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Autore: _astronaut_    08/07/2018    0 recensioni
||SPOILER AVENGERS:INFINITY WAR||
"Se non uccide, fortifica", dicono.
E' proprio così?
Raccolta di One-Shots tutte tra loro collegate per creare una storia più lunga narrata dal punto di vista di Tony e degli altri personaggi; se non avete ancora visto il film, non leggete (siate saggi, non rovinatevi la visione di uno dei film più emozionanti dell' MCU!). Enjoy!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Believer
Canzone consigliata: Imagine Dragons – Believer

TONY

 
Non sono certo un uomo che si potrebbe definire sentimentale o nostalgico, anzi a dire la verità, non lo sono affatto.
Però sinceramente mi disturba vedere Steve con quei polsini – polsini? E’ un eufemismo! – in vibranio al posto del suo scudo.
Sì, lo scudo è suo, non mio o di mio padre come avevo infantilmente sostenuto in Siberia.
Io l’ho tenuto, e sì, ho sempre sperato che un giorno, per un qualsiasi motivo, potessi rivedere Steve con quello scudo sulle spalle camminare nuovamente accanto a me.
E forse perché è bello riavere tutti nuovamente vicini, forse perché so che questa seconda possibilità non può essere sprecata, forse perché so che potrei anche non tornare vivo – non stavolta -, che voglio che tutto sia come avrebbe sempre dovuto essere: Steve di quello scudo non si sarebbe mai dovuto sbarazzare, ma soprattutto, non avrei mai dovuto dirgli io di abbandonarlo.
 
Sai fare altro, Tony, oltre ad arrecar danno a tutti coloro a cui tieni?
 
Io, il figlio di Howard, l’amico che gli aveva regalato lo scudo e che lo aveva aiutato a diventare ciò che era, l’amico che prima di tutti, persino prima di Peggy, aveva creduto in lui; io non avevo alcun diritto di reclamare quel pezzo del suo passato.
Io, che ero stato, nonostante le divergenze, il suo amico più caro dei giorni moderni prima che ritrovasse Barnes, non avrei dovuto mancargli di fiducia e di rispetto in quel modo.
Lui era fedele a Bucky, ma anche a me, e fino alla fine aveva cercato di farmi capire che non voleva affatto che ci scontrassimo: se Bucky mi avesse attaccato di sua sponte, Steve mi avrebbe difeso, il suo sguardo me lo aveva detto chiaramente.
 
Ma io ero troppo accecato dalla rabbia, e ho rovinato tutto.
 
Avrei dovuto chiamarlo con quel dannato cellulare appena avevo aperto il pacco che mi aveva inviato perché, in fondo, avevo già capito che tutto ciò che era successo era perché Steve aveva dimostrato di non essere infallibile, o privo di paura: aveva dimostrato di essere umano.
 
E forse è proprio questo che mi ha destabilizzato più di tutto: rendermi conto che Steve non è il cavaliere senza macchia e senza paura che sempre ho pensato che fosse
 
