica che le era rimasta accanto fidandosi di lei, avesse scoperto il suo segreto in quel modo orrendo?

Deglutì dolorosamente e le sembrò che i battiti del suo cuore rimbombassero in quel corridoio deserto.

Inspirò l'aria, la buttò fuori e poi bussò alla porta.

La voce sottile di Melissa rispose quasi subito e ad Ashley tremarono le mani quando spinse la maniglia per aprire.

Lei era lì, seduta alla scrivania col pigiama addosso, gli occhi verdi che risaltavano sul suo viso chiaro e piccolo, quasi da bambina, e la osservarono così intensamente da farla sentire ancora di più uno schifo.

«Buongiorno Melissa – la salutò lei con i lineamenti del viso tesi e contratti dall'agitazione – credo che questa sia tua, grazie» continuò poi, porgendole la sua vestaglia turchese ben piegata, quella che l'aveva avvolta premurosamente quella notte.

Melissa si voltò del tutto, si alzò e le venne incontro in silenzio, senza smettere di fissarla.

«Ciao Ashley – rispose con calma, la sua voce non lasciò trapelare alcuna emozione – figurati, non c'è di che» disse poi, il suo tono era quello gentile e pacato del solito ma emanava una freddezza strana che Ashley non aveva mai percepito prima d'allora.

Le due rimasero ferme, consapevoli che c'era dell'altro da aggiungere ed Ashley sapeva che toccava a lei prendere la parola.

Si torse le mani, sudate e intrecciate fra loro, spostò le sue iridi nervosamente per tutta la stanza prima di schiudere le labbra e convincersi a iniziare.

«Senti Melissa...non ricordo molto di ieri ma...so che ti devo delle spiegazioni» ammise infine, guardando l'amica negli occhi.

Lei tremò appena, il suo sguardo si addolcì un attimo per poi indurirsi di nuovo.

Quella notte era stata turbolenta anche per lei.

Non riusciva a togliersi dalla mente la visione di Ashley stretta a quel ragazzo, non riusciva ad accettare che l'amica avesse deciso di tenerla all'oscuro di qualunque cosa ci fosse in corso fra lei e Matt dopo che, al contrario, lei si era aperta, raccontandole ogni sua debolezza e persino il suo segreto più grande, Luke.

Perchè Ashley non si era fidata di lei?

Per quanto la sera prima, dinanzi allo sguardo dolce di Luke, si fosse ripromessa di riuscire ad affrontare la cosa, per quanto sapesse che se due persone si amavano non esistevano divisioni o nemici, adesso...digerirlo era una delle cose più difficili che le fosse capitata.

Pure in quell'istante, quando guardava Ashley e i suoi occhi spaventati e mortificati, le pareva di rivedere lui, le sue braccia che la cingevano con cura, le carezze sui suoi capelli rossi, quelle parole sussurrate all'orecchio, i loro profili vicini fin quasi a sfiorarsi, le labbra di lui sulla sua fronte, morbide e delicate, così in contrasto con l'immagine fredda di Matt.

Si sentì quasi girare la testa: quel cambiamento era troppo drastico da accettare e in più una morsa le stringeva il cuore.

Ashley aveva deciso consapevolmente di escluderla da quella parte della sua vita e, anche se razionalmente la comprendeva, la sua parte emotiva faceva fatica a farselo andare giù.

Era umana anche lei e non poteva evitare di ascoltare quelle voci che si facevano strada nella sua testa.

'Lei non si fida di te, lei ti ha escluso, non è tua amica come pensavi e avevano ragione le altre'

Aveva sempre intuito che l'amica le nascondesse qualcosa ma una remota parte di lei aveva sempre sperato che si sbagliasse, che fosse solo un'impressione errata e adesso la delusione era stata troppo forte.

Di colpo tutti quei dubbi la stordirono e non fu capace di sostenerli, voleva solo che finissero.

«No, Ashley...tranquilla! Non mi devi spiegare proprio niente, sul serio!» esclamò bruscamente, con un sorriso tirato sul viso che scomparì subito dopo.

