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Autore: Lory221B    08/07/2018    1 recensioni
Nessuna giornata è una giornata qualsiasi a Gotham. Qualcuno recapita messaggi e doni sgraditi, Lee Thompkins è in pericolo e un improbabile trio di eroi cercherà di salvarla.
[light Gobblepot] [light Nygmobblepot] [ambientato dopo la s4]
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Edward Nygma, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 4 - Te lo dovevo


Uscire da un posto sparando all’impazzata non era una novità, né per Oswald né per Ed. Nonostante la superiorità numerica degli abitanti di Narrows accorsi al fight club rispetto ai due intrusi, ai primi spari la maggior parte della folla iniziò a disperdersi, temendo possibili future rappresaglie da parte degli uomini di Pinguino o semplicemente di essere vittime di un proiettile vagante.

Edward e Oswald corsero dritti all’auto e non aspettarono nemmeno un secondo per mettere in moto e filare via.

Ed cercò di riprendere fiato, appoggiando il capo ormai privo di bombetta, caduta nel mezzo del tumulto, sul poggiatesta del sedile del passeggero, mentre Oswald cercava di orientarsi nel quartiere alla ricerca del civico 42 dove si era imprudentemente diretto Jim Gordon.

« Cosa è successo mentre vi aspettavo?  Dov’è finito Jim? » chiese Ed. La scarica di adrenalina gli pulsava ancora forte nelle vene.

« Altro sms, altra corsa. E’ andato a farsi ammazzare al civico 42, mentre io salvavo te »

« Grazie, tra l’altro »

« Lieto di essere utile. Adoro rischiare la vita dopo essere stato manipolato per seguirvi » commentò, lanciando uno sguardo di sbieco all’amico. Era davvero frustrante per Oswald essere preso in giro in quel modo, soprattutto da quelli che una volta aveva chiamato amici e che ormai non sapeva più come definire. Forse pallida reminiscenza di sentimenti che voleva seppellire era un modo appropriato di descriverli.

« Ah, Jim ti ha detto di Sofia… »  fece Ed, senza alcun rimorso, cosa che innervosì ulteriormente Cobblepot « no, lo hai capito da solo. Sei abbastanza intelligente »

« Oh, grazie Ed per l’attestato di stima »

« Per la cronaca, non è stata un’idea mia. Coinvolgerti, mentirti… » aggiunse, ora sentendosi un po’in imbarazzo. Fino a quel momento non aveva riflettuto abbastanza su cosa comportasse per Oswald aiutarli, troppo preso dal cercare Lee e tenere d’occhio Gordon. Avevano dei trascorsi piuttosto ingombranti e nonostante avessero in parte sistemato i loro dissapori durante il tentativo di eliminare Sofia, erano ancora bloccati in un limbo, eternamente sul molo di Gotham a cercare di non uccidersi a vicenda.

Oswald storse la bocca ma preferì restare in silenzio. Aveva giurato a se stesso che non avrebbe più affrontato problemi che riguardassero la sfera emotiva e sentimentale. Non era sicuro di quello che aveva provato né di quello che stava provando per Ed. Le maledette emozioni erano sempre troppo forti e troppo ingannatrici, avrebbe preferito di gran lunga non provare niente. Ma forse, a quel punto, non si sarebbe più sentito davvero vivo.

Edward stava per continuare il pensiero, non del tutto certo su come andare avanti, quando Oswald sbottò dal nulla, come sua consuetudine quando perdeva la pazienza.

« E’ pazzesco che perseveri con Lee! Saresti il vero Enigmista senza di lei, non questa pallida copia » quasi urlò, inchiodando inaspettatamente e Ed ringraziò di aver allacciato la cintura. « Ti ha manipolato, ti ha usato, ti ha persino accoltellato, eppure eccoti qui, come un bravo cagnolino »

« Senti chi parla, perché tu invece non ti comporti allo stesso modo con Gordon? » rispose freddamente, celando la rabbia che gli stava montando dentro, perché sapeva che infondo Oswald aveva ragione, Lee probabilmente non lo aveva mai amato né avrebbe cambiato idea quando sarebbero riusciti a salvarla.

« Chiedo scusa? Cosa c’entra Gordon? » Oswald pronunciò il cognome del Capitano quasi con disgusto.