Quando rientro nel jet e il portellone si chiude alle mie spalle, i suoi occhi azzurri si spalancano alla vista del vecchio scudo e dalle sue labbra esce solo uno strozzato: “Tony…”
“Penso ti appartenga, e comunque come soprammobile non mi garba affatto, quindi riprendilo e vedi di trattarlo bene, Cap”
Carol e Natasha ci guardano intensamente, in attesa che uno dei due faccia qualcosa.
Steve ride piano, incredulo, e prende tra le sue mani lo scudo, maneggiandolo con una delicatezza tale da far pensare che in mano abbia in del vetro soffiato, e non la lega più dura al mondo.
“Carol, mettiamoci in contatto radio con gli altri, si parte” dice Natasha senza riuscire a trattenere un sorriso, che contagia anche me.
Carol annuisce, optando per non proferire alcuna parola riguardo a ciò che è appena successo, accende la strumentazione, e ci alziamo in volo.
“Mi ricevete?” domanda Rocket con fare pratico
“Forte e chiaro” risponde Carol “Passateci la mappatura delle onde gamma che la nave ha captato”
Sulla plancia del copilota compare una dettagliata mappa stellare su cui individuiamo anche la Terra.
“Impressionante” sussurra Natasha “Ci sono dei portali intergalattici più vicini alla Terra di quanto pensassi”
Mi soffermo ad analizzare con attenzione la mappa e noto che c’è un puntino di onde gamma più grosso di altri.
“Andiamo dove le onde sono più forti” dico a un tratto “E’ probabile che lì ci siano due o più gemme”
“Intendi che dobbiamo andare su… uhm… Vormir?” domanda Bruce dall’altra nave.
“Esattamente” dico “Carol, tu cosa ne pensi?”
“Penso anch’io sia la scelta giusta. Se trovassimo la Gemma dello Spazio ci faciliterebbe di molto il lavoro”
“Allora andiamo. Quanto ci vorrà?” domanda Steve
“Un po’” sentiamo risponderci da Nebula “Seguiteci, c’è un portale non troppo distante da qua se mettiamo i motori al massimo, credo che anche la vostra navicella terrestre sia in grado di stare al passo”
Ci sediamo quindi sui sedili del jet, da cui posso godermi il meraviglioso paesaggio attorno a me e posso per un attimo mettere a tacere i miei pensieri, lasciando che il mio sguardo vaghi placidamente tra le miriadi di stelle che, come acqua lucente, circondano il jet.
E senza che nemmeno me ne accorga, i miei occhi si chiudono per la prima volta dopo giorni.
“Tony” Steve mi riscuote dal mio momento di pace facendomi un po’ sobbalzare “Siamo atterrati”
 
Mi sono addormentato.
 
La consapevolezza di ciò che è appena successo mi investe come una secchiata d’acqua gelida, e cerco di rimettermi operativo al più presto.
“Quanto tempo è passato?” domando stropicciandomi gli occhi.
“Non poco” ammette Steve “Ma se ti sei addormentato significa che ne avevi bisogno”
Annuisco. “Non sono stato molto di compagnia”
“Steve” Natasha si alza dal sedile, stiracchiandosi “Tony, pronti a scendere?”
“Sì” rispondo “Carol, tutto okay?”
La ragazza preme qualche pulsante ancora sulla plancia, poi con un solo tocco al suo braccio si ricopre di una tuta da combattimento, gli occhi da marroni diventano color ametista, il suo corpo assume un non so che di potente e intimidatorio.
“Wow” riesco solo a dire “Lo prendo come un sì”
Lei sorride, un po’ imbarazzata. “Indossa l’armatura, Stark. Non voglio rischiare di perdere un uomo ancor prima di aver mosso i primi passi su un pianeta sconosciuto”
Apro la bocca per dire qualcosa, ma non ce la faccio.
“Sicuri di non essere parenti?” ridacchia Natasha cogliendo appieno il punto del mio improvviso mutismo, dando una spallata a Rogers.
“Non penso proprio” nega Steve aprendo il portellone “Ora, andiamo”
Premo il mio reattore e nel giro di poco vengo ricoperto dalla mia armatura potenziata da Shuri, poi mi avvio al seguito di Steve e Carol, Nat accanto a me.
Vedere Steve con le spalle coperte dallo scudo ha su di me un effetto calmante non indifferente, e pieno di ottimismo metto piede sul suolo di Vormir.
Spicca una montagna particolarmente alta, poco lontana da dove siamo atterrati, davanti alla quale si estende un lago gigantesco.
L’atmosfera è respirabile, tutto attorno a noi ha tinte che vanno dall’arancio al rosa e in cielo vediamo due, anzi tre lune.
 