«Invece devo, Melissa! Non volevo escluderti...quasta è una cosa che...- provò a farsi ascoltare lei, mentre un groppo alla gola le serrò il respiro e si sforzò di riprendere – è una cosa che faccio fatica ad accettare io per prima! Non so cosa stavo aspettando...forse il momento giusto, forse che fosse tutto più chiaro anche a me! Perchè non lo è, invece, ti assicuro che non lo è... e non è facile! Non volevo mentirvi, non volevo farlo soprattutto a te!» gridò con gli occhi lucidi gonfi di lacrime.

Non poteva perdere anche Melissa, non lei!

«Ma l'hai fatto!» sbottò la mora, senza riuscire più a controllarsi. Tutta la delusione accumulata scoppiò fuori all'improvviso e non potè contenerla. Si sentiva ferita e, nonostante i buoni propositi della notte precedente, quella mattina tutto sembrava cambiato.

Ashley rimase ferita da quella frase, Melissa non si era mai rivolta in quel modo duro con nessuno e, il fatto che lo facesse per la prima volta proprio con lei, le spezzò il cuore.

D'altronde non poteva aspettarsi altro: l'aveva delusa, le aveva nascosto tutto consapevolmente, l'aveva costretta a scoprire la verità in quel modo brusco e adesso pretendeva anche di essere ascoltata?

«Hai ragione – si arrese, gli occhi bassi – per quel poco che vale, sappi che mi dispiace tanto per come sono andate le cose...non sono stata abbastanza forte ma non volevo che finisse così, credimi.» provò a scusarsi per l'ultima volta.

Melissa vacillò, per un attimo si ricordò di quante volte anche lei si era sentita debole e in difficoltà e non avesse avuto il coraggio di parlare con nessuno.

Poi però ripensò a tutte le conversazioni avute con Ashley e a ogni singola volta in cui lei avrebbe potuto dirle la verità e invece aveva preferito nascondergliela.

Le persone l'avevano tradita e delusa continuamente nella sua vita, si era chiusa in se stessa come conseguenza al punto che fidarsi di Ashley era stata un'impresa difficilissima e, adesso che ci era riuscita...lei rovinava tutto così?

Non poteva sopportare un altro dolore del genere.

«Le persone fanno delle scelte, anche se inevitabili...me l'hai detto pure tu una volta. E questa è stata la tua» concluse infine, gelida, con la voce sommessa e lo sguardo pieno di tristezza.

«Già, è vero...non rinnego ciò che ho fatto ma...volevo solo spiegarti le mie ragioni – disse rassegnata, poi indietreggiò e fece per andarsene – grazie per ieri e scusa ancora per il fastidio che ti ho arrecato, non succederà più.» mormorò con la voce rotta, prima di voltare le spalle e sparire da quella stanza.

Melissa si accasciò sulla scrivania e pianse.

Si era comportata come mai avrebbe voluto nella sua vita, la voce triste e distrutta di Ashley risuonava ancora nelle sue orecchie ma non poteva farci niente.

Per l'ennesima volta si stava facendo sopraffare dalla sua emotività e non riusciva a venirne capo.

«Avrei voluto essere più forte anche io, Ashley» sussurrò nel silenzio della sua camera, quando ormai lei non poteva più sentirla.

 

 

Pam camminava a passo spedito, così velocemente che le dolevano da morire i muscoli delle gambe.

Conosceva quell'intricato groviglio di strade a memoria: ci aveva vissuto per tanti anni, circondata dallo sfarzo di quelle ville supercostose prima di capire che la libertà aveva un valore maggiore del lusso e di qualche borsa firmata.

Era fuggita anche lei, come Matt, proprio come lui.

Si conoscevano fin dal liceo, tra di loro non c'era mai stata una confidenza eccessiva ma lo considerava ciecamente un suo buon amico.

Lo considerava.

Il passato non era casuale perchè, dalla notte prima, per lei Matt era morto.

Nonostante le angherie, gli insulti e i soprusi che aveva dovuto sopportare per via dell'odio di Terence e Michelle nei suoi confronti, lei non aveva mai abbandonato il gruppo e lo aveva sostenuto, condividendo gioie e dolori.