« Per favore, Oswald. Inganni solo te stesso. Quante volte gliela hai fatta passare liscia? E per cosa, poi? Perché lui diventasse tuo amico? Ti affanni tanto ma non si è fatto alcuno scrupolo a chiuderti ad Arkham, a lasciarti lì, a metterti contro Sofia. Eppure tu continui a perdonarlo, a lasciar correre, a sperare che veda in te qualcosa di diverso di un gangster. Io sono stato messo sotto ghiaccio per averti sparato mentre non mi risulta che Jim abbia avuto conseguenze per avere provato a consegnarti a me, condannandoti a morte certa »

Seguì un silenzio di tomba, i due si fissarono freddamente senza di stogliere lo sguardo finché Oswald non ruppe il silenzio « Sei geloso, Ed? » rispose con rabbia, scandendo bene il nome dell’amico. Non sapeva perché si stava innervosendo in quel modo, ma non aveva alcuna intenzione di farsi dare dell’ingenuo con una cotta per Jim Gordon. Si era sempre considerato suo amico? Sì. Jim si era sempre rivolto a lui in un rapporto di “favore per favore” e null’altro? Sì. La cosa lo aveva ferito, infastidito, deluso? Ancora sì, ma questo non significava che provasse qualcosa per il perfettino Jim Gordon.

« Ammettilo Oswald, non so se eri davvero innamorato di me ma sicuramente hai una cotta per lui » aggiunse Edward, scendendo dall’auto, anticipando la sfuriata di Oswald, che si limitò a canalizzare tutta la sua stizza nello sbattere violentemente la portiera dell’auto.

Aveva parcheggiato, se così si poteva definire, nel mezzo di un vicolo a fondo cieco, proprio sul retro del civico 42. Sembrava un palazzo abbandonato, forse il covo di qualche tossico, non esattamente il posto dove entrare da soli alla ricerca di un pazzo.

« Sai, ammetterlo farebbe bene anche a te. Se Lee stesse con me, tu avresti campo libero con Jim » rincarò Ed.

« Oh, ironico. Jim mi ha detto la stessa cosa. Mettetevi d’accordo e non crucciatevi per me, sono felice di essere palleggiato tra voi due per farvi avere Lee » rispose con un sorrisetto « In ogni caso, solo una psicopatica sceglierebbe te al posto di Gordon. Forse dovresti provare con Barbara »

Edward emise una risata vuota « E dici di non aver un debole per Jim »

Oswald alzò gli occhi al cielo e girò attorno all’auto per fronteggiare Ed e urlargli in faccia quello che pensava di lui, di Jim Gordon di Lee e di tutte le persone che ruotavano attorno a loro, ma prima che potesse partire con le sue invettive, Edward gli tappò la bocca con la mano.

« Sssh, ho sentito qualcosa » entrambi si girarono verso la sorgente del rumore, una sorta di scalpiccio di passi, quando due dardi li colpirono al collo e entrambi caddero svenuti a terra.

**** * ****

Oswald riaprì gli occhi a fatica, la testa faceva piuttosto male e avrebbe voluto passarsi una mano tra i capelli per verificare se quel senso di bagnato era semplicemente acqua, magari era caduto dentro una pozzanghera, oppure era vischioso sangue, ma quando finalmente riprese del tutto coscienza, si rese conto che era seduto e legato.

Finalmente riuscì a mettere a fuoco la situazione: Jim, Ed, civico 42, un dardo narcotizzante, una caduta a terra sbattendo la testa da qualche parte, talmente forte che doveva essere rimasto incosciente per parecchio tempo. Alzò lo sguardo per vedere proprio davanti a sé Gordon, altrettanto legato e tenuto sotto tiro da due uomini vestiti in maniera che definire pittoresca era poco: uno aveva delle orecchie da coniglio, l’altro da lepre. Erano in una enorme stanza, forse un magazzino. La luce penetrava appena da due grandi finestre, probabilmente c’era un altro palazzo di fronte che proiettava la sua ombra fino a dentro il luogo dove erano legati.

Percepì un mugolio accanto a sé e solo in quel momento notò che anche Ed era seduto e legato ma non sembrava avesse subito alcuna contusione. In pratica erano soli e caduti in trappola.