Pazzesco
 
“Chi sta di guardia?” domanda Nebula
“Io” dice Bruce.
“Negativo. Tu vieni con noi, Hulk potrebbe servirci” mi oppongo.
“Serve qualcuno di guardia!” protesta Rocket “Se ci rubano le navicelle siamo fregati, idioti!”
“Starò io” propone Natasha “Ma serve qualcuno anche della Milano che mi possa aiutare”
“Ripeto, sto io” dice Bruce, rincuorato dal fatto che Nat stia con lui “Non abbiamo tempo di discutere, diamoci un tempo, se non tornate entro un’ora, vengo a cercarvi”
“Là” Carol indica la montagna con una mano “Sento… sento che dobbiamo andare là”
Thor annuisce. “Sento anche io una forte energia provenire da lì, la direzione è certamente quella giusta”
In silenzio, circospetti, ci muoviamo verso i piedi della montagna e cominciamo a scalarla.
L’aria si fa sempre più pungente e mi riempio di brividi.
“Signore” Friday mi fa sobbalzare “Rilevo fonte di calore a pochi metri da qui”
“Cosa è?” domando a microfono spento per non farmi sentire dagli altri così da non allarmarli.
“Non riesco a identificarlo” risponde l’A.I.
“Si muove?” sento l’adrenalina salire e comincio ad attivare le mie armi.
Gli altri capiscono che qualcosa si mette male perché l’aria attorno a noi comincia a diventare fumosa e non si riesce più a distinguere più nulla che sia più distante di cinque metri da noi.
“Sì, sta venendo verso di voi, ma la nebbia che vi avvolge non ha nulla a che fare con quello che sto rilevando”
“Aggiornami appena riesci a sapere qualcosa di più” sull’interfaccia mi compare la massa fluttuante e punto verso di lei i miei razzi.
“Chiunque tu sia, mostrati!” ordina Steve con voce ferma, lo scudo davanti a sé, lo sguardo tagliente, la pistola carica pronta a sparare un colpo e puntata esattamente verso il centro di massa di quello strano essere “Non abbiamo intenzione di ucciderti, a meno che tu ci attacchi senza un motivo”
Ciò che accade dopo va oltre ogni spiegazione razionale.
“Molto divertente, Capitano Rogers” ride la voce dal vago accento tedesco “E’ proprio vero che la storia si ripete e che il tempo è circolare”
 
Come diamine è possibile che Steve conosca persone dall’altra parte dell’Universo?!
 
Vedo il volto di Cap perdere quel poco colore che aveva e nei suoi occhi mi trovo a notare una scintilla di pura incredulità e… odio?!
“Basta giochetti” ringhia Thor “Dirada questa nebbia, o lo farò io, e non ti farà piacere”
“La forza bruta non funziona, dovresti saperlo, figlio di Odino…”
 
Rogers, cosa stai facendo?!
 
Vedo Cap scattare fulmineamente verso la massa indistinta e, incredibilmente, prenderla per il collo e sbatterla contro una parete di pietra. Allora è un… uomo? Uno spirito corporeo? Una via di mezzo?
“Tu…” ringhia Steve, il volto trasfigurato dalla rabbia “Tu, brutto essere schifoso e corrotto! Tu! Tu dovresti essere morto!”
Mille voci si sovrappongono in un’accozzaglia di esclamazioni allarmate.
“Da che pulpito viene la voce, mi risulta che anche tu sia un po’ fuori tempo, Steven Grant Rogers” rantola la massa guardando Cap “Sono passati più di settant’anni…”
 “Steve!” lo chiamo, togliendomi la maschera e cercando di raggiungerlo.
“Stai lì, Tony!” ruggisce lui “Stai lì, o giuro, giuro che è la volta buona che uccido un uomo per pura e semplice vendetta personale!”
 “Uomo?” domanda Rocket quasi sovrapponendo la sua voce a quella dello strano essere “Quello è un teschio vivente!”
“Ironia della sorte, sulla Terra ero conosciuto come “Teschio Rosso”, sorprendente, davvero sorprendente”
“Taci!” urla Steve, la voce spezzata di rabbia “Hai la minima idea di cosa tu e la tua divisione scientifica del cazzo abbiate fatto al mondo?! Hai la minima idea di quanto dolore abbiate causato, voi e le vostre idee malate?!”
 
Teschio Rosso… Teschio Rosso… Divisione scientifica… Accento tedesco… Rogers lo conosce…
 