E lui come la ripagava, adesso, come ripagava tutti loro?

Andandosene con una delle puttanelle nemiche.

No, quello non poteva tollerarlo.

All'inizio tutto era cominciato per scherzo con Christie, lei era solo una ragazza innamorata e delusa e la sua rabbia era più che comprensibile.

L'aveva appoggiata nella sua curiosità di scoprire chi fosse la misteriosa ragazza per la quale il biondo aveva perso la testa ma non si era mai spinta troppo oltre e, anche quando Christie l'aveva convinta a piombare nello studio di Matt, lei non ne era stata così entusiasta e se ne era pentita presto, ripromettendosi di non intromettersi più nella vita privata del biondo.

Ma adesso la situazione era diversa, adesso non si trattava più solo di Christie e del suo amore non corriposto.

Adesso la scena rivoltante a cui aveva assistito per caso, la scena di Matt con quella ragazza tra le braccia, riguardava anche lei, riguardava tutti i ragazzi del gruppo e lei non perdonava i traditori.

L'avrebbero pagata e quale migliore vendetta del lasciare che quella relazione si sfaldasse, che venisse distrutta senza pietà, umiliata davanti agli occhi di tutti.

E per farlo aveva bisogno di allearsi anche lei col nemico, un nemico che aveva lunghi capelli castani e la giusta dose di orgoglio e spirito vendicativo esattamente come lei.

Svoltò un angolo e scorse l'enorme villa bianca dei due fratelli.

Sapeva che Michelle era lì, conosceva bene quanto la sua famiglia fosse tradizionalista e abitudinaria quando si trattava di festività come Natale o Capodanno e da un paio di giorni non faceva che passare di là e aspettare che si decidesse a uscire da quella reggia e si trovasse faccia a faccia con lei.

Quel giorno si sentiva particolarmente fortunata e quel pensiero le fece spuntare sul viso un sorriso beffardo.

Michelle era innamorata da secoli di Matt, quasi sicuramente lo amava ancora anche se non l'avrebbe mai ammesso e per questo era l'unica che poteva aiutarla in quell'impresa.

Si fermò ad aspettare, scrutando distrattamente la gente che passava dentro macchine lussuose, bloccate all' interno di una vita che prima era stata anche la sua.

Proprio quando si stava rassegnando a un ennesimo insuccesso, uno scatto la fece ridestare e una figura familiare sbucò fuori da un grosso cancello grigio scuro.

Come un lampo si fiondò all'inseguimento finchè non arrivò alle spalle della ragazza, che percepì una presenza dietro di lei e si voltò, sgranando gli occhi quando riconobbe Pam.

«Buongiorno Michelle, come va? Passato bene le vacanze a casa di paparino?» pensò bene di iniziare. Anche se Michelle sarebbe stata sua alleata non poteva rinnegare la sua antipatia, non era falsa come Matt, che per infilarsi tra le gambe di una qualunque non ci aveva messo tanto a tradire tutti loro.

«Pamela, a cosa devo questo spiacevole incontro? Forse ti sei resa conto di quanto sei pezzente e vuoi tornare a pregare i tuoi di riprenderti con loro?» ribattè Michelle, altrettanto perfida e spietata, senza scomporsi o perdere la sua classe.

«Non tornerei a quella vita nemmeno morta mia cara, mi spiace deluderti ma io ci tengo alla mia libertà e a non diventare una schiava leccaculo come voi» rincarò la dose la ragazza, scuotendo la sua massa di ricci lunghi e scuri.

Michelle si bloccò, la fissò con uno sguardo gelido e la puntò.

«Adesso basta, non ti azzardare a parlare così della mia famiglia e soprattutto, sono stufa di scherzare. A cosa diavolo devo la tua presenza qui? Mi stavi seguendo?» domandò, seria.

Pam ghignò «Esatto! Sei perspicace! - esclamò soddisfatta – avevo giusto bisogno di fare due chiacchiere con lei, Sua Maestà!» la canzonò, simulando un mezzo inchino.

