Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Shade Owl    08/07/2018    4 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L'improvvisa giornata di libertà diede modo a Orlaith di passare tutto il suo tempo in pigiama per non fare niente. Fuori c'era un gran sole, una delle ultime belle giornate prima dell'autunno vero e proprio, e lei non aveva alcuna voglia di uscire.
Non riusciva più a ricordare quando era stata l'ultima volta sul divano a mangiare patatine e a guardare un vecchio film in televisione, o per più di due ore in una vasca piena di schiuma a leggere. Rimase in acqua talmente a lungo che, quando ne uscì, le bolle erano tutte sparite. Le erano venute le grinze persino alle ginocchia.
Il telefono squillò un paio di volte, gli ultimi disperati tentativi di David di convincerla a raggiungerlo, ma quando capì che a rispondere sarebbe stata sempre e solo la segreteria parve lasciar perdere, perché non si fece più sentire.
Dopo il bagno e il film Orlaith si sdraiò sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto, inspirando l'odore residuo dello shampoo e delle lenzuola pulite sotto la sua schiena. La sua mente vagò fino a Jayden Allwood e alle parole della sera prima, alle rivelazioni che aveva fatto su Vaněk e, soprattutto, su di lei e i suoi... poteri.
Le suonava ancora strana quella parola: poteri. Anzi, non strana... era assurda, fuori luogo, priva di senso. Ma se da un lato non riusciva a crederci, dall'altro aveva capito che qualcosa non andava alla Lightning Tune Records. Di sicuro, la sua vita era proseguita su binari folli in quegli ultimi quattro anni, e più ci pensava più Vaněk le sembrava essere plausibilmente colpevole di qualcosa. O forse era solo l'antipatia nei suoi confronti a guidarla, non poteva essere sicura di una cosa del genere.
Secondo Allwood posso manipolare le emozioni e le menti delle persone...
Si mise a sedere, cercando con lo sguardo il violino, ancora nella sua custodia, appoggiato in un angolo della camera: a dar credito a quell'uomo, suonando poteva fare qualsiasi cosa volesse. Non aveva prove a parte la sua parola.
Doveva sapere.
Si cambiò al volo, prese il violino e uscì di casa.

Il City Hall Park era pieno di gente a quell'ora, in particolare vicino alla grande fontana nei pressi dell'incrocio tra Beekman Street e la Brodway: alcuni uomini in giacca e cravatta attraversavano frettolosamente la pavimentazione di pietra parlando al cellulare o, più raramente, tra di loro, sorseggiando caffè o mangiando un hot dog comprato al chiosco lì vicino; un gruppetto di casalinghe stava chiacchierando attorno alla vasca, probabilmente dei figli che avevano lasciato in una delle scuole all'interno della Beekman Tower. Le parve di riconoscere un paio di persone che aveva incrociato in corridoio o in ascensore qualche volta, e vide anche alcuni ragazzi in età da liceo che, probabilmente, avevano saltato le lezioni per un'uscita fuori programma.
Infine, vide alcuni musicisti di strada in un angolo della piazza che suonavano un brano melodico e vagamente sentimentale; qualsiasi cosa fosse doveva essere un pezzo originale o di una band a lei sconosciuta, ma sembrava orecchiabile, e stando a quanto sentiva non erano così male con gli strumenti. Uno in particolare suonava la pianola.
Non erano molto interessanti, solo un terzetto di moderni hipster che cercavano di raggranellare spiccioli con cui arrotondare, come ne vedeva tanti in giro per strada.
Presa da un'improvvisa ispirazione, attese che avessero finito e si avvicinò al gruppo a passi rapidi, serrando la presa sulla maniglia della custodia del violino.
- Ho una proposta per voi.- disse, piazzandoglisi proprio di fronte - E potrebbe essere un'occasione d'oro per tutti e tre.-
Il gruppo, che in quel momento si stava preparando a smontare, forse per andare a pranzo, si bloccò a guardarla. Il chitarrista, un ragazzo di colore con un cappello di feltro sulla testa pelata, aggrottò la fronte.
- Io ti conosco.- disse - Sei quella violinista, giusto? Sparkling Star.-
- Già, sono io.- confermò - Vorrei in prestito il vostro amico, se non vi dispiace.- e fece un cenno verso il ragazzo alla pianola.
Quello, sorpreso, sgranò gli occhi e si guardò alle spalle, passandosi a disaggio una mano tra i ricci capelli castani, come se credesse di poter trovare qualcun altro lì dietro.
- I... io?- chiese, tornando a guardarla.
Orlaith annuì, consapevole di quanto sconvolgente dovesse essere la proposta per lui: un musicista di strada avvicinato da una violinista di elettronica e dubstep che passava le sue serate a esibirsi nei teatri e nei locali alla moda. Doveva avere poco più di diciotto anni, e probabilmente non aveva mai suonato nulla di più importante di quelle canzonette da due soldi.
- Perché vuoi Gary?- chiese il bassista, grattandosi il pizzetto con aria perplessa.
- Mi serve qualcuno che sappia suonare un pezzo da pianoforte.- rispose Orlaith, tirando fuori dalla borsa uno spartito - Guarda... è questo qui. Credi di farcela a venirmi dietro?-
Il ragazzo, esitante, prese in mano i fogli e li osservò con gli amici che sbirciavano da sopra le sue spalle. Dopo qualche istante annuì.
- Beh... sì, certo. Non è così difficile.- rispose.
- Perché una come te vuole suonare qui?- chiese il chitarrista - Tu puoi permetterti di suonare ovunque e con chiunque.-
- Potrei perdere del tempo a inventare una storia che forse non capireste, confondendo sia voi che me...- disse Orlaith, sbuffando - ... o potrei cominciare a suonare col vostro amico e passarvi trecento dollari per il disturbo.-
Tutti e tre rimasero a bocca aperta.