“Un momento!” esclamo quando tutto, all’improvviso, mi si fa chiaro “Tu sei Johann Schmidt, il primo generale dell’HYDRA, dato per morto nel 1945!”
“Era più brillante il tuo fastidiosissimo padre, sai, Stark? Sei lento nel ragionare, una vera delusione”
“Non azzardarti” ansima Steve a due centimetri dal suo volto “Non azzardarti a parlare così di Howard, e non permetterti minimamente di parlare a Tony! Con che coraggio osi guardarlo in faccia?!”
“Quanto astio! Forse perché l’HYDRA ha ucciso il suo adorato paparino e la sua mammina mentre tu eri ibernato in Alaska e non hai potuto fare niente per impedirlo? Non credo che in fondo al tuo amico sia spiaciuto molto, o sbaglio?”
Ringhio. “Lurido bastardo, sai tutto”
“Certo che so tutto” sospira con sufficienza “E’ la mia maledizione, ma ora lasc…”
Steve stringe la presa, i suoi occhi hanno assunto un preoccupante colore blu scuro e trasmettono solo un sentimento, che mai avrei pensato di poter vedere in lui: odio, ma per davvero. Se prima era solo un’impressione, ora era una certezza. Steve Rogers provava odio.
“Oh, già” ironizza Teschio Rosso “Anche Barnes era particolarmente irritante, ha dato un bel po’ di problemi ai miei colleghi, eppure, è stato uno dei migliori esperimenti dell’HYDRA. Un vero peccato si sia risvegliato dallo stato in cui erano riusciti a incate…”
Il pugno di Steve impatta con violenza inaudita sul viso di Schmidt, che lascia andare un grugnito di sincero dolore e sorpresa.
“Mi pareva di ricordare che non fossi una persona incline alla violenza, se non necessaria, Capitano” ironizza Schmidt.
“Ho come l’impressione che invece necessario lo sia, eccome” interviene Thor, che ha fatto due conti e ha capito chi questo uomo sia “Ma non ti senti nemmeno un po’ in colpa per quello che hai fatto? Sei un mostro!”
“Meriteresti di morire, sei vivo solo perché ti sta risparmiando, dacci la gemma di cui sei il detentore, o ti uccideremo!” rincara la dose Nebula.
Schmidt ride sguaiatamente e vedo Steve irrigidirsi ancora di più, mi rendo conto del fatto che stia per crollare. Emotivamente parlando, è un colpo troppo forte per lui.
Si dice che i fantasmi del passato non se ne vadano mai del tutto, ma il fatto è che stavolta la metafora è realtà, e non c’è cosa più destabilizzante.
E nessuno riesce più a parlare perché quella risata ci ha spiazzati, ma ancora di più ci spiazza Steve che si stacca da Schmidt per fronteggiarlo.
“Penso di avere un conto in sospeso con te. Eravamo rimasti al punto in cui ti stavo per uccidere, o sbaglio?” domanda Steve con voce ironica, in un tono che non gli si addice affatto, gelido e paurosamente determinato.
“Credo che quello che alla fine è morto sia stato tu, con tutte le persone che hai perso. Ah, i sentimenti, una vera droga per l’umanità”
“Dovresti solo avere la decenza di tacere” sibila Steve “Avete rovinato la vita a Tony, a…”
“Gli abbiamo fatto un piacere” ribatte Schmidt insofferente.
“Avete rovinato la vita a Bucky!” continua imperterrito Steve
“L'abbiamo migliorato, gli abbiamo salvato la vita” alza le spalle, sul viso un sorrisetto soddisfatto che mi fa davvero venir voglia di incenerirlo. “E poi, non mi pare che tu ti sia mai lamentato” risponde laconico Schmidt “Anzi, eri ben contento di riavere Barnes a tuo fianco, tanto da litigare con tutti i tuoi carissimi amici pur di tenerlo al sicuro”
“Ora basta” intervengo notando il tentennamento di Steve “Hai decisamente parlato troppo. E la tua presenza è diventata più che molesta, dacci la Gemma dell’Infinito e sparisci o i miei razzi e i pugni di Steve saranno l’ultima cosa che vedrai”
“Non all’americano che mi ha spedito quassù con la sua insopportabile insistenza, e non al figlio del mio più grande rivale in campo scientifico, scordatevelo. Non siete degni”
“Non parlare di dignità, umano” interviene Thor “Non ne hai il diritto”
“Si vede che non sapete trattare affatto” sogghigna Teschio Rosso “Sbaglio, Carol Danvers?”
Carol, che fino a quel momento è stata in silenzio, si mette al mio fianco, prende un respiro, guarda Schmidt direttamente negli occhi e dice: “Johann Schmidt, io so di te solo ciò di cui ho letto sui libri di storia. Non sono venuta qui per vendetta, non sono venuta qui per risolvere un conto in sospeso. Sono venuta qui perché voglio che la perdita subita dalla popolazione umana venga colmata. Il mio compito è salvaguardare il bene dell’umanità, proteggendola e aiutandola a muoversi nella direzione giusta. Tu puoi leggere nell’animo delle persone, puoi vedere perfettamente che io sono colei che la gemma ti ha mostrato quando l’hai presa in mano, ottant’anni or sono. Il tuo tempo ormai è finito. Posso porre fine alla tua maledizione e finalmente potrai morire, abbandonando questo stato di limbo tra vita e morte. Fai una azione buona di tua spontanea volontà per redimerti: dai a me la gemma, sai che a questo punto non serve più alcun sacrificio, ne hai il potere e il dovere. Compi il tuo destino ora, Guardiano”
Teschio Rosso chiude gli occhi, annuisce soddisfatto, dimentico di me e Steve, e in una grande aura di luce compare il guanto, ove incastonata c’è la gemma dell’anima, che risplende di una piacevole luce dorata.
Carol si avvicina a lui, prende le sue mani, priva di ogni ribrezzo, e pronuncia delle parole che nessuno di noi riesce a comprendere.
“Lei vi attende” dice Schmidt in un sussurro mentre il suo viso torna, incredibilmente, quello che doveva essere prima che il Male e la follia prendessero il sopravvento su di lui: i lineamenti si addolciscono, e, in un turbine di luce rossa, comincia a scomparire.
“Mi dispiace” mormora guardando me e Steve, privo di ogni cattiveria o ironia, prima che anche il suo viso venga avvolto dai raggi di luce.
Mi dirigo velocemente verso Steve che è crollato a terra, in ginocchio, il viso tra le mani.
Trema dallo shock, lo scudo abbandonato a terra.
Carol prende da terra il guanto, che si modella sulla sua mano e, con sguardo calmo e deciso, da chi sa perfettamente cosa è successo, ci guarda negli occhi.
“Giustizia è stata fatta. Ora” si rivolge a me, che sto stringendo Steve cercando di trattenere le lacrime “tocca a voi trovare la pace nella vostra anima. Voi altri, seguitemi. Il nostro compito non è finito”
Senza opporre alcuna forma di resistenza, tutti si avviano al seguito della giovane e lasciano me e Steve soli a medicarci le ferite.
Singhiozza contro il mio petto, lui, rotto nel profondo.
 