Michelle aggrottò le sopracciglia e assottigliò gli occhi, estremamente sospettosa.

«Tu vorresti parlare con me? E per quale razza di motivo, non abbiamo niente da spartire noi due!» si premurò di mettere in chiaro, girando i tacchi e facendo per andarsene.

«Oh, invece credo proprio di sì. C'è una cosina che sono sicura ti interesserebbe molto sapere!» la provocò, costringendola di nuovo a fermarsi e voltarsi.

«Mi hai stancata con questi stupidi giri di parole! O parli chiaro o sarà meglio che cominci a volatilizzarti all'istante! Non ho tempo da perdere con le stronzate!» ribadì la castana, che adesso cominciava veramente ad averne abbastanza.

«E se ti parlassi della tua amica...di Ashley? Se ti dicessi che sono a conoscenza del suo piccolo segreto?» disse infine con aria innocente, sorridendo nel momento in cui vide l'espressione di Michelle cambiare e passare da annoiata e infastidita a sorpresa nel giro di una frazione di secondo.

I suoi occhi si erano sbarrati e la vide chiaramente deglutire e impallidire.

Come faceva Pam a sapere che Ashley nascondeva qualcosa? Cosa stava succedendo? Qualcuno cercava di fregarla?

«Che ne sai tu di Ashley e di cosa nasconde?» chiese di getto, di colpo la conversazione si era fatta interessante.

«Di lei so poco e nulla e francamente non me ne frega un cazzo! Però...so che vi nasconde qualcosa e, indovina un po'...sono qui proprio per condividerlo con te! Vedi, non sono poi così cattiva!» disse con tono ironico, arrotolandosi con indifferenza un ricciolo sotto lo sguardo confuso di Michelle.

Non si faceva ingannare così facilmente, sapeva che Pam non avrebbe mai detto qualcosa solo per farle un favore, quindi perchè avrebbe dovuto rivelarle ciò che diceva di avere scoperto su Ashley? Perchè mai avrebbe dovuto fidarsi di lei? Cosa c'era sotto?

Qualcosa non la convinceva e lei non era una stupida sprovveduta.

«Non dire cazzate! Ti conosco e so che non faresti mai niente per me senza trarne un vantaggio! Perchè diavolo dovrei fidarmi di te, adesso? Mi prendi davvero per idiota?» ribattè Michelle, sconvolta della piega che stava prendendo quell'innocuo pomeriggio.

Pam ridacchiò, poi le si avvicinò.

Di Michelle si poteva dire che fosse stronza ed orgogliosa ma non incauta e stupida e questo lo sapeva bene pure lei. Non si aspettava che la ragazza avrebbe creduto subito alle sue parole ma lei aveva un'arma che l'avrebbe convinta all'istante.

«Hai ragione, non ho nessun interesse a fare la tua amica ma...questa è una cosa che non riguarda solo te, riguarda anche me e...ti sembrerà strano ma ho bisogno del tuo aiuto per avere vendetta. Prendila come un'alleanza temporanea in cui ognuna di noi due otterrà in cambio un vantaggio!» le spiegò con calma e Michelle lesse nei suoi occhi un'inquietudine e una rabbia che spesso aveva vista riflessa allo specchio nei suoi.

Era autentica e qualcosa le suggerì che Pam non mentiva.

Era curiosa, troppo e decise di darle una possibilità.

Forse era proprio quello il tassello che le mancava e, in fondo, niente le impediva di ascoltare Pam e valutare dopo se crederle o meno. Non aveva niente da perdere.

«Spara!» esclamò decisa, senza perdere la sua aria risoluta e arrogante.

«Forse è meglio cercare un posto tranquillo per sederci...ti assicuro che quello che sentirai non ti piacerà per niente.» la avvisò, fissandola negli occhi in una maniera che quasi fece rabbrividire Michelle.

Senza dire altro, lanciò un'occhiata di intesa alla riccia e la seguì, saprendo con lei lungo il viale alberato, con la sensazione che qualcosa non sarebbe stato più lo stesso.

  
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