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Autore: reggina    08/07/2018    3 recensioni
Una malattia che ha cambiato la vita di Philip.
Adesso è un sopravvissuto: una garanzia che, anche se gli è scampato, la leucemia non se la scorderà più.
Prima di ricevere la medaglia di guarito però dovrà capire che Superman non esiste. Mentre cerca di ricostruirsi dovrà accettare le sue fragilità, le sue insicurezze, il suo essere..."umano".
Sequel de: "Sulla collina rosa"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Da un buon quarto d’ora Philip continuava a tenere d’occhio la porta della doccia dal vetro satinato, ascoltando con attenzione lo scroscio dell’acqua all’interno del box.

La stanza si era presto riempita di vapore e lui poteva immaginare la mano di Jenny correre alla manopola rossa, il getto sulle spalle farsi bollente, l’acqua calda scorrerle sulle braccia raccolte , sul seno…

I suoi pensieri si erano colorati di sfumature reali, provocanti e libidinose, sciogliendo la caligine notturna degli ultimi mesi.

Si era voltato verso la mensola con i saponi e i profumi in bell’ordine, aveva aperto un flacone che emanava un profumo molto delicato , lo aveva avvicinato al naso per annusarlo ed era diventato malinconico. Era avanzato verso il lavandino e, con un colpo di mano, aveva tolto un po’ di quel vapore che offuscava il vetro lucido riuscendo ad intravedere parte della sua immagine: non era facile nemmeno adesso guardarsi allo specchio e chiedersi come avesse fatto Jenny a contemplare il declino rapido del suo fisico malato e a non disinnamorarsi di lui.

La ragazza era uscita in quel momento con un telo di spugna avvolto intorno al corpo snello, da adolescente, e un altro in testa a mo’ di turbante.

Non avrebbe mai voluto vedere quel muso lungo, la pelle pallida, la fronte corrugata e le labbra serrate a disegnare un’espressione imbronciata ma sapeva che l’unico modo per combattere quei momenti di tristezza che assalivano Philip era lasciargli i suoi spazi.

Con i muscoli rilassati, aveva cominciato a strofinarsi i capelli con un asciugamano più piccolo, muovendosi a piedi nudi sul pavimento piastrellato e freddo del bagno.

Aveva indossato velocemente, con disinvoltura, un reggiseno di cotone, un paio di slip e aveva infilato dalla testa una maglietta di Philip che le arrivava a metà coscia.

Erano restati immobili a guardarsi. L’aria fredda del condizionatore, sopra di loro, soffiava sulla pelle umida facendola rabbrividire. Philip allora aveva fatto un passo avanti posandole le sue mani calde sulle spalle.

“Sei ancora bagnata!”

Le aveva sfiorato la clavicola con i polpastrelli dei pollici, rimuovendo le goccioline d’acqua. Jenny aveva deglutito a quel tocco delicato.

La mano ruvida, da uomo, era risalita finché il pollice si era fermato nell’incavo del suo collo, facendole martellare il cuore nel petto.

Non era una carezza comune, era come una mano sul velluto.

Si era sentita come una ragazzina nel giorno della sua prima volta, con le farfalle nello stomaco e i brividi lungo la schiena.

Erano trascorsi mesi e non avevano fatto più l’amore.


Tra loro era sempre stata una questione di pelle, di contatto, di emozione.

Philip era stato inebriato dall’olio di gelsomino indiano che lei si era spalmata sul corpo , un delicato profumo intollerabilmente seducente, e quando aveva sentito le labbra di Jenny sul suo collo era stato colto da un desiderio ormai irriconoscibile.

In quei giorni in cui aveva chiuso l’amore in un cassettino fuori dal suo cuore e lo aveva sigillato aveva persino dimenticato la sensazione di un bacio, la reazione elettrica che accende un altro corpo.

E spesso anche Jenny aveva temuto di fargli del male semplicemente toccandolo . Quanto gli era mancato quel contatto fisico!

Lo mandava in estasi adesso stringerla tra le braccia, il contatto pelle contro pelle che gli accendeva il sangue nelle vene, sfiorarle il petto ed essere travolto da un’ondata di sensazioni che sembravano essere risvegliate da un lungo sonno…

Jenny si era sottratta alle sue mani esigenti con un sorriso adorabile stampato sulle labbra rosse. Era svicolata dal suo abbraccio ed era corsa nella loro alcova atterrando, con un salto felino, sul letto.

Il ragazzo l’aveva seguita con una vertigine.


La fidanzata lo aspettava stesa sul fianco verso la porta, aveva sollevato il capo e gli angoli della bocca in un sorriso provocatorio.

Il suo sguardo però non era complice, era strano.

Philip era rimasto fermo al suo posto, con le mani incrociate sull’addome.

“Che c’è?”

“Mi sono innamorata di un altro!”

Gelo.

Aveva provato un dolore sordo alla bocca dello stomaco, non era riuscito a deglutire la saliva. Gli occhi asciutti erano sbarrati e tutti i pensieri evaporati.

Jenny aveva continuato tranquilla.

“Si mi sono innamorata di un altro Philip! Dell’uomo che sei diventato!”

Philip aveva sorriso sollevato, come se gli avesse levato un macigno dal cuore, stendendosi sopra di lei e accettando di essere preso a pugnetti dall’amata.


Jenny aveva ragione!

Era più forte ma ancora tremendamente impaurito dal male.

Più energico dopo la devastazione della chemio.

Più ottimista ma dopo mesi di depressione.

Un Philip vulnerabile e, a volte, troppo silenzioso e razionale.

“Sono cambiato in tutto!”

Aveva ammesso con una punta di amarezza temendo di essere soltanto la maschera fantasma del Philip che lei aveva amato.

Jenny gli si era rannicchiata contro il petto, avvolgendogli le braccia intorno al collo e il ragazzo aveva potuto leggere nei suoi occhi tutto l’amore per lui.

“La vita senza di te sarebbe come un dirupo, Phil! Non sopporterei più di stare da sola!”

Era stata una parentesi temporanea e, durante quella separazione forzata, spesso la sera la ragazza, dopo aver indossato il suo pigiama enorme perché l’odore di Philip le penetrasse dentro , si avvolgeva su sé stessa come una lumachina tra le lenzuola che sapevano di Philip pregando perché guarisse presto.

“Ti amo!”


Era rotolato su di lei, sussurrandole che era bellissima. I pensieri sgualciti di Jenny erano stati stirati dal suo calore e dall’amore che riempiva la stanza.

Lui doveva ancora vendicarsi per quello scherzo che non gli era piaciuto per niente e allora le aveva rubato il cuscino e, come due bambini, avevano iniziato una lotta libera.

Philip l’aveva lasciata vincere e si era abbandonato al suo abbraccio con gli occhi increspati di gioia.

Si erano ritrovati sul letto nudi con il piacere di amare e di essere amati.

Philip baciava il suo seno, il collo, esplorava quel corpo di cui conosceva ogni sfumatura, ogni poro…Non riusciva a saziarsi di lei.

Jenny rubava carezze e non gli lesinava piccoli baci ai lati delle labbra.

Quando lo aveva accolto non era più riuscita a distinguere il corpo di Philip dal suo.

E in quella loro danza di carezze e di baci avevano imparato a conoscere il profumo della loro pelle unita. Della loro vita.

   
 
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