« Bene, ora siamo tutti svegli » fece rudemente Gordon.

« Scusa se siamo venuti a salvarti, Jim » rispose Oswald a fatica; Edward, che doveva aver ripreso coscienza molto prima di lui e non si sentiva ancora stordito come Oswald, scoppiò in una risata di supporto all’amico.

« Bel lavoro » commentò Gordon soltanto, prima che l’attenzione di tutti venisse attirata dall’uomo vestito da coniglio. Il tizio estrasse dalla tasca quello che sembrava essere un telecomando e lo puntò in direzione di uno schermo che Oswald non aveva ancora notato, ma era sistemato proprio a metà strada tra loro e Gordon, messo perpendicolarmente in modo che tutti e tre potessero vederlo.

La luce improvvisa dello schermo nella penombra della stanza ferì per un attimo gli occhi dei tre sequestrati che distolsero lo sguardo.

« Salve a tutti, vecchi amici » cantilenò una voce ben conosciuta e nello schermo apparve Jervis Tetch, con il suo inconfondibile cilindro e il suo sguardo folle.

« Mancava solo lui » commentò Nygma. Tetch sorrise e si spostò da davanti la telecamera per far vedere dietro di lui, seduta e anche lei legata, Lee Thompkins, viva e vegeta.

Jim pensò che avrebbe dovuto immaginare che poteva esserci un pazzo come Jervis Tetch dietro a quella caccia così complicata, ma per tutti il “Cappellaio Matto” era sparito nel nulla e ormai Jim confidava avesse abbandonato Gotham per sempre. Invece, ancora una volta, voleva vendicarsi per la morte di sua sorella e nuovamente aveva messo di mezzo Lee.

Jim cercò di liberarsi strattonando le corde ma subito l’uomo con le orecchie da coniglio, probabilmente ipnotizzato, lo colpì alla gamba con un bastone. A Jim sfuggì un verso di dolore misto a frustrazione.

« Lee saluta i tuoi amici » continuò Jarvis facendo “ciao” con la mano, ignorando gli sguardi di odio che tutti gli stavano rivolgendo. « In attesa di incontrare alcuni di voi dal vivo, vorrei intrattenermi con un bel giochino. Gordon ha già partecipato ma non credo me ne sia grato. Scegli chi salvare altrimenti entrambi morire dovrai guardare »

Ed e Oswald si scambiarono una rapida occhiata, prima di tentare anche loro, senza successo, di liberarsi dalle corde. Gli uomini di Jarvis li avevano legati davvero stretti e senza possibilità di muoversi. Non solo, anche le sedie erano inchiodate al pavimento e in ogni caso non sarebbero riusciti a spostarsi da dove si trovavano.

« Sopra le teste dei tuoi amici o nemici, non so come definirli, ci sono due bidoni di acido. Puoi salvarne soltanto uno Jim. Per dimostrarti che non sto barando non dipenderà da nessun altro se non da te. Premerò il pulsante e il bidone si riverserà sulla testa di chi non sceglierai. Nessun trucco sta volta Jim, scegli chi salvare e chi con te nell’avventura portare » concluse Tetch sghignazzando.

Tutti spostarono i loro sguardi verso i due bidoni grigi che pendevano sopra le teste dei malcapitati. Non avevano un aspetto rassicurante ed erano abbastanza capienti; se il bidone si fosse svuotato sopra una delle loro teste sarebbero deceduti senza alcuna possibilità.

« Bene, morirò per essere stato coinvolto da voi due, ottimo! » sbraitò Oswald « Signor Tetch, capisco la necessità di vendetta, capisco l’occhio per occhio, ma questo non ha davvero senso, a Gordon non importa di noi. Ucciderci sarà solo una rogna in meno per la GCPD »

« Non ci provi nemmeno a convincere il caro Jim? » rispose Jarvis.

« Non faremo il tuo gioco, Tetch » intervenne Nygma « Non litigheremo per conquistarci la speranza di vivere »

L’unico che ancora non aveva aperto bocca era Gordon. Non riusciva a capire se ci fosse un trucco, qualcosa che poteva volgere la situazione a loro favore. Non aveva senso metterlo davanti a una situazione del genere, Oswald aveva ragione. Cosa ne avrebbe ricavato Jervis dall’uccidere uno dei due?