Orlaith si accertò che le corde del violino e i crini dell'archetto fossero ben tesi, poi si voltò a guardare il suo improvvisato compagno, che annuì per dirle che era pronto. Sembrava teso, ma chiunque al suo posto lo sarebbe stato.
- E uno... due... uno, due, tre, quattro!-

Qui il brano

Cominciarono a suonare, lei a memoria e lui seguendo lo spartito che gli aveva dato. Era uno dei suoi brani originali, lo aveva scritto circa tre mesi prima, e David glielo aveva bocciato perché troppo malinconico. Da lei voleva solo cose allegre perché si confacevano di più alla sua immagine.
Non aveva capito cosa aveva cercato di mettere in quelle note.
La melodia si espanse nella piazza, tra i passanti indifferenti e affaccendati che badavano solo ai loro affari e alle loro urgenze senza degnare di uno sguardo qualcosa di diverso dalle problematiche di ogni giorno.
E poi, tutto cambiò. Qualcosa nell'aria assunse una connotazione differente, impossibile da notare a prima vista. Bisognava sapere cosa cercare per capirlo, e anche così era impossibile spiegare a un estraneo in che modo l'atmosfera si era trasformata.
Gli accordi del violino catturarono l'attenzione di ogni singolo uomo, donna o bambino a portata d'orecchio: il gruppo di casalinghe smise di chiacchierare, i ragazzini che avevano marinato la scuola si voltò verso di lei, gli uomini d'affari e gli impiegati lì intorno interruppero le telefonate e smisero di correre verso i propri impegni per fermarsi a sentire.
Orlaith chiuse gli occhi e si lasciò guidare dalla sua stessa musica, calandosi nelle emozioni che la permeavano e le avevano consentito di vedere la luce. Il senso di oppressione, il bisogno di libertà, il dolore che ci aveva messo dentro esplosero insieme, liberi di esprimersi in pubblico per la prima volta da tanto, tantissimo tempo.
Un rombo lontano scosse l'aria, e poco dopo delle leggere gocce d'acqua iniziarono a picchettare sulla pietra e le colpirono la testa. Qualcuno imprecò, e sentì dei rumori di ombrelli aperti. I ragazzi dietro di lei fecero un po' di trambusto, probabilmente per affrettarsi a riporre la chitarra e il basso e per mettere al sicuro la cassa.
Lei tuttavia non smise di suonare. Sentiva l'acqua, le gocce che le colavano lungo i capelli, i freddo pungente che le mordeva le dita e il naso, ma ignorò tutto; si era calata così a fondo nella musica, così intensamente, da escludere tutto il resto. La pioggia non esisteva, il freddo era un'illusione, i rumori dei lontani echi di un altro mondo.
La storia della sua tristezza vibrò attorno a lei, fermando il tempo. Verso la fine riaprì gli occhi, e scoprì che erano pieni di lacrime silenziose che si mescolavano alla pioggia.
Terminò l'esecuzione con una nota acuta e prolungata, che sfumò nell'aria. Solo quando abbassò l'archetto scoprì che la pioggia aveva un sapore salato.

Stavolta sono riuscito a postare in tempo.
Ringrazio John Spangler, Old Fashioned e Kira16, che mi seguono, e anche Fiore di Girasole e Shaara_2, che si sono aggiunti da poco. A presto!

 

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Shade Owl