Di nuovo. Poveretto, lasciategli un po’ di pace.
 
“Ehi, Cap” lo stringo amichevolmente a me “Se n’è andato per sempre. Non tornerà più”
“Sapeva tutto” ringhia “E ci ha riso in faccia. Ha riso del mio dolore, del tuo, di quello di Bucky… Dovevo ucciderlo di botte, come avrei dovuto fare ancora ottant’anni fa!”
“Steven” gli prendo le spalle e lo scuoto “La persona che più hai odiato nella tua vita è morta. Odiare ancora non ha senso, okay? Era un folle, penso che non fosse nemmeno pienamente conscio della cattiveria delle sue parole quando ti rispondeva, poco fa. Ora, basta, Capitano, hai finito. La tua guerra personale l’hai vinta. Riposati, è durata fin troppo.”
Rogers appoggia la fronte alla mia spalla, aggrappandosi a me come se ne andasse della sua stessa vita.
“Grazie, Tony” mormora rilassandosi quando gli do un’impacciata pacca sulle spalle.
Sorrido. “Di niente, ragazzone”
 
 
Singing from heartache from the pain
Taking my message from the veins
Speaking my lesson from the brain
Seeing the beauty through the pain
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolino disagiato
Uh.
Devo respirare un attimo perché i miei feels in questo momento sono un po’ scombussolati.
E’ stato faticoso – dico davvero – scrivere la parte del contrasto tra Teschio Rosso e Steve, perché la scena che avevo in mente era davvero un sovrapporsi di voci e battute concitate… Non so se sono riuscita a rendere l’idea.
Avrei voluto metterci un po’ più di salsa piccante, far riempire un po’ di botte Schmidt dal nostro Steven, ma sarei andata fuori rating, quindi ho optato per tenere un “profilo basso”. Spero che comunque il capitolo sia stato di vostro gradimento... Fatemi sapere, se volete! A domenica prossima!
Un abbraccio,
 
_astronaut_
   
 
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