« Allora, Jim?  Il tempo scorre in fretta, terrifico. Il tuo rivale in amore o il tuo miglior nemico? »

Sia Edward che Oswald si mossero nervosamente sulla sedia, non era esattamente quello il modo in cui si aspettavano sarebbero morti. Avevano rischiato la vita tante volte e ne erano sempre usciti in qualche modo. Oswald non poté non ripensare a quella volta sul molo, a come Jim l’avesse risparmiato e si chiese se si fosse mai pentito. Probabilmente a breve avrebbe avuto la risposta. Guardò prima Ed e poi Gordon, con un’espressione che tradiva la paura di uscire di scena sotto urla di dolore.

Jervis iniziò la conta con i due radiocomandi alla mano, pronto a premere il pulsante e a far rovesciare l’acido sulla testa di uno dei due malcapitati « Tre, due… »

« Salva Oswald » gridò Jim.

Tutto accadde in pochi secondi, Oswald sgranò gli occhi e si ritrovò a gridare « No! » girandosi verso Edward che invece aveva chiuso gli occhi non appena aveva sentito il nome dell’altro. Il bidone si rovesciò sulla testa di Nygma ma non seguirono urla disperate e alla fine di quei secondi che sembrarono durare eternità, Edward guardò il vestito completamente zuppo e emise un sospiro di sollievo.

« Era acqua? »

Tetch  rise « Interessante decisione, Jim. Ci vediamo a breve » e chiuse il collegamento video, mentre i due misteriosi uomini liberavano Gordon dalle corde.

Il Capitano si alzò di scatto e tramortì facilmente i due galoppini di Tetch per poi correre a liberare i suoi compagni di sventura con lo stesso coltello che il coniglio e la lepre avevano usato per tagliare le sue corde.

Oswald aveva ancora il respiro bloccato in gola, travolto dalle molteplici emozioni: prima di tutto per essere stato scelto da Jim e poi per aver temuto di vedere Edward sciogliersi nell’acido. Mentre Gordon tagliava le corde che lo tenevano imprigionato, non riusciva a formulare una frase coerente per ringraziarlo. Boccheggiò più volte e solo per un attimo gli sguardi dei due si incrociarono. L’espressione di Jim sembrava trasmettere un “te lo dovevo” e contemporaneamente “fa che non debba pentirmene”.

Quando anche l’ultima corda fu tagliata, passò il coltello a Oswald perché facesse lo stesso con Ed.

« Deve essere qui vicino. Il radiocomando non avrebbe funzionato altrimenti » affermò Gordon, avvicinandosi alla finestra e guardando fuori « Uno di questi palazzi »

Edward appena libero si alzò d’impulso e si rivolge a Jim, che imperterrito stava meditando come chiudere il gioco senza rischiare di far ammazzare tutti « Mi avresti fatto fuori? Sei ancora offeso perché ho cercato di ucciderti? »

Jim non stava prestando ascolto. Era certo che Jervis volesse ferirlo nuovamente, forse farlo assistere impotente alla more di Lee. Ma allora, perché coinvolgere Nygma fin dall’inizio? Era evidente che Tetch stava improvvisando, Oswald era stata una sua idea. Forse Tetch si aspettava che avrebbe coinvolto Harvey? Sicuramente non voleva la morte di Ed, altrimenti non avrebbe riempito il bidone di innocua acqua. E lui aveva scelto di salvare Oswald, non era stata una scelta ragionata, aveva reagito e basta, con il rischio che Jervis barasse come aveva fatto in passato.

« Gordon, potresti ascoltarmi? » ripeté Ed senza ottenere risposta.

« È nel suo momento meditabondo da bello e tenebroso » commentò Oswald, accertandosi finalmente che quel senso di umido che aveva in testa era effettivamente sangue.

« Stai bene? » chiese Edward, notando solo in quel momento che l’amico aveva un taglio sulla testa. Non particolarmente profondo ma comunque degno di nota.

« Starò meglio quando avremo eliminato Tetch » rispose guadagnandosi un sorriso da parte di Edward. Non poteva vederlo perché era ancora di schiena, ma anche a Gordon sfuggì un sorrisetto « Andiamo a prenderlo! »

   
